Intervento a Leopolda13 La mia parola chiave è PASSIONE, il nome - TopicsExpress



          

Intervento a Leopolda13 La mia parola chiave è PASSIONE, il nome del futuro per RICERCA e UNIVERSITÀ. Sono un ordinario di Econometria allUniversità di Firenze, una materia che è obbligatoria nella formazione di economisti in tutto il mondo, ma non in Italia. Se non sapete cosa sia, non vi preoccupate: non lo sapevano nemmeno Gramellini e Fazio in un memorabile scambio televisivo in cui passavano in rassegna gli esami che Renzo Bossi detto il Trota aveva sostenuto allUniversità Kristal di Tirana tra cui per lappunto econometria. Sono stato fortunato nella mia carriera incontrando maestri che mi hanno trasmesso passione, rigore e curiosità, convinzione che Ricerca e Università dovrebbero essere basate su passione, circolazione delle idee e valutazione dei risultati; scommetto su me stesso, non ho paura a mettermi in gioco, se le scelte sono sbagliate ne soffrirò le conseguenze ma riparto. Sono stanco di sentire dire da ministri dellistruzione (una volta pubblica istruzione) che occorre cambiare rotta. Ministro (e cara collega) Carrozza, ci sono concorsi di abilitazione nazionale bloccati da mesi perché i nostri colleghi non cambiano rotta e vogliono premiare capre con unabilitazione da gestire poi a livello locale. Vuole una svolta? Metta in mora le commissioni che non hanno ancora completato i propri lavori, faccia capire ai cittadini che le sta a cuore unUniversità nella quale si premia il merito seguendo criteri di valutazione acclarati a livello internazionale e non manualetti Cencelli che premiano i bortaborse (borse piene di carta straccia). Sbugiardi una volta per tutte i baroni che con la bocca a culo di gallina si appellano alla specificità della ricerca italiana (nel loro caso inesistente o irrilevante). Non faccia proclami, agisca! Ci sono corsi di dottorato che da venticinque anni assorbono risorse pubbliche senza aver fatto fare dei passi sostanziali in avanti alla ricerca italiana. Corsi nei quali spesso i docenti si trascinano stancamente senza dare una formazione davvero da terzo ciclo e nei quali i risultati sono spesso indistinguibili da disciplinate tesi di laurea. Dottori di ricerca che studiano dove hanno conseguito la laurea con lo stesso professore sullo stesso argomento e che poi magari diventano ricercatori nella stessa università senza aver mai messo il naso fuori dal villaggio. Un premio alla fedeltà e non al merito. Ministro Carrozza, vuole una svolta? Chiuda i corsi di dottorato e metta a disposizione le borse di studio per chi ottiene l’ammissione ad una delle top 50 nel mondo. Quelli su cui vale la pena investire facciamoceli valutare altrove, visto che non siamo imparziali. Ma soprattutto facciamoceli finanziare altrove: se una persona vale, all’estero la borsa per il resto del dottorato è assicurato. Metta piuttosto a bilancio risorse per permettere ad una percentuale rilevante di queste persone di rientrare in Italia in un’Università che riconosca nella contaminazione con il diverso una mutazione genetica irreversibile. Non faccia proclami, passi alla storia come quella che ci ha disintossicati dalle logiche di baronato! In Italia abbiamo suddiviso le discipline di insegnamento in 370 settori scientifico disciplinari spesso gestiti da cordate a livello nazionale per premiare i propri clientes: con tutto il rispetto, dubito che abbiamo bisogno di settori distinti per a. Archeologia e storia dellarte dellIndia e dell’Asia centrale, b. Filosofie, religioni e storia dellIndia e dellAsia centrale, c. Indologia e tibetologia, d. Lingue e letterature moderne del subcontinente indiano, e. Archeologia, storia dellarte e filosofie dellAsia centrale. Ciò che è peggio, in una frazione inaccettabile di casi il numero mediano nei settori di pubblicazioni nella fascia di eccellenza è zero: interi gruppi di discipline in cui la metà dei professori non produce a sufficienza. Ministro Carrozza, vuole una svolta? Chiuda quei settori. Non faccia proclami: inserisca un principio di licenziabilità dei docenti inattivi. Non tutti potranno produrre eccellenza, ma la dignità della categoria lo richiede per non essere considerati una casta. Quando inizio un corso, adotto una tecnica per creare un clima più partecipato. Tra le cose che chiedo agli studenti sia il loro lavoro ideale. Quando è il mio turno, io dico che il mio è quello che faccio, perché mi impone senso di responsabilità nel rinnovare il sapere che trasmetto, che mi fa esultare quando pubblico su una rivista, ma soprattutto perché mi fa battere il cuore quando incrocio lo sguardo di uno studente e vedo che sono riuscito ad accendere una curiosità, un pensiero da approfondire. È questa la passione. Grazie!
Posted on: Sun, 27 Oct 2013 11:07:27 +0000

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