Più che azzurro il futuro è giallo La mela (del peccato) - TopicsExpress



          

Più che azzurro il futuro è giallo La mela (del peccato) si spacca a metà Si divide il centrodestra nazionale e ovviamente non va meglio per quello locale, né potrebbe essere diversamente. Ora è ufficiale: Alfano sarà una cosa, Berlusconi un’altra. Con progetti completamente differenti. Antitetici. In consiglio regionale il partito di governo si fa esattamente in due come il frutto di Adamo ed Eva. Ora tutto può accadere La sensazione forte è che è accaduto qualcosa di epocale nella notte che spacca novembre così come spacca esattamente a metà il centrodestra nazionale. Le condizioni anche storiche, umane, contingenziali e persino cabalistiche perché da questo momento nulla potrà essere come prima ci sono tutte. Quello che non pensava nessuno, o che infondo pensavano in molti senza volerlo ammettere neanche a se stessi, è invece diventato realtà. Ad accompagnare Silvio Berlusconi alla porta dell’uscita dal “teatro”, o comunque a provarci, non è, non saranno i comunisti né i magistrati ma il suo ex fidel Angelino. Il figlio maschio che in politica non ha avuto. L’erede, quello che doveva portare pazienza, quello che non aveva il “quid”, prova a sbatterlo fuori dalla scena della storia. E’ una battaglia essenziale, cruciale. Che va molto al di là dei destini di tutti e due. Alfano spingerà verso un centrodestra così tanto meno “destra” e così tanto più “centro” da provare a confondere tutto e tutti, fino a confondersi magari con l’esperienza stessa del governo Letta (Letta compreso, ovviamente). Un centrodestra italiano deberlusconizzato, questo proverà Angelino. E’ un inedito, con tutti i rischi che ne conseguono. Ma questa strada segue Angelino Alfano. Che non è solo in questo e avrà molti amici nell’ombra che gli soffiano dietro il collo. Berlusconi invece da questo momento in poi non avrà altra motivazione se non quella di buttare il prima possibile a terra il governo. Con Alfano, Letta, Quagliariello e Lupi dentro. Ha casualmente tre pezzi grossi che perseguono lo stesso obiettivo, più o meno tutti insieme la maggioranza del Paese: Renzi e Grillo. Anche loro a questo punto non vedono l’ora che caschi tutto, ormai lo spauracchio della “dc” non è più un’immagine riflessa, è molto altro pure per loro. Un finimondo, un terremoto strepitoso. Epocale, appunto. Facile immaginare a cascata che razza di smottamenti sono in atto a livello locale. Il caso Calabria rischia ancora una volta di potersi ergere a emblema per tutti. Dopo la sortita di Alfano che annuncia la non partecipazione al consiglio nazionale del Pdl che dovrà e che diventerà Forza Italia gli “alfaniani” di Calabria naturalmente non parteciperanno alla festa di Berlusconi. Ormai anche loro sono di riporto, per deduzione, dentro il “Nuovo centrodestra”. Una conta micidiale fino all’ultimo con la sorpresa finale della scissione ufficiale prima dell’appuntamento del sabato della verità. Quando Berlusconi prenderà la parola inaugurando Forza Italia lo stesso farà Alfano in una conferenza stampa nella quale taglierà il nastro dei gruppi autonomi parlamentari, “Nuovo centrodestra” appunto. Tutto a Roma. Tutti a Roma. Scopelliti sarà nella sala di Alfano. Pino Galati alla convenction del Cavaliere. A seguire e appresso tutti gli altri che non rinominiamo qui in progressione perché è andato fin troppo di moda il gioco nei giorni scorsi. Per brevità vale la pena sottolineare che in consiglio regionale (dove nasceranno a breve ovviamente due gruppi separati, Forza Italia e Nuovo centrodestra) la mela si spacca esattamente a metà. 8 sono gli uomini di Scopelliti e Alfano. 8 quelli di Berlusconi e Pino Galati. Bulzomì, che viene dato in quota del Cavaliere viene dal Misto e non fa testo rispetto alla trasmigrazione dei rapporti di forza. Non subito ma ognuno dei due gruppi avrà il suo leader. Chiappetta per gli alfaniani (che fin qui ha mantenuto un ruolo di super partes) e chissà chi per i berlusconiani. All’inizio c’è da scommettere si giureranno amore a distanza a Palazzo Campanella. Probabilmente, in una prima fase, i berlusconiani non si metteranno di traverso rispetto alle scelte del governatore che peraltro può contare sui consiglieri della sua lista personale. Ma è indubbio che il clima da questo momento in poi cambia radicalmente con Scopelliti che può trovarsi all’opposizione la metà del suo ex partito (un’opposizione che peraltro in prospettiva potrebbe diventare ben più insidiosa di quella rappresentata dal Pd). Senza contare, naturalmente, che anche in giunta regionale un ritocco andrà fatto. Il gruppo dei berlusconiani ha ora in giunta due dei suoi, Tallini e Mancini con quest’ultimo che pare abbia firmato l’adesione a Forza Italia almeno da una decina di giorni, ben prima della scissione definitiva e coatta. Facile immaginare che sarà proprio Pino Galati dall’esterno a pretendere più posti o magari il rimescolamento delle due postazioni già in quota (Mancini e Tallini appunto) e qui potrebbero sorgere i primi problemi per lui perché non è a pochi che avrà promesso nel frattempo un posto in giunta pur di farli schierare contro Scopelliti. E si sa che un conto è la fase del reclutamento, con promesse a futura memoria. Altro è poi andare all’incasso. Ma questo è solo uno degli incroci a semaforo lampeggiante che attendono Scopelliti e il resto dei suoi, avversari berlusconiani compresi. Una mossa sbagliata e sei fuori. Qui chi ha scelto la metà della mela con il verme se ne va a casa e non torna più. d.m.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 10:09:57 +0000

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