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..............................L’ ULTIMO VIAGGIO............................... (in memoria di Nicholas Green -09/09/87 - 01/10/94) “Good morning, Italia!” Così il piccolo Nicholas salutò il Bel Paese appena mise la testa fuori dal Concorde, l’aereo che, dopo un transoceanico volo notturno, l’aveva portato in Italia. “J love you, beautiful Roma!”, esclamò, sinceramente commosso, riconoscendo l’Aeroporto Leonardo Da Vinci, la cui statua s’erge al centro di un verde prato lì vicino. Stentava nel credere a ciò che gli occhi vedevano, ma era tutto vero, reale! Era a Roma, la città eterna, la caput mundi dei latini. Ne aveva studiato la storia, da Romolo e Remo fino ai giorni nostri. Quante volte, di notte, aveva sognato di visitarla. Messi i piedi a terra, Nicholas abbracciò i genitori, che così ringraziò: “E’ il regalo più bello che potevate farmi!” disse loro, contenendo a stento gioia e commozione. Travolto dall’euforia, abbracciò la sorellina, che però non capì il motivo di tutte quelle moine. Sbrigate le formalità di rito, papà Green noleggiò una comoda station-wagon e raggiunse l’albergo sito al centro di Roma. Passando a qualche metro di distanza da Trinità dei Monti, Nicholas esclamò: “Wonderful, very nice!” Per lui, tutto era bellissimo, grazioso! Un fattorino dell’albergo li aiutò a portare dentro i bagagli più pesanti e poco dopo si ritrovarono in un’accogliente stanza, alle cui pareti erano affissi quadri raffiguranti i più conosciuti monumenti romani. Un armadio a due ante, quattro sedie, un tavolo, un televisore a colori e un frigo-mini-bar arredavano la stanza, rinfrescata da un climatizzatore nascosto chissà dove. Era settembre inoltrato, ma faceva ancora caldo. “Faccio la doccia!”, disse Nicholas, che, spogliatosi velocemente, andò a lavarsi accuratamente. La stessa cosa fecero gli altri, qualche minuto dopo. Protestò solo la piccina… aiutata dalla mammina! Alle tredici in punto, puliti e ben vestiti, raggiunsero la sala ristorante, fresca e affollata. E profumata, anzi… aromatica! C’erano altri americani come loro e fu spontaneo il cenno di saluto che si rivolsero: un semplice hello! Mangiarono bucatini all’amatriciana e abbacchio al forno con patate arrosto. Mamma e papà bevvero dell’ottimo vino dei castelli; acqua minerale e coca-cola per i figlioli. Nel tardo pomeriggio mossero alla conquista delle bellezze di Roma, considerata una delle più belle del mondo, insieme a Napoli, Firenze e Venezia. E Nicholas, che di Roma aveva studiato la storia, fece loro da cicerone. “Good, very good!”, diceva papà, complimentandosi con il suo piccolo genio. E faceva l’occhiolino alla moglie, volendo significare: che bravo figliolo hai generato! Davanti al Colosseo sostarono qualche minuto in più, soggiogati dalla struggente lettura di Nicholas sul mito di Spartacus, uno dei tanti gladiatori di Roma, reso immortale dalle sue eroiche gesta. “Come mai ti piace così tanto, questo Spartacus?”, chiese papà. “E’ la mia lettura preferita, a scuola!”, rispose Nicholas. “ La sua morte”, aggiunse, “non fu inutile. Dopo di lui, altri gladiatori lottarono e morirono per un giusto ideale: la libertà! Anch’io, se potessi, darei la vita per una giusta causa.” “Ma che animo gentile!”, esclamarono mamma e papà… fieri di avere un figlio con tali qualità. A notte inoltrata rientrarono in albergo, stanchi ma felici. Uno alla volta fecero la doccia, si lavarono i denti, anche Nicholas, e poi tutti a dormire. Altri giorni furono dedicati all’approfondimento della cultura generale sulle origini di Roma, con un break nel corso del quale si recarono a visitare Tivoli e le sue cento fontane. Poi venne il momento di lasciare la capitale. “Dove ci porti, papà?”, chiese Nicholas, ansioso. “Già!”, esclamò la moglie, interrogativa. “Dove ci porti?” “A Napoli!”, rispose papà Green. “Ad Ercolano e Pompei, poi in Calabria e forse anche in Sicilia. Siete contenti?” ma non ebbe bisogno di risposta: la lesse nei loro raggianti sorrisi di compiacimento. Ma la felicità, purtroppo, dura poco! In tre giorni visitarono i luoghi più belli della Campania, inclusa un’escursione sul Vesuvio, il maestoso vulcano spento da secoli, che ancora oggi incute timore e pretende rispetto per via del suo catastrofico passato. E l’antica Pompei, divenuta museo all’aperto insieme ad Ercolano. Quando ripresero il viaggio, lasciarono la costiera amalfitana ed entrarono in autostrada, tristemente famosa per i suoi mortali incidenti e numerosi cantieri sempre aperti, specialmente nel tratto Salerno/Reggio Calabria, nessuno poteva immaginava che sarebbe successo un tragico evento di sangue. Papà Green procedeva con prudenza e la moglie gli teneva compagnia canticchiando vecchi motivetti degli anni settanta. Sui sedili posteriori, Nicholas e la sorellina giocherellavano con alcuni peluche. Tutto filava liscio. Ma, all’improvviso, una macchina con a bordo banditi armati affiancò la loro, spingendola fuori strada. Il terrore s’impadronì della donna ma non di papà Green, che, con una manovra improvvisa, sterzò ed accelerò nel tentativo di allontanarsi. I banditi, però, non mollarono. Spietati com’erano, spararono diversi colpi di pistola sull’auto. Alcuni proiettili forarono le gomme anteriori e la macchina finì fuori strada, sbandando paurosamente. La tragedia era compiuta, ormai! Tramortiti dal violento urto contro il gard-rail, gli occupanti non videro le brutte facce dei banditi, i quali, accostatisi alla loro auto, scoprirono di aver sbagliato bersaglio. Litigarono fra di loro, ma poi, insensibili perfino ai lamenti dei bambini, che respiravano appena, fuggirono a tutto gas. Qualche minuto dopo, diversi automobilisti si fermarono a prestare loro soccorso, ma nulla si poté fare per lo sfortunato Nicholas. Raggiunto alla testa da un proiettile, era finito in coma irreversibile, come un viaggio di sola andata: il suo ultimo viaggio, purtroppo! Papà Green, sua moglie e la figlioletta riportarono solo lievi ferite, per fortuna, ma immenso fu il dolore. In pochi attimi, la vacanza s’era trasformata in tragedia, con tanti interrogativi e rare risposte. Nessuno, infatti, fu in grado di spiegare loro il perché di simile tragedia. Anche volendolo fare, tutti se ne vergognavano, non potendola giustificare in alcun modo. Ma ci fu chi, dall’alto, diede risposta agli uomini, toccando i cuori dei genitori dello sfortunato Nicholas. Pur avendo mille valide ragioni per odiare l’Italia e i suoi cittadini, i Green risposero con un gesto d’amore alla barbara violenza subita: il dono dei suoi organi vitali! Un gesto di grande umanità verso l’altrui dolore e speranza alla vita. Avendo saputo dai medici che nulla c’era da fare per l’amato figliolo, consentirono l’espianto dei suoi organi e ne fecero dono a quell’ Italia che Nicholas amava tanto. La famiglia Green, con quel gesto, si meritò il plauso di tutti. Il Presidente della Repubblica la insignì della medaglia d’oro. Il loro gesto di solidarietà umana, in seguito, fu imitato da molti altri. Un bene per tutte quelle persone che, ancora oggi, vivono grazie al trapianto di organi vitali come il cuore, il fegato e i reni. Ritornati in America, i Green furono accolti dal Presidente degli Stati Uniti, il quale, sinceramente commosso, ma orgoglioso e fiero di avere siffatti cittadini, diede loro le chiavi della Casa Bianca, onorificenza riservata solo ai grandi uomini politici che avevano contribuito a fare grande l’America. Per Nicholas, contrariamente al titolo di questo racconto, quello non fu l’ultimo viaggio. Egli, infatti, continua a vivere nei nostri ricordi e ci guarda con gli occhi di un bambino che li ha ricevuti in dono. Inoltre, grazie a questo bambino, Nicholas può godersi la vista del nostro Bel Paese, che molto ha da mostrare e parecchio da farsi perdonare. Proprio come accade in ogni angolo di mondo. MORALE DELLA FAVOLA Donare e amare sono verbi difficili da coniugare; odiare e ammazzare sono da estirpare; perché la vita possa trionfare… tutti la dobbiamo rispettare! - franco di blasi - scrittore/poeta in AUGUSTA -
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 07:24:30 +0000

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