La Corte Costituzionale è intervenuta sull’accorpamento delle - TopicsExpress



          

La Corte Costituzionale è intervenuta sull’accorpamento delle Province, ritenendo illegittimo il ricorso al decreto legge. Secondo la Consulta, un intervento di questo tipo deve essere limitato ai casi urgenti e necessari. Ancora non si conoscono le esatte motivazioni della sentenza, ma si sa che l’abolizione delle Province non è una riforma giudicata impellente. Eppure, in termini di tagli delle spese pubbliche, la riforma veniva ritenuta necessaria. Intanto tutte le poltrone sono salve, a parere della Corte Costituzionale. Quando era stata proposta la riforma, si dovevano prendere dei provvedimenti in grado di rendere tranquilla la situazione a livello dei mercati internazionali, ma a quanto pare, adesso, la riforma non appare urgente. La situazione dell’Italia è quella di una completa paralisi, che in questo momento va affrontata con altri provvedimenti. Nell’ambito del Governo Monti, il presidente della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini e il Governo stesso avevano preso atto della quantità di emendamenti e subemendamenti presentati al provvedimento sull’accorpamento delle Province. Vizzini aveva affermato: “Il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine“. Sull’argomento si era espresso anche il ministro Filippo Patroni Griffi, che aveva asserito che il Governo aveva fatto quello che poteva e aveva preso atto della situazione. Il Consiglio dei Ministri aveva approvato il decreto legge sulla riduzione del numero delle province italiane e sull’accorpamento delle stesse. Il decreto doveva essere convertito in legge entro Natale per rendere i tempi più veloci, ma la fine anticipata del Governo Monti ha bloccato tutto. Per la verità anche prima delle annunciate dimissioni di Monti, i partiti non sembravano particolarmente favorevoli a procedere. Fra i capigruppo dei partiti e il ministro della Pubblica Amministrazione Patroni Griffi si era infatti scatenata una vera e propria guerra. La Lega Nord è sempre stata contraria al provvedimento, mentre il PD aveva chiesto delle modifiche e il PdL aveva presentato perfino una mozione che puntava sulla pregiudiziale di costituzionalità. Senza tener conto delle resistenze locali. In fin dei conti erano tutti concordi nel voler bloccare il decreto e alla fine ci sono riusciti. Ma il provvedimento non doveva servire a tagliare le spese inutili della politica italiana? Ancora una volta non si tiene conto di ciò. La protesta contro il taglio delle Province aveva assunto da sempre toni aspri. Gli enti provinciali avevano minacciato di spegnere i riscaldamenti nelle scuole proprio in segno di protesta. L’iniziativa era stata portata avanti anche dal presidente dell’Unione delle province italiane, Antonio Saitta. Proprio l’Upi aveva deciso di condurre dei ricorsi al Tar contro il taglio di 500 milioni previsti dalla spending review. Ecco perché nella polemica era entrato anche l’ex Ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi, che aveva precisato come Saitta avrebbe dovuto manifestare un comportamento più consono all’istituzione che rappresenta. Saitta dal canto suo aveva ribattuto: “Noi chiediamo solo rispetto, non siamo una lobby economica ma un pezzo elettivo dello Stato; i giudizi del ministro Patroni Griffi e del Governo non possono essere di disprezzo verso le Province“.
Posted on: Thu, 04 Jul 2013 21:51:23 +0000

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