LO SPIRITO DELLE LEGGI DI ANGELO ROMANO Sono le leggi che fanno - TopicsExpress



          

LO SPIRITO DELLE LEGGI DI ANGELO ROMANO Sono le leggi che fanno grande una nazione e migliorano la vita di un popolo. Leggi equilibrate, giuste, lungimiranti, chiare e che poco concedono all’interpretazione, attente al bene della nazione, garantiscono il progresso armonioso di una società ordinata. Esse sono il frutto del responsabile lavoro della classe politica che un popolo si sceglie. Quando le leggi sono troppe ed a limitazione crescente delle libertà individuali, quando concedono troppi ampi margini all’interpretazione dei magistrati o dei burocrati, quando non hanno un effetto propulsivo, ma depressivo sulle società che dovrebbero regolare, esse diventano inutili o dannose e tendono ad essere eluse o disattese. Il caso dell’Italia, a questo proposito, è emblematico. La quantità di norme attive è asfissiante e si tratta, spesso, di norme poco chiare e mal redatte, a volte contraddittorie e che, nel loro insieme, costituiscono un forte freno allo sviluppo italiano. Basti pensare alla complessità del rapporto cittadino – fisco che è impossibile senza un “interprete”, sia esso un commercialista o un Caf o alle tante sentenze integralmente ribaltate nei vari gradi di giudizio. Finché la politica contava qualcosa, la selva legislativa le tornava comoda per trovare l’”aggiustamento”, il cavillo, la via breve. Oggi che i poteri forti sono diventati altri, l’eccesso di norme attive concorre, nella competizione tra i poteri, al ridimensionamento della stessa politica e, quindi, ad un complessivo arretramento civile. Ma non è questo l’aspetto peggiore che è invece costituito dal freno allo sviluppo determinato da leggi malsane e dai bizantini corollari burocratici che su di esse si innestano. Gli esempi sarebbero innumerevoli, ma ci limiteremo ad analizzare il solo caso dei brevetti. E’ di tutta evidenza che, oggi come oggi, una nazione avanzata fonda i suoi primati sui frutti della ricerca, sulla competizione tecnologica, sulle scoperte ed i brevetti, sulle tecnologie di processo e sulla tutela di tale patrimonio. Solo su queste premesse, ad esempio, i grandi colossi dell’elettronica possono delocalizzare parte delle produzioni in relativa tranquillità concorrenziale, relativa perché lo spionaggio industriale è sempre in agguato. Le produzioni tradizionali e quelle manifatturiere in genere, nel mercato globale, tendono ad allocarsi dove è più conveniente produrre, il che quasi sempre significa: dove il costo della mano d’opera è più basso. La ovvia conseguenza è che l’interesse nazionale, dal punto di vista di una società avanzata, si garantisce e tutela favorendo la ricerca e rendendo agili tutte le procedure di protezione della proprietà intellettuale, in particolare in ambito tecnologico. Questo dovrebbe implicare la sussistenza di un forte interesse pubblico in tale direzione, tale da favorire l’accesso alla tutela, in particolare alla brevettazione, del più ampio numero di soggetti. L’equazione è semplice: più inventori, scopritori, ricercatori, tecnologi creativi, imprese avanzate ci sono, più crescono le chances competitive dell’intera società e le possibilità di permanere nel novero delle società avanzate. E più la loro vita viene semplificata e riconosciuta la loro funzione sociale, tanto più crescono le possibilità di un incremento medio della cultura scientifica che è la condizione necessaria per l’innesco di un circolo virtuoso e prospetticamente vantaggioso per tutti. Se crescono la curiosità e l’amore verso le scienze e le tecnologie, cresceranno statisticamente le competenze dell’intero sistema. La conseguenza logica sarebbe quella di premiare chi, grazie ad una buona idea, ha qualcosa da brevettare, di semplificargli la vita, di aiutarlo a perfezionare l’idea che ha avuto, di facilitargli il confronto con gli enti pubblici di ricerca, di assisterlo nel percorso di tutela. Ma la realtà è ben diversa. L’inventore si trova a dover affrontare alti costi e muri di scartoffie, spesso è costretto a rivolgersi all’immancabile “interprete”: il consulente ai brevetti e ci vogliono da dodici a diciotto mesi solo per sapere se la sua invenzione è degna o meno di tutela giuridica, per non parlare dei rischi di “copia autorizzata” della sua idea (e tra le funzioni del consulente c’è anche quella di rendere poco intellegibile ciò che si deposita per ridurre il rischio di copia). Se poi vuole estendere il brevetto all’Europa o al mondo, l’impresa diventa davvero ardua ed alla portata solo di entità finanziariamente ed organizzativamente solide. Un mio amico napoletano, visti i tempi foschi e ben consapevole dell’alto rischio a consumare i prodotti orticoli della “terra dei fuochi”, si è fatto, da qualche anno, un orto nel suo giardino. Volendo condividere con molti altri la soddisfazione di mangiare ortaggi a chilometro zero e senza inquinanti, ha inventato un marchingegno idoneo a produrre ortaggi in quantità in meno di un metro quadro di balcone. Ha chiamato il ritrovato “Balcorto” ed ha provato a brevettarlo. Ha rinunciato, atterrito, dopo un mese di approccio al problema. Eppure la sua “invenzione” avrebbe potuto dare soddisfazione a molti. Forse metterà il progetto su Internet, ma non è così che dovrebbero andare le cose. Il risultato complessivo è che in Italia i giovani, per disperazione, per eccesso di numeri chiusi, per mancanza di seri orientamenti, stanno tornando in massa all’agricoltura piuttosto che andare verso la scienza. Eppure non siamo un Paese che può permettersi di bruciare così intere generazioni perché dietro l’angolo c’è l’estromissione dal novero delle società opulente. Angelo Romano Nota: L’immagine di apertura ripropone la Copertina di “Mechanix Illustrated” del novembre 1941. Documenti allegati: Si riporta l’appello del governo americano agli inventori (novembre 1941) nell’imminenza dell’entrata degli Usa nella seconda guerra mondiale (dicembre 1941) per segnalare la particolare qualità del rapporto Stato – inventori e il pieno riconoscimento della loro funzione sociale. Da notare il preciso elenco di fabbisogni “inventivi” richiesti dallo “zio Sam” e che l’appello veniva pubblicato un mese prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbour.
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 12:41:05 +0000

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