MUSSOLINI: NASCITA E MORTE DI UN DITTATORE Il 29 luglio 1883 - TopicsExpress



          

MUSSOLINI: NASCITA E MORTE DI UN DITTATORE Il 29 luglio 1883 nasceva a Dovia in Romagna Benito Mussolini. Non desidero certamente cimentarmi con gli storici che hanno riempito intere biblioteche scrivendo su di lui. La mia, pur modesta libreria, conta oltre 5.000 volumi che gli sono dedicati e tanti, tanti altri, sia pur di minore importanza, mi mancano. Ci sono volute due generazioni per mettere insieme tutti questi volumi ma è per il sottoscritto motivo di orgoglio disporre di una così ricca messe d’informazioni per nulla superate da Internet che rimane un veicolo d’informazioni da prendere sempre con molta prudenza circa l’attendibilità di quanto ivi si pubblica. Nascita e morte, sono due grandi misteri che l’uomo non riesce a scoprire. Oggi ci siamo, ieri non esistevamo domani ci saremo ma dopodomani saremo scomparsi. Ebbene Mussolini è uno degli uomini che rendono la sua presenza in ogni tempo in quanto seppe cavalcare la Storia lasciando un’impronta indelebile di sé per i posteri. Certamente non era uomo da rassegnarsi all’idea di scomparire per sempre dopo la sua morte ed in questo ha sicuramente trionfato su tutti i suoi detrattori destinati a non lasciare traccia di sé. Vi è però una dimensione intrinsecamente tragica della vita di Mussolini. Egli era sicuramente dotato di una sensibilità quasi profetica: “Sarei grandemente ingenuo, se chiedessi di essere lasciato tranquillo dopo morto. Attorno alle tombe dei capi di quelle grandi trasformazioni che si chiamano rivoluzioni non ci può essere pace”. Tratto da “in Vita di Arnaldo 1932”, Opera Omnia Vol. XXXIV° p. 190. Ancor prima, nel 1920 in un editoriale del Popolo d’Italia (la ricostruzione dell’episodio può leggersi in Corriere della Sera 24 giugno 1920), Mussolini, commentando la morte di un vicebrigadiere dei carabinieri, Giuseppe Ugolini linciato in piazzale Loreto da elementi anarchici e socialisti della zona di viale Monza descrive così l’episodio: “La storia italiana non ha episodi così atroci come quello del piazzale Loreto. Nemmeno le tribù antropofaghe infieriscono sui morti. Bisogna dire che quei linciatori non rappresentano l’avvenire, ma i ritorni dell’uomo ancestrale (…) Né giova ributtare sulla guerra l’origine unica di questa ferocia. I linciatori di piazzale Loreto non videro mai una trincea: si tratta di imboscati o di minorenni che non hanno fatto la guerra.” Gli storici più accreditati escludono che Mussolini abbia, narrando questo fatto di sangue, previsto in qualche modo la sua fine, sta di fatto però che le analogie tra il racconto e la sua fine sono sorprendenti. Ancor più sorprendente, a mio avviso, è il fatto che Mussolini nasce e continua a vivere fra il 1946 ed il 1957 come se non fosse stato trucidato nel 1945. Per undici anni il suo cadavere scompare, Mussolini vive ancora ma nell’oltretomba. Oggi vive nel nostro ricordo, con i suoi insegnamenti, con la volontà di lottare che sa imprimere in noi che non siamo affatto nostalgici o reducisti ma uomini liberi che sanno valutare cosa è stata e poteva essere l’Italia sotto il suo ventennio rispetto a quello che è l’Italia dei nostri giorni. Mussolini vive in tutti gli italiani soprattutto in coloro che ne sono detrattori e la sua nascita ancor oggi offre da vivere a tanta gente che di lui si occupa professionalmente. Persino gli abitanti di Predappio devono ringraziare la sua nascita per gli affari d’oro che fanno con il continuo flusso di pellegrini che visitano la sua tomba e ciò malgrado i suoi indegni concittadini social comunisti che non volevano le sue spoglie mortali nel piccolo cimitero locale. Per amore o per odio tutti devono essere grati della nascita de “L’uomo della Provvidenza” capace di dar da vivere di generazione in generazione a tante famiglie italiane. Per fare solo degli esempi della sua nascita deve essere grato Monticelli che ben sapeva che la storia postmortale del duce non si esauriva in quella delle “errabonde spoglie” e che era una storia di uomini vivi! Gli era grato Mario Proli, il marmista di Predappio che predispose il sarcofago destinato ad ospitare il corpo morto del duce mentre gli antifascisti del posto sfottevano perché mai Mussolini sarebbe stato tumulato nel cimitero di San Cassiano. Grati gli devono essere i giornalisti e le testate di ogni epoca allorché pubblicano servizi su di lui vivo e sul corpo morto. Grati debbono essere i custodi del piccolo cimitero che fanno da guida alle comitive e gli antifascisti in generale che hanno avuto modo di mettersi in mostra e costruire le loro fortune denigrandolo, come Fenoglio che si augurava che Mussolini fosse una “carogna che fa schifo anche al Dio della pietà”, o Italo Calvino che più elegantemente riconosceva ai combattenti della R.S.I. la condizione di uomini ma negava al loro olocausto qualsiasi diritto all’eredità d’affetti. L’elenco dei detrattori è lunghissimo. Nascita e morte di Mussolini costituiscono un’unità inscindibile; con lui nasce un grande sogno di riscatto nazionale e la migliore gioventù si sacrifica per quel sogno naufragato nella vergogna di piazzale Loreto. Ma nascita e morte di Mussolini per il sottoscritto sono anche indissolubilmente legate alla figura del proprio padre; lo storico Sergio Luzzatto a pag. 249 de “Il corpo del Duce” scrive: “(…) quella del giovane deputato di Milano (Domenico Leccisi) è stata una battaglia politica non priva di coerenza intellettuale e financo di coraggio politico. Davanti alla deriva conservatrice di un Movimento sociale sempre più irretito dalle sirene della destra democristiana, Leccisi si è mostrato disponibile a lasciare il certo per l’incerto: appena due anni dopo la sua trionfale elezione al Parlamento ha abbandonato il Msi per fondare un Partito nazionale corporativo che si voleva erede diretto dell’anima rivoluzionaria e socializzatrice del fascismo. E’ stata questa la prima tappa di un andirivieni - dentro e fuori il Movimento sociale - che Leccisi avrebbe laboriosamente compiuto nei decenni seguenti, per ostinata fedeltà alla tradizione del fascismo di sinistra”. Sia il 29 luglio del 2013 data memorabile per tutti i veri italiani che intendano ancora una volta rialzare la testa per continuare una battaglia di civiltà nell’interesse della nostra Patria e per il ripristino dei valori di libertà e Giustizia per i quali si può anche morire. Si tratta di valori che non appartengono per monopolio agli antifascisti ma anche e soprattutto a noi, diretti eredi di una Storia tragica i cui protagonisti sono stati i nostri nonni ed i nostri padri. Nascita e morte di Mussolini sono due inscindibili realtà che hanno profondamente inciso sulla Storia d’Italia e non solo!
Posted on: Tue, 30 Jul 2013 19:27:43 +0000

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