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Manuela Plati Com.Unita SuperManu in azione BLOG DAUTORE BLOGGER@UNITÀ L’importanza di chiamarsi “Francesco” su Paint your Day Autore: Teresa Manuela Plati Data:2013-11-11 “ Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo rosa anche con un altro nome avrebbe il suo profumo (Romeo & Giulietta,W. Shakespeare)”. Giulietta cercava di tenere stretta a sé l’amato Romeo, chiedendogli di rinunciare al nome. Forse aveva intuito che, come si credeva in passato, al nome di una persona fosse legato un destino. Francesco è uno di quei nomi impegnativi, gravosi. Nel Bel Paese sono tre milioni i “Francesco” e 350 mila le “Francesca” ad indossare questo nome di origine latina, dal significato tutto sommato poco esotico: ”francese, proveniente dalla Francia” tutto qui. Eppure da quando l’ex Cardinale Jorge Mario Bergoglio, ripescato ai quattro angoli del mondo, è stato il primo Pontefice a sceglierlo nella storia dei Papi, per ribadire che la sua sarebbe stata una “Chiesa povera per i poveri”, Francesco è ritornato in voga. Un nome potente, che già nei dati Istat del 2011 risultava il più diffuso sul territorio: primo nome in quattro regioni del sud (Molise, Puglia, Basilicata e Calabria), oggi esteso in Italia in maniera trasversale, con un incremento inarrestabile dei neonati chiamati Francesco nei primi mesi del 2013. Cerchiamo di capire perché. Il primo è stato lui Francesco d’Assisi, il Santo d’Italia, amato da tutti per le sue vicende umane, sintesi di un’intera esistenza dedicata all’amore, la pace, il creato. Un uomo piccolo che si spogliò letteralmente di tutte le ricchezze per condurre la più straordinaria tra le vite, con un dictat ferreo “l’accoglienza dell’altro”. Certo pace, amore, accoglienza sono argomenti con un trend in discesa, ma se anche il Coefficiente di Gini, che misura il livello di diseguaglianza di un Paese, in Italia è di 32, il più alto d’Europa (October 27, Il Pil e il valore dell’uguaglianza, L. Landò, Unità edizione Nazionale) bisognerà pur fermarsi per provare a ripescare i frutti del “poverello d’Italia”. Il religioso e poeta italiano tentò di seminare l’armonia e l’uguaglianza in poche mosse: baciò un lebbroso, un atto di compassione che diventò la chiave per cogliere l’importanza dell’amore verso il prossimo. Dopo questo episodio disse: ”Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”( Testamento di San Francesco, 1226); durante le Crociate fece un viaggio in Egitto per incontrare il capo dei mussulmani, il Sultano, al quale si presentò senza armi per sancire con forza la volontà di seguire i dettami della Bibbia, primo fra tutti “non uccidere”. L’unica arma che utilizzò in quella occasione fu la parola “pace sulla guerra”. Il terzo passo verso l’uguaglianza, Francesco lo fece aprendo l’ordine dei francescani alle donne. La prima fu Chiara Scifi, di casato nobile, che ricevette l’abito religioso la Domenica delle Palme del 1211. Infine, la notte di Natale del 1223 diede vita al famoso “Presepe vivente” a Greccio, per rievocare la nascita del “Re dei Re” figlio di un falegname venuto al mondo in povertà, per ribadire l’importanza dei dettami del Vangelo incentrati sull’amore (Wikipedia). A suggellare la sua lode a Dio, il Santo più amato del mondo, scrisse il “Cantico delle Creature”, una preghiera che spesso si ritrova nelle parole di Papa Francesco che ha abbracciato uno stile di vita basato sulla “semplicità”. Recente è l’affermazione del Papa argentino: “ Per essere grandi, prima di tutto bisogna sapere essere piccoli”, motto alla misericordia e alla scelta consapevole dell’agire per il Bene. Questi sono gli occhi con i quali Papa Francesco guarda il mondo: ribadisce il no all’aborto e all’eutanasia, ma ritiene che i contraccettivi possono essere ammissibili per prevenire le malattie; ricorda l’insegnamento della Chiesa Cattolica sull’intrinseca immoralità delle pratiche omosessuali, ma invita al contempo al rispetto. “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?”. Inoltre, per la prima volta nella storia della Chiesa, su sua volontà, la Santa Sede ha inviato 38 domande a tutte le diocesi del mondo su gay e coppie di fatto per coinvolgere l’opinione pubblica nei processi decisionali della Chiesa. Insomma, sono unici i Francesco e quando la parola cede il passo, anzi il piede all’eleganza sul campo ecco che se ne affaccia un altro, il Francesco Totti Nazionale. E’ recente un’indagine di un settimanale femminile che stila una lista di buoni motivi per i quali il Pupone è così tanto amato. Non ha mai cambiato numero e maglia, parla romanesco, è sposato con la stessa donna da 8 anni, non cambia look e, soprattutto, non si risparmia mai (Donna Moderna, maggio 2013). Insomma, Francesco e affidabilità pare sia un binomio vincente. In Italia, 1 famiglia su tre ne ha uno in casa (inclusa la mia, ma è una Francesca) e, onestamente, sono i più esigenti, ma anche i più acuti. Ma di sorelle ne ho due, l’altra si chiama Giovanna e qui mi fermo perché toccherebbe fare un percorso da Giovanna D’Arco fino alla Mezzogiorno. Troppo lungo. Fonti: Wikipedia, Istat, Donna Moderna
Posted on: Mon, 11 Nov 2013 16:24:55 +0000

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