Scritto il 7 luglio, nel reparto emodialisi e patologie nefrologiche della clinica Carol Davil, nella capitale rumena. Si, lo so, è un’affermazione disgustosa, non consona ai toni scanzonati - e di certo non così dettagliatamete ‘corporali’ - di un social network, ma… “Quant’è bello il giallo limpido ed ambrato dell’urina!” La vedi scorrere e ne benedici il fulgido colore ritrovato, come fossi di fronte ai girasoli di Van Gogh. Non lo avevo mai capito prima di stasera. Infatti, dopo aver pisciato sangue a fiotti per tre giorni interi come fossero pinte di buon vino di Marsala e dopo aver pensato che l’ora dell’espianto dei mie reni fosse giunta e mi disperavo per il destino di semi-invalido che nel migliore dei casi mi attendeva, le mie urine hanno riacquistato il sospirato colore giallo a forza di iniezioni antiemorragiche delle infermiere dell’ospedale pubblico, specializzato in nefrologia, a Bucharest e soprattutto – questo è ciò che credo - grazie alle preghiere di mia madre che aveva innanzi a sé il Vangelo di San Matteo, e in particolare l’episodio della “guarigione della emorroissa”, quando Gesù tocco il lembo del mantello di una donna che soffriva di emorragia da dodici anni ed ella fu guarita. Tra parentesi, meraviglia nella meraviglia, o se volete essere scettici, coincidenza impressionante, questo passaggio biblico dell’arresto emorragico è stato quello letto in tutte le Chiede d’Italia oggi, lunedi 8 luglio 2013. E comunque la pensiate sulla consistenza o inconsistenza delle ragioni fondanti della mia convinzione che ciò che mi è successo oggi abbia del miracoloso, fatto sta che l’ho sfangata ancora una volta, salvo imprevisti inattesi nei prossimi giorni. I reni stanno drenando, pur gonfi e appesantiti dalla policistite, con fatica e difficoltà doppie rispetto ad una persona sana, ma stanno facendo di nuovo il loro lavoro, fino al prossimo sciopero. La mia condanna pendente continua ad essere rinviata a data da destinare, perché ho una mamma con un potere di intercessione secondo solo a quello di Padre Matteo La Grua, fra coloro che mi è stato dato conoscere in carne ed ossa e che hanno pregato e chiesto indulgenza divina per me in varie occasioni drammatiche della mia vita con effetti straordinariamente salvifici. Come vorrei che il papà della mia amica del cuore, che patisce da oltre un anno emorragie interne gravissime potesse beneficiare di un simile sollievo temporaneo dalle sue terribili tribolazioni, e che fosse una giornata memorabile e liberatoria per entrambi. E cambiando del tutto tema, dalla religione alla scienza, a tutti quelli che sono contrari all’ingegneria genetica vorrei offrire il mio caso, come altri milioni nel mondo, che nascono con malattia congenite. Che meraviglioso mondo sarebbe se si potessero evitare miseria morale e avvilimento, pene fisiche e angosce, mutilazioni e limitazioni, intervenendo sul feto per correggerne i difetti gravi, come quello che mi è toccato alla nascita.
Posted on: Mon, 08 Jul 2013 10:06:31 +0000