SCONTRO TRA UNIONE EUROPEA E ISRAELE PER I TERRITORI OCCUPATI Il - TopicsExpress



          

SCONTRO TRA UNIONE EUROPEA E ISRAELE PER I TERRITORI OCCUPATI Il 19 luglio sono state pubblicate delle nuove linee guida della Commissione europea che escluderanno dai finanziamenti Ue i progetti destinati ai territori occupati da Israele, dopo “la guerra dei sei giorni” del 1967. Le linee guida entreranno in vigore nel 2014 e prevedono che tutti i programmi finanziati dall’Unione europea e diretti a Israele, dovranno escludere le colonie ebraiche in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il 16 luglio il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha duramente condannato le nuove linee guida che erano già state annunciate nella Nota della Commissione europea del 30 giugno. La direttiva segue la decisione presa nel Consiglio degli Affari esteri del 10 dicembre 2012 sul processo di pace in Medio Oriente. Il primo ministro israeliano ha convocato nel pomeriggio del 16 luglio una riunione ministeriale d’urgenza per discutere la notizia. In conferenza stampa, al termine dell’assemblea ha detto «Non accetteremo nessun diktat proveniente dall’esterno sui nostri confini. […] In quanto primo ministro d’Israele non permetterò mai che le centinaia di migliaia di cittadini israeliani residenti in Giudea e Samaria, sulle alture del Golan e a Gerusalemme possano essere messi in pericolo». Le direttive La Commissione europea ha definito i limiti territoriali in cui sarà presente finanziariamente, secondo la clausola della “praticabilità territoriale”. A partire da gennaio 2014 l’Ue avvierà accordi di cooperazione e sviluppo solo con le entità israeliane situate oltre la “linea verde”, cioè al di là dei confini israeliani precedenti al giungo ‘67. Durante il conflitto, il territorio occupato dagli Israeliani raddoppiò d’estensione ampliandosi dalle alture del Golan alla striscia di Gaza, alla Cisgiordania, a tutta la penisola del Sinai; la Gerusalemme ebraica fu accorpata a quella araba formando un’entità inseparabile. Praticamente Israele sarà costretto a riconoscere per iscritto, entrando in accordi con l’Ue, che la Cisgiordania e Gerusalemme Est non saranno parte costituente del proprio Stato. Le linee guida sono tre e si riferiscono alla concessione di gare di appalto, premi o borse di studio e altri finanziamenti a carico del bilancio Ue, a meno che nel regolamento ci sia specificata una clausola di esclusione per ogni caso. Le disposizioni sono molto dettagliate, sono mirate in maniera specifica a colpire soggetti o organizzazioni che facilitano e contribuiscono a rafforzare la presenza Israeliana in Cisgiordania e negli insediamenti, Le linee di condotta della Commissione tecnicamente non sarà applicata agli accordi, ma riguarderanno le sovvenzioni, i premi e i programmi sponsorizzati dall’Unione europea, e non sono vincolanti per gli Stati membri. Non ne saranno destinatari persone fisiche ed enti pubblici, come il Dipartimento di Giustizia israeliana o la sede principale della polizia di Gerusalemme, situate al di là della “linea verde”, a Gerusalemme est. Ad esempio l’Università ebraica di Gerusalemme, che si trova a Gerusalemme est, è esonerata dalla direttiva in quanto al punto 11 sezione C del documento, sono presenti clausole che tutelano le organizzazioni rappresentative delle entità nazionali sia israeliani che palestinesi. Inoltre nessuna delle sanzioni si applica alle attività a scopo benefico, alle ONG che assistono persone protette dal diritto internazionale o che vivono in territori che contribuiscono al processo di pace in Medioriente. La direttiva, inserita nel quadro finanziario europeo 2014-2020, è vincolante e copre tutti i settori della cooperazione tra Ue e Israele, tra cui economia, scienza, cultura, sport e mondo accademico. Un portavoce della delegazione europea a Tel Aviv ha detto all’agenzia di stampa Associated Press che questa clausola non inciderà sul settore privato israeliano, ma piuttosto andrà a colpire centri di ricerca e organizzazioni non governative. Ad esempio interesserà l’accordo Euro-Med Youth, un programma di mobilitazione giovanile, tipo Erasmus. Anche la Ariel University non beneficerà più dei finanziamenti Ue, ma uno Stato membro potrà sottoscrivere o finanziare un programma congiunto con essa. L’unico settore escluso momentaneamente è quello del commercio e riguarda la produzione e le merci provenienti dalle colonie, che saranno ancora importate in Europa. Gli Israeliani però temono che questo a breve termine possa incidere sulle esportazioni. Alcuni dei Paesi Ue stanno chiedendo alla Commissione, una politica molto più severa sull’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati. Le importazioni degli insediamenti israeliani sono registrate dagli Stati membri con il codice PS (Territori Palestinesi Occupati). Nel febbraio 2010 la Corte di giustizia europea ha stabilito che i prodotti con la dicitura PS non devono usufruire delle agevolazioni fiscali previste dagli accordi commerciali tra Israele e Ue. Per questo motivo spesso ai prodotti provenienti dagli insediamenti, considerati illegali, viene apposta una falsa dicitura “Made in Israel”. La stima delle esportazioni totali di Israele verso l’Ue ammonta a 9.7 miliardi di euro, mentre le esportazioni dagli insediamenti potrebbero essere di 232 milioni di euro. Le relazioni Ue-Israele La posizione europea in merito ai territori occupati è stata ribadita anche da Maja Kocijancic, portavoce della Commissione, durante la conferenza stampa del 16 luglio «L’Unione europea considera gli insediamenti israeliani illegali sotto il profilo del diritto internazionale e non riconosce la sovranità israeliana sui territori occupati». Tuttavia i rapporti Ue-Israele sono disciplinati dall’accordo di associazione (AA) stipulato tra i due, inoltre Israele è uno dei 16 Paesi che gode della politica europea di vicinato (applicata ai paesi confinanti per mare o per terra con l’Ue, tranne Russia che è regolata da un partenariato strategico differente). Il piano d’Azione concluso con lo Stato di Israele ha come obiettivo l’integrazione graduale dello Stato stesso nelle politiche e nei programmi europei. Come parte del piano per supportare la cooperazione Ue-Israele, quest’ultimo è candidato a ricevere 14 miliardi di euro nei prossimi sette anni da utilizzare come strumento di assistenza finanziaria. Al momento numerosi enti israeliani godono già del sostegno economico e della cooperazione proveniente dall’Unione europea. Per questo motivo la Commissione ha esplicitato attraverso le linee guida la distinzione tra lo Stato di Israele e dei territori occupati, proprio per prevenire che questi ultimi beneficino di tali aiuti. Nel febbraio 2013, il rapporto dei capimissione inviati dall’Unione europea ha denunciato la colonizzazione israeliana di Gerusalemme est, affermando che l’occupazione rischia di impedire la creazione di uno stato palestinese. Il rapporto raccomanda agli Stati membri di “approvare sanzioni contro Israele vietando le transazioni finanziarie, compresi gli investimenti esteri diretti a favore di attività, infrastrutture e servizi nelle colonie”, e di assicurare che i prodotti delle colonie non abbiano trattamenti preferenziali sui mercati europei. Israele continua costruire enormi piani edilizi nelle colonie. Altre 1071 case sono state approvate il 17 luglio in Cisgiordania. La reazione palestinese La reazione palestinese è stata del tutto positiva alla pubblicazione delle direttive della Commissione. Hanan Ashrāwī, politica palestinese di rilievo, ha detto di essere estremamente soddisfatta perché l’Unione europea si è spostata dal piano astratto delle dichiarazioni e denunce a quello più concreto e decisionale. Secondo la Ashrāwī «quanto accaduto costituisce un salto di qualità che si ripercuoterà positivamente sulle possibilità di pace». MRI di: Giuliana Scamardella
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 18:39:06 +0000

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