LA PERSIANA La pioggia ha avuto un suo ruolo di fondo, nel - TopicsExpress



          

LA PERSIANA La pioggia ha avuto un suo ruolo di fondo, nel nostro incontro, quasi una colonna musicale. Pioveva ininterrottamente quella sera a Caserta. Mi ero rifugiato sotto un porticato del settecento, dai tenui lumi a gas. Ero fradicio e non avevo altra alternativa che guardare attraverso una vetrina, che avevo di fronte, nell’andito del palazzo. Erano esposti piccoli oggetti orientali. Per lo meno mi riparavo da quel diluvio. La scorsi aldilà del vetro, a tratti appannato. Era china su alcuni tappeti. Con mossa elegante ed esperta sembrava sfogliarli, come pagine di un libro. Mi sorpresero i tratti del volto, non europei. Capelli nerissimi e lisci sul collo, un volto scavato da un cesello nervoso. Gli occhi prendevano i colori della seta che svolgeva. Due compratori, un uomo ed una donna mi davano di spalle e a tratti mi coprivano la sua figura. Era inginocchiata su di un tappeto. Camicetta e pantaloni aderenti ad un corpo magro, dai tratti accennati. Per un attimo alzò il viso e si accorse che la stavo guardando. Mi sentii scoperto quando mi fece cenno di entrare. – “Prego, venga dentro, ne ha presa abbastanza di acqua” - Aveva abbandonato i suoi clienti e mi guardava, sorridendomi sulla porta. L’interno era elegante: una scrivania d’epoca con un computer, due poltrone e tappeti persiani antichi alle pareti. Nella sala adiacente, dove erano rimasti gli acquirenti, strati di tappeti sovrapposti coprivano il pavimento della sala. “Si sieda una attimo su questa poltrona, accendo il samovar per un tè e finisco il mio lavoro di là-” Mi aveva fissato negli occhi mentre parlava, non distogliendoli per un attimo. Il colore olivastro della pelle adesso s’intravedeva alla luce rossastra di una lampada da tavolo. Comodo, nella poltrona accogliente, sentivo il suo tono di voce, caldo, senza inflessioni mentre aveva ripreso la presentazione dei suoi tappeti con la stessa posizione di prima. La prospettiva era mutata e mi si offriva la linea sfuggente delle sue gambe inginocchiate e della sua schiena, agile, nervosa. Il samovar cominciava a gorgogliare. Scorsi sulla parete una foto della piazza della Moschea dell’Iman, a Isfahan. Una piazza che avevo lasciato al termine di una vacanza in Iran, non più di un mese prima. Mi alzai per ritrovarne i particolari più da vicino. - “La conosce”? La sentivo alle mie spalle. - “Fantastico posto, le mille e una notte- soggiunsi - Ne vengo da pochi giorni” – precisai. Mi raggiunse quel profumo di aroma di rose che avevo sentito a Shiraz. Girandomi verso di lei, trovai i suoi occhi che mi fissavano. - “Me la descriva, per piacere. Mi dica cosa si prova ad entrarci” - - “Ma lei...?” - iniziai la domanda. - “Si sono persiana, cioè iraniana, come si dice adesso. Papà ai tempi della caduta dello Scià Reza Pahlevi fu costretto ad esiliare in Italia. Io ero bambina, ho pochi ricordi. Non possiamo più rientrare nella nostra patria senza il rischio di non poter tornare più qui, dove abbiamo casa e lavoro. Per questo amo farmi raccontare la mia patria, da chi ci è stato “– Il tè era pronto e me ne versò una tazza di ceramica leggerissima. Doveva aver fatto uscire i clienti da unaltra porta. Fuori la pioggia scrosciava. Le luci dei lampioni a gas si riflettevano sui vetri. Azionò la serranda elettrica e chiuse il negozio. Ora potevo vederla di fronte a me. La linea del naso denunciava la sua origine orientale. Si venne a sedere sul tappeto alla mia destra. Posò una mano sul bracciolo della mia poltrona. - “Mi racconti tutto; come l’ha trovata?” - Gli raccontai la mia Persia, quella del turista, che l’attraversa in quindici giorni su un bus scassato, ad una temperatura di 35-40 gradi. Comunque una lunga favola, una nube di profumi, di veli neri, di rocce. Lei mi ascoltava e inframmezzava domande brevi. - “Chi erano?” - “Come si chiamava?” - Avevo la sensazione che avesse bisogno di pedine per ricostruire un mosaico frammentato. Qualcuno bussò alla saracinesca. Lei corse ad aprire. Entrò un ragazzo. Era anche lui zuppo di pioggia. Alto, biondo, in jeans, occhiali cerchiati d’oro. Il volto di uno studente. - “Sarah, vieni stasera alla riunione, ci siamo quasi tutti”. - “Senz’altro, prendi un tè con noi, vieni siediti” - - “Le presento Marco è il nostro coordinatore Bahai, in questa città. Forse lei non conosce i Bahai, la loro religione, che io seguo da bambina.” --------------------------------- l.p.r. Il mio racconto termina qui, improvvisamente. Voleva essere solo una spiegazione di come, alle volte, ci si può imbattere in ciò che non si conosce. Un pretesto, una chiave d’accesso a ciò che avremmo continuato ad ignorare. TROVO MODERNISSIMO E ATTUALE QUESTO MESSAGGIO DI UN DIO UNICO. SORPRENDENTE E’ IL CONCETTO DI UN UNICO ABITANTE DEL MONDO, ALDILA’ DI OGNI, RAZZA, E COSTUME. Si tenga nota che nasce nell’800 e in pieno Islam! INTRODUZIONE AD UNA COMUNITÀ MONDIALE Fondata un secolo e mezzo fa, la Fede Baháí è oggi tra le religioni mondiali in più rapido sviluppo. Con più di cinque milioni di seguaci in almeno 233 paesi e territori, è già divenuta la seconda fede maggiormente diffusa, superando, in ordine geografico, tutte le altre eccetto il Cristianesimo. I baháí risiedono in più di 120.000 località del globo, espansione che riflette la loro dedizione allideale della cittadinanza mondiale. Il principale scopo della Fede Baháí è rispecchiato nella composizione della sua comunità. Rappresentando uno spaccato dellumanità, i baháí provengono praticamente da ogni nazione, gruppo etnico, cultura. Professione, classe sociale ed economica. Vi sono rappresentati più di 2100 diversi gruppi etnici e tribali. Poiché inoltre forma una singola comunità, libera da scismi e fazioni, essa comprende probabilmente il gruppo organizzato più differenziato e diffuso del modo. lI Fondatore della Fede fu Baháulláh, un nobile persiano di Teheran, che verso la metà del diciannovesimo secolo lasciò unesistenza principesca, comoda e sicura per una vita di persecuzioni e privazioni. Egli proclamò dessere un nuovo e indipendente Messaggero di Dio. La Sua vita, le Sue opere e la Sua influenza sono pari a quelle di Abramo, Krishna, Mosè, Zoroastro, Buddha, Cristo e Muhammad. I baháí Lo considerano, nella successione dei Messaggeri Divini, il più recente. Questo è il Giorno in cui i più eccellenti favori di Dio sono stati profusi sugli uomini, il Giorno in cui la Sua più potente grazia è stata infusa in tutte le cose create. --Baháulláh Il messaggio essenziale di Baháulláh è quello dellunità. Insegnò che cè un solo Dio, che cè un solo genere umano, e che tutte le religioni sono state stadi nella rivelazione della volontà e degli scopi di Dio per lumanità. In questo giorno, disse, lumanità è giunta collettivamente alla maturità. Come predetto in tutte le Scritture nel mondo, è arrivato il momento di unire tutti i popoli in una società globale pacifica ed integrata. La terra è un solo paese e lumanità i suoi cittadini. La più giovane delle religioni indipendenti, la Fede fondata da Baháulláh si differenzia dalle altre in vari modi. Ha un unico sistema di amministrazione globale con consigli governativi liberamente eletti in più di 18.000 località. Affronta in modo diverso (e a volte radicale) i problemi sociali contemporanei. Le Scritture della Fede e le multiformi attività dei suoi membri affrontano in pratica ogni importante visione del mondo odierno, dalla nuova concezione della diversità culturale e dalla conservazione dellambiente alla decentralizzazione delle decisioni, da un rinnovato impegno nella vita familiare e per una morale nuova allappello per un Nuovo Ordine Mondiale. La dote che la contraddistingue è comunque la sua unità. Diversamente dalle altre religioni - per non parlare della maggior parte dei movimenti sociali e politici - la Fede Baháí ha resistito con successo al ricorrente impulso di frazionarsi in sette e gruppuscoli. Ha mantenuto la sua unità a dispetto di una storia turbolenta quanto quella di ogni altra religione dellantichità. Nel secolo successivo a quello in cui visse Baháulláh, il processo di unificazione globale chEgli aveva proclamato è andato progredendo. Attraverso processi storici, le tradizionali barriere di razza, classe, credo e nazione sono state stabilmente abbattute. Predisse che gli impulsi in atto avrebbero fatto nascere una civiltà universale. La principale sfida che i popoli del mondo devono affrontare è quella daccettare il fatto della loro unicità e di collaborare per la creazione di questo nuovo mondo. La vitalità della fede delluomo in Dio sta morendo in ogni luogo; nulla allinfuroi del Suo salutare rimedio potrà mai risveglirala. --Baháulláh Una società globale per poter fiorire, dice Baháulláh, deve basarsi su certi principi fondamentali. Essi includono: leliminazione di tutte le forme di pregiudizio; piena parità tra i sessi; riconoscimento della unicità essenziale delle grandi religioni mondiali; eliminazione degli estremi di povertà e ricchezza; istruzione universale; armonia tra religione e scienza: equilibrio sostenibile tra natura e tecnologia, e lo stabilirsi di un sistema federativo mondiale, basato sulla sicurezza collettiva e lunicità del genere umano. I baháí del mondo esprimono il loro impegno in questi principi soprattutto nella trasformazione individuale e collettiva. Tra i diversi modi, limpegno si riflette in un gran numero di piccoli progetti rurali di sviluppo economico e sociale che le comunità baháí hanno lanciato in questi ultimi anni. Costruendo una rete unificata di consigli locali, nazionali ed internazionali, i seguaci di Baháulláh hanno creato una comunità mondiale diversa e proiettata in avanti - segnata da un preciso stile di vita e di attività - che offre un incoraggiante modello per la cooperazione, larmonia e lazione sociale. In un mondo preso da mille ideali, questo è di per sé un traguardo
Posted on: Fri, 08 Nov 2013 06:28:51 +0000

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