Le conquiste dell’Homo Sapiens..di Ian Tattersall intervista di: - TopicsExpress



          

Le conquiste dell’Homo Sapiens..di Ian Tattersall intervista di: Pietro Greco «ll nostro ragionamento simbolico ha senza dubbio contribuito al successo della specie» Non eravamo attesi. non c’era alcun «disegno intelligente» ad aprirci la strada. non abbiamo seguito alcun percorso evolutivo speciale, siamo sbucati alla fine di una strada stretta, tortuosa, con mille ramificazioni dove avremmo potuto perderci. Eppure siamo diventati, come recita il titolo del nuovo libro che Ian Tattersall ha pubblicato in italiano per le edizioni Codice, I signori del pianeta. Signori un po’ invadenti, ma indubbiamente dominanti. O, come si dice oggi con un pessimo termine, vincenti. Ian Tattersall è un antropologo inglese che ormai vive e studia in America. Ed è considerato uno dei maggiori interpreti del «pensiero biologico» contemporaneo. Ieri al Salone del Libro di Torino, preceduto dal saluto di Luca Cavalli Sforza, ha tenuto una conferenza dal titolo Homo sapiens alla conquista del mondo. Lo abbiamo intervistato. Professor Tattersall, per molti anni abbiamo avuto un’idea piuttosto consolatoria delle modalità con cui noi uomini della specie sapiens siamo diventati «i signori del pianeta». Abbiamo immaginato un percorso lineare e di progresso che dalle australopitecine agli «habilis» e poi agli «erectus» ha portato fino a noi, «Homo sapiens», specie cognitivamente superiore. Questa idea della nostra evoluzione è oggi da rivedere? «Sì, penso proprio di sì. Ora sappiamo che the human family tree, l’albero della famiglia delle specie umane umana, era davvero folto e cespuglioso, con numerose ramificazioni. Infatti, anche solo tra i resti fossili che abbiamo trovato, c’è la chiara evidenza che c’è stato un tempo in cui sono vissuti sul pianeta almeno otto specie di ominidi contemporaneamente. Questo è davvero un nuovo scenario. Lo scenario di un vigoroso esperimento evolutivo, non certo l’espressione di un cambiamento lineare graduale». Un’evoluzione né lineare né graduale, lei dice. Un bivio «pesante» drammatico che ha caratterizzato la storia evolutiva delle grandi antropomorfe e che ha consentito ad alcune specie di imboccare il sentiero che porta fino a noi, è certamente la «conquista del bipedismo». Ma fu davvero una «conquista», ovvero un carattere che offriva un chiaro vantaggio evolutivo alle australopitecine rispetto alle altre grandi scimmie antropomorfe o non fu piuttosto una «contingenza», un carattere evolutivo che solo ex post ha dispiegato tutte le sue potenzialità? «Penso che il primo ominide imparò a stare eretto semplicemente perché il suo antenato era già capace di tenere eretto il suo busto, spesso sospendendo tutto il suo peso dai rami più alti degli alberi. Cosicché quando fu costretto a scendere al suolo gli fu più facile tenere eretto l’intero suo corpo. Una volta assunta la posizione eretta si è trovato con tutti i vantaggi, ma anche gli svantaggi, potenziali della nuova postura, che è stata certamente la novità nell’evoluzione umana che ha reso possibile tutto quanto doveva poi avvenire». Non così i nostri cugini prossimi, gli scimpanzé, con cui condividiamo il 98% dei geni. Eppure hanno capacità cognitive sviluppate. Ha senso distinguere il genere «Pan» dal genere «Homo»? Erano poi così diversi gli scimpanzé dalle australopitecine e poi dalle prime specie del genere «Homo»? «Penso che noi e gli scimpanzé siamo creature ancora molto differenti. Negli ultimi anni abbiamo imparato che le differenze tra noi sono dovute alla regolazione e all’espressione dei geni che alle differenze strutturali nei geni che codificano per le proteine. È qui che emerge in tutta la sua importanza quella differenza del 2% cui fa riferimento». Siamo diventati «i signori del pianeta» anche grazie alle nostre capacità cognitive. A cosa è dovuto l’enorme sviluppo delle capacità cognitive del genere «Homo» e della specie «sapiens»: a modificazioni genetiche, alla cosiddetta encefalizzazione o anche ad altri fattori, come quelli sociali? «L’encefalizzazione è stata una forte tendenza in differenti linee evolutive del genere «Homo» negli ultimo due millioni di anni. Ma il modo inusuale che noi abbiamo di processare informazione nella nostra mente è apparso solo molto di recente, e solo nella nostra linea. Probabilmente a causa di una fortunata coincidenza di acquisizioni». Non c’è dubbio che almeno due specie del genere «Homo» hanno avuto la capacità di diffondersi in quasi tutti i continenti. Come spiega questa forte e rara «spinta a viaggiare», che è stata la premessa per diventare «signori del pianeta»? «Non appena i membri del nostro genere Homo hanno acquisito la moderna forma del corpo divennero manifestamente mobili, come mai avvenuto in passato, diffondendosi fuori dall’Africa e raggiungendo rapidamente l’Asia orientale. Anche dopo sembra che l’Africa abbia prodotto successive ondate di nuove specie di ominidi che si sono diffuse nel Vecchio Mondo. Tutto questo, evidentemente, è avvenuto sia grazie alla loro mobilità che alla loro adattabilità. Ma io vorrei suggerire: anche grazie al possesso di una cultura materiale». Le analisi genetiche dimostrano che «Homo sapiens» ha avuto contatti (anche riproduttivi) con altre specie del genere «Homo». Cosa le suggerisce questa contaminazione? «Questo ci dice che le specie giovani possono essere capaci, in una certa misura, di scambiare geni con i parenti più prossimi. Comunque, questi scambi non sono stati biologicamente significativi, perché non sembra che abbiano avuto un effetto materiale sulla traiettoria futura di ciascuno dei partecipanti. I Neanderthal, per esempio, si sono estinti, mentre la nostra specie è diventata quella che è oggi». Per molti millenni «Homo sapiens» moderno ha convissuto con altri specie di ominidi. Perché oggi è l’unica sopravvissuta? «Sono sicuro che è grazie al modo inusuale e senza precedenti che noi abbiamo di gestire l’informazione. Il nostro ragionamento simbolico ci dà la capacità di pianificare e una serie di altri fattori di vita che contribuiscono al successo di una specie. Siamo diventati un competitore insuperabile. È questo il motivo per cui noi siamo soli al mondo oggi». l’Unità
Posted on: Thu, 20 Jun 2013 07:55:10 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015