Maggioritario si o no? Mentre i partiti si affrontano sulla legge - TopicsExpress



          

Maggioritario si o no? Mentre i partiti si affrontano sulla legge elettorale con un ribaltamento di ruoli tra chi propende per il maggioritario e chi per il proporzionale, vale la pena riflettere sugli effetti che una scelta in proposito avrebbe sulle nostre di scelte. Innanzi tutto è evidente che il maggioritario è la scelta preferita da chi si sente più forte e conta di acquisire, anche con lievi vantaggi locali, l’intera posta del seggio e quindi l’elezione del proprio candidato. Col solo scopo di fare “l’asso pigliatutto” ci propongono, come prioritario, il tema della governabilità e il miraggio di arrivare al post elezioni con un vincitore certo. E giù esempi come quelli, fra tutti, dei sindaci e del sistema presidenziale degli Stati Uniti. Peccato che i sindaci si occupino di faccende locali per nulla confrontabili con quelle nazionali e dove spesso le scelte elettorali possono risultare sostanzialmente diverse (forse solo le metropoli presentano problemi con chiara connotazione politica); per quanto attiene il presidente USA o anche i sindaci americani (vedi quello più recente a New York) si omette di considerare che i partecipanti al voto non raggiungono il 30% e quelle espresse sono solo le rappresentanze dei poteri forti (attenzione: in Italia stanno tentando la stessa via). Per una valutazione degli effetti in Italia credo che il metodo più certo sia quello di esaminare ciò che è accaduto nei precedenti turni elettorali con chiaro obiettivo bipolarista. In tutti i casi gli schieramenti, eletti con tanto di premio di maggioranza per i vincitori, non sono mai arrivati al termine della legislatura con la stessa formazione con la quale si erano presentati alle votazioni. In alcuni (tanti) casi gli schieramenti si sono disuniti subito dopo il voto. Il motivo è che da noi non esiste un bipolarismo politico ben definito, ma un insieme di più partiti che si coalizzano intorno a due o più linee politiche e che, ai primi distinguo, tendono a separarsi di nuovo, dopo aver ben confuso ed anche turlupinato i propri elettori. L’ambizione diventa allora quella di presentarsi al voto da soli azzerando ed emarginando tutte le altre istanze minoritarie, che perderebbero, singolarmente, il diritto di rappresentanza. Anche questo “ignobile” proposito cozza contro le manovre di chi, allo scopo di vincere (a governare ci si penserà) riunisce più partiti in uno diventando artificiosamente il più forte (è accaduto). Gli unici dei cosiddetti “piccoli” che potrebbero aspirare alla sopravvivenza sono quei partiti con forte predominio locale tipo la Lega Nord. Se a livello nazionale questa esprime una preferenza intorno al 4%, nelle regioni settentrionali ha finora raggiunto presenze con numeri ben più importanti. In sintesi e a mio parere: la governabilità è assicurata unicamente dalla capacità di mediare interessi comuni di una larga parte degli schieramenti. Schieramenti che possano rappresentare le varie anime del paese a prescindere dai personalismi e dalle ambizioni dei singoli. Non si ripetano situazioni già viste dove il PD esclude dalla propria coalizione l’IDV per incompatibilità per poi rincorrere alleanze dove l’incompatibilità è anche più manifesta. Il governo attuale non è certo espressione della volontà degli elettori ed il premio di maggioranza, oggi come nel passato, è andato a partiti che sono all’opposizione e, come oppositori, godono pure della presidenza di commissioni di garanzia, da sempre destinate alle opposizioni (vere). Pasticcioni, si potrebbe semplicisticamente concludere, ma viene più spontaneo pensare male. Più a monte c’è da chiedersi se è giusto che ciò che riguarda il parlamento sia deciso dai componenti dello stesso parlamento …….e la domanda può estendersi ad altre istituzioni.
Posted on: Sat, 09 Nov 2013 14:41:50 +0000

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