La livella (Traduzione in italiano, 1953/64) Ogni anno, - TopicsExpress



          

La livella (Traduzione in italiano, 1953/64) Ogni anno, il due novembre, cè lusanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno deve fare questa gentilezza; ognuno deve avere questo pensiero. Ogni anno, puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anchio ci vado, e con dei fiori adorno il loculo marmoreo di zia Vincenza. Questanno mè capitata unavventura ... dopo aver compiuto il triste omaggio (Madonna!) se ci penso, che paura! ma poi mi diedi anima e coraggio. Il fatto è questo, statemi a sentire: si avvicinava lora di chiusura: io, piano piano, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura. Qui dorme in pace il nobile marchese signore di Rovigo e di Belluno ardimentoso eroe di mille imprese morto l11 maggio del 31. Lo stemma con la corona sopra a tutto ... ...sotto una croce fatta di lampadine; tre mazzi di rose con una lista di lutto: candele, candelotte e sei lumini. Proprio accanto alla tomba di questo signore c’era unaltra tomba piccolina, abbandonata, senza nemmeno un fiore; per segno, solamente una piccola croce. E sopra la croce appena si leggeva: Esposito Gennaro - netturbino: guardandola, che pena mi faceva questo morto senza neanche un lumino! Questa è la vita! tra me e me pensavo... chi ha avuto tanto e chi non ha niente! Questo poveruomo saspettava che anche all’altro mondo era pezzente? Mentre rimuginavo questo pensiero, sera già fatta quasi mezzanotte, e rimasi chiuso prigioniero, morto di paura... davanti alle candele. Tutto a un tratto, che vedo da lontano? Due ombre avvicinarsi dalla mia parte... Pensai: questo fatto a me mi pare strano... Sono sveglio...dormo, o è fantasia? Altro che fantasia! Era il Marchese: con la tuba, la caramella e il pastrano; quell’altro dietro a lui un brutto arnese; tutto fetente e con una scopa in mano. E quello certamente è don Gennaro... il morto poverello... il netturbino. In questo fatto non ci vedo chiaro: sono morti e si ritirano a quest’ora? Potevano starmi quasi a un palmo, quando il Marchese si fermò di botto, si gira e piano piano... calmo calmo, disse a don Gennaro: Giovanotto! Da Voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono blasonato! La casta è casta e va, sì, rispettata, ma Voi perdeste il senso e la misura; la Vostra salma andava, sì, inumata; ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la Vostra vicinanza puzzolente, fa duopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari,tra la vostra gente. Signor Marchese, non è colpa mia, io non vi avrei fatto questo torto; mia moglie è stata a fare questa fesseria, io che potevo fare se ero morto? Se fossi vivo vi farei contento, prenderei la cassa con dentro le quattrossa e proprio adesso, in questo stesso istante entrerei dentro a unaltra fossa. E cosa aspetti, oh turpe malcreato, che lira mia raggiunga leccedenza? Se io non fossi stato un titolato avrei già dato piglio alla violenza! Fammi vedere! prendi sta violenza... La verità, Marchese, mi sono stufato di ascoltarti; e se perdo la pazienza, mi dimentico che son morto e son mazzate! Ma chi ti credi dessere...un dio? Qua dentro, vuoi capirlo che siamo uguali?... ...Morto sei tu , e morto son pure io; ognuno come a un altro è tale e quale. Lurido porco!... Come ti permetti paragonarti a me chebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?. Ma quale Natale, Pasqua e Epifania!!! Te lo vuoi ficcare in testa... nel cervello che sei ancora malato di fantasia?... La morte sai cos’è?... è una livella. Un re, un magistrato, un grand’uomo, passando questo cancello, ha fatto il punto che ha perso tutto, la vita e pure il nome: non ti sei fatto ancora questo conto? Perciò, stammi a sentire... non fare il restio, sopportami vicino - he timporta? Queste pagliacciate le fanno solo i vivi: noi siamo seri… apparteniamo alla morte!
Posted on: Thu, 31 Oct 2013 21:09:50 +0000

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