Paolo Conte Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Crystal Clear - TopicsExpress



          

Paolo Conte Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Crystal Clear action bookmark Gold-Silver doubt.png Questa voce è stata proposta per un riconoscimento di qualità. Esprimi il tuo parere nella pagina della segnalazione e comunicaci eventuali tuoi suggerimenti. I miglioramenti sono sempre benvenuti. « Jai deux amours, mon pays and Paris... » (Paolo Conte, Its a Green Dream, dallalbum Razmataz) Paolo Conte Paolo Conte Paolo Conte Nazionalità Italia Italia Genere Musica dautore[1] Jazz[1] Pop[1] Periodo di attività 1962 – in attività Etichetta RCA Italiana, CGD Album pubblicati 21 Studio 14 Live 5 Raccolte 12 Sito web paoloconte.it/David di Donatello David di Donatello al miglior musicista 1997 Paolo Conte (Asti, 6 gennaio 1937[2]) è un cantautore, paroliere e polistrumentista italiano. Pianista di formazione jazz, è considerato uno dei più importanti e influenti cantautori italiani, nonché uno dei più originali e innovativi musicisti contemporanei[3]. Avvocato di professione, nella sua oltre cinquantennale carriera è stato autore di musiche per altri artisti, spesso collaborando con parolieri come Vito Pallavicini[4], per poi decidere, nel 1974, di abbandonare la carriera forense per dedicarsi esclusivamente a quella artistica. Stimato ed apprezzato dal pubblico francese e da varie platee internazionali, si è inoltre cimentato in altri campi espressivi, ricevendo nel 2007 una Laurea honoris causa in Pittura, per lopera multimediale Razmataz, conferitagli dallAccademia di belle arti di Catanzaro[5]. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 Gli anni cinquanta 1.1.1 I primi passi nel mondo della musica e lamore per il jazz 1.2 Gli anni sessanta 1.2.1 La collaborazione con Vito Pallavicini e il successo di Azzurro 1.3 Gli anni settanta 1.3.1 La svolta cantautorale 1.4 Il Club Tenco e il successo di Un gelato al limon 1.5 Gli anni ottanta 1.5.1 Da Paris milonga ad Appunti di viaggio 1.5.2 Un autore internazionale 1.6 Gli anni novanta 1.6.1 Le parole scritte a macchina e la passione per il Novecento 1.6.2 Una faccia in prestito e le varie tournée allestero 1.7 Gli anni duemila 1.7.1 Razmataz: un progetto lungo trentanni 1.7.2 Nel segno dellelegia 1.8 Tra pittura e canzoni 1.9 Gli anni Dieci 1.9.1 Una ritrovata continuità artistica 2 Paolo Conte e la Francia 3 Paolo Conte al cinema 4 Paolo Conte e il fumetto 5 Curiosità 6 Discografia 6.1 Album 6.2 Live 7 Premi e riconoscimenti 7.1 Premi 7.2 Onorificenze 8 Note 9 Bibliografia 10 Voci correlate 11 Altri progetti 12 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica sorgente] Gli anni cinquanta[modifica | modifica sorgente] I primi passi nel mondo della musica e lamore per il jazz[modifica | modifica sorgente] Un giovane Paolo Conte al vibrafono, in una foto degli anni cinquanta. Paolo Conte nasce ad Asti, nel 1937, da una famiglia di legali: il padre Luigi[6] è un notaio con la passione per la musica[7], mentre la madre Carlotta, detta Tina[6] proviene da una famiglia di proprietari terrieri[7]. Durante la guerra trascorre molto tempo nella fattoria del nonno e tramite i genitori (appassionati sia di musica colta che di canzoni popolari) apprende i rudimenti del pianoforte, assieme al fratello minore Giorgio[3]. Lascolto di dischi di provenienza jazz, acquistati dal padre clandestinamente durante gli anni del Fascismo e di concerti di vari musicisti americani in tour in Italia, generano il primo embrionale amore di Conte per la musica jazz. A raccontare quei periodi sarà lo stesso Conte in unintervista degli anni ottanta: «Mussolini aveva proibito la diffusione della musica americana e del jazz. Però era difficile impedire tutto. Così i grandi classici potevano circolare a patto… di essere eseguiti da orchestre italiane e con titoli italiani: ecco perché Saint Louis Blues diventò Tristezze di San Luigi! I miei, che erano molto giovani e dunque curiosi, appassionati di musica e ghiotti di novità, in barba alla polizia riuscivano a procurarsi dischi o spartiti di musica americana; la decifravano e poi la suonavano in salotto. In questo modo, sono stato nutrito di jazz e di America fin dallinfanzia»[8]. Diplomatosi al Liceo Classico Vittorio Alfieri di Asti e laureatosi in Legge allUniversità degli Studi di Parma, inizia a lavorare come assistente presso lo studio paterno, decidendo, contemporaneamente, di estendere a livello semi-professionale gli studi musicali[6]. Durante la metà degli anni cinquanta impara a suonare il trombone, poi il vibrafono, entrando in numerosi complessi cittadini: dalla Barrelhouse Jazz Band, ai Taxi for Five, alla The Lazy River Band Society, i cui nomi tradiscono una dichiarata passione per il jazz e lo swing doltreoceano[9]. In particolar modo con la Barrelhouse Jazz Band fonda in seguito, lUSMA, “Unione Studenti Medi Astigiani“, aprendo un circolo musicale presso lAssociazione Alpini della città. Il gruppo si esibisce tutti i sabato pomeriggio, dalle 16 alle 19 e 30, facendo conoscere a compagni e compagne di scuola, autori internazionali, allepoca, assai sconosciuti come Rodgers & Hammerstein, George Gershwin, Cole Porter e Jerome Kern[9]. Più avanti iniziano a suonare in vari locali, partecipando, in seguito, ad alcuni festival cittadini, tesi a promuovere complessi emergenti[9]. La fascinazione per il jazz si estrinseca anche e soprattutto come fruitore di musica, tanto da convincere il giovane Conte a partecipare alla quarta edizione del “Quiz Internazionale di Jazz”, a Oslo, classificandosi al terzo posto[9]. Gli anni sessanta[modifica | modifica sorgente] La collaborazione con Vito Pallavicini e il successo di Azzurro[modifica | modifica sorgente] Adriano Celentano presenta nel 1968 il brano Azzurro. Allinizio degli anni sessanta fonda un nuovo gruppo, il Paul Conte Quartet (in cui il fratello Giorgio Conte suona la batteria), con cui nel 1962 avviene il suo esordio discografico, incidendo un LP per la RCA Italiana, contenente brani standard di musica jazz, dal titolo The Italian Way to Swing, lalbum però non riscuote alcun successo[10]. Nello stesso periodo, sotto la scia di suggestioni assorbite dal cinema e dalla letteratura, inizia a scrivere le sue prime canzoni, spesso in collaborazione con il fratello Giorgio. Tra le varie sono da ricordare Ed ora te ne vai, cantata da Vanna Brosio, del 1964 e Lultimo giorno, del 1965, su testo di Giorgio Calabrese, cantata da Carla Boni[11]. Similmente a quanto accade per Francesco Guccini, Paolo Conte si affaccia nel mondo della musica leggera principalmente come autore, componendo musiche e arrangiamenti per altri artisti. Il primo brano di un certo successo a portare la sua firma sintitola Chi era lui, successivamente inserita e cantata da Adriano Celentano nellalbum La festa; il testo, di chiara ispirazione religiosa, viene scritto da Mogol e Miki Del Prete, ed è presente nel lato B del celebre 45 giri, Il ragazzo della via Gluck. La collaborazione con Celentano prosegue con La coppia più bella del mondo (con testo di Luciano Beretta e Miki Del Prete) e soprattutto con Azzurro, il cui testo è firmato da Vito Pallavicini, paroliere con cui il musicista astigiano inizierà una prolifica collaborazione che durerà, in pratica, per tutti gli anni sessanta[11]. Nel 2007, lo stesso Celentano ha svelato, in occasione della morte di Pallavicini, la genesi di Azzurro: «Un giorno mi ha telefonato Pallavicini - ricorda Celentano - e mi ha detto: ho avuto unidea pazzesca, però dobbiamo vederci, perché te la devo spiegare di persona. Ho scritto il testo di una canzone su una musica di Paolo Conte che non puoi non incidere perché sarà linno degli italiani: si chiamerà Azzurro»[12]. La canzone, divenuta un classico della musica italiana, sarà ripresa dallo stesso Paolo Conte e incisa nel suo primo album live Concerti, uscito nel 1985. A riprova del successo esponenziale che il brano ha avuto nel tempo, sempre nel 2007, un sondaggio promosso dal sito della Società Dante Alighieri, ha decretato Azzurro, al primo posto tra le canzoni italiane più famose e cantate nel mondo, spodestando laltrettanto celebre Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno[13]. Successivamente collabora col maestro di musica, suo concittadino, Michele Virano, con il quale compone le musiche di altre canzoni di successo, quali Insieme a te non ci sto più per Caterina Caselli e Tripoli 1969 per Patty Pravo. Contrariamente a quanto molte biografie riportano, la canzone Messico e nuvole, cantata e portata al successo da Enzo Jannacci, secondo quanto depositato nellarchivio Siae, non reca la firma del musicista astigiano, bensì quella del fratello Giorgio, di concerto con Michele Virano (per quanto riguarda le musiche) e per la parte testuale di Vito Pallavicini[14]. In merito alla canzone Messico e nuvole, e alla relativa interpretazione del cantautore milanese, Paolo Conte ha più volte dichiarato: «Ho avuto la fortuna di trovare un interprete come Enzo Jannacci che per me rimane, storicamente parlando, il più grande cantautore che lItalia abbia mai espresso. Jannacci è il personaggio che conosciamo, con una dose di visibile follia geniale, manifestata al momento della registrazione della canzone, alla quale io ero presente, poiché lha cantata per tutto il tempo coricato per terra con il microfono in mano, urlando e sgambettando come solo lui sa fare, da saltimbanco intellettuale»[15]. Scrive, inoltre, con Pallavicini e musicisti quali Enrico Intra e Mansueto Deponti, il brano jazz francese No amore per la cantante Giusy Romeo, in seguito conosciuta come Giuni Russo; sempre con Pallavicini, scrive nel 1968 per Dalida un brano inquieto e drammatico, particolarmente adatto allo stile interpretativo della cantante, intitolato La speranza è una stanza[11]. Tra i vari successi come autore, infine, è da ricordare il brano Santo Antonio Santo Francisco, per Piero Focaccia e Mungo Jerry, canzone che concorre al Festival di Sanremo del 1971[11]. Gli anni settanta[modifica | modifica sorgente] La svolta cantautorale[modifica | modifica sorgente] « Beviti sto cielo azzurro e alto che sembra di smalto e corre con noi » (Da La Topolino amaranto, 1975) Una foto di Paolo Conte negli anni settanta. È solo nel 1974, a trentasette anni, quando ormai è sul punto di abbandonare la musica per dedicarsi alla sua professione di avvocato, che si convince, anche grazie alla pressione del suo primo produttore Italo Greco, a presentare lui stesso le proprie canzoni, incidendo nello stesso anno il suo primo disco dal titolo Paolo Conte. Si ha così la definitiva svolta cantautorale dellartista, che da qui in avanti, firmerà in prima persona, oltre alle musiche, anche i testi delle proprie canzoni e dove è già presente in nuce tutto il suo stile riflessivo e disincantato, spesso caricato di tagliente e distaccata ironia[16]. Per la critica lopera prima di Paolo Conte è comunque unopera ancora incerta e non precisamente messa a fuoco, quasi unantologia revisionista delle opere prestate precedentemente ad altri artisti[3]. Lalbum al momento delluscita non ha il riscontro commerciale sperato; tuttavia molte delle canzoni contenute diventeranno, negli anni, tra le più note del musicista astigiano, tra le quali si ricordano: La ragazza fisarmonica, Una giornata al mare, La giarrettiera rosa, La fisarmonica di Stradella e soprattutto Onda su onda, donata lo stesso anno allamico e collega Bruno Lauzi. Con la canzone Sono qui con te sempre più solo, ha inizio la saga musicale dedicata all Uomo del Mocambo, storia del proprietario di un bar immaginario, dove lautore è solito tratteggiare storie e situazioni dal gusto decadente, spesso impersonate da curatori fallimentari che sorseggiano caffè (aiutato, in questo, da un forbito spirito autobiografico) e dove larchitettura del locale (con i suoi tinelli maròn, insegne, luci, etc.) è pressoché identica in tutte le canzoni della saga[3]. Il personaggio delluomo del Mocambo, ritornerà nelle canzoni successive La ricostruzione del Mocambo, Gli impermeabili e da ultima, La nostalgia del Mocambo. Paolo Conte e Lucio Dalla nel 1977, durante lo spettacolo televisivo Il futuro dellautomobile e altre storie. La ricostruzione del Mocambo è anche uno dei pezzi del suo secondo album, Paolo Conte, opera che sancisce il definitivo distacco dalla produzione di canzoni dinterpretazione altrui, per approdare a una collezione di brani destinati a essere ricordati come veri e propri classici della sua produzione: basti ricordare Genova per noi (definita dallautore una delle sue canzoni più importanti[17]) e cantata anchessa da Bruno Lauzi, La Topolino amaranto, Pittori della domenica e Luna di marmellata. Il successo, comunque, stenta ad arrivare e nonostante tutto, il musicista, vincendo il suo carattere particolarmente schivo e riservato, inizia ad esibirsi in pubblico. Sarà lo stesso Conte a ricordare il suo primo concerto, in unintervista rilasciata al Corriere della Sera: «Avevo già i baffi. Era di mezza stagione, ero vestito di velluto marron. Mi ricordo che avevo un piano verticale, e durante le prove avevo appoggiato una bottiglia di acqua minerale che poi ho dimenticato. Quando poi di sera sono entrato in scena, nel buio, gli ho dato un colpo e ho subito battezzato le prime file. C’era già tanta gente, ad ascoltarmi, un quattrocento, cinquecento persone; poi per cinque, sei anni ho suonato ai Festival dell’Unità: l’intellighenzia allora era tutta lì, erano belle le feste con le donne che facevan da mangiare, si compravano i libri negli stand. Ho tenuto concerti anche a qualche grosso Festival dell’Unità, a Roma, Genova e Milano; leggendarie le kermesse emiliane, con quel buon profumo di costine di maiale»[7]. Tra la fine del 1976 e linizio del 1977 Conte torna ad esibirsi in concerto con alcuni amici conosciuti alla RCA, tra i quali Piero Ciampi, Nada e Renzo Zenobi, ma le serate riscuotono consensi modesti[18]. Grazie a questo incontro, tra laltro, Nada incide, proprio in quellanno, tre canzoni di Conte, Avanti bionda, Arte e La fisarmonica di Stradella[19]. Partecipa, inoltre, nel 1977 alla trasmissione televisiva di Lucio Dalla, Il futuro dellautomobile e altre storie, dove con il musicista emiliano si esibisce al piano cantando Onda su onda e La Topolino amaranto, e sempre nello stesso anno collabora agli arrangiamenti dellalbum Danze di Renzo Zenobi, e scrive per Gipo Farassino una delle sue canzoni più interessanti, Monticone, divertito ritratto del tipico personaggio piemontese[20]. Il Club Tenco e il successo di Un gelato al limon[modifica | modifica sorgente] Unimmagine di Paolo Conte al Club Tenco con Francesco Guccini negli anni settanta. «Paolo Conte è nato a Sanremo nel 1976 con il Club Tenco. Quando Amilcare Rambaldi (fondatore del Club) lo invitò alla rassegna, era praticamente ancora sconosciuto. Ricordo che pensò di doversi esibire in un piccolo club. Quando si trovò davanti allAriston ebbe quasi uno shock perché non si aspettava un teatro così grande». Così, ha ricordato, i primi passi del cantautore astigiano, Roberto Coggiola, fotografo ufficiale della rassegna dedicata alle canzoni dautore, durante la presentazione di unesposizione fotografica dal titolo Paolo Conte a Sanremo dal 1980 al 2005, dedicata allartista astigiano ed esposta al Teatro Ariston, nellautunno del 2007[21]. Sul palco di Sanremo, Conte ha, infatti, modo di far conoscere le sue prime canzoni, in particolare allinterno delle varie edizioni del Club Tenco, fino a diventarne (assieme ai colleghi Francesco Guccini, Roberto Vecchioni e molti altri) un protagonista di punta, venendo premiato dalla stessa rassegna, svariate volte, con numerosi riconoscimenti; da ultimo è da ricordare la Targa Tenco, quale miglior canzone italiana al brano Elegia, contenuto nellomonimo album, uscito nellautunno del 2004[22]. A tre anni di distanza dalla pubblicazione dellultimo album, nel 1979 esce Un gelato al limon, dove il musicista piemontese riscuote successo. Così, dopo vari anni di gavetta, il grande pubblico comincia ad accorgersi del suo personalissimo stile che attraverso luso costante del pianoforte (suo esplicito alter ego) costruisce musiche e atmosfere dirette a controllare una voce dal timbro rauco e dimesso, sovente tesa a narrare storie e luoghi del tutto inusuali, spesso mondi esotici che hanno il compito di celare, nella realtà, sonnacchiosi sobborghi di provincia[16]. In risposta a gran parte della critica, che intravede nel lessico contiano svariati riferimenti al mondo della provincia, così si esprime il cantautore, in unintervista del 1991, rilasciata al collega Gino Paoli: «Non ne sono convinto e mi sono stupito che i critici considerino questi aspetti un privilegio della provincia: casomai rappresentano la peculiarità di tutta la cultura italiana che ha una forte connotazione provinciale. Nelle piccole città si osservano le cose con più attenzione, i personaggi sono meno massificati, è più facile centrarli. Sono forse un po più protagonisti»[23]. Il favore presso il pubblico dellalbum Un gelato al limon è dovuto soprattutto alla presenza di canzoni quali Bartali, dedicata al famoso ciclista e allomonima title-track (dedicata alla moglie Egle), interpretata, tra laltro, nello stesso anno, anche da Lucio Dalla e Francesco De Gregori che la includono nella scaletta del loro fortunato tour Banana Republic. In merito a questo fatto lo stesso Conte ricorda lincontro con Francesco De Gregori, avvenuto a Roma, poco tempo dopo la conclusione del tour: «Mia moglie ed io stavamo andando in un ristorante, e dal fondo di una strada vedo apparire Francesco De Gregori: una figura alta che si stagliava in lontananza e si profondeva in scuse da lontano, e mi si avvicinava dicendo: Mi perdonerai? Mi perdonerai? Ma per Diana, certo che ti perdono! Anzi mi hai fatto un gran regalo. Voleva farsi perdonare lo stile con il quale aveva interpretato la canzone, che lui stesso giudicava più profonda di quanto dicesse il tipo di esecuzione da loro scelto [...] è uno dei bei ricordi che fanno parte del catalogo degli amati clienti, come chiamo gli esecutori delle mie canzoni, memorie del mio passato da avvocato»[24]. Lopera, di fatto, apre le porte al jive, vale a dire a quel particolare linguaggio gergale, tipico dello slang afro-americano, composto da suoni che si ripetono a più intervalli, sostenendo e ricamando il canto[25]. Luso del jive, diverrà, ben presto un marchio di fabbrica dellartista, rendendo ancor più riconoscibili e peculiari le varie esibizioni dal vivo (basti pensare al famoso za-za-ra-zzaz di Bartali o più avanti al du-du-du-du di Via con me). Altri brani da evidenziare sono lariosa Dal loggione, Rebus, Il nostro amico Angiolino, Sudamerica (reinterpretata al Club Tenco insieme a Ivano Fossati, Roberto Benigni e Francesco De Gregori) e Blue tangos, inclusa, anni dopo, nella colonna sonora del film di Jean-Luc Godard, Nouvelle vague, del 1990[26]. Gli anni ottanta[modifica | modifica sorgente] Da Paris milonga ad Appunti di viaggio[modifica | modifica sorgente] Unesibizione di Paolo Conte negli anni ottanta. Il 25 marzo 1981 il Club Tenco organizza una sorta di ventiquattro ore non-stop in onore di Paolo Conte dal curioso titolo di Contiana. Si tratta del primo, importante, riconoscimento nei confronti dellartista piemontese e loccasione coincide con la presentazione del nuovo album, dal titolo Paris milonga[27]. Sul palco dellAriston sale Roberto Benigni che a sua volta omaggia il cantautore astigiano, cantando un brano dallironico titolo Mi piace la moglie di Paolo Conte[28]. È questa la peculiare genesi di uno degli album più conosciuti e apprezzati del repertorio contiano, e questo, anche grazie alla canzone Via con me, destinata, nel tempo, a riscuotere un ampio successo sia di pubblico che di critica[29]. Anni dopo, Paolo Conte fornirà una personale lettura del brano ai microfoni della trasmissione radiofonica Alle otto di sera: «Vorrei che le canzoni non si consumassero mai. Per un compositore sono il profumo di un mazzo di fiori, e a forza di sentirle questo profumo a volte rischia di andarsene [...] Alcune di esse hanno avuto, però, più fortuna presso il pubblico. Una di queste, oltre ad Azzurro, è di certo Via con me. La cosa mi fa piacere perché, è sicuramente tra le mie preferite [...] Canzone tanto amata, tanto lavorata, e per fortuna tanto consumata, al punto che non soltanto molte ditte lhanno usata come colonna sonora per le loro pubblicità, ma tantissimi registi di cinema, italiani, inglesi, americani o tedeschi, lhanno usata tranquillamente. Non so quale sia la ragione. In un film americano che si svolgeva a Parigi, ho avuto addirittura la sensazione che gli americani volessero dare unidea di Parigi tramite quella canzone. Mi sono sentito francese senza saperlo»[30]. Il brano assicura ben presto il successo dellalbum (il primo del musicista anche fuori i confini italiani) e questo anche grazie alle nuove formazioni delle sue band di supporto, sempre a metà strada tra lensemble jazz e le big band di origini statunitensi[3], dove compaiono musicisti come Jimmy Villotti e Bruno Astesana. Altri brani del disco da sottolineare, sono senzaltro: Alle prese con una verde milonga, che dà in parte il titolo allLP, dove nel testo viene citato il musicista argentino Atahualpa Yupanqui, «ultimo interprete - secondo le parole di Conte - della danza pampera chiamata milonga»[31], Boogie, che verrà interpretata tre anni dopo da Ivano Fossati, Lultima donna, Blue Haways e il dittico dal sapore transalpino Madeleine e Parigi. Sempre nel 1981 collabora con Gabriella Ferri per lalbum Gabriella, per cui scriverà alcune canzoni come Sola contro un record, Non piangere e Vamp (questultima ripresa anche dallautore dal vivo), oltre a Non ridere (reincisa da Conte nellalbum Elegia del 2004, con testo parzialmente differente)[11]. Non passa neppure un anno da Paris milonga e lartista piemontese dà subito alle stampe un altro disco dal titolo Appunti di viaggio, e attraverso una nuova manciata di canzoni torna a ritrarre mondi esotici e inusuali, dove i suoni e le immagini tratteggiano città geograficamente lontane, spesso semplicemente sognate come Chinatown, Shangai, Timbuctu e Zanzibar, questultima vagheggiata in Hemingway, canzone che spesso, in quegli anni, apriva tutti i concerti del cantautore[32]. In merito alla genesi di Hemingway, così ricorda il musicista: «La canzone lavevo ambientata a Venezia, volevo una canzone notturna, una musica notturna, unambientazione notturna molto particolare, e mi è venuta lidea di Venezia di notte, e da Venezia è venuto fuori l Harrys bar, da lì un barman che parla francese, perché, secondo un vecchio cliché, il barman per eccellenza non può che parlare francese, ed evoca il fantasma di Ernest Hemingway»[32]. Molti i brani dellalbum da menzionare: si va dalle ritmate Fuga allinglese, Lo zio e Dancing, a brani più intimisti come Nord, La frase e Gioco dazzardo. Da non dimenticare, infine, il Foxtrot da camera di Diavolo rosso, canzone tra le più eseguite dallartista nei concerti, e dedicata alla propria terra dorigine, nonché al celebre ciclista Giovanni Gerbi. Un autore internazionale[modifica | modifica sorgente] « Nel tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche » (Paolo Conte, Sotto le stelle del jazz) Una delle caratteristiche smorfie di Paolo Conte in unesibizione degli anni ottanta. Due anni dopo luscita di Appunti di viaggio, il musicista si presenta sul mercato discografico con un nuovo LP, che per la terza volta si intitola semplicemente Paolo Conte, album con il quale il musicista inaugura la collaborazione con Renzo Fantini, che da qui in avanti diverrà suo manager e produttore. Lalbum viene visto dalla critica come una fusione delle due precedenti istanze creative facendo giungere il musicista alla definitiva maturità artistica[3]. Tanti i brani da ricordare, molti dei quali, divenuti, ben presto, veri e propri classici del cantautore. Basti pensare a canzoni come Gli impermeabili (terzo episodio della tetralogia del Mocambo), levocativa Sparring partner, la notturna per piano e sax Come mi vuoi?, la suadente Lavance, il divertito jive di Macaco e Come-di, swing alla Cab Calloway, con numerosi doppi sensi linguistici e vocali. Il tema unificante dellalbum è quello dell uomo scimmia, soprannome dato dalle comunità afroamericane ai ballerini jazz, sorta di elogio alla musica americana o più precisamente alla musica nera, e dipanato secondo dotte citazioni per tutte le canzoni del disco e che trova il suo momento di maggior concentrazione nel brano Sotto le stelle del jazz (un uomo scimmia cammina o forse balla chissà...) che rappresenta uno dei pezzi più conosciuti e acclamati del cantautore astigiano[33]. Accolto benevolmente dalla critica, il disco lancia Conte sullo scenario internazionale. Ne segue unintensa attività live, che lo vedrà impegnato parallelamente sia in Italia che in Francia, quella stessa Francia che già in passato aveva sentito quale luogo dispirazione e vicinanza culturale. Da qui nascerà un anno dopo il doppio album Concerti, primo album dal vivo pubblicato dal musicista, dove le registrazioni dei vari brani vengono riprese dai concerti tenuti al Teatro alle Vigne di Lodi, il 28 maggio 1985, al Teatro Morlacchi di Perugia, il 20 di giugno e al Théâtre de la Ville di Parigi, il 15 e 16 marzo 1985. Il disco è presente nella lista dei 100 album italiani più belli di ogni tempo, classificandosi in settantesima posizione[34], e si avvale di numerosi musicisti di valore, molti di loro, abituali collaboratori di Francesco Guccini, quali Antonio Marangolo, Ares Tavolazzi, ed Ellade Bandini. Francesco De Gregori, Roberto Benigni e Paolo Conte al Club Tenco in una foto del 1986. In merito ai suoi primi spettacoli in terra francese Conte avrà a dire: «Parigi per me è stata molto importante, il primo rapporto con il pubblico straniero lho avuto lì. Il privilegio è quello di essere chiamato dai francesi, e non di cercare di forzare la loro sensibilità per esibirsi nei teatri. I francesi sono venuti a cercarmi, mi hanno offerto i primi tre spettacoli al teatro de la Ville, spettacoli che non dimenticherò mai, perché quando sono entrato in scena pensavo che non ci sarebbero state più di cinquanta persone. Invece per tre giorni ci fu il tutto esaurito»[32]. E ancora: «Il successo parigino e francese in generale mi ha aperto improvvisamente le porte di tutta Europa. Significa che un successo parigino rimane ancora una credenziale importante, che Parigi è una realtà culturale riconosciuta: da lì ho potuto andare in Germania, in Olanda, dove ho avuto i successi più grandi, compresa lInghilterra, che come ben si sa è un luogo molto difficile da conquistare, poi lAmerica e così via...»[32]. Per il cantautore astigiano ha così inizio una serie di lunghe tournée all’estero, che lo porteranno ad esibirsi due anni più tardi in Canada, allo Spectrum di Montreal, in Francia (tre settimane all’Olympia di Parigi), in Olanda, in Germania, e infine in Belgio, Austria, Grecia e Spagna. Da non dimenticare inoltre i due spettacoli al Blue Note di New York, antichissimo e storico tempio della musica jazz. Dello stesso periodo si registrano le sue partecipazioni ai più importanti festival internazionali di jazz, quali Montreux, Montreal, Juan Les Pins e Nancy[27]. La riprova di questa fremente attività artistica è luscita di un secondo album dal vivo, dal titolo Paolo Conte Live, del 1988, ricavato in gran parte dallesibizione tenuta in Canada, a Montreal, il 30 aprile 1988. Il CD contiene tre canzoni, fino ad allora, mai interpretate dal musicista piemontese: le già citate Messico e nuvole e Vamp e Dont break my heart, già incisa nel 1985, in italiano, da Mia Martini, con il titolo Spaccami il cuore[35]. Tra i due live citati esce contemporaneamente, per il mercato italiano e per quello estero, Aguaplano, nuova fatica del cantautore astigiano. Un doppio album contenente ventun canzoni, alcune anche in lingua francese come Le tam-tam du paradis, già scritta in passato per uno spettacolo teatrale dedicato ai personaggi di Hugo Pratt[36]. Oltre allomonima title-track, si ricordano canzoni come Nessuno mi ama, Paso doble, Amada mia, Non sense, Blu notte, Hesitation e soprattutto Max, altra canzone tra le migliori della sua produzione, volutamente costruita secondo un crescendo agogico con motivo bipartito, chiaramente ispirata al Bolero di Maurice Ravel[3]. In merito alla fortuna del brano Conte ha affermato: «Qualche mia canzone ha avuto un riscontro maggiore in una nazione piuttosto che in unaltra. Max, ad esempio, è stata un grandissimo successo da hit parade in Olanda, dove molte mamme hanno chiamato i propri figli con questo nome, per rimanere poi deluse quando mi hanno chiesto cosa volesse dire Max e io ho dato loro una spiegazione molto diversa da quella che avrebbero voluto sentire»[37]. Gli anni novanta[modifica | modifica sorgente] Le parole scritte a macchina e la passione per il Novecento[modifica | modifica sorgente] Paolo Conte nel 1992. Con il dittico Parole damore scritte a macchina, del 1990 e 900, del 1992, il cantautore astigiano inaugura un periodo di nuova fertilità artistica. Il primo album viene definito dalla critica come uno dei più anomali della sua carriera, che segna unulteriore svolta stilistica verso un più puro sperimentalismo musicale, dove soluzioni anacronistiche e costruzioni insolite si accavallano continuamente[3]. Un disco assai particolare, fin dalla copertina, dove il fumettista Hugo Pratt, ritrae il volto del musicista astigiano in schizzo nero su un vivace sfondo arancione. Il disco alterna canzoni dal piglio classico come Colleghi trascurati, Un vecchio errore, Lupi spelacchiati e la stessa title-track, ad altre assolutamente più ricercate e sperimentali, come il pseudoblues di Dragon, laccattivante Mister Jive (nostalgico omaggio a Harry Gibson e al Cotton Club), Ho ballato di tutto e Canoa di mezzanotte. Degne di nota, poi, la verdiana Il maestro e soprattutto la ritmata Happy feet, brani armonicamente cesellati da un controcanto di cori e voci tutto al femminile. La seconda parte del dittico, ovvero 900, pur mantenendo costante la vena nostalgica, procede in direzione opposta. Il focus dellopera è quello della fusione massimalista e orchestrale di stili e generi musicali tra i più diversi, ma sempre ricondotti nellumore artistico dei primi anni del Novecento[3]. Non a caso Paolo Conte, in unintervista di qualche anno fa a Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera ha detto: «Lattualità non mi interessa. Il Novecento non è quello che ho sotto gli occhi, è quello che risuona dentro di me. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di inseguire lo spirito di questo secolo. Il Novecento è qualcosa di impalpabile, ha tutto un suo gusto ambiguo, che gli dà un fascino speciale. È un secolo molto difficile, perché pieno di equivoci… Non avrei voluto vivere in un secolo diverso da questo, anche se è un secolo che idealmente non sarebbe il mio: ogni volta che suono il pianoforte andando per fantasmi, mi vien da dire che forse starei meglio nellOttocento, secolo sicuramente più pianistico e più libertario. Il Novecento è stato un secolo terribile, con due guerre mondiali: un secolo equivoco, ma interessante, in cui abitare è stato forse un privilegio, anche se oggi non riusciamo ancora a capirlo»[38]. Il nuovo disco, infatti, trova nella sua canzone di lancio, appunto Novecento, il riassunto musicale di ciò che Conte ha spiegato ai microfoni del Corriere della Sera. Il brano diviene rapidamente uno dei favoriti dei numerosi estimatori di Conte. La critica viceversa si divide. Non è favorevole Mario Luzzatto Fegiz, del Corriere della Sera: «Il brano è la conferma del tunnel in cui lavvocato di Asti è entrato: una strana canzone, che racconta sensazioni a cavallo fra due secoli, in un paesaggio descritto con versi come lassù sul palcoscenico pleistocenico sullaltipiano preistorico. Ahimè, vengono in mente i deliri antiverbali del paroliere di Battisti, Pasquale Panella, o recenti exploit di Claudio Baglioni (le insolite insolute insalate) [...] Ora tutto è diventato labirinto psicologico, ermetismo, ma soprattutto manierismo estetico (Galvanizzato il vento spalancava tutti i garages e liberava grossi motori entusiasmati)». Plaude, invece, dalle file del quotidiano La Repubblica, il critico Gino Castaldo, che fa notare come lo stile di Conte nellintero album sia «Caricaturale, indiretto, deformante, obliquo, comè nelle sue corde; eppure già nella canzone dapertura, Novecento, (vezzosamente scritta in lettere, al contrario del titolo dellalbum), si coglie una visione fugace, quasi spiata di sguincio, di questo scorcio di fine millennio, che si apre con dicono che quei cieli siano adatti ai cavalli e che le strade siano polvere di palcoscenico... e poi passa in rivista tra calembour, allitterazioni e fotografie antiche, la nostra cultura divisa tra spolverini di percalle e grossi entusiasmanti motori, sul ritmo di un avvolgente valzer che tutto travolge e tutto raccoglie in un vortice di sentimenti epocali»[38]. A proposito del suo rapporto con la critica musicale lartista piemontese ha affermato: «Mi fa piacere quando i critici e gli studiosi di quello che ho scritto mi fanno dei complimenti intellettuali, facendo ricerche sulle mie tecniche di scrittura, su certe trovate poetiche o di altro tipo. Però il tipo di applauso che io desidero è un applauso di stampo circense. Lavoro con lo spirito dellacrobata, che in equilibrio cammina sul filo teso e riesce ad arrivare dallaltra parte. Se arrivo dallaltra parte e vengo accolto da un bellapplauso, sono consolato e sorretto dopo questa fatica in una maniera molto antica [...] A me piace vedere il piede che si muove e che batte il ritmo; è il più bel tipo di riconoscimento che mi può venire dal pubblico»[39]. Sempre in merito allalbum 900, altri brani da menzionare sono senzaltro Pesce veloce del baltico, Gong-oh, tributo alla Art Tatum dedicato a Chick Webb e Sidney Bechet, e ancora: Una di queste notti, Il treno va, Per quel che vale e Chiamami adesso, tutte canzoni che rimandano ad un gusto squisitamente decadente, caricate di atmosfere e melodie tipiche dei Café chantant della Parigi anni venti[3]. Intanto, tra i due album pubblicati, avviene il primo importante riconoscimento letterario per lavvocato di Asti, con il conferimento del Premio Librex Montale, nella sezione Poetry for Music, creato per loccasione proprio nel 1991, da una giuria, presieduta da Carlo Bo; dopo di lui riceveranno il premio anche Francesco Guccini, Lucio Dalla, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati e da ultimo Roberto Vecchioni[40]. Una faccia in prestito e le varie tournée alleste
Posted on: Tue, 05 Nov 2013 19:51:54 +0000

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