Sanità di iniziativa: opportunità per la professione - TopicsExpress



          

Sanità di iniziativa: opportunità per la professione infermieristica Lo sviluppo della sanità di iniziativa si basa su un modello assistenziale per la presa in carico proattiva dei cittadini e su un nuovo approccio di modello organizzativo che assume il bisogno di salute prima dell’insorgere della malattia o prima che si manifesti o che si aggravi, prevedendo ed organizzando le risposte assistenziali adeguate. Tale processo riguarda in maniera integrata i percorsi ospedalieri, la presa in carico del cittadino da parte del territorio, l’integrazione multidisciplinare dei professionisti del SSR e la valutazione multidimensionale del bisogno. Le dinamiche demografiche, epidemiologiche e sociali stanno sempre più spostando l’assistenza verso il territorio con ricadute sull’organizzazione dei servizi. Attualmente i 4/5 delle prestazioni sanitarie sono richieste per il trattamento delle cronicità e i 2/3 dei ricoveri sono ad esse attribuibili; alcuni studi predittivi stimano che nel 2020 circa il 60% della popolazione sarà affetto da patologie croniche. La figura infermieristica si allontana dall’assistenza di tipo collaborativo delle fasi acute della patologia e approda in un contesto più appropriato per le sue caratteristiche professionali: il territorio. Malattie come diabete, ipertensione arteriosa, insufficienza respiratoria in BPCO, scompenso cardiaco e alcuni fattori di rischio come ipercolesterolemia, fumo sono affrontati in maniera proattiva e dunque il professionista che gestisce il percorso di assistenza va incontro al paziente attraverso l’informazione, il coinvolgimento, l’autocontrollo, la formazione del caregiver. Trasmettere la consapevolezza del nuovo stato di salute al paziente, attuare procedure per la prevenzione dei fattori che favoriscano la riacutizzazione della patologia, ma anche la prevenzione primaria per evitare l’insorgenza della malattia e la prevenzione secondaria attraverso gli screening per la diagnosi precoce sono un’opportunità irrinunciabile per la professione infermieristica che deve rappresentare il riferimento territoriale per la gestione di queste patologie. L’obiettivo strategico, dunque, consiste nell’instaurare un nuovo approccio organizzativo che assume il bisogno di salute prima dell’insorgere della malattia e che organizza un sistema che accompagna il cittadino, favorendo lo sviluppo di condizioni che permettono di mantenere il livello di salute più alto possibile; un sistema capace di gestire, rallentandone il decorso, le patologie croniche ed anche di affrontare con efficacia l’insorgenza di patologie acute. Le evidenze scientifiche dimostrano che i malati cronici, quando ricevono un trattamento integrato e un supporto al self-management e al follow-up, migliorano e ricorrono meno alle cure ospedaliere. Sulla base delle esperienze realizzate dalle regioni Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna la presa in carico si basa su: • adozione di corretti stili di vita, in particolare l’attività fisica e le corrette abitudini alimentari viste non solo come strumento di prevenzione, ma anche come indispensabile sussidio nella gestione della patologia; • implementazione delle competenze, nel team multi professionale, per far acquisire alle persone assistite quelle capacità che le mettano in grado di attuare un’adeguata autogestione (self care) della propria patologia; • attuazione degli interventi assistenziali presso il domicilio del malato o l’ambulatorio del MMG, ivi compresi test diagnostici e le medicazioni; • gestione di un sistema informativo centrato sul paziente basato sulla gestione delle liste dei pazienti stratificate per patologia o rischio da parte dei MMG. L’utilità del servizio, le competenze infermieristiche al servizio di questa tipologia di pazienti, l’epidemiologia e lo sviluppo di questi casi suggeriscono che è il momento opportuno per intervenire. Già il nome che si vorrebbe dare all’infermiere che si occuperà di questa “cospicua fetta di salute” è pronto da tempo: infermiere di famiglia e di comunità. Il passaggio a questa specializzazione professionale rispetto al più restrittivo e limitativo aggettivo infermiere “domiciliare” è già nell’aria, solamente la buona volontà e la voglia di cambiare garantirà a noi colleghi un salto professionale che è proprio lì, dietro l’angolo. Emanuele Lisanti Infermiere, Economista Sanitario – Roma
Posted on: Wed, 04 Sep 2013 21:23:34 +0000

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