La musica non è solo un’ attività umana estremamente diffusa, - TopicsExpress



          

La musica non è solo un’ attività umana estremamente diffusa, ma anche di grande importanza, e questo la rende in sé un oggetto di ricerca importante e appassionante. Diverse ricerche hanno messo in luce che anche prima della nascita i bambini sono sensibili alla musica e ai suoni in genere. È possibile far ascoltare musica al bimbo quando è ancora nel grembo materno e poi studiarne l’effetto quando è appena nato. Diverse ricerche hanno mostrato che il feto comincia a rispondere a suoni e rumori a partire dal terzo trimestre della gravidanza. I neonati riconoscono innanzitutto la voce della propria madre. Questa abilità la possiamo collegare alla necessità del bambino di riconoscere immediatamente la propria madre: al momento della nascita la vista è ancora molto confusa e il riconoscimento degli stimoli ambientali si deve immediatamente basare sul udito e, probabilmente sul olfatto. La cosa straordinaria è che le capacità dei neonati sembrano andare ben al di là del “semplice” riconoscimento di una voce: alcuni studi, infatti, hanno mostrato come una storia letta ripetutamente dalla madre durante il terzo trimestre della gravidanza venga preferita dal bambino dopo la sua nascita rispetto a una storia mai letta. In effetti, la suzione del seno materno durava più a lungo quando i neonati ascoltavano la storia nota rispetto a quando la madre raccontava una nuova storia. Inoltre, per i neonati che non avevano invece ascoltato alcuna storia ripetutamente durante la gravidanza, non si rilevava alcuna preferenza e tutti i racconti venivano percepiti allo stesso modo (De Casper, Spence, 1986). Ancora nel utero, il futuro nato sembra quindi estremamente sensibile alla struttura acustica del suono, ossia a quella che i linguisti chiamano prosodia. In effetti non è il senso della storia che viene ricordato, ma il tono della voce, il suo contorno che sale e scende, la sua intensità, i respiri, le pause. Per quanto riguarda la musica, benché non ci siano molti studi sulla percezione prenatale, i risultati sembrano mostrare che la musica non solo può essere appresa dal feto, ma può anche essere ricordata dopo la nascita. Ad esempio è stato mostrato che neonati di una settimana preferiscano la ninnananna che la mamma ha cantato loro durante la gravidanza. Inoltre le ninnananne cantate durante la gravidanza sembrano avere un maggior effetto calmante rispetto ad altre. Peter Hepper (1991) ha sfruttato il fatto che alcune madri avevano guardato una serie televisiva durante la gravidanza e che quindi il feto aveva “ascoltato” la sigla musicale iniziale e finale centinaia di volte: i neonati, testati fra 2 e 4 giorni dopo la nascita, mostrano una diminuzione del battito cardiaco durante l’ascolto della canzone della serie televisiva. Nessuna variazione fu osservabile durante l’ascolto dei brani musicali sconosciuti, né in un gruppo di controllo le cui madri non avevano guardato la serie televisiva dopo la trentesima settimana di gestazione e non prima. Questi risultati mostrano come il feto, perlomeno oltre l’ottavo mese, abbia capacità di analisi acustica e di memoria assai più sviluppate, rispetto a quanto si sarebbe potuto immaginare. Infine,anche se alcuni studi recenti sembrano indicare che l’ascolto della musica da parte del feto possa accelerare lo sviluppo di alcuni comportamenti quali la lallazione e la ordinazione mano-occhi, sono necessari studi più approfonditi per accertare questa ipotesi. Tratto da “Psicologia della musica” a cura di D. Schon, L. Akiva-Kabiri, T. Vecchi.
Posted on: Tue, 30 Jul 2013 18:23:34 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015