NOE’ E I SUOI FIGLI (Gen. 9, 18-29) La storia di Noè si chiude ora con un curioso episodio, che ha lo scopo di descrivere le origini della “viticoltura”, una coltivazione tipica dell’area mediterranea. Certo, secondo quanto dice il Salmo 104,15: “il vino allieta il cuore dell’uomo”; ma come si rappresenta vivacemente nel nostro racconto e in altri deliziosi testi biblici (Proverbi 23, 29-35 e Siracide 31, 25-31), il vino è rischioso e può umiliare l’uomo. Infatti, Noè ubriaco giace “scoperto in mezzo alla sua tenda”. Suo figlio Cam “vede il padre scoperto” e lo racconta ai fratelli Sem e Jafet che, con rispetto “coprono la nudità del loro padre”. Qual è il peccato di Cam? Alcuni pensano che, dietro il velo del racconto, si voglia alludere a una violazione da parte di Cam dell’harem del padre, con un incesto; l’espressione “scoprire la nudità”, nel linguaggio biblico significa appunto “compiere un atto sessuale”. Tuttavia, dato che poi i fratelli “coprono la nudità” del padre Noè, è più facile ritenere che qui si voglia solo condannare la mancanza di rispetto nei confronti del padre e capofamiglia da parte di un figlio; in pratica una violazione del quarto comandamento. Ma la sorpresa è nella maledizione che Noè scaglia, una volta risvegliatosi dall’ebbrezza. Essa, infatti, non colpisce Cam, ma Canaan, suo figlio. Al di là di queste interpretazioni, il testo vuole spiegare una situazione storica: il pacifico dominio da parte di Israele sui Cananei. Canaan, com’è noto, era la popolazione indigena della Palestina e aveva spesso rappresentato la grande tentazione per Israele attraverso i suoi culti idolatrici-sessuali (ecco l’episodio di Noè nudo). Risalendo al suo ideale capostipite, la Bibbia, vuole condannare in Canaan, non solo un avversario di Israele, ma soprattutto l’emblema dell’idolatria e della degenerazione religiosa. Il primato invece, per ragioni opposte, è riservato a Sem, da cui discende Israele e a cui è dedicata la benedizione più solenne. Un giuoco di parole spiega il destino di Jafet: “Iddio estenda”, cioè condividerà la terra di Sem. Il testo del cap. x ricollega i popoli conosciuti al tempo di Israele con i figli di Noè, difatti i nomi dei discendenti sono nomi di popoli: Egitto, Etiopia, Canaan, ecc. L’Egitto è un discendente di Cam, e i suoi figli sono assimilati agli odiati Egiziani, che tennero Israele in schiavitù. Sono nominati anche i Caftoriti (Cretesi), come padri dei detestati Filistei; e così altri popoli che hanno avuto attinenza con Israele. La storia , quindi, ha influenzato gran parte della genealogia. Si può notare inoltre una certa distinzione geografica: i figli di Jafet coprono soprattutto l’area mediterranea (Turchia, Grecia), i figli di Cam l’Africa e la Palestina i figli di Sem la Mesopotamia, la Siria e la penisola arabica. Appaiono anche, in questa genealogia, figure leggendarie come Nimrod, considerato “valente cacciatore al cospetto del Signore”, cioè l’iniziatore della pratica della caccia; ma anche, sono citate Nazioni importanti come Babilonia (Babele), Accad, Uruch. E’ difficile per noi districarci in questi elenchi di nomi: accanto ai nomi già citati, ci sono anche antenati di tribù o popolazioni a noi ignote o di ipotetica identificazione. Ma l’essenziale di questi elenchi, non sono i singoli nomi, né la loro compilazione piena di errori e lacune (dovute al sapere limitato di allora), ma il grandioso tentativo di fornire un prospetto dei popoli della terra come membri dell’umanità. In conclusione, questa “tavola dei popoli”, vuole, da un lato affermare che il collegamento esistente tra tutti gli uomini è voluto da Dio, e dall’altro, descrivere le diverse culture e razze ricorrendo a spiegazioni popolari. Si prepara così, la drammatica dispersione dei popoli operata dalla prepotenza di Babele.
Posted on: Thu, 25 Jul 2013 19:52:34 +0000
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