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Negozi e ristoranti Il personale di negozi e ristoranti lavora in squadra con gli agenti per molestare le vittime. I camerieri dei ristoranti sono scortesi oppure il loro servizio nei confronti delle vittime è scadente. Possono fingere di essere amichevoli, ma nel frattempo urtano il viso della vittima con il gomito, calciano ripetutamente la sua sedia o le si affollano intorno mentre ricevono un’ordinazione o servono il cibo. Fanno confusione sulla sua ordinazione, fingendo di essere goffi o incompetenti, lasciando cadere accidentalmente cibo o posate sulle vittime designate. Se la vittima si reca alla toilette, persone di servizio appariranno all’improvviso dagli angoli o dalle porte, tagliandole la strada. Altri esecutori in borghese aiutano il personale nelle molestie, affollandosi intorno alla vittima mentre si sposta dal proprio tavolo. La seguono anche all’interno della toilette, le si affollano intorno o fingono di parlare al cellulare ripetendo informazioni sulla sua vita privata. Nei ristoranti, questi agenti si siedono intorno alla vittima, indossando un colore al quale è stata precedentemente sensibilizzata. Spesso tengono conversazioni che comprendono informazioni specifiche relative alla vita personale della vittima. Per alcuni di loro, si tratta ovviamente di un’esperienza che li fa sentire potenti. Le ragioni appaiono essere sia la molestia contro le vittime, sia il tentativo di suscitare un senso di impotenza, in quanto le vittime non saranno credute se riferiranno a qualcuno di tali molestie. In maniera analoga al personale dei ristoranti, anche i commessi dei negozi operano insieme agli agenti nel proprio negozio, per bloccare la vittima, tagliarle la strada o affollarsi intorno a lei. Possono avviare conversazioni con gli agenti durante la coda alla cassa o tra gli scaffali mentre la vittima vi passa accanto, conversazioni che mirano evidentemente a essere udite e contengono informazioni sulla vita personale della vittima. Una variante di queste tattiche era impiegata nella Germania Est, dove la Stasi arruolava, ad esempio, il proprietario di un negozio perché pronunciasse alcune parole in presenza del cliente vittima, in modo che sapesse che lo stavano aspettando. Negozi e ristoranti partecipano inoltre alle campagne del rumore, sbattendo le merci sugli scaffali mentre le ripongono, gettando scatole sul pavimento al passaggio della vittima, sbattendo le porte o gettando articoli sui banchi e altri tipi di disturbi. Se i soffitti sono bassi, la vittima udrà dei colpi direttamente sopra la sua testa, che la seguiranno per tutto il negozio. Le campagne di rumore e il teatro di strada mirano manifestamente a creare un ambiente ostile occulto per convincere la vittima ad andarsene, lasciandole capire di essere osservata. Inoltre, i prodotti specifici che la vittima è solita acquistare sono spesso esauriti nei negozi che frequenta. Vengono evidentemente tolti dagli scaffali prima dell’arrivo della vittima. Ma non basta: se la vittima acquista prodotti da fornitori per telefono oppure online, troverà spesso rappresentanti che non la richiamano, sembrano confusi o incompetenti. In generale, riceverà un pessimo servizio. Sono cose che accadono a tutti, ma per le vittime è una costante. Amici e famiglia Anche gli amici e la famiglia della vittima possono essere arruolati per distruggerla. Possono partecipare alle scenette di molestia mirate a farla apparire incompetente, incoerente, ipocrita e a deriderla e demoralizzarla. I metodi usati per arruolare amici e famiglia sono descritti nella sezione Informatori. Per ottenere questo tipo di risultati, possono essere usati nuovi amici. “Varie persone in contatto con noi riferiscono diverse esperienze con nuovi ‘amici’”, scrive McKinney. Questi cosiddetti amici si atteggiano a confidenti, per poi rompere bruscamente la falsa amicizia in circostanze studiatamente umilianti e degradanti. Aggiunge poi: “Visti nel contesto della sorveglianza continuativa e delle molestie, questi fatti appaiono tesi a rafforzare il trauma emotivo, magari per provocare una risposta incontrollata e/o per accentuare l’isolamento”. Chi è stato arruolato, magari un amico o un membro della famiglia che vive con la vittima, sarà probabilmente costretto a mettere in atto alcune di queste pratiche di molestia. A casa, sbatterà frequentemente le porte, le ante degli armadi, i cassetti e provocherà altri tipi di rumori. Si avvicinerà alla vittima eccessivamente o la bloccherà. Le zone che normalmente sono occupate dalla vittima o gli spazi di suo uso abituale saranno ingombri di oggetti (blocking) ai quali la vittima è stata sensibilizzata. Saranno bloccati anche i percorsi usati di frequente. Possono essere predisposte trappole, come oggetti che cadono spesso dal freezer o dagli armadi quando vengono aperti. In presenza della vittima, si tengono conversazioni telefoniche ad alta voce, contenenti informazioni sulla sua vita personale. In pubblico, questi amici o membri della famiglia possono essere costretti dai mandanti a pilotare la vittima verso il teatro di strada e a parteciparvi, collaborando con altri agenti per molestare la vittima. Queste scenette hanno l’obiettivo di far sentire la vittima sciocca, incompetente o incoerente. Furti e intrusioni Nel caso delle intrusioni, solitamente non ci sono segni di effrazione; hanno luogo mentre la vittima dorme o è assente. Ciò avviene anche in presenza di un sistema di sicurezza sofisticato. “Praticamente in tutti questi casi [sottoposti a indagine], i ladri lasciano tracce del proprio passaggio, spostando oggetti o commettendo atti di vandalismo di entità minima o anche rilevante”, scrive McKinney. Può accadere in casa o sul posto di lavoro, se la vittima è così fortunata da averne uno. Le vittime riferiscono di abiti strappati, latte, caffè e altre bevande versati e danni di lieve entità. Possono essere rubati degli oggetti che vengono restituiti successivamente, oppure gli oggetti sono spostati e messi in luoghi leggermente diversi. Si tratta in sostanza di tattiche di gaslighting (come si è detto, questa tecnica prende il nome da un famoso film di Cukor degli anni ’40, intitolato Angoscia nella versione italiana). Victor Santoro sostiene che questi subdoli giochi di memoria possano essere usati per far impazzire le persone. Piccoli oggetti come penne, scarpe e posate vengono sottratti o manomessi, in modo da far apparire visionarie le persone nel caso segnalino i fatti alla polizia. “Le intrusioni in casa sono comunissime”, dichiara Moret, “spessissimo lasciano tracce evidenti del proprio passaggio, con piccoli cambiamenti nella casa della vittima, che sono tuttavia facili da notare”. Il Decreto esecutivo n. 12333 stabilisce che tali violazioni possano essere perpetrate legalmente. È piuttosto interessante notare come queste intrusioni clandestine, i furti e il sabotaggio fossero parte integrante del vecchio programma Cointelpro. Altre tattiche ricordate da Santoro comprendono il rifornimento del serbatoio dell’auto della vittima, oppure la sostituzione di suoi articoli di abbigliamento con altri, inferiori di una taglia. Se non ci si rende conto di essere una vittima, come nel caso della maggioranza delle persone, questi piccoli cambiamenti possono essere attribuiti a vuoti di memoria. Quando tali tattiche sono impiegate in combinazione con altre, come illustra Santoro, è possibile che la vittima ritenga di stare diventando pazza. Anche Gunderson parla di tattiche di gaslighting, che descrive con il termine “guerra psicologica”. Nella sua esperienza personale di ciò che presumibilmente era una molestia supportata dallo stato, notava elementi di mobilio o altri articoli spostati durante intrusioni furtive nel suo domicilio. Dichiara che gli agenti erano “talmente arroganti da lasciare quasi sempre messaggi subliminali del proprio ... ingresso”. La logica è che un ladro non entrerebbe mai in una casa per non toccare un computer o uno stereo e portarsi via soltanto uno spazzolino da denti o versare una parte del latte. Nel suo libro Subliminal Mind Control (Controllo subliminale della mente), John J. Williams scrive: “Se si è oggetto di un’esperienza subliminale segreta e non volontaria, si tratta di un’aggressione malevola, sinistra e spesso pericolosa; si ha ogni diritto di opporvisi e contrastarla, come se si fosse prigionieri di guerra o se qualcuno fosse entrato in casa per sottrarre gli oggetti di proprietà”. Avverte: “In realtà riescono a entrare nella mente e ciò che vogliono è derubare la vittima della sua libera volontà. Persino nei casi in cui il risultato desiderato è in effetti positivo”. Sabotaggio, vandalismo e messe in scena Può accadere che le vittime subiscano atti di vandalismo con regolarità. I dispositivi elettronici si guastano con frequenza. Le persone riferiscono di impianti elettrici dell’auto, apparecchi nuovi di zecca, TV, radio, computer e altri dispositivi elettronici che si guastano improvvisamente o funzionano in modo strano. Alle vittime capita spesso di avere problemi con i computer, come ad esempio guasti all’hardware. Possono anche verificarsi problemi informatici che non hanno alcuno schema logico; alcuni possono essere attribuiti a bombe E (bombe elettromagnetiche) in grado di distruggere le apparecchiature elettriche senza danno per gli esseri umani. Molto spesso è un tipo di vandalismo di entità appena inferiore a quanto normalmente si denuncia alla polizia. Ad esempio, una parte piccola ma facile da notare della muratura viene scheggiata, una delle finestre è incrinata. Sembra trattarsi di vandalismo futile, al solo scopo di evidenziare la sorveglianza in atto. Possono tuttavia verificarsi anche danni di larga scala alle proprietà, case o veicoli, come pneumatici tagliati, finestre rotte, manomissione dei freni e distruzione di apparecchiature elettriche. Alcune vittime hanno riferito che i loro animali domestici muoiono improvvisamente di malattie misteriose. Ad esempio, tornano a casa e trovano morto un animale poco prima in perfetta salute. Il vandalismo e le torture agli animali possono anche rappresentare ritorsioni per le azioni di denuncia avviate dalla vittima. “Le automobili sono tra i bersagli principali”, dice Moret, aggiungendo “tagliano pneumatici, sfasciano finestrini, svuotano il serbatoio dell’olio, manomettono i componenti elettronici e le batterie”; continua affermando: “Moltissime persone hanno segnalato improvvisi guasti ai freni o al cambio”. Anche McKinney concorda: “I veicoli subiscono attacchi particolarmente feroci in queste campagne di molestie: pneumatici tagliati, finestrini sfasciati, svuotamenti del serbatoio dell’olio o contaminazione dell’olio, distruzione di componenti elettronici e batterie ... indicatori del livello di carburante messi a massa” e “freni o cambio che si guastano all’improvviso”. Sono stati riferiti anche furti ripetuti dell’auto. McKinney racconta che alcune delle persone con cui è in contatto hanno subito incidenti premeditati. In un caso, si è trattato del guasto ai freni di un trattore, risultato nella morte del conducente. Un altro episodio riguardava una persona che è riuscita a evitare miracolosamente di essere gettata fuori strada da un autobus fuori servizio. “Altri due”, aggiunge McKinney, “hanno evitato a malapena urti che apparivano evidentemente voluti da parte di guidatori che poi sparivano dalla scena rapidamente”. In un altro episodio, una vittima ha evitato in quattro giorni ben tre tentativi di gettarla fuori strada. Un’altra è sopravvissuta dopo essere stata gettata fuori strada due volte in una settimana, perdendo entrambe le proprie auto. “Vengono inscenati anche incidenti in cui le persone non possono evitare di danneggiare le proprie auto”, fa eco Moret. Quindi, secondo tali informazioni, molti veicoli apparentemente indipendenti possono essere impiegati per favorire un incidente che possa sembrare provocato dalla vittima stessa. Aggiungendo a ciò molti testimoni indipendenti (che in realtà sono agenti o informatori), si ottiene una ricetta per l’omicidio o per incastrare la vittima. In effetti sono stati riferiti casi di morte “accidentale”. Ancora una volta, ciò sembra ricalcare i metodi della Stasi. “Sono stati tagliati i cavi dei freni, incidenti e morti sono stati programmati deliberatamente”, fa notare Funder. Viaggi Quando le vittime sono alla guida, possono essere circondate da veicoli guidati da agenti che tagliano loro frequentemente la strada o si accodano senza rispettare la distanza di sicurezza. Questo genere di esperienze capita alle vittime con frequenza molto maggiore di quanto avvenga normalmente. Veicoli sbucano spesso oltre i segnali di stop quando la vittima si avvicina a un incrocio, con l’evidente intento di allarmarla. Viaggiando in autostrada, un’alternarsi di veicoli circonda la vittima a turno; possono essere contraddistinti da una caratteristica particolare, o da un colore a cui la vittima è stata sensibilizzata. Sembra funzionare sia come tattica di NLP per innescare le emozioni negative associate alla caratteristica, sia come metodo per unire il gruppo di agenti e promuoverne lo spirito di squadra. In altre parole, è come portare l’uniforme o guidare una volante. Anche le persone che si accodano al veicolo della vittima si alternano; dopo essersi accodate per un po’, possono provare a tagliarle la strada sorpassandola; l’obiettivo evidente è indicare che la vittima non procedeva abbastanza velocemente. Se messo in atto in modo ricorrente da più veicoli, questo comportamento provocatorio può anche servire per indurre la vittima ad accelerare, con il risultato di farla sbandare. La tattica è particolarmente efficace se le vittime non sono consapevoli di essere tali. I veicoli municipali o statali che possono molestare le vittime in pubblico comprendono: autobus cittadini fuori servizio, scuolabus, veicoli per le consegne di ristoranti locali, veicoli urbani o scavatrici, autopompe e ambulanze, auto della polizia, veicoli postali o di corrieri, taxi e TIR. Sono stati menzionati anche elicotteri e piccoli velivoli impiegati per tecniche di stalking. Come descritto nella sezione Informatori, molti di questi veicoli appartengono a organizzazioni selezionate per il reclutamento nei programmi di sorveglianza. Allo stalking partecipano anche convogli di veicoli separati dalle stesse distanze e che si muovono alla stessa velocità. All’interno del convoglio, possono essere presenti vari veicoli contraddistinti da tratti ai quali la vittima è stata sensibilizzata con le tecniche di NLP, tratti quindi che assumono il valore simbolico di un’uniforme. Ad esempio, la maggioranza o tutti potrebbero essere di una tonalità di rosso. Oppure la maggioranza potrebbe avere gli abbaglianti accesi, anche di giorno. Oppure ancora, gli stessi adesivi sui paraurti. Di sera, le vittime possono subire frequenti aggressioni sotto forma di abbagliamento improvviso con i fari (brighting), mentre guidano o camminano. Brighting Il brighting effettuato da un veicolo è un’aggressione, strategicamente molto usata svoltando agli angoli. Ad esempio, la vittima sta camminando lungo una strada tranquilla a tarda notte e vede veicoli che svoltano ripetutamente in o da traverse. La sincronizzazione è organizzata in modo che sembrino sempre svoltare all’angolo mentre la vittima vi si trova, in pratica accecandola; avviene con frequenza proprio agli angoli della strada. Oppure, camminando lungo una strada secondaria, la vittima vede una o due auto parcheggiate lungo il bordo, rivolte nella sua direzione e con i fari accesi. Attendono che la vittima si avvicini, poi si mettono in moto all’improvviso, abbagliando la vittima mentre le passano accanto. Tali tattiche di brighting raggiungono risultati ancora maggiori quando un veicolo ha uno dei fari con convergenza molto disallineata. Il disallineamento produce un effetto di abbagliamento superiore. Come per le altre tecniche, la frequenza e la durata svolgono un ruolo molto importante. Sono state segnalate anche luci proiettate contro le finestre della vittima. “Le forti sorgenti luminose sono tra le armi non letali più comuni”, scrive il dr. Alexander nel suo libro Winning the War. “Lo scopo è ridurre i rischi di lesioni ... ostacolando temporaneamente la visione delle vittime designate”. Dell’uso di forti luci contro le vittime parla anche nel suo libro Future War. Liste nere Opportunità di lavoro gettate nel cestino. La maggioranza delle vittime è disoccupata. Molti sarebbero sulla strada se non fosse per genitori, fratelli o amici. Le vittime occupate in genere subiscono il mobbing. “Impoverimento finanziario progressivo, [che è] ottenuto escludendo l’individuo dall’impiego e rafforzato dalle spese associate alle molestie”, scrive McKinney. Nel corso della sua indagine, conclude: “La maggioranza di coloro che sono ora in contatto con il progetto, professionisti istruiti, colletti bianchi, ha perso il lavoro. La conclusione del rapporto di lavoro in molti di questi casi è stata preceduta da molestie preliminari da parte del datore di lavoro e dei colleghi [mobbing], in sincronia con altre forme di aperte molestie...”. Secondo un articolo di The Christian Science Monitor, intitolato Blacklisted by the Bank (Sulla lista nera della banca), le liste nere (blacklisting) in origine erano usate come strumento di politica estera. A un certo punto, le organizzazioni federali hanno ovviamente deciso di iniziare a usarle anche contro gli individui. La diffamazione può essere una componente importante nel blacklisting. Esistono poi liste nere e pacchetti software usati per controllarle, al fine di verificare sospetti “terroristi”, “minacce alla sicurezza nazionale” ecc. In apparenza, è un business fiorente e ad alcune organizzazioni viene richiesto di impiegarle per legge. Nell’agosto 2004, un articolo intitolato The Surveillance-Industrial Complex (Il complesso industriale della sorveglianza), dell’ACLU, dichiarava: “È nato un intero settore per produrre software che rende più facile alle aziende fare leva sulle liste nere governative e altre prescrizioni. Un esempio di questo è “Homeland Tracker”, prodotto da una consociate del gigante dei database, Choicepoint, per “aiutare ogni business a conformarsi alle normative OFAC (ufficio per il controllo delle attività estere) e USA PATRIOT Act”. L’articolo annota che il software dispone di una prestazione detta “liste di accettazione e di rifiuto... dette anche liste nere”. Le forze dell’ordine federali hanno inviato alle aziende queste liste di osservazione. Contenevano i nomi di persone non sottoposte a indagini ufficiali o ricercate, semplicemente erano persone a cui l’agenzia era interessata. Già sappiamo che alcune di queste agenzie prendono di mira e molestano i cittadini. All’insaputa di molti, tali agenzie cercano apparentemente e deliberatamente di distruggere le carriere in modo massivo. Wired NewsWire parlava di queste liste nere il 9 agosto 2004, in un articolo intitolato Big Business Becoming Big Brother (Le grandi aziende diventano il grande fratello). L’articolo concludeva: “Non c’è modo di determinare a quante persone che ne avevano fatto richiesta sia stato negato un lavoro perché i loro nomi apparivano sulla lista”. Una forma di lista nera era stata usata anche dallo stato sui dissidenti russi. Nel suo libro The Persecutor (Il persecutore), Sergei Kourdakov, membro della Brigata del popolo in borghese, dichiarava che, quando una persona diventava una vittima, veniva “trattata come un lebbroso e riusciva a ottenere solo i lavori peggiori”.(*) Per stilare le liste nere, l’URSS talvolta usava uno strumento detto libretto di lavoro, impiegato per far avanzare o per distruggere le carriere. Se si era collaborativi con lo stato, la carriera poteva essere di grande successo. In caso contrario, era la miseria. Anche nella Germania orientale i dissidenti comparivano sulle liste nere e le loro carriere venivano distrutte. Dopo il crollo del muro, le persone hanno ottenute il permesso di esaminare i file che le riguardavano, scoprendo perché non avevano ottenuto posti di lavoro o incarichi universitari. Il dottor Munzert parla di analogia tra ciò che sta accadendo ora e quanto avveniva in Germania; afferma che l’obiettivo è “il crollo finanziario delle vittime” ottenuto grazie alla “perdita del lavoro”. La “situazione finanziaria viene fatta crollare”, aggiunge Moret. Per chi è stato posto in condizioni di disoccupazione a causa del mobbing e si trova sulla lista nera, il mobbing può continuare durante i colloqui di lavoro. Presumibilmente, lo scopo è traumatizzare ulteriormente la vittima. Ad esempio, vengono poste alla vittima domande a cui deve rispondere negativamente, come referenze per attività non elencate nel curriculum. Possono chiedere se si dispone di capacità che non erano presenti nell’annuncio pubblicato. Sono tattiche di mobbing adottate allo scopo di umiliare la vittima. Possono capitare a tutti... una volta ogni tanto. Si tratta in sostanza di una “zona sicura” che queste persone possono sfruttare per molestare la vittima, senza molto timore di essere incolpate. Le domande ai colloqui di lavoro possono essere poste con tono accusatorio o beffardo; possono contenere parole chiave relative all’ambiente che la vittima ha appena lasciato, note solo a lei e agli ex colleghi (responsabili del mobbing nei suoi riguardi). Tali domande sono ovviamente concepite per innescare emozioni negative collegate a un ambiente di lavoro precedente e spiacevole, nel quale si era stati vittima del mobbing. Le stesse domande possono essere poste più volte, con sintassi leggermente diversa. Nel corso di un’intervista, la vittima si vede porre dal datore di lavoro potenziale domande che riguardano referenze non richieste come requisiti nell’annuncio. Durante i colloqui svolti telefonicamente, il datore di lavoro dice che si è risposto a un annuncio diverso da quello per cui si è richiesto il contatto. Possono anche sostenere di non aver pubblicato l’annuncio, oppure di averne pubblicato uno leggermente diverso. Possono affermare che nel curriculum aggiornato della vittima è indicato che essa stia lavorando in un posto dove non è mai stata, oppure dove è stata dieci anni prima. La molestia è congegnata in modo da nascondersi sotto strati di menzogne, per rafforzare l’impressione che, se non si lavora, è perché non si desidera lavorare. Ad esempio, addetti alle assunzioni che avevano molestato la vittima in passato le lasciano un messaggio sulla segreteria telefonica (o sulla segreteria di parenti/amici), affermando che ci sono opportunità disponibili. L’obiettivo è dimostrare che la responsabilità della disoccupazione ricade interamente sulla vittima. Il pubblico in generale può non rendersi conto dell’esistenza delle liste nere perché le istituzioni che le impiegano gestiscono la maggioranza dei notiziari. Anche giornalisti e storici entrano nelle liste nere se rivelano corruzione o fatti storici che il complesso aziendale - governativo non desidera rendere noti al pubblico. Publishers Weekly propone un editoriale su Amazon per un libro intitolato Into the Buzzsaw (Nella sega circolare), scritto da Kristina Borjesson, dove si legge: “La sega circolare è qualcosa in grado di farvi a pezzi se tentate di indagare o di esporre qualunque cosa che le grandi istituzioni di questo paese, aziendali o governative, intendono mantenere sotto copertura”. Questa “sega circolare” è ciò che altri hanno chiamato governo invisibile. L’editoriale continua: “I giornalisti che parlano troppo rischiano di perdere il lavoro o di finire sulla lista nera ... [di] organizzazioni aziendali o governative il cui obiettivo è zittire le loro storie controverse e porre termine alle loro carriere”. Interferenze nelle comunicazioni Le vittime sono oggetto di manomissioni o smarrimenti voluti della loro posta. La “posta viene intercettata” dice Moret. Durante la precedente versione di Cointelpro, venivano apertamente sorvegliate le case, seguite le macchine e aperta la posta. L’idea era ottenere quante più informazioni possibili come ausilio per le molestie e le intimidazioni contro le vittime. Anche la Stasi “ispezionava tutta la posta in stanze segrete sopra l’ufficio postale”, racconta Funder, “e intercettava quotidianamente decine di migliaia di conversazioni telefoniche”. Il dottor Munzer faceva notare che uno degli obiettivi di chi pilota il programma è “disintegrare i sistemi di comunicazione delle vittime”. McKinney e Moret dichiarano che le vittime generalmente ricevono moltissime telefonate moleste, collegabili magari a un evento verificatosi nella vita privata della vittima. Storicamente, il telefono è sempre stato un eccellente strumento di molestia. Online Le vittime possono anche essere molestate online. Possono essere filtrati i risultati del motore di ricerca (bloccandoli), sostituiti con informazioni correlate alla vita privata della vittima. I siti web visitati dalla vittima possono essere falsificati includendo informazioni che evidentemente mirano a far capire alla vittima di essere oggetto di stalking anche in Internet. Tutto ciò pare semplicemente una versione online dello stalking in pubblico. Chi ha un sito dedicato a rendere noto questo programma riceve e-mail piene di insulti, oppure persone fingono di essere vittime e chiedono aiuto facendo al contempo riferimento a eventi della sua vita personale. È una tattica che può essere adottata per indurre un senso di disperazione e di isolamento (ovvero, sei solo, succede solo a te). [Note] * Sergei Kourdakov fuggì in Canada e infine giunse a Los Angeles, California. Oltre ad avere scritto il libro in questione, ha parlato in chiese, televisioni, interviste giornalistiche e si è confrontato con ufficiali governativi, descrivendo le pratiche della polizia segreta sovietica. Ha raccontato ai suoi amici di aver ricevuto minacce di morte. I suoi progetti di parlare alla gioventù russa con trasmissioni radio sono naufragati con la sua morte improvvisa il 1 gennaio 1973, dapprima classificata suicidio, poi incidente. ** Può esistere una tecnologia più avanzata, non disponibile al pubblico, usata per eseguire queste molestie online. Ulteriori informazioni in merito in un prossimo libro o articolo. *** Una descrizione più dettagliata di questa tecnologia non classificata è disponibile sul sito web di Eleanor White, raven1.net.
Posted on: Mon, 07 Oct 2013 11:34:03 +0000

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