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Ringraziamo Nicola Tenani/Soundsbehindthecorner per questa recensione di Improvviso!! PROPHEXY “Improvviso” (Anno 2013 – Musea Records) Italia Benvenuti in un mondo fatto di psichedelia, colori sgargianti e chiaro/scuri fluttuanti tra spirali e progressioni acide, benvenuti nel mondo di Prophexy. “Improvviso” è la versione 2.0 della loro carriera, la nuova attualità intrisa del recente passato, le conferme di una carriera in progress ma con già solide fondamenta per reggere l’apparato rock fulmineo, collage senza mastice, quindi successivamente elaborabile, di jazz libero da schemi, rock puro e sinfonie intrise di un gusto classico. E’ l’essenza stessa della storia della musica, il nulla che si riempie d’assoluto per divenire amorfo, recepibile nell’attimo in cui la scintilla illumina la mente, scava la sua nicchia, e la scava nella materia come nella psiche, diviene gusto, personale, mai condivisibile in purezza. Una forma sonora di poesia astratta ed ermetica, così lo sono i testi d’altronde, così è la base solida su cui i Prophexy stanno costruendo il futuro, impressionati dal grosso lavoro degli Area, assorbendo il rock di Jethro Tull o le sperimentazioni di esoterici e poco ruggenti ma meditativi Black Sabbath, polveri del tempo con luccichii Popol Vuh nelle forme più oscure del suono, della musica quando diviene porta dimensionale con l’esperienza dinamica. “Improvviso” è un disco live che porta la band bolognese all’interno dei salotti ‘buoni’ del rock progressivo, quello di Musea, da oltre trent’anni poster graffiato di più generazioni non allineate con nulla se non con l’estro ispiratore. Disco live nato nel vicentino un anno fa, i tizzoni dell’autoproduzione di “Alconauta” ancora ardevano sibillini ma i nuovi assetti prevedevano conseguenti nuove definizioni del suono ed i nuovi assetti hanno la voce teatrale, prosaica, sperimentale di Luca Fattori, figlio moderno degli anni ’70 narcotici e lisergici, sincretici nell’essere europee forme di visioni globali, assorbite da fumi oppiacei e conseguenti testi estranei dal quotidiano narrare del pop. Attorno a lui la band: Gabriele Martelli alla chitarra, Alessandro Valle al flauto ed al basso, Dider Benghi alle tastiere e Stefano Vaccari percussioni e digressioni di membrane e materie per il ritmo. Dieci tracce che vi chiedono il tempo di assimilare il veleno gentile della band, seguirne le volute, un fumo nato da un mozzicone di sigaretta mal spento che ascende verso il soffitto, danzando con la voce, con gli arresti, le definizioni quasi improvvisate del suono interrotto e ripreso, costruito su chitarra e basso, evoluto su tutto il resto e tutti hanno il loro spazio perché nella non/dimensione lo spazio è patrimonio, anche sonoro. Bella “Babba” lunga e sinfonica, i tempi sono quelli del rock di quegli anni, introspezioni e spleen che si alternano con delicatezze di maniera, celebrativo di un’epoca (anche i Goblin si captano soffusamente tra i solchi…) in “Stralci Di Quotidiano”, alcolico rilassamento raffinato, flauto stupendo con il potere di sostituire una voce femminile, in “Disassociation” il mood è quello di un jazz-club, di un buon rosso d’annata nel decanter accanto ad una candela consunta, la cera sparsa, le parole svaniscono con essa. “Improvviso”, titolo ermetico per sonorità e testi che nel chiuso di un’idea si aprono sugli orizzonti di una realtà molto vasta, i Prophexy. Nicola Tenani prophexy/ musearecords/
Posted on: Tue, 06 Aug 2013 04:53:43 +0000

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