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LA MIA TERRA VIOLENTATA ( Articolo pubblicato su Il Mattino, mercoledì 19 giugno 2013 ) Mi sento stordito e incredulo come un padre cui hanno violentato il figlio sotto i suoi occhi senza che se ne accorgesse. E non si dà pace. E vorrebbe rimediare. Riparare allo scempio delle belle, fertili terre campane, oggi avvelenate. Stupidamente. Vigliaccamente. Dio non voglia, irrimediabilmente. La brama di potere e di denaro ha ammaliato i cuori di tanti insospettabili fino a renderli insensibili. “ I soldi comandano”, disse papa Francesco in occasione della Giornata per l’ambiente. E se a comandare sono i soldi, le persone sono assimilabili alle cose. Si possono sfruttare, usare, rovinare. Condannare a morte. Merce di scambio. Carne da macello. Certo, perché la terra avvelenata, a sua volta, avvelena gli uomini. Senza riguardi. Senza distinzioni. In Campania – lo sanno tutti, anche se tanti continuano a fare i finti tonti – ci si ammala di cancro e di leucemia più che altrove. In particolare nelle zone a cavallo delle province di Napoli e Caserta, è in atto una vera “ecatombe”, come denunciarono l’anno scorso i sette vescovi della “ terra dei fuochi”. Le mamme che accompagnano i figli al cimitero non si contano. Quante lacrime. Quanta rabbia. Quanta sofferenza. I giovani volontari del “ Coordinamento comitati fuochi” stanno raccogliendo i loro nomi, le loro storie. Nulla deve andare perduto di questa sciagura sciagurata che passerà alla storia e che la storia non perdonerà alla nostra generazione. Rifiuti. Monnezza. Per anni ci hanno detto – ed io, prete, ho sempre pensato che mi dicessero il vero – che il problema erano i rifiuti urbani. Cioè la monnezza della nonna. Le bucce di banane e i gusci d’uovo. La colpa, quindi, era tutta dei campani brutti, sporchi e cattivi. Cittadini rimasti all’età della pietra, incapaci di mettersi al passo con la civiltà moderna. E noi credemmo a questa menzogna inventata a tavolino. Ed io, prete, dall’Altare - novello Savonarola - redarguivo i malcapitati parrocchiani: “ Non si buttano le carte per terra… Non si abbandona il sacchetto per la strada…”. Ma per quanta buona volontà ci mettesse la povera gente, nel separare la carta dalla plastica e dal vetro, le cose peggioravano sempre di più. Un fetore nauseabondo, stomachevole, amaro come il fiele, invadeva i nostri paesi e le nostre case a tutte le ore del giorno e della notte. Occorreva chiudere le finestre anche d’estate. E quel fumo, nero come pece, che si sprigiona da mille e mille roghi, che ruba il respiro e fa bruciare gli occhi? Ma che cosa succedeva? Che cosa bruciava nelle campagne? E perché? A chi il povero cittadino poteva rivolgersi per avere spiegazioni? Naturalmente, nessuno sapeva niente. Le amministrazioni locali, lamentando scarsità di fondi e di personale, rimandavano a quelle regionali e nazionali, che a loro volta rilanciavano il barile alla cantina del paese. La cruda verità, che gli addetti ai lavori da sempre conoscevano, divenne finalmente di pubblico dominio. Grazie a persone oneste, illuminate, disinteressate, amanti della loro terra e della vita, capimmo che non erano affatto “ urbani” quei rifiuti che bruciavano a tutte le ore rendendo un inferno la vita di centinaia di migliaia di persone, ma monnezze industriali altamente tossiche e nocive. Dai pentiti di camorra venimmo a sapere che dal nord, alcune grandi industrie, con la complicità della camorra e di amministratori incapaci o collusi, hanno interrato di tutto nelle nostre campagne. Ma a bruciare sono anche milioni di tonnellate di pneumatici, ritagli di pellami e di stoffe – le famose pezze –, intrise di colle, solventi, diluenti. Le tante fabbriche nostrane che producono in nero, in regime di evasione fiscale, per forza debbono poi smaltire in nero i rifiuti. In nero, cioè, rovinando e uccidendo la vita di tanti innocenti. Adesso tacciono. Si capisce. Chi in questo modo criminale si è arricchito, come fa a parlare? Come potrebbe denunciare chi ha chiuso un occhio e spesse volte due? La parola d’ordine era: tacere. Intorbidire le acque e accusare di allarmismo i poveri volontari e qualche amministratore onesto. Ecco la cruda verità sulla “ terra dei fuochi”, fascia di territorio a nord di Napoli e sud di Caserta, con più di due milioni di abitanti, cui sono stati rapinati i diritti più elementari. A chi lo avesse dimenticato ricordo solo che la Campania è ancora una regione della civile Italia e rientra a pieno titolo nella civilissima Europa. Padre Maurizio PATRICIELLO
Posted on: Tue, 25 Jun 2013 21:53:42 +0000

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