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Italiani Da Wikipedia, lenciclopedia libera. bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Italiani (disambigua). « Nellindole delle repubbliche e dei principati di cui fin qui sè parlato, risiede, se non lunica, certo la più potente causa per cui gli italiani, prima di ogni altro popolo, si trasformarono in uomini moderni e meritarono di essere detti i figli primogeniti della presente Europa » (Jacob Burckhardt[1]) Italiani Italiani Prima riga, da sinistra a destra: Alessandro Volta, fisico e inventore; Enrico Fermi, fisico e inventore; Lorenzo de Medici, politico e mecenate; Rita Levi-Montalcini, neurologa e ricercatrice; Giacomo Leopardi, poeta e filosofo. Seconda riga, da sinistra a destra: Leonardo da Vinci, naturalista, inventore, matematico, pittore, architetto, ingegnere e capocuoco[2]; Cristoforo Colombo, esploratore e navigatore; Federico Fellini, regista e sceneggiatore; Giuseppe Verdi, compositore; Dante Alighieri, poeta, intellettuale e teorico politico. Terza riga, da sinistra a destra: Anna Magnani, attrice; Caravaggio, pittore; Umberto Eco, romanziere e filosofo; Gabriele DAnnunzio, poeta, romanziere, drammaturgo e giornalista,; Galileo Galilei, fisico e astronomo. Quarta riga, da sinistra a destra: Federico II, imperatore e mecenate; Guglielmo Marconi, fisico, ingegnere e inventore; Giuseppe Garibaldi, generale e politico; Alessandro Manzoni, poeta e romanziere; Michelangelo Buonarroti, scultore, pittore, architetto e poeta. Quinta riga, da sinistra a destra: Giosuè Carducci, poeta e insegnante; Luciano Pavarotti, tenore; Niccolò Machiavelli, filosofo, umanista, scrittore, storico e diplomatico; Marco Polo, esploratore e mercante; Valentino Rossi, pilota motociclistico. Sesta riga, da sinistra a destra: Sergio Leone, regista, produttore e sceneggiatore; Luigi Pirandello, drammaturgo e romanziere; Pier Paolo Pasolini, regista, poeta, scrittore e intellettuale; Gian Lorenzo Bernini, architettto, scultore e pittore; Salvatore Quasimodo, poeta e scrittore; Luogo dorigine Italia Italia Popolazione ~59.394.207[3] (stimati altri 80 milioni di oriundi con ascendenti di origine italiana) Lingua Italiano, dialetti e lingue regionali Religione Cattolicesimo, altre minoranze storiche e recenti Distribuzione Italia Italia[4] 55 340 608 (al 31/12/2011) Svizzera Svizzera[5] 550 000 San Marino San Marino 35 000 Croazia Croazia[6] 20 000 Slovenia Slovenia[7] 2 000 Montenegro Montenegro[8] 1 000 Oriundi: Argentina Argentina[9] 750 000 Germania Germania[9] 683 000 Svizzera Svizzera[10] 557 000 Francia Francia[9] 391 000 Brasile Brasile[9] 304 000 Belgio Belgio[9] 287 000 Stati Uniti Stati Uniti[9] 210 000 Regno Unito Regno Unito[9] 187 000 Venezuela Venezuela[9] 144 000 Australia Australia[9] 130 000 Canada Canada[9] 121 000 Spagna Spagna[9] 109 000 Uruguay Uruguay[9] 90 000 Cile Cile[9] 48 000 Paesi Bassi Paesi Bassi[9] 42 000 Gli italiani sono una comunità etnica[11], stanziata principalmente in Italia e composta in massima parte dai cittadini della Repubblica Italiana, dalle minoranze di lingua e cultura italiana presenti in alcuni paesi limitrofi (soprattutto Svizzera, Francia, Slovenia e Croazia), dalle comunità di espatriati che mantengono la cittadinanza italiana o comunque un legame identitario con la patria e da coloro che, dopo essere immigrati in Italia, hanno adottato la lingua, le usanze e il sistema di valori propri della popolazione autoctona. Gli italiani sono, al pari o più di altri popoli europei, eredi delle grandi civiltà classiche e in particolare di quella romana (e, nel Mezzogiorno peninsulare e in Sicilia anche di quella greca) che spesso è servita di ispirazione ad artisti, letterati, filosofi, uomini di Stato nel corso delletà medievale e moderna. Dopo la caduta dellImpero romano, di cui lItalia aveva costituito per molti secoli il fulcro, il popolo italiano sviluppò una civiltà dalle caratteristiche originali che, fra il XII e la prima metà del XVII secolo, si impose per la propria raffinatezza e modernità al resto dEuropa.[12] A causa delle frequenti invasioni straniere e della secolare frammentazione del proprio territorio di insediamento, gli italiani poterono costituire uno stato nazionale unificato (il Regno dItalia) solo nel 1861. Indice [nascondi] 1 Origine del gentilizio 2 La nazione italiana e gli italiani 3 Origini e formazione del popolo italiano 3.1 Età preromana 3.2 Letà romana e la prima unificazione dItalia 3.2.1 Dalle guerre sannitiche a quelle puniche 3.2.2 La Repubblica imperiale 3.2.3 Limpero 3.3 Gli italiani divisi 3.3.1 La frattura del sesto secolo 3.3.2 Dai secoli bui ai Comuni 3.3.3 Dal Rinascimento alletà napoleonica 3.4 Il Risorgimento e la riunificazione dItalia 4 Cultura degli italiani 5 Consistenza numerica degli italiani 6 Note 7 Bibliografia 8 Voci correlate 9 Altri progetti 10 Collegamenti esterni Origine del gentilizio[modifica | modifica sorgente] Lappellativo di italico (da cui deriverà successivamente quello di italiano) potrebbe avere come origine il nome con cui i Greci designavano gli antichi abitanti stanziati nellarea centro-meridionale dellattuale Calabria e cioè Itali. Nel dialetto osco locale esisteva infatti il termine di viteliu, trasformato in italo e italico dagli ellenofoni stanziati sulla costa. Secondo Antioco di Siracusa invece, la terra tra gli antichi golfi Nepetinico (Golfo di SantEufemia) e Scillentinico (Golfo di Squillace), ossia lattuale istmo di Catanzaro in Calabria, era governata da re Italo dal quale derivò il nome del popolo di cui era sovrano. Adottato dai romani, il termine italico fu gradualmente sostituito da quello di italiano solo in età basso-medievale. La nazione italiana e gli italiani[modifica | modifica sorgente] La nozione di italico e, successivamente, di italiano, è molto antica, mentre quella di nazione italiana risale ad età basso-medievale e, secondo taluni, è stata la prima a formarsi sul continente europeo[13]. Trovò la propria consacrazione in alcuni Concili dellepoca (fra cui quello di Costanza), in cui il voto dei partecipanti non veniva formulato individualmente, ma per nationes. Ad essere ammesse al voto erano solo le cinque nazioni storiche dEuropa (un voto ciascuna) e cioè litaliana, la tedesca, la francese, la spagnola e linglese. La nazione, in Italia, ha sempre avuto una valenza culturale, non biologica, non è cioè associabile a ununica stirpe originaria, essendo il popolo italiano, al pari di altre etnie europee (francesi, spagnoli, greci, ecc.) il risultato della fusione di gruppi umani distinti, anche se spesso affini, che hanno contribuito a determinare la forte differenziazione regionale nettamente percepibile ancora oggi. Recenti studi tendono peraltro a dimostrare che la popolazione originaria della penisola, malgrado le molte invasioni subite dalla caduta dellImpero romano, avrebbe mantenuto sempre una notevole superiorità numerica sui nuovi arrivati. LItalia si configurerebbe pertanto come una delle isole genetiche dEuropa[14]. Il principale elemento che accomunò la massima parte degli italiani fu la consapevolezza di una comune eredità romano-latina, come testimoniato dalle opere di tanti letterati, intellettuali e studiosi italiani a partire dal XIV secolo, primo fra tutti Dante. Fra gli altri elementi di identificazione vi è la lingua, che da essi prende nome (spesso parlata accanto ad idiomi e dialetti locali), accettata e usata da secoli dalla borghesia e dalle classi colte, nonostante la frammentazione politica della nazione italiana durata dal 570 circa, fino agli anni sessanta dellOttocento. Di fondamentale importanza è anche linfluenza che ha avuto sul popolo italiano, nel corso della sua storia, il sistema di valori cristiani, filtrato attraverso la Chiesa cattolica, la cui sede è a Roma. «...Nulla ha segnato così profondamente e definitivamente lidentità italiana...», scrive Ernesto Galli Della Loggia, «..e la concomitante presenza nella penisola di Roma e della sua eredità, da un lato, e della sede della Chiesa cattolica dallaltro...»[15]. Origini e formazione del popolo italiano[modifica | modifica sorgente] Età preromana[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Popoli dellItalia antica, Etruschi e Magna Grecia. La comparsa dellHomo sapiens in Italia risale al Paleolitico superiore. Siti appartenenti alla cultura aurignaziana e gravettiana sono stati rinveuti in tutta la penisola. Tra i più importanti si possono citare i Balzi Rossi, la caverna delle Arene Candide (Liguria), la grotta Paglicci, la grotta delle Veneri (Puglia), la grotta del Romito (Cosenza) e il riparo di Fontana Nuova (Ragusa)[16]. Nel neolitico genti provenienti da Oriente portatrici della ceramica impressa si stabilirono nellItalia meridionale e in Sicilia introducendo la cosiddetta rivoluzione neolitica che poi si diffuse gradualmente nellItalia centrale e settentrionale. Nel corso di questa fase storica gruppi umani provenienti dallItalia centrale si insediarono in Corsica (già raggiunta da popolazioni mesolitiche) e nel nord della Sardegna (dove la presenza delluomo è attesta sin dal Paleolitico superiore [17]) importando il nuovo stile di vita[18]. Nelletà dei metalli, comparvero in Italia nuove forme culturali generalmente di provenienza non autoctona tra le quali la cultura di Remedello del Rinaldone, del Gaudo, cultura del vaso campaniforme e la cultura dei campi di urne. Genti provenienti da varie regioni europee e da Oriente si stanziarono in territorio italiano senza però sopraffare le popolazioni locali[19]. Nellarea attualmente individuata come Italia, allalba del I millennio a.C. erano stanziate varie popolazioni, sia indoeuropee che pre-indoeuropee. Le prime avevano raggiunto lItalia in varie ondate migratorie, prodottesi nel corso del II millennio a.C. Nel nord-ovest erano presenti i Liguri, i Protocelti e i Camuni, nel nord-est i Veneti, i Reti e i Castellieri; nellItalia centrale vivevano gli Etruschi (che successivamente occuparono gran parte dellattuale Emilia-Romagna e una zona limitata della Campania) e le popolazione italiche degli Umbri, dei Latini e dei Falisci, mentre in Italia meridionale erano stanziate, oltre a popolazioni di ceppo italico (Osco-umbri) anche gruppi di Illiri (Puglia); le isole maggiori erano invece abitate da varie etnie tra le quali i Sicani, i Siculi (di origine italica) e gli Elimi in Sicilia, i Balari, gli Iliensi e i Corsi (oltre ad altri popoli minori) in Sardegna e in Corsica. In epoca storica si produce, a partire dallVIII secolo, lo stanziamento di Greci (parlanti una lingua indoeuropea) sulle coste del Mezzogiorno peninsulare e Sicilia orientale e di Punici (di stirpe fenicia, quindi semita) sulle coste delle isole maggiori. Le regioni interne dellItalia meridionale continuarono tuttavia ad essere abitate da genti italiche e particolarmente di lingua osca (e sue varianti), fra cui i Sanniti, bellicosa popolazione dotata di strutture politiche e militari relativamente complesse per lepoca. In Italia centrale si registrava, nello stesso periodo, lespansione del popolo etrusco, di lingua non indoeuropea e di origine imprecisata (autoctona o forse proveniente dal Mediterraneo orientale) che, a partire dal VI secolo a.C., colonizzò anche parte della pianura padana (attuale Emilia-Romagna) e alcune zone della Campania. Al momento della loro massima espansione (500 a.C. circa) gli Etruschi, che avevano elaborato una civiltà particolarmente complessa e raffinata, avevano esteso la propria sfera di influenza politica e culturale su gran parte dItalia (dalle Prealpi fino a Salerno). Gli stessi romani, nel periodo monarchico, furono governati da una dinastia etrusca che trasformò la loro capitale da modesto centro abitato in una delle città più floride del Latium. Fra il V e il IV secolo a.C. popolazioni celtiche occuparono la massima parte della Gallia cisalpina, venendo a contatto con i Liguri e dando vita alla indoeuropeizzazione culturale ed etnica della Liguria. Letà romana e la prima unificazione dItalia[modifica | modifica sorgente] Le tappe della prima unificazione italiana, fino allinizio della seconda guerra punica Dalle guerre sannitiche a quelle puniche[modifica | modifica sorgente] Avvenimento di grande trascendenza per la storia dItalia e degli italiani fu lunità territoriale raggiunta a seguito della conquista romana, avvenuta fra la seconda metà del IV secolo a.C. e la prima metà del II secolo a.C. Particolare importanza riveste a tale proposito il ventennio compreso fra la battaglia del Sentino (295 a.C.) e quella di Benevento (275 a.C.), allorquando, liquidata definitivamente la partita con Sanniti, Etruschi, Umbri e Galli, e cacciato Pirro dalla Magna Grecia, Roma si era imposta come la potenza egemone in Italia centrale e meridionale. Alla vigilia della prima guerra punica (264) guidava con autorevolezza un complesso di entità politiche ad essa subordinate la cui popolazione totale si avvicinava ai 3 milioni di abitanti[20] sparsi su un territorio di circa 124.000 km².[21] Etruschi, Italioti della Magna Grecia e la totalità delle popolazioni italiche peninsulari erano infatti vincolati in vario modo a Roma, che sotto la sua egida aveva organizzato una sorta di Comunità militare, o di confederazione, che comprendeva: i cittadini romani con diritto di voto i cittadini romani senza diritto di voto i socii, cioè gli alleati di Roma, che godevano di una certa autonomia, ma che erano privi di cittadinanza ed avevano lobbligo di fornire aiuti militari a Roma e combattere al suo fianco in caso di guerra gli abitanti delle colonie latine gli abitanti delle colonie romane. Con la prima guerra punica Roma acquistò la Sicilia, e, qualche anno più tardi, la Sardegna e la Corsica. Le tre isole non furono tuttavia integrate nellItalia romana, ma amministrate separatamente. Negli anni trenta del III secolo a.C. iniziò la penetrazione in Italia settentrionale, la cui conquista poté dirsi pienamente realizzata solo attorno alla metà del II secolo a.C., dopo che lUrbe, a seguito della seconda e della terza guerra punica e delle vittoriose guerre contro i regni di Macedonia e dei Seleucidi era divenuta la potenza egemone dellintero bacino del Mediterraneo. A quellepoca, tutto il territorio che poi avrebbe conformato lItalia attuale, oltre alla Corsica e allIstria, era romano. La Repubblica imperiale[modifica | modifica sorgente] Busto di Giulio Cesare Nel II secolo a.C. il processo di romanizzazione, iniziato fin dal III secolo a.C. (e, in alcune zone, come la Campania, ancor prima) subì unimprovvisa accelerazione, acquisendo in Italia delle connotazioni specifiche che lavrebbero marcata per sempre. Fra queste si segnalano: la profonda urbanizzazione, che interessò tutto il territorio italiano e che va visto come «...un connotato unificante dellItalia destinato a restare tale fino ai giorni nostri...»[22], lo sviluppo di una cultura rurale comune, determinato dal carattere agrario, oltreché urbano, della civiltà romana e che stimolò la centuriazione delle terre destinate ai veterani e la nascita di una fitta rete di piazze e di mercati agricoli, la diffusione della lingua latina che, pur se ebbe luogo anche in altre parti del mondo romano, rivestì per lItalia unimportanza, allora e in seguito, difficilmente immaginabile oggigiorno. «Litaliano...», scrive Ernesto Galli Della Loggia, «non è certo lunica lingua romanza, ma è quella che con il latino intrattiene un rapporto culturalmente più intenso in ragione del rapporto forte fra la cultura italiana e il retaggio classico»[23], la progressiva adozione del diritto romano da parte di tutte le popolazioni stanziate in Italia, luso generalizzato della monetazione romana, anche se talvolta affiancata da quella locale, lintegrazione di tutti gli italici nellesercito e nelle attività economiche proprie del mondo romano. Già attorno alla metà del II secolo «...lalleanza romano-latina-italica...si presentava come un organismo giuridicamente composito e diseguale, ma politicamente, militarmente, economicamente integrato...»[24]. Questo senso di appartenenza rivestiva connotazioni particolari quando si era fuori dallItalia. Nel porto franco di Delo (istituito nel 166 a.C.), ad esempio, i mercanti romani erano praticamente indistinguibili da quelli italici[25] e, nel mondo greco, venivano designati con una comune denominazione[26]. Importante per la creazione di unidentità comune dellItalia romana, fu il sistematico spostamento (non sempre volontario) delle popolazioni italiche da una regione allaltra della Penisola, secondo le necessità del potere politico romano. Fin dallepoca delle prime conquiste in ambito territoriale latino, lUrbe iniziò a mettere in atto un piano di assimilazione ed omogeneizzazione delle popolazioni sottomesse. Primo importante passo di tale processo fu la creazione delle prime Colonie romane (fra cui Anzio, fondata nel 338 a.C.), che si strutturarono in piccoli nuclei di cittadini il cui compito era quello di formare una sorta di isole di romanità allinterno di aree appartenenti a popolazioni appena assoggettate. La prima finalità di queste colonie era quella di esercitare un controllo militare, cui faceva seguito la diffusione della cultura, della lingua e delle leggi romane, che, tramite la popolazione immigrata, si diffondevano tra i nativi. Un ruolo importante nellaccelerare il processo di fusione e di romanizzazione delle varie stirpi che popolavano lItalia del tempo fu svolto dai Veterani romani, ai quali, una volta lasciato il servizio attivo, veniva assegnata della terra da coltivare come pensione[27]. Molti furono i casi di ex legionari romano-italici sopraggiunti in centri abitati dalle popolazioni autoctone e già strutturati come nuclei urbani di una certa consistenza. In alcuni casi si crearono anche attriti fra i nuovi arrivati e i gruppi etnici preesistenti, come ad Arezzo, antica città etrusca, dove Silla assegnò terre ai propri fedelissimi che non tardarono ad entrare in contrasto con i nativi[28]. Altro fattore che accelerò il processo di unificazione e romanizzazione della Penisola italiana fu quello della delocalizzazione e della progressiva disarticolazione delle identità tribali dei popoli appena assoggettati. Indicativo è, a tale proposito, il destino dei Liguri, che perduta una lunga e sanguinosa guerra contro Roma, furono deportati in massa nel Sannio, da cui viceversa emigrarono coloni Sanniti per ripopolare alcune zone un tempo appartenute ai Liguri[29]. Episodi di trasferimenti più o meno forzosi di popolazioni autoctone accompagnarono il processo di romanizzazione dellItalia durante letà repubblicana, e si produssero sia nel nord che nel sud peninsulari[30]. Lunione di tanti popoli (celtici, umbri, oschi, illirici, italioti, etruschi, ecc.) sotto legida di Roma, non poteva tuttavia realizzarsi completamente se non mediante il pieno riconoscimento, anche giuridico, di una condizione paritaria con i romani e in particolare mediante il pieno godimento dei diritti politici. Il sentirsi parte integrante del mondo romano rendeva particolarmente umiliante per costoro lestromissione dalle decisioni che non riguardavano solo Roma ma lItalia tutta: guerre, paci, misure economiche e tributi. Solo lacquisizione della cittadinanza romana avrebbe potuto sanare tali anomalie. Fu necessaria una guerra particolarmente cruenta (91-89 a.C.), passata alla storia come guerra sociale[31] per indurre Roma ad emanare una serie di leggi (lex Iulia, lex Plautia Papiria, lex Pompeia, ecc.) che, fra l89 e il 49 a.C., estesero progressivamente la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dellItalia peninsulare e continentale, dalle Alpi alla Calabria, punto finale di unintegrazione già realizzatasi in larga parte nel secolo e mezzo precedente. È questa unepoca di eccezionale importanza per lItalia e per lo sviluppo della nazione ad essa legata, come lo stesso Gramsci metterà in rilievo, paragonandola al periodo successivo (imperiale): «...laristocrazia romana, che aveva con mezzi e nei modi adeguati ai tempi unificato la penisola e creato una base di sviluppo nazionale è soverchiata dalle forze imperiali...»[32]. Limpero[modifica | modifica sorgente] Statua di Augusto Evoluzione dellestensione geografica del territorio chiamato Italia durante letà romana Con lavvento del Principato, Augusto, tenendo conto dei caratteri specifici dellItalia peninsulare e continentale, non la coinvolse nella riorganizzazione provinciale, come fece con tutte le altre aree dominate da Roma (ivi comprese la Sicilia, la Sardegna e la Corsica), quasi essa costituisse unestensione naturale dellUrbe. Tutti gli abitanti liberi stanziati sul suo territorio continuarono a mantenere la cittadinanza romana e ad essere esentati dal regime impositivo che gravava sulle Province. Anche lunità politica dItalia venne mantenuta dal momento che la sua suddivisone in undici regioni amministrative fu dettata in massima parte da ragioni afferenti le rilevazioni statistiche di carattere censuale e gli arruolamenti militari. Avvenimento di non trascurabile importanza fu, sempre in età augustea, il giuramento di fedeltà che i rappresentanti dellItalia tutta fecero ad Augusto prima della sua partenza per lOriente per affrontare Marco Antonio e Cleopatra (32 a.C.) e che lo stesso imperatore ricorderà molti anni dopo: «...tutta lItalia giurò sulle mie parole...[33]». In epoca dioclezianea i privilegi di cui avevano goduto gli italici vennero meno. Nella riorganizzazione imperiale in diocesi, lItalia, cui vennero unite la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, mantenne la propria unità territoriale (Diocesi dItalia o Italiciana), ma fu equiparata in tutto e per tutto alle altre regioni dellImpero sia sotto il profilo militare che amministrativo e fiscale. Successivamente, nel corso del IV secolo, pur se interamente compresa nella Prefettura di appartenenza (Prefettura dItalia), fu suddivisa in due subdiocesi: lItalia Annonaria, e lItalia Suburbicaria. Nel IV secolo secolo, grazie anche allappoggio di alcuni imperatori (primo fra tutti Costantino I) e a una legislazione favorevole, il processo di cristianizzazione dellItalia divenne irreversibilie. Roma, non più capitale dellImpero, si impose tuttavia con il suo indiscusso prestigio come il massimo centro religioso dItalia e dOccidente e tale rimase per tutto il Medioevo. È importante segnalare che se leredità romana raccolta dalla Chiesa «...ha grandemente contribuito a dare profondità culturale, capacità organizzativa e prestigio istituzionale alla religione di Cristo...»[34], il cristianesimo di Roma ha assicurato la sopravvivenza di tanta parte della cultura romana e latina, marcando per sempre la civiltà italiana. Il cristianesimo nella sua versione romana divenne infatti, fin da allora, uno dei segni di identità più evidenti del popolo italiano e un forte elemento differenziatore fra gli italici e le popolazioni barbare (ariane) che nel V e VI secolo invasero la penisola. Gli italiani divisi[modifica | modifica sorgente] La frattura del sesto secolo[modifica | modifica sorgente] Dopo la caduta dellImpero romano, penetrarono in Italia dal Nord popolazioni barbare di stirpe (in prevalenza) germanica, che rimasero comunque sempre di numero inferiore agli abitanti originari: lo smantellamento della struttura sociale romana, così come le guerre che ne seguirono (su tutte la guerra greco-gotica) portarono a un marcato impoverimento sociale e culturale. Tuttavia lunità politica dItalia non si spezzò né in epoca ostrogota, né durante i primi anni di dominio bizantino, ma venne meno solo nella seconda metà del VI secolo, a causa dellinvasione longobarda, cui fece seguito la divisione del territorio italiano in due grandi aree di influenza: quella longobarda (il cui dominio si estendeva dalle Alpi al fiume Crati, in Calabria), e quella romano-orientale (o bizantina), che comprendeva a grandi linee Venezia, la Romagna, il Lazio, Napoli, il Salento, parte della Calabria e le isole maggiori. La divisione dItalia e degli italiani prodottasi allepoca si protrasse per circa tredici secoli ed ebbe termine solo nei decenni centrali dellOttocento. Sia i Longobardi che i Bizantini furono infatti incapaci di costruire in Italia un embrione di nazionalità, come era accaduto in Gallia a opera dei Franchi. NellItalia longobarda si produsse anzi una vera e propria frattura di civiltà dovuta in particolare a: lannientamento quasi totale della vecchia classe dirigente romana di origine aristocratica, ancora potente e rispettata in età ostrogota (basti pensare a Boezio, Cassiodoro e alla famiglia dei Symmachi)[35]; la profonda decadenza della vita cittadina, che, iniziata nel corso della guerra gotico-bizantina si accentuò fin dai primi anni dellinvasione longobarda con «la fuga delle popolazioni allavanzare della nefandissima langobardorum gens[36]; la divisione pressoché totale fra germanici e italici ancora molto forte agli inizi dellVIII secolo[37] e determinata non solo da una legislazione che per lungo tempo impedì i matrimoni misti, ma anche e soprattutto dallestraneità degli invasori ai valori civili del mondo romano[38]. Ogni tentativo dei Longobardi di costruire una entità statuale unica era comunque destinato a fallire non solo per le ragioni indicate, ma anche per la resistenza bizantina e per lopposizione del papato, che per difendere lautonomia della Santa Sede, non sufficientemente garantita dallImpero romano-orientale di cui di cui faceva ancora parte, chiamò in proprio soccorso il re franco Carlo Magno, che sconfisse i Longobardi ponendo fine al loro regno (774) e sostituendosi ad essi (solo il Ducato longobardo di Benevento conservò la propria autonomia). Diverso destino toccò invece allItalia bizantina, che dopo una serie di drastici ridimensionamenti sopravvisse fino alla fine dellXI secolo. Bisogna notare che né i Longobardi (germanofoni) né i Franchi (anchessi germanofoni), né i Romano-orientali (ellenofoni) riuscirono ad imporre le proprie lingue alle popolazioni da essi governate: i Longobardi in particolare finirono con ladottare il latino (che oltretutto era sempre stata lunica lingua scritta del proprio regno) e arricchirono la toponomastica italiana di un certo numero di termini germanici. Anche i Franchi lasciarono tracce nella toponomastica, ma importarono in Italia alcune loro istituzioni politiche e militari destinate a sopravvivere per lungo tempo. Ancora più consistenti furono tuttavia gli apporti romano-orientali, nellarchitettura, nelle arti e soprattutto nel diritto (la raccolta di leggi romane del corpus iuris civilis giustinianeo, redatta quasi interamente in latino a Costantinopoli, ha costituito la base del diritto delle popolazioni italiche, poi italiane, fino ai giorni nostri). Dai secoli bui ai Comuni[modifica | modifica sorgente] Nel IX secolo la Sicilia fu invasa e occupata da popolazioni musulmane di lingua araba, che allepoca avevano iniziato a sviluppare una civiltà raffinata e tecnologicamente avanzata, impregnata di cultura classica e profondamente influenzata dal pensiero greco. Se i contributi di tali popolazioni in campo artistico, scientifico e filosofico furono notevoli e duraturi in Sicilia (e in tutto lOccidente cristiano), il loro apporto alla composizione razziale della popolazione autoctona isolana appare tuttavia, secondo recenti studi, piuttosto modesto[39][40]. Mentre nellXI secolo in Sicilia agli Arabi subentrarono i Normanni che espansero il proprio regno sino ai confini con lo Stato pontificio (assorbendo anche il ducato longobardo di Benevento e gli ultimi possedimenti bizantini), in Italia centro-settentrionale si era imposta da qualche tempo una dinastia sassone detentrice di un potere imperiale da essa ricostituito (Sacro romano Impero). Fu in questepoca o in età immediatamente successiva che si produssero in Italia tre accadimenti storici di fondamentale importanza per i futuri destini del paese: lo sviluppo di una civiltà comunale nella sua parte centro-settentrionale, il definitivo consolidamento dello Stato della Chiesa come entità statuale pienamente indipendente nel centro peninsulare, e la nascita nel Mezzogiorno del Regno di Sicilia[41], forse il primo Stato moderno dEuropa[42]. I Comuni ebbero origine da una vigorosa ripresa economica e demografica del mondo urbano italiano a partire dallanno 1000 e raggiunsero la loro massima fioritura fra la seconda metà del XII e la prima metà del XIV secolo, imprimendo un marchio indelebile alle aree in cui il fenomeno si sviluppò. Il senso di appartenenza di tanti italiani a una comunità esclusiva e lo sviluppo del localismo, inteso nelle sue espressioni più alte, come culla cioè delle libertà civiche scaturenti da un comune modo di vedere e percepire la storia, le tradizioni, la vita stessa della propria città, sono infatti sopravvissute a tante invasioni, dominazioni e guerre e conformano ancor oggi la realtà di tanta parte dItalia. Il localismo, insieme al campanilismo «...sembra essere uno dei connotati del carattere italiano nel corso dei secoli.»[43]. Di diverso segno fu laffermarsi in Italia centrale di un forte Stato della Chiesa che negli ultimi anni del XII secolo e nei primi di quello successivo si impose come potenza egemone nellarea peninsulare mediana grazie allenergia e alla volontà di un grande papa, Innocenzo III. Nella sua storia millenaria, contrassegnata da momenti di crisi e di decadenza cui si alternarono periodi di ripresa e di relativo splendore, la Santa Sede ha svolto in Italia una triplice funzione: assicurare agli italiani, grazie alla propria proiezione internazionale, una centralità politica in ambito europeo (cui si accompagnava quella culturale, mai persa in età medievale), che altrimenti non avrebbero avuto dato lo scarso peso demografico e militare delle varie entità statuali in cui essi erano suddivisi; affermarsi come listituzione che più di ogni altra sarebbe stata capace di influenzare la vita e il costume degli italiani. La Chiesa cattolica ha sempre avuto infatti una spiccata vocazione popolare che si è accompagnata alla capacità « [...] di stabilire un rapporto profondo e organico con le più vaste masse e la loro vita quotidiana sì da divenire e rimanere per secoli al di là dei suoi aspetti strettamente religiosi, lunica istituzione italiana con una forte base e contenuto popolari...»[44]; costituire un ostacolo ad uneffettiva riunificazione politica degli italiani essendo il potere temporale del papato incompatibile con la costituzione di uno Stato unitario che avrebbe significato il definitivo tramonto di tale potere. Legato per quattordici anni a Innocenzo III in virtù di un rapporto di tutela fu Federico II, sovrano di origine tedesco-normanna ma italiano per nascita (Jesi) lingua (fino alletà di 12 anni parlava soltanto italiano[45]), formazione (fu educato a Foligno) e sentimenti (si autodefinì filius Apuliae)[46]). La sua figura riveste una capitale importanza per la storia dItalia e la formazione di una cultura propriamente nazionale. dal momento che: nella sua corte nacque il primo volgare illustre, cioè la prima espressione letteraria della lingua italiana. Lo stesso Dante, molti anni più tardi, nel rendere omaggio al grande sovrano riconoscerà limportanza epocale dellaccadimento: «...in quel tempo tutto quello che gli excellenti Italiani componevano nella corte di sì gran Re primamente usciva. E perché il loro seggio regale era in Sicilia e advenuto che tutto quello che i nostri precessori composero in vulgare si chiama siciliano: il che riteniamo anchora noi et i posteri nostri non lo potranno mutare...»[47], alla sua corte nacque la scuola di scultori di Nicola Pisano, successivamente trasferitasi in Toscana, in cui sindividua lorigine di un linguaggio figurativo pienamente italiano[48]; fu il fondatore del Regno di Sicilia, fra i primi (o forse il primo) Stati moderni dEuropa, avviando in Italia il processo di formazione dello Stato unitario moderno. Il progetto federiciano, pur se destinato al fallimento per la propria anomalia e precocità, lasciò profonde tracce nel pensiero italiano di età prerinascimentale e rinascimentale. Dal Rinascimento alletà napoleonica[modifica | modifica sorgente] La situazione politica dellItalia nel 1494 A partire dal XIII secolo gli italiani stanziati in alcuni Stati del centro e settentrione della penisola conobbero uno sviluppo economico, sociale e culturale che si consolidò nel secolo successivo e che non ebbe eguali in Europa. Si andò fin da allora delineando una nuova civiltà, che recuperando e rielaborando i valori della classicità romana e, in minor misura, greca, si irradiò nel resto dItalia e nella massima parte del continente europeo, traghettando lOccidente dalletà medievale a quella moderna. Alla base di tale civiltà, nota come Rinascimento vi furono: le innovazioni delle strutture economiche e sociali italiane che permisero unespansione senza precedenti della finanza e del commercio e generarono un enorme afflusso di ricchezza in molti centri peninsulari (Milano, Firenze, Genova, Venezia, ecc.), lo sviluppo di un pensiero filosofico e politico profondamente originale e innovativo, lo sviluppo di una lingua autoctona di prestigio che si affiancò al latino come veicolo di diffusione culturale, le grandi realizzazioni architettoniche, artistiche, letterarie, di un nutrito gruppo di geniali creatori che rivoluzionarono le concezioni estetiche del tempo. La consapevolezza di aver elaborato forme comuni di vita, darte e di comunicazione mediante una civiltà raffinata che si andava diffondendo in tutta Europa, iniziò a ridare alle classi dirigenti ed intellettuali dellItalia del tempo una vaga coscienza comunitaria che sembrava essersi definitivamente spenta allindomani della caduta dellImpero romano dOccidente. Attorno alla metà del XVI secolo, il Rinascimento lasciò il posto al Manierismo e questultimo, mezzo secolo più tardi, alla civiltà barocca, che, nata anchessa in Italia, ebbe un riflesso internazionale (in Europa e nelle Americhe) non inferiore a quella rinascimentale. LItalia, pur se fortemente frammentata e in parte sotto la dominazione straniera, continuò ad essere unarea di grande importanza economica e culturale fino ai primi decenni del XVII secolo[49] per poi entrare successivamente in franca recessione. La crisi divenne sempre più evidente sul finire della guerra dei trentanni e si protrasse per oltre un secolo. Il vigore creativo degli italiani, salvo rare eccezioni (musica sia strumentale che lirica, teatro comico, soprattutto nella forma della commedia dellarte) subì un notevole ridimensionamento, e lItalia cessò di essere al centro delle grandi correnti di pensiero che lavevano resa celebre. Anche quando, nella seconda metà del Settecento, si ebbe un risveglio economico e culturale sia dellItalia centro-settentrionale che del Mezzogiorno, gli italiani avevano ormai definitivamente perso quel primato che li aveva contraddistinti per tanti secoli della loro storia e dovettero confrontarsi, spesso in una posizione di umiliante subordinazione, con le aree culturalmente più avanzate, dinamiche e prospere dEuropa e dAmerica. Negli ultimi anni del XVIII secolo e i primi dellOttocento, gli stati italiani entrarono tutti nellorbita napoleonica. Il Risorgimento e la riunificazione dItalia[modifica | modifica sorgente] Giuseppe Garibaldi, condottiero della Spedizione dei Mille Con il processo storico che va sotto il nome di Risorgimento, che ebbe inizio allindomani del periodo napoleonico (o, secondo taluni, in età napoleonica o prenapoleonica) ed ebbe termine con la presa di Roma (1870), la massima parte dItalia riacquistò la propria indipendenza sotto la monarchia dei Savoia e si riunificò, dopo circa tredici secoli, politicamente. Restavano fuori dai confini nazionali solo il Trentino, il Friuli orientale e la Venezia Giulia. Sotto il profilo culturale iniziò in quegli anni a divulgarsi a livello popolare la lingua italiana, che fino ad allora era parlata e scritta solo dalle classi colte (aristocrazia, media e alta borghesia ed intellettuali). Laffermazione dellitaliano, divenuto in quegli anni lingua ufficiale, fu tuttavia lenta, dal momento che dovette scontrarsi con la scarsa mobilità delle persone, il bassissimo livello di scolarizzazione e il forte attaccamento verso i dialetti e gli idiomi regionali molto usati negli Stati preunitari indipendenti. Solo nel corso del secolo successivo, con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (giornali, cinema, radio e, soprattutto, televisione) fu raggiunta una vera e propria unità linguistica (con litaliano usato come lingua unica o insieme ad altre parlate autoctone e alloglotte). Sicuramente il più importante episodio in cui gli italiani di diverse regioni si confrontarono gli uni con gli altri fu costituito dallesperienza della prima guerra mondiale che, secondo taluni, chiuse idealmente lepopea risorgimentale con il ricongiungimento allItalia di Trento, Trieste, Gorizia e la Venezia Giulia[50]. La guerra risvegliò la coscienza nazionale e permise a siciliani, calabresi, lombardi e al resto degli italiani (provenienti anche dalle terre irredente: trentini, giuliani, dalmati, ecc.) di entrare in contatto fra loro e di superare insieme, e vittoriosamente, uno dei conflitti più aspri e sanguinosi che avevano sconvolto il Continente europeo. Tale prova epocale contribuì a creare una nuova e più salda unità nazionale italiana. In età fascista si produsse un coinvolgimento delle masse nella vita nazionale, senza che peraltro queste si rendessero protagoniste attive della costruzione dellItalia del tempo, decisa a tavolino da Benito Mussolini e da un ristretto numero di gerarchi. Si sviluppò in quegli anni una retorica dellitaliano e dellitalianità che si accompagnava al disprezzo per una presunta ed inarrestabile decadenza delle democrazie occidentali e allodio per la Russia bolscevica. Vennero sviluppate in quegli anni forme esasperate di nazionalismo ed imperialismo che portarono lItalia allannessione dellEtiopia, dellAlbania e ad entrare, con conseguenze tragiche, nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista. Nel secondo dopoguerra e in particolare fra gli anni cinquanta e settanta del Novecento, una favorevole congiuntura economica internazionale unitamente allintraprendenza della classe imprenditoriale e alla tradizionale laboriosità delle masse lavoratrici autoctone, permisero allItalia di svilupparsi, trasformandosi da paese prevalentemente agricolo in una delle grandi potenze industriali dEuropa e dOccidente. Parallelamente acquistò dimensioni sconosciute in passato il flusso migratorio interno allo Stato italiano, che spinse milioni di persone a trasferirsi dalle regioni meridionali in quelle settentrionali, dove avevano per lo più sede le grandi aziende manifatturiere del Paese, alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. In questo periodo iniziò a diffondersi il benessere economico presso strati sempre più ampi di popolazione e si accentuò il processo di omogeneizzazione del popolo italiano con la scolarizzazione e lo sviluppo dei mezzo di comunicazione di massa, che, come si è già accennato, furono potenti veicoli di trasmissione della lingua italiana. Dagli anni ottanta è iniziato un processo migratorio verso lItalia, protrattosi fino ai giorni nostri, da parte di persone provenienti da aree depresse o non ancora pienamente sviluppate sotto il profilo economico (Europa orientale, Medio ed Estremo Oriente, America Latina ed Africa). Lintegrazione di questi nuovi cittadini alla realtà economica e culturale italiana è ancora in pieno svolgimento, mentre lassimilazione dei loro figli, spesso nati in Italia o emigrati con le rispettive famiglie da bambini, si è generalmente realizzata in forma soddisfacente. Cultura degli italiani[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Cultura italiana. Dallantichità fino a tutta la prima metà del XVII secolo, lItalia è stata al centro di importanti correnti culturali ed essa stessa fulcro o origine di fenomeni di portata universale quali la civiltà etrusca, quella romana, il Cattolicesimo, lUmanesimo, il Rinascimento e il Barocco. Ancor oggi lItalia è nota come la patria del diritto, di una lingua e una letteratura fra le più prestigiose dEuropa, di un patrimonio artistico e architettonico considerato il primo del mondo (è infatti il paese che ha il maggior numero di siti protetti dallUNESCO come Patrimonio Mondiale dellumanità, e fra questi prevalgono quelli di carattere artistico e monumentale). Riguardo a caratteristiche culturali tipicamente italiane, si rileva in letteratura il prevalere della commedia sulla tragedia e, almeno fino a tutto il XIX secolo, della lirica sulla prosa. Tipica è la commedia dellarte, con i suoi tratti farseschi e pungenti (che risalgono allitalum acetum) e la tipizzazione dei personaggi, in chiave spesso regionale (le maschere). La prevalenza della lirica è stata legata, oltre che a un presunto ‘sentimentalismo italiano, soprattutto al carattere poco ‘popolare che la letteratura italiana ha a lungo mantenuto. Nella pittura, in Italia è maturata la svolta che ha portato a un maggior realismo, in particolare con lo studio della prospettiva. Larchitettura risente dellinfluenza di quella antica, si pensi allAlberti o al Palladio. Riguardo alla musica, prettamente italiana è lopera e forte è la tradizione del bel canto. Il Rinascimento è stato anche il punto di avvio della cultura scientifica moderna, fondata sulla sperimentazione, e grande è stato il contributo degli italiani alle esplorazioni geografiche, da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Infine, merita un cenno il contributo degli italiani nel cinema, sia nel cinema dautore che nei generi più popolari, taluni dei quali (per esempio il western allitaliana) hanno avuto risonanza mondiale; tra laltro lItalia, insieme alla Francia, è il Paese che ha ottenuto a oggi il più alto numero di Oscar per il migliore film straniero. Considerando il folclore, prevale nettamente la dimensione locale/regionale su quella ‘nazionale, a parte manifestazioni legate alla comune tradizione religiosa, legate ad esempio al Carnevale o al matrimonio (per esempio, luso delle bomboniere e dei confetti). Anche nella cultura popolare, la dimensione locale prevale, almeno fino al XX secolo, quando prendono forma abitudini e fenomeni propriamente italiani (dalla musica leggera alla moda, dal caffè espresso al design, da certi aspetti dello stile di vita allo sport). Sono presenti comunque anche tradizioni nazionali, per esempio nei giochi popolari (dalla morra ad alcuni giochi di carte e al lotto) e nelle abitudini alimentari (la pasta, diffusa in tutta Italia, seppure con caratteristiche diverse dipendenti dal tipo di frumento disponibile; la cultura del vino). Consistenza numerica degli italiani[modifica | modifica sorgente] Secondo dati Istat risiedono in Italia circa 60 milioni di persone[51]; in tale computo sono tuttavia considerati anche circa 5.000.000 stranieri residenti sul territorio italiano[51] e sono invece esclusi circa 5.000.000 italiani residenti allestero[52], tra cui vengono considerati anche i cittadini dotati di unaltra cittadinanza (popolarmente, doppio passaporto), spesso rappresentanti degli ultimi gruppi della cosiddetta diaspora italiana verso altri stati europei (Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna ecc.) e le Americhe; si calcola che solo tra il 1876 e il 1925 partirono circa 14 milioni di persone[53] (con una punta massima nel 1913 di oltre 870.000 partenze). Leggermente diversi sono i numeri relativi allitalofonia, dovendo in questo caso considerarsi anche gli svizzeri italiani, i comuni bilingue dellIstria e un numero non quantificabile di oriundi, principalmente nelle Americhe. Un altro fenomeno molto importante è quello degli oriundi italiani nel mondo, discendenti (spesso solo parzialmente) di coloro che emigrarono nel XIX e nel XX secolo; generalmente tali persone sono integrate da almeno 2-3 generazioni nei loro paesi di destinazione, mantenendo di fatto solo un flebile legame con lItalia. Esistono solo stime indicative (e non sempre concordi) sui numeri relativi a tale presenza, dato che non ovunque vengono fatti censimenti in tal senso (praticamente solo negli Stati Uniti, Canada e Australia) e che la nozione di ascendenza italiana può essere letta in diversa maniera, dato che una persona può anche avere (e spesso è la norma) più ascendenze diverse. Cittadini italiani residenti allestero comunità con oltre 1.000 residenti (censimento AIRE 31-12-2012)[52] Argentina Argentina 691 481 Germania Germania 651 852 Svizzera Svizzera 558 545 Francia Francia 373 145 Brasile Brasile 316 699 Belgio Belgio 254 741 Stati Uniti Stati Uniti 223 429 Regno Unito Regno Unito 209 720 Canada Canada 137 045 Australia Australia 133 123 Spagna Spagna 124 013 Venezuela Venezuela 116 329 Uruguay Uruguay 90 603 Cile Cile 52 006 Paesi Bassi Paesi Bassi 35 715 Sudafrica Sudafrica 31 734 Perù Perù 30 513 Lussemburgo Lussemburgo 23 960 Austria Austria 21 581 Ecuador Ecuador 14 835 Colombia Colombia 14 216 Messico Messico 13 409 Croazia Croazia 13 019 San Marino San Marino 11 934 Israele Israele 11 328 Grecia Grecia 10 982 Svezia Svezia 9 666 Irlanda Irlanda 8 545 Paraguay Paraguay 8 502 Monaco Monaco 6 803 Cina Cina 6 746 Rep. Dominicana Rep. Dominicana 6 077 Danimarca Danimarca 5 328 Portogallo Portogallo 4 955 Costa Rica Costa Rica 4 661 Guatemala Guatemala 4 370 Egitto Egitto 4 139 Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 4 133 Turchia Turchia 3 921 Romania Romania 3 810 Panamá Panamá 3 688 Tunisia Tunisia 3 537 Slovenia Slovenia 3 425 Polonia Polonia 3 392 Norvegia Norvegia 3 309 Rep. Ceca Rep. Ceca 3 208 Thailandia Thailandia 3 081 Nuova Zelanda Nuova Zelanda 2 947 Bolivia Bolivia 2 891 Giappone Giappone 2 789 Finlandia Finlandia 2 747 Marocco Marocco 2 680 Ungheria Ungheria 2 566 Palestina Palestina 2 518 El Salvador El Salvador 2 377 Russia Russia 2 355 Cuba Cuba 2 266 Singapore Singapore 1 968 Malta Malta 1 858 Libano Libano 1 770 Kenya Kenya 1 602 Liechtenstein Liechtenstein 1 513 Etiopia Etiopia 1 318 Nicaragua Nicaragua 1 162 Indonesia Indonesia 1 105 Honduras Honduras 1 103 Serbia Serbia 1 100 India India 1 066 Filippine Filippine 1 035 Nigeria Nigeria 1 022 Slovacchia Slovacchia 1 010 Principali comunità di oriundi italiani nel mondo Note Brasile Brasile 25 milioni (circa 15% pop. totale)[54] italo-brasiliani (categoria) [55][56] Argentina Argentina 20 milioni (circa 50% pop. totale) italo-argentini (categoria) [57][58] Stati Uniti Stati Uniti 18,1 milioni (circa 6% pop. totale) italoamericani (categoria) [59] Francia Francia 4 milioni (circa 6% pop. totale) italo-francesi (categoria) [60][61] Canada Canada 1.445.335 (circa 4,5% pop. totale) italo-canadesi (categoria) [62] Uruguay Uruguay 1.500.000 (circa 40% pop. totale) italo-uruguaiani (categoria) [63] Perù Perù 1.400.000 (circa 4,8% pop. totale) Italo-peruani (categoria) [64] Venezuela Venezuela 900.000 (circa 3% pop. totale) italo-venezuelani (categoria) [65] Australia Australia 850.000 (circa 4% pop. totale) italo-australiani (categoria) [66] Messico Messico 850 000 (circa 1% pop. totale) italo-messicani Germania Germania 700.000 (< 1% pop. totale) italo-tedeschi (categoria) Svizzera Svizzera 527.817 (circa 7% pop. totale) italo-svizzeri (categoria) Regno Unito Regno Unito 300 - 500 000 (< 1% pop. totale) italo-britannici (categoria) Cile Cile 150.000 (circa 2% pop. totale) italo-cileni (categoria) [63] Belgio Belgio 290 000 (circa 3% pop. totale) italo-belgi (categoria) [67] Costa Rica Costa Rica 120 000 (circa 3% pop. totale) italo-costaricani Paraguay Paraguay 100 000 (circa 1,5% pop. totale) Italo-paraguaiani Ecuador Ecuador 90 000 (circa 0,6% pop. totale) Italo-ecuadoriani Principali comunità straniere residenti in Italia (dati ISTAT 2011)[51] Romania Romania 968.576 Albania Albania 482.627 Marocco Marocco 452.424 Cina Cina 209.934 Ucraina Ucraina 200.730 Filippine Filippine 134.154 Moldavia Moldavia 130.948 India India 121.036 Polonia Polonia 109.018 Tunisia Tunisia 106.291 Perù Perù 98.630 Ecuador Ecuador 91.625 Egitto Egitto 90.365 Macedonia Macedonia 89.900 Bangladesh Bangladesh 82.451 Sri Lanka Sri Lanka 81.094 Senegal Senegal 80.989 Serbia Serbia Montenegro Montenegro Kosovo Kosovo 80.320 Pakistan Pakistan 75.720 Nigeria Nigeria 53.613 Bulgaria Bulgaria 51.134
Posted on: Mon, 04 Nov 2013 17:03:26 +0000

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