L’Armageddon finanziario cresce nell’ombra, e siamo noi a - TopicsExpress



          

L’Armageddon finanziario cresce nell’ombra, e siamo noi a sostenerne il rischio Ellen Brown 20 Settembre 2013 ellenbrown/2013/09/17/the-the-armageddon-looting-machine-the-looming-mass-destruction-from-derivatives/#more-6193 Le regole imposte e i bassi tassi d’interesse stanno spostando l’attività dei prestiti bancari dalle banche commerciali verso il sistema bancario ombra non regolamentato. Le banche ombra, sebbene prive di regole governative, sono sostenute da una garanzia statale occulta, sotto forma di uno statuto chiamato «Safe Harbor», passato con la riforma della legge fallimentare del 2005 voluta da Wall Street. Il risultato è quello di creare incentivi perversi, tesi all’autodistruzione del sistema finanziario. Cinque anni dopo che il collasso finanziario precipitò Lehman Brothers verso la bancarotta il 15 settembre 2008, il rischio di un altro grande panico della stessa portata è ancora largamente possibile, nonostante la legge Dodd Frank fosse stata emanata proprio allo scopo di evitare questa eventualità. Come ha fatto notare Reuters in un suo recente articolo, il rischio è stato semplicemente trasferito lontano da occhi indiscreti: Le banche stanno tirando via i propri bilanci dalle frange dei mercati del credito, con il rischio che venga sempre più indirizzato verso i prestatori non regolamentati che fanno parte dei 60 trilioni di dollari del «sistema bancario ombra». Le maggiori regole e i bassi tassi d’interesse hanno reso sconveniente per le banche erogare mutui ipotecari e concedere credito alle aziende rispetto al 2008. I trucchi dei subprime di qualche anno fa non funzionano più. Quel vuoto è ora riempito dal sistema bancario ombra. Il sistema bancario ombra lavora con diverse forme, ma il grosso dei soldi adesso sta nei repos e nei derivati. Il valore nozionale (o ipotetico) del mercato dei derivati è stato stimato essere di 1.2 milioni di miliardi di dollari, ovvero, 20 volte il PIL di tutte le nazioni del mondo messe insieme. Secondo Hervé Hannoun, vice direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali, le banche d’investimento, così come quelle commerciali, potrebbero fare la maggior parte dei loro affari proprio nel sistema bancario ombra (SBO), anche se la maggior parte di queste non è individualmente classificata come appartenente al SBO. Secondo un esperto di regole finanziarie, sono proprio le banche regolamentate ad essere le più grandi banche ombra. La Garanzia Statale Occulta che Sostiene il Sistema Bancario Ombra Secondo l’economista Enrico Perotti, le banche possono finanziare i propri prestiti a condizioni molto più vantaggiose delle altre industrie perché offrono «liquidità a richiesta». La promessa che il depositante possa prelevare i suoi soldi in ogni istante è resa credibile dall’assicurazione della garanzia statale sui depositi e dall’accesso ai fondi della Banca Centrale. Ma quale garanzia sottoscrive la banca ombra? Perché le istituzioni finanziarie sono fiduciose di prestare a basso costo nel mercato ombra, quando questo non è protetto dai fondi a garanzia sui depositi o dai piani di salvataggio governativi? Perotti sostiene che la liquidità-su-richiesta nel SBO è garantita da un’altra forma di garanzia statale meno conosciuta: lo stato di «safe harbor» (porto sicuro) in caso di bancarotta. I Repos e i derivati, ovvero i prodotti di cui si occupano le banche ombra, godono di «super-priorità» rispetto a tutte le altre richieste di rimborso. Così scrive Perotti: Le obbligazioni messe a garanzia servono per accedere a fondi a basso costo grazie all’espansione in USA e EU dello status di «Safe Harbor». Conosciuti anche some privilegi di bancarotta, ciò assicura i prestatori legati da collaterale finanziario alla controparte, di poter agire immediatamente al riscatto delle obbligazioni a garanzia… Lo status di «Safe Harbor» conferisce il privilegio di venir esclusi da azioni legali e comunque da ogni tipo di restrizione I prestatori in ambito Safe Harbor, i quali attualmente includono i repos e i derivati a margine, possono immediatamente rientrare in possesso della garanzia e rivenderla subito. Tutto questo dà ai repos e ai derivati una super-priorità rispetto a tutte le altre azioni di rivalsa, comprese le tasse, gli stipendi, i soldi dei depositanti, il credito realmente assicurato e le richieste di riscatto assicurativo. Quindi la liquidità è criticamente resa subito disponibile al SBO a discapito delle regolari procedure concorsuali. Quando la liquidazione ordinaria è inficiata, c’è una corsa per accaparrarsi il collaterale, e ciò spinge il debitore ancora di più verso la bancarotta. L’emendamento alla legge sulla Bancarotta del 2005 che ha creato questo tipo di privilegio per i repos e i derivati fu fatto passare con la spinta della lobby bancaria senza fare troppe domande. Nel dicembre del 2011 in un articolo intitolato «Piano B – Come Derubare Le Nazioni e le Loro Banche Legalmente», il documentarista David Malone scriveva: Questo emendamento, che è stato osannato come necessario per evitare il rischio sistemico nel caso di bancarotta finanziaria… ha fatto si che si potesse usare una gamma molto ampia di asset ad alto rischio… il mercato dei repos è cresciuto a dismisura, e gli asset ad alto rischio sono accettati molto volentieri perché i trader sanno che se la controparte dei loro prestiti va giù, essi possono ritirare i propri soldi prima di chiunque altro e nessuno è in grado di fermarli. Bruciare il granaio per riscuotere l’assicurazione Lo status di Safe Harbor crea quella sorta di perverso incentivo che rende i derivati «armi di distruzione di massa» come li definì Warren Buffett. È l’equivalente di bruciare il granaio per riscuotere l’assicurazione. Così dice Malone: tutti gli altri creditori-sottoscrittori di bond- rischiano di perdere parte dei loro soldi in caso di bancarotta. È per questo che è nel loro interesse evitare il fallimento di una controparte di trading. Ma non è così nel caso di partner di Repos e derivati. Questi riceverebbero un servizio migliore saccheggiando la controparte – in modo del tutto legale – nel caso di avvisaglie di difficoltà di quest’ultima. Infatti, i trader di repos e derivati potrebbero aver interesse nello spingere una banca, indebitata con loro, verso il fallimento qualora questa opzione li servirebbe in modo privilegiato nella posizione di creditori verso di essa. Ad esempio nel caso in cui gli stessi trader abbiano bisogno di soldi per ricoprire la pressione dei creditori di posizioni a loro volta debitorie. Il collasso di Bear Stearns, Lehman Brothers e AIG fu provocato direttamente dal repentino stop delle contrattazioni dei repos e dei derivati da parte dei loro partner, i quali, invece, hanno subito cambiato posizione, passando al saccheggio dei loro rispettivi asset. Il collasso globale si scatenò non a causa della pratica selvaggia dei mutui subprime, ma dalla corsa ad accaparrarsi il collaterale da parte dei giocatori nel mercato dei repos e dei derivati sotto l’egida dell’approvazione dello status di Safe Harbor approvato dal Congresso . Bear Stearns e Lehman Brothers erano banche d’investimento, ma adesso abbiamo gigantesche banche di deposito che scommettono anche loro nel mercato dei derivati; e con l’abrogazione del Glass-Steagall Act, che obbligava a tener distinti i depositi e gli investimenti, esse sono state autorizzate a mescolare depositi e investimenti. Il rischio dei depositanti è diventato lampante quando è fallita MF Global nell’ottobre del 2011. Malone scrive: Quando è collassata la MF Global è stato a causa dei suoi repos e derivati; i suoi partner ipotecari essenzialmente essenzialmente l’hanno pignorata; e nel farlo hanno saccheggiato la società. E a causa dell’uso promiscuo del denaro dei depositanti nei contratti di ipoteca, i saccheggiatori hanno preso anche quello… Si dice che sia JP Morgan ad avere i soldi di MF Global, mentre gli avvocati di tutti gli altri possono solo fare discorsi. Dopo MF Global c’è stato il caso del «salvataggio interno» (bail in) di Cipro, con la confisca dei depositi per ricapitalizzare le banche fallite. Questo è lo schema con cui ci si è basati per gestire tutti i casi di bail-in stabiliti dal Financial Stability Board, l’organo di regolamentazione internazionale con sede in Svizzera. Il congegno di auto-distruzione del sistema bancario L’implementazione delle policy di bail-in è resa necessaria dal fatto che gli Stati sono diventati restii a nuovi piani di salvataggio. Negli USA, il Dodd-Frank Act (Sez.716) impedisce l’utilizzo dei fondi dei contribuenti per intervenire in operazioni speculative in derivati. Questo vuol dire che nel caso di un altro evento tipo Lehman, il sistema bancario sarà lasciato semplicemente collassare dentro un buco nero di saccheggio di derivati. Malone scrive: …la legge fallimentare consente alle banche di sbudellarsi a vicenda. La più forte presta alla più debole e la saccheggia quando il momento della crisi si avvicina. Il piano consente alle banche più grandi, quelle che hanno in portafoglio sovraccarichi di buoni del tesoro europei traballanti, di svincolarsi da una eventuale crisi dei buoni del tesoro e di approfittare invece di una bancarotta che le avrebbe probabilmente distrutte. Tutto quello che è necessario sapere è l’importo della legge sul fallimento ed ingaggiare la maggior quantità di repos e di trading di derivati con il più alto numero di banche deboli possibile. …penso che alcune delle banche più grandi abbiano esse stesse creato ed innescato un gigantesco congegno di autodistruzione di tutto il sistema bancario. Le banche più deboli potrebbero essere le vittime, ma saremo noi, «i cittadini» a pagare alla fin fine. Malone osserva: Negli ultimi 4 anni chi è stato a mettere i soldi nelle banche? E chi è diventato un grande sottoscrittore di bond in tutte le banche? Siamo stati noi! Inizialmente tramite le nostre banche nazionali e adesso tramite la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea, e anche tramite i piani di salvataggio finanziati con le tasse. Saremo noi quelli in fila fuori ad aspettare i soldi che le banche avranno già fatto sparire…. Le banche hanno creato un meccanismo di saccheggio destinato all’Armageddon finanziario. Il loro piano B è quello di saccheggiare non solo le altre banche più deboli nelle nazioni più deboli, ma le nazioni stesse. E per effettuare questo saccheggio non ci vorranno mesi; neppure giorni. Potrebbe avvenire in termine di minuti, anche di pochi secondi. Crisi Ed Opportunità: costruire una migliore trappola per topi Non c’è modo di regolamentare questa sorta di rischio. Visto che sia il sistema bancario convenzionale che quello ombra sono tenuti in piedi dalla garanzia statale, siamo noi cittadini a sostenerne il rischio. Dovremmo essere noi a decidere la direzione in cui il credito dovrebbe essere erogato e dovremmo essere noi a percepirne l’interesse che matura. Il sistema bancario e la creazione monetaria dovrebbero diventare aziende pubbliche, che appartengono ai cittadini e che servono gli interessi dei cittadini. Le banche pubbliche non si occupano di derivati. Oggi tutta la circolazione monetaria (M1,M2,M3) consiste in credito bancario creato privatamente. Soldi creati sui libri contabili delle banche sotto forma di prestiti. Se questo sistema privato implode, noi saremo lasciati senza emissione monetaria. Un’opzione potrebbe essere quella di ritornare ad un sistema di emissione monetaria governativa come quella attuata dai coloni americani e ripresa da Abraham Lincoln durante la guerra civile, usata anche da altre nazioni in momenti diversi della loro storia. Un’altra opzione potrebbe essere quella di banche statali a partecipazione pubblica sul modello della Banca del Nord Dakota, che utilizza il capitale dello Stato, garantito dai suoi introiti, per fornire credito all’economia locale. I cambiamenti avvengono in tempi di crisi, e quel momento potrebbe essere orami arrivato. Ellen Brown
Posted on: Fri, 20 Sep 2013 14:51:53 +0000

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