Le trasformazioni urbane e la passeggiata a mare Edoardo - TopicsExpress



          

Le trasformazioni urbane e la passeggiata a mare Edoardo Mottola (Rod Steiger) ... lo so che la città sta là e sta andando là perché il piano regolatore così ha stabilito. Ma è proprio per questo che da là, la dobbiamo fare arrivare quà. I consiglieri (attori vari) ...e ti pare una cosa facile. ...mo cambiamo il piano regolatore. Edoardo Mottola (Rod Steiger) Che cosa? Non cè bisogno, la città và in là e questa è zona agricola, quanto la puoi pagare oggi, 300, 500, 1000 lire al metro quadrato, ma domani questa terra, questo stesso metro quadrato ne può valere 60.000, 70.000 tutto dipende da noi. Il 5000% di profitto....tutto guadagno e nessun rischio. Noi dobbiamo fare solo in modo che il comune porti qui le strade, le fogne, il gas, lacqua, la luce.... Francesco Rosi Le mani sulla città 1963. Questo è uno dialoghi piu importanti di un grande film, forse non ha nessuna attinenza con quello che voglio dire di seguito ma, per noi architetti, rappresenta sempre lemblema di come le trasformazioni urbane, il più delle volte, siano avvenute solo a seguito di forti interessi speculativi. La scena si svolge a Napoli, ma potrebbe essere stata girata ovunque, e quel modo di fare è stato esportato anche in realtà diverse grandi o piccole che siano. Forse la speculazione appartiene ad una epoca passata e forse è altrettanto vero che certi metodi, allora come oggi, hanno bisogno di tutto il sistema autorizzativo-legislativo per essere messi in pratica. Invece oggi, almeno nella nostra città rispetto ai temi delle trasformazioni urbane, sembra tirare un vento nuovo. Si parla finalmente di partecipazione, la popolazione sembra attenta rispetto ai temi delle trasformazioni urbane e a quanto accade, chiede, vuole sapere. La giunta, come non mai, è sensibile e preparata su certi temi. Eppure le forze politiche fanno la corsa ad accaparrarsi la primogenitura sulla passeggiata a mare, a metterci il cappello sopra-questa espressione da marzo ad oggi mi è diventata familiare, usata ed abusata, segno di tempi instabili ed incertezze, prodromi, a mio avviso, della volontà di una imminente restaurazione di vecchie e consolidate abitudini-quasi a volere vantare un diritto anche SULLARIA CHE RESPIRIAMO. Sulla questione è sulla nascita e approvazione del progetto per il lungomare ricordo di una infuocata riunione di commissione edilizia. Allepoca era in vigore quella a quindici membri, prima del decreto legge che eliminava enti e commissioni inutili, una vera bolgia. Formata da giovani inesperti-come me e altri-alle prime armi, da professori di scuola, qualche professionista e da alcuni professionisti di questo genere di commissioni. Era, quindi, rappresentato tutto larco costituzionale, insomma, lespressione massima della democrazia. Alla prima riunione con massima sorpresa, anche se era un diritto lecito, viene sottoposta al vaglio della impreparata commissione il progetto per la passeggiata e il relativo nuovo collettore che finalmente avrebbe riportato Portici a rango città balneabile, con grosse prospettive per un futuro turistico di quella che ormai è quasi una spunk city. Come per la ricerca dellaraba fenice si rincorreva lidea di quella città amena, dallaria buona, retaggio di antichi fasti borbonico-ottocenteschi. Mi è capitato di leggere di recente i verbali del Decurionato dellepoca, dove ci si preoccupava di occludere la feritoie che sversavano merda sulla strada Regia perché recavo flastidio alla nobiltà che si recava nellameno luogo di villeggiatura. Una città che fino alla metà dell800 non aveva un sistema di scarico fognario, nè sognava, come oggi, di realizzarne uno ma che si preoccupava solo di eliminare il fastidio alla nobiltà che raggiungeva le loro splendide dimore. Intorno monnezza e condizioni di vita al limite ma gli interessi dei pochi prevalevano. Quella commisione edilizia, non era in vigore questa giunta né quella prima, né quella prima ancora ma ancora laltra, dopo riunioni infuocate, dimissioni, perdita delle chiavi degli uffici e degli armadi dove erano riposti i grafici con la conseguente impossibilità a visionare un progetto così importante e difficile, approvò dopo numerose sedute, con la legalità del numero legale, scusate il gioco di parole, il progetto. Almeno questo e con la garanzia che tra una convocazione e laltra fosse passata più di mezzora, nessun riferimento a cose odierne, ma quello della sussistenza del numero legale, senza dubbi, resta uno dei capisaldi della democrazia. In realtà non ho mai capito perché giustificare un opera faraonica, che ha distrutto le nostre poche spiagge naturali, per fare passare un collettore fognario per coprirlo con le opportune difese dai morosi e poi solo alla fine pensare a come disegnarlo. Non ho mai capito perché i nostri liquami debbano raggiungere il mare, correre lungo la costa, arrivare ad una pompa di sollevamento, raggiungere un non bene identicato luogo di trattamento, posto nellentroterra napoletano, per poi essere ributtati, finalmente puliti, di nuovo a mare. Evidentemente mi sfugge il suo senso imeneo. A mio avviso restano per la città pochi benefici e molte possibilità di profitti per pochi per, eventualmente, realizzare quello che ogni sera vediamo al Granatello. Ciurme di persone provenienti da un retroterra degradato che sfoga la propria voglia di divertimento sul mare finalmente ri-scoperto. Le condizioni di sicurezza, accesso e di tutti i servizi accessori sono minime. Immagino solo cosa possa succedere. Il problema per me non è quello della funzione, per essere chiari, questo progetto è figlio di quello meno tristemente famoso di circa quaranta anni fà. Lunica differenza che allora si aveva la sfacciataggine di proporre una strada carrabile con tanto di svincoli per superare la linea ferrata, oggi tutto è addolcito dalla pedonalizzazione. Voglio dire che, non è la funzione a qualificare un progetto, ma per contro il senso, lo spazio, le relazioni con il contesto e appunto anche prefigurare uno scenario di quello che può avvenire in una situazione come quella che si và prefigurando. Ormai il danno è fatto e, per me, restano valide le considerazioni architettoniche espresse nel precedente post. Sicuro vanno bloccate certe idee di proporre un doppio bacino portuale, magari dislocato a Pietrarsa. Qualsiasi esperto di portualità, dotato di buon senso, farebbe notare che è un controsenso avere due bacini a distanza di meno di due chilometri. Traffico in città e traffico in acqua. Così come forse non ha senso, averne uno a Vigliena, più a sud, e un altro a Stabiae, più a nord, ma questo è un altro discorso. La sensazione è sempre che in certe idee manchi una visione territoriale, come se il nostro territorio comunale sia una metropoli, dove sia possibile ragionare solo in termini di dislocazione e decentramento. Invece di togliere aggiungiamo, strutture, servizi, infrastrutture con la conseguenza di intasare ulteriormente il nostra Große Stadt. Il lavoro da farsi, a mio avviso, oggi sarà quello di limitare i danni rendere più appetibile un brutto progetto e limitare certe funzioni per trovarne altre di qualità a favore, senza dubbio, di un uso pubblico del suolo demaniale. Credo che questa visione fortunosamente appartiene ai più. Resta, però, la sensazione che una certa idea della res pubblica, intesa come ritorno di immagine politica e non come di utilità per tutti, sia ancora presente in certi settori. Ecco non vorrei che un vento, più o meno recente, che a volte sembra soffiare di nuovo in certi momenti della nostra vita pubblica, non voglia riportarci indietro alla situazione descritta in mani sulla città dove larrivo di acqua, fogne e altro, questa volta serva a scalzare quel vento di partecipazione, rinnovamento e etica che si è innalzato da qualche tempo alle nostre latitudini.
Posted on: Sat, 09 Nov 2013 21:26:54 +0000

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