Impregilo è unazienda multinazionale italiana attiva nel settore - TopicsExpress



          

Impregilo è unazienda multinazionale italiana attiva nel settore dellingegneria e delle costruzioni.Nel suo settore è la più grande impresa italiana, e una delle principali quotate alla borsa di Milano. Lazienda nasce nel 1990 quando Fiat Impresit e Cogefar si fondono per creare Cogefar-Impresit, incorporando successivamente anche Girola e Lodigiani: dalle prime sillabe di queste aziende nasce appunto il nome Impregilo. Attualmente è controllata da Argofin, Autostrade (facente riferimento alla famiglia Benetton) e Immobiliare Lombarda (gruppo Ligresti). In Italia Impregilo è attualmente coinvolta in numerosi progetti molto importanti,si va dal cantiere per lalta velocità, sia nella tratta Milano-Torino sia in quella Bologna-Firenze al passante di Mestre, dallautostrada Salerno-Reggio Calabria allo smaltimento dei rifiuti in Campania. Impregilo è inoltre general contractor per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Da 14 anni tutti i poteri sul ciclo integrato dei rifiuti sono di ESCLUSIVA competenza dei commissari, che i governi di centrosinistra prima e di centrodestra in seguito, hanno nominato in questi anni. Tutte le scelte politiche tecniche, amministrative e gestionali sono state prese solamente dai commissari governativi, i quali dipendevano gerarchicamente dalla Protezione Civile nazionale, e quindi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. I diversi ministeri e soprattutto gli enti locali erano considerati solamente come “osservatori” sulle decisioni prese. Nel 27 giugno 2007 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli,deposita un’ordinanza nei confronti degli esponenti del commissariato straordinario per l’emergenza e delle società responsabili degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti (Impregilo, Fibe, Fibe Campania e Fisia Italimpianti). La Fibe-Impregilo, la società che vinse la gara per la costruzione dell’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti nel 2000, viene accusata di “truffa e frode in pubbliche forniture” e il commissariato straordinario per inerzia nei confronti dell’impresa,in sostanza di non aver controllato l’operato delle ditte e di aver taciuto sulla truffa che si stava operando. Tra i ventotto indagati, il presidente della regione Antonio Bassolino, in quanto commissario straordinario dal 2000 al 2004, il vicecommissario Raffaele Vanoli, altri esponenti del commissariato, i vertici dell’Impregilo, Piergiorgio e Paolo Romiti (cit. 10 novembre 2006 dal Sole 24 Ore Pier Giorgio Romiti ufficialmente fuori da Impregilo, mentre papà Cesare resta presidente. Il cda del gruppo ha sancito il delicato passaggio di governance attraverso le dimissioni di Pier Giorgio Romiti, Ezio Gandini, Gian Luigi Garrino, Carlo Gatto e Andrea Novarese, rassegnate con efficacia retroattiva, dal 2 novembre.La decisione segue laccordo, siglato il 23 ottobre, per la cessione da parte di Gemina del suo 11,83% in Impregilo a Igli società nella quale sono presenti le famiglie delle grandi opere: i Rocca di Techint , Marcellino Gavio e i Benetton di Autostrade, in attesa del contrastato ingresso di Salvatore Ligresti). La gara indetta nel 1998 che si concluse nel 2000, per lo smaltimento dei rifiuti in Campania,fu vinta dalla Fibe (acronimo di Fisia, Impregilo, Babcok, Evo Oberrhausen), con capofila Fisia del gruppo Impregilo, essa prevedeva che il vincitore realizzasse due termovalorizzatori e sette impianti di produzione di Cdr, impianti che differenziassero i rifiuti dando origine a un Cdr (combustibile derivato da rifiuti), che potesse poi essere bruciato nei termovalorizzatori producendo energia, e alla Fos (frazione organica stabilizzata), che avrebbe dovuto essere utilizzata nelle attività di bonifica ambientale. La Fibe prometteva di consegnare il termovalorizzatore entro il 31 dicembre 2000,entro quella data non solo non è stato costruito il termovalorizzatore, non ci sono state neppure le autorizzazioni alla costruzione edile! La realtà è questa: la zona di Acerra, che ha già sofferto i danni di impianti industriali altamente inquinanti come la Montefibre, è stata definita, da innumerevoli studi, zona ad elevatissimo inquinamento da sottoporre a bonifica. Nonostante un decreto dei primi di luglio del 2006 definisca il territorio di Acerra in stato di emergenza a causa della diossina, invece della bonifica la cittadina ha ottenuto un altro impianto inquinante.(Inceneritore) Gli esperti lo definiscono infatti un inceneritore, perché non avrebbe affatto le capacità di termovalorizzare ma si limiterebbe a bruciare i rifiuti, avrebbe una bassa capacità di produrre energia e un alto volume di emissioni atmosferiche. L’altro inceneritore, non ancora in costruzione e che dovrebbe comunque essere edificato dalla Fibe ora indagata, è previsto a Santa Maria La Fossa a circa 20 chilometri di distanza da quello di Acerra. I due grandi impianti, che dovrebbero bruciare i rifiuti dell’intera regione, sono concentrati quindi in una zona specifica, dove dovranno essere costruiti anche gli impianti di produzione di Cdr, i siti di stoccaggio delle ecoballe, le vie di comunicazione attraverso cui giungeranno gli autotrasporti da centinaia di chilometri di distanza. Il piano centralizzato e così impostato ha impedito, inoltre, soluzioni alternative e più razionali.La provincia di Avellino, ad esempio, aveva proposto un proprio piano con un piccolo inceneritore, che avrebbe potuto risolvere i problemi della provincia e non ha potuto realizzarlo, perché era in contrasto con il progetto approvato dal commissariato straordinario.Situazione analoga si è verificata per la provincia di Salerno. Ma la cosa non finisce qui,il contratto con la Fibe prevedeva 7 impianti di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti), che avrebbero dovuto fornire la materia prima da bruciare nel cosiddetto termovalorizzatore. Dagli impianti costruiti dalla Fibe esce, invece, un rifiuto che gli esperti chiamano, con un nome allusivo molto significativo, «tal quale». Si tratta, cioè, di rifiuti triturati e impacchettati, ma tali e quali a quelli che sono entrati. Vale a dire, gli impianti non sono in grado di differenziare il prodotto e quindi non producono Cdr e tanto meno Fos (frazione organica stabilizzata). Quand’anche i famosi termovalorizzatori venissero terminati, tutte quelle ecoballe che occupano il suolo campano non potrebbero essere smaltite perché, sul piano amministrativo ed autorizzativo, non lo prevedono. È questo il principale capo d’accusa dei magistrati napoletani, che ipotizzano una vera e propria truffa ai danni dello Stato e dei cittadini. D’altro canto il problema emerge con grande chiarezza anche dai lavori delle commissioni parlamentari: nelle ecoballe sono state rinvenute percentuali di arsenico superiori ai limiti imposti, oggetti interi, come ad esempio una ruota completa di cerchione e pneumatico. La conclusione è chiara: “il Cdr è prodotto perché deve essere termovalorizzato; se non si riesce a termovalorizzare esso è un rifiuto, da cui non solo non si ricavano profitti (connessi alla vendita dell’energia prodotta), ma che richiede ulteriori risorse economiche per il suo definitivo smaltimento”. Le conclusioni della relazione 2006 sono ribadite nella relazione del 2007: “Il Cdr prodotto dalla regione Campania ha un potere calorifico inferiore, la sua utilizzazione nel costruendo termovalorizzatore non è compatibile… e ha un tasso di umidità troppo alto per finire nel termovalorizzatore”. D’altro canto il commissario Catenacci, succeduto a Bassolino, ammetteva già nel 2004 nel corso dell’audizione parlamentare del 27 giugno che “gli impianti di Cdr funzionavano abbastanza male e da essi non uscivano prodotti con le qualità previste dal contratto e dagli altri capitolati”. L’emergenza poi giustifica affitti e subappalti senza gare,e i costi lievitano,perciò la Campania sommersa dalla spazzatura paga la tassa sui rifiuti più cara d’Italia! Sono migliaia e migliaia le ecoballe che non possono essere smaltite e che comunque andrebbero in discarica anche se ci fosse il termovalorizzatore, come conferma il commissario straordinario, il prefetto di Napoli Alessandro Pansa: “Non sappiamo cosa farne, non le possiamo utilizzare nell’inceneritore perché non hanno le caratteristiche del combustibile da rifiuti, ho bisogno di trovare dei siti dove stoccarle scontrandomi con tutte le popolazioni,ci stiamo scervellando per capire come le dobbiamo trattare, però continuiamo a produrre eco balle”.
Posted on: Sun, 03 Nov 2013 15:13:19 +0000

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