Poesia araba Khalèd Najar Donatella Bisutti- Poeti - TopicsExpress



          

Poesia araba Khalèd Najar Donatella Bisutti- Poeti stranieri Kasida Dentro la città, ne sono certo, c’è una via deserta e tu seduta alla finestra dove ricami i tessuti della tristezza e della morte dove ogni sera attendi una lettera che non arriva e tu piangi dentro la città, ne sono certo Kasida Quello che odo la notte è il mare sono le farfalle contro le finestre le piogge autunnali sopra il tetto e anche quel mare che un tempo saliva a colmare gli specchi e dilagava oltre gli argini oltre i grandi portali questa eterna tristezza Kasida Una stella illumina il mio letto oh gallo d’acqua! Era un mercoledì delle ceneri esercizi di calligrafia sul quaderno di scuola un puledro blù pascola nel mio sonno le estati di Damasco Alfabeto Che sbocci la rosa del silenzio l’oro del tempo e l’alfabeto delle cose Kasida 1 Dopo mezzanotte passano i pastori diretti al sud passa una mosca dalla mia finestra 2 Non c’è sorgente nel cortile della mia casa né onda nel mare e io, intirizzito come un orso 3 La mia bambola è nella rada la mia estate è senza insetti e io, votato alla polvere 4 Mi hanno rubato l’infanzia e la follia hanno rubato il vento ai bauli colmi dei miei abiti e alle porte del Sud hanno rubato il gracidio delle rane e gli specchi di mia madre 5 Dove va la notte quando spuntano sui muri le luci del giorno? Kasida Tutte le gazzelle che ho amato, un giorno attraverseranno l’arcobaleno Kasida La notte sento risuonare il respiro del mondo fin nel sospiro di un uomo a Bombay La notte sento scalpitare gli zoccoli dei grandi cavalli che attraversano il regno di Francia Kasida Ancora e ancora canterò il vento venuto dal mare la soglia della casa e il silenzio dei giorni Kasida Non cercherò il gelsomino nel mare cercherò il tuo viso nella memoria Kasida Estate dammi mari e farfalle e finestre spalancate dammi la frescura dell’ombra, quella dei pozzi e una stella Kasida Urano è votato all’oscurità cinquemila uccelli nelle steppe Kasida Chi si ricorda più del poema e dei piatti di alluminio La Mauritania è colore dell’oscuro Kasida O rosso fiore del pruno abbandonato lungo il cammino Kasida E io ritorno dal viaggio alla vecchia casa. Le cose riacquistano il loro vecchio sapore e un silenzio triste. Di notte camminerò sotto le finestre della mia amata come trascorre l’autunno perché il vento riporta l’amarezza dei giorni soffia via la sabbia dalle parole che furono dette quando mi vedesti la prima volta Khalèd Najar, nato nel 1949 a Tunisi, è considerato oggi uno dei maggiori poeti in lingua araba della Tunisia (esiste anche una poesia tunisina in lingua francese) benchè sia l’autore di un solo libro, pubblicato a Londra nel 1990 , Poesie per un angelo caduto, ed. Riad. Ha anche fondato nel 1991 una rivista il cui titolo riecheggia quello del grande poema di Edmond Jabès: Le livre des questions, che esce per metà in caratteri arabi e per metà in francese, con la collaborazione del grande poeta arabo Adonis e dei franceso Michel Butor e Lorand Gaspar e presenta ogni volta non solo testi ma anche saggi e dibattiti letterari in cui interagiscono e si confrontano cultura araba e cultura europea , soprattutto della Francia, poiché la Tunisia è tradizionalmente collegata al mondo letterario di quel Paese. E’ inoltre traduttore di St.J.Perse, Lorca, Valery, Ritsos, Ungaretti ,Quasimodo e, fra i francesi contemporanei Michel Deguy, Lorand Gaspar e André Velter. Giornalista, ha collaborato a diversi quotidiani in lingua araba pubblicati a Parigi, a Londra e al Cairo, ha lavorato per l’Unesco e ha scritto reportages da Stati Uniti, Canada, Medio Oriente, Europa, Africa del nord. E’ anche l’autore di numerose interviste con scrittori, tra cui ,Moravia, Ritsos e Mahfouz. Grande viaggiatore, ha pubblicato anche saggi e resoconti di viaggio, come Le solitudini di Coghnawagha sugli indiani d’America. Ha partecipato a numerosi festivals internazionali, sia nel mondo arabo sia in Europa e negli Stati Uniti. Raffinato conoscitore tanto della tradizione araba antica quanto della cultura occidentale più attuale, è anche un brillante polemista, ma è soprattutto un personaggio insolito, affascinante, ribelle a ogni schema, nomade: un uomo “dalle suole di vento” come Rimbaud, capace insieme di meraviglie infantili, di straordinari entusiasmi e di profonde inquietudini. Tutto questo si rispecchia nei testi , che si muovono molto esplicitamente tra una polarità di luce e una polarità d’ombra,e in cui la solitudine viene insieme ricercata e fuggita. La sua poesia intreccia appunto mondi diversi, in essa si mescolano diverse culture : se non è difficile sentire echi di un Verlaine, di un Laforgue e anche di un Valery, o imbattersi in immagini che fanno pensare al surrealismo francese , come quella del “puledro blù”, è altrettanto presente la suggestione di una tradizione araba , con le immagini ariose del deserto, del vento , delle fonti, dei fiori – la rosa - e soprattutto il senso di contemplazione che la connota. Ma quello che soprattutto interessa a Najar è arrivare a spogliare il linguaggio fino a farne uno strumento essenziale in cui ogni parola si stagli in una compiutezza assoluta. Perciò non solo egli ha pubblicato poco, ma le sue sono anche poesie solitamente brevi ( e quasi sempre senza titolo: “kasada” significa semplicemente“poesia”) al punto che molte ricordano gli haiku. Come negli haiku, circoscrivono spesso un’ immagine della natura, una sensazione o un sentimento sottile, ricreano sulla pagina il senso di un mondo cosmico in cui l’uomo può continuare a iscriversi armonicamente, in cui il volger del giorno e della notte continua a essere analogo a quello della vita e della morte, della gioia e del dolore. In questo ritmo ciclico anche la solitudine umana si stempera, trova un senso in se stessa, si compone nella bellezza della parola poetica che la strappa al silenzio e insieme la sublima, eludendo alla fine il tragico nella malinconica dolcezza del canto. La ricerca di un’immagine di bellezza espressa con il massimo di essenzialità, e cioè il più vicino possibile al margine del silenzio è la consolazione del poeta, e la chiave di questa poesia così ben situata fra tradizione antica e inquietudine moderna, in cui quasi ogni figura può essere letta nei due sensi. E la metafora lascia il posto a un’immagine emblematica, alla fine stilizzata, com’è della tradizione araba, calligrafica e astratta a partire dal dato naturale, e com’è anche in una tradizione ancora più antica, quella che si può ammirare negli straordinari mosaici di epoca tardo imperiale sopravvissuti alla rovina dell’antica città romana sorta sull’ancora più antica Cartagine , accanto alla moderna Tunisi. .. ..
Posted on: Mon, 02 Sep 2013 20:46:18 +0000

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