Omelia della XIV domenica del to C (7 luglio 2013) Oggi Gesù - TopicsExpress



          

Omelia della XIV domenica del to C (7 luglio 2013) Oggi Gesù manda 72 discepoli a preparare la sua venuta che è l’avvento del “Regno di Dio” cioè del regnare di Dio, Gesù, sulla Terra. Dice il Vangelo che “il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. Chi invia Gesù? Gesù invia quei samaritani – disprezzati dagli ebrei perché semipagani – che l’hanno accolto come proprio Signore, li invia “a due a due” – perché siano una comunità e perché per gli ebrei il numero “due” era quello indispensabile per essere dei testimoni credibili. Dice il Vangelo di oggi che Gesù ne inviò “altri” settantadue, dopo aver inviato gli apostoli che per la verità avevano combinato poco, invia “altri” cioè 72 discepoli samaritani. Perché Gesù ne invia proprio 72? Perché secondo il libro della Genesi al capitolo X, 72 sono le nazioni pagane, quelle stesse nazioni pagane che nel capitolo XI del libro della Genesi decidono di volersi “fare un nome” alternativo a quello di Dio, creando il monumento della loro superbia, la torre di Babele. Quindi questi 72 discepoli samaritani sono inviati nel mondo da Gesù nella missione universale – come dice il libro degli Atti degli Apostoli – “di aggiungere ogni giorno alla comunità [alla Chiesa] quelli che erano salvati” (At.2,48). Questi 72 discepoli rappresentano i laici, il popolo di Dio, che non vuole farsi un nome sulla Terra alternativo a quello di Gesù ma che vuole accogliere Cristo come pietra angolare di ogni scelta nella vita per diventare pietra viva della Sua Chiesa che riceve ogni giorno la luce e la forza dello Spirito Santo che illumina e sostiene la vita. L’invio dei 72 discepoli, l’invito ai laici ad essere evangelizzatori in tutto il mondo e in tutti i modi – direbbe San Paolo “in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2Tm.4,2) – evangelizzazione nella misericordia, precederà l’evangelizzazione nel giudizio nell’invio degli angeli che alla “fine del mondo, verranno e separeranno i cattivi dai buoni e getteranno i cattivi nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti” (Mt.13,49-50). Gesù non nasconde ai 72 discepoli che l’annuncio del Vangelo – la notizia meravigliosa della liberazione in Gesù dalle catene del peccato e della morte, mediante la sua Chiesa – ebbene Gesù non nasconde che sarà rischioso e pieno di ostilità: “vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Ma ci spinge a confidare nella Divina Misericordia perché raccomanda ai 72 discepoli – quindi a ciascuno di noi – di non prendere con noi neanche l’occorrente per il viaggio: “non portate borsa, né sacca, né sandali”. Il discepolo di Gesù, nel suo modo di vivere, deve far vedere che l’unico suo necessario è Gesù. Se Gesù è in noi, l’abbiamo già l’occorrente per il viaggio che è la vita, perché ne possediamo già la bussola, la Chiesa, e la meta, Gesù. Poi Gesù dice “non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada” cioè non lasciatevi distrarre, cari laici, dalla vostra missione di evangelizzatori, fermandovi nel cammino della santità. “Dio è vicino” in Gesù ma occorre tenerselo vicino pregando, evangelizzando e dando testimonianza fattiva della sua vicinanza con le opere della fede. Annunciare la venuta della “Pace” cioè l’inizio del tempo della salvezza - il tempo della Chiesa in cui Gesù sta radunando i salvati – ebbene la venuta della “Pace” che per noi cristiani non è semplicemente l’assenza della guerra ma come dice il profeta Isaia è l’avvento di Gesù che il profeta Isaia chiama il “Dio potente … e [appunto] il Principe della Pace” (Is.9,5). Annunciate che “il Regno di Dio è vicino” – non che la fine del mondo è prossima come hanno annunciato falsamente, i Testimoni di Geova, fissando la data per la fine del mondo almeno 16 volte – ma che “il Regno di Dio è vicino” vuol dire che la forza salvifica del Regno di Dio, la presenza dello Spirito Santo che guarisce l’anima e il corpo, che libera dalla schiavitù del peccato e dal credersi padroni di se stessi e che consola chi è sulla croce, ebbene la potenza dello Spirito Santo come è presente nell’attività di Gesù così sarà presente nell’attività dei suoi discepoli. Se Gesù abita in noi, non possono che emergere da noi le parole, le azioni e l’urgenza dell’evangelizzazione, “conseguire la meta della fede, la salvezza delle anime” (1Pt.1,9). Ma chi rifiuta Gesù come proprio Signore si autoesclude dal “Regno dei cieli” scegliendosi l’inferno. L’altro ieri, papa Francesco consacrando la città del Vaticano a San Michele arcangelo e San Giuseppe ha detto: «Michele – che significa: “Chi è come Dio?” – è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura ci richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo. Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori». Così i 72 discepoli “tornarono pieni di gioia” perché, dicono, hanno visto che “i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome [il nome di Gesù]”, hanno sperimentato il regnare di Dio in loro mediante la loro comunione di fede e d’amore con Gesù che si traduce in conversioni, liberazioni e guarigioni. Ma Gesù distoglie l’attenzione dei discepoli da questi effetti secondari che sono dovuti semplicemente alla sua azione nei discepoli a beneficio dei prigionieri del demonio – i peccatori impenitenti – e richiama i discepoli a ringraziare soprattutto perché, dice loro, “i vostri nomi sono scritti nei cieli” cioè siete amati da Dio. Quello che gli apostoli ebrei per mancanza di fede non sono riusciti a fare nella missione di evangelizzare, l’hanno fatto oggi i discepoli cristiani samaritani inviati da Gesù. Che il Signore regni veramente nella nostra vita. SLGC.
Posted on: Sun, 07 Jul 2013 06:38:42 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015