Se il fallimento del Terzomondismo vuol dire l’invasione - TopicsExpress



          

Se il fallimento del Terzomondismo vuol dire l’invasione dell’Europa di ROMANO BRACALINI Quest’ultima tragedia di Lampedusa ci obbliga a guardare oltre la retorica e le condanne d’occasione. I giornali ne son piene. Se il “Terzomondismo” è fallito la colpa non è dell’Occidente ma degli stessi africani che hanno fatto un cattivo uso dell’indipendenza. E’ forse arrivato il momento di riconsiderare con occhio più sereno e distaccato l’epoca coloniale, depurata dai pregiudizi ideologici e dalle falsità della propaganda che ne hanno decretato la condanna totale e senza appello. Lo spettacolo della più massiccia invasione migratoria dell’Europa da parte di milioni ex colonizzati africani e medio-orientali, ci offre l’occasione di un esperimento nuovo. Il Terzo Mondo ha clamorosamente fallito e l’Europa, con tutte le migliori disposizioni, non potrà a lungo sopportarne il peso. Sono molti gli intellettuali non conformisti, specie in Francia e in Inghilterra, a pensare che al Terzo Mondo afro-asiatico converrebbe un nuovo colonialismo “umanitario”. Sono molti in Gran Bretagna, anche tra i laburisti, a pensare che gli inglesi non devono più scusarsi per la loro storia coloniale.Anzi ne devono andare fieri.Esemplare il caso della Liberia. Dal 1847 repubblica indipendente dell’Africa Occidentale voluta dal presidente americano Monroe con schiavi neri americani liberti, da anni è dilaniata da una spaventosa guerra civile che ha sprofondato il paese nella miseria e nel caos. La Somalia, ex colonia italiana, indipendente dal 1960, è preda delle corti islamiche che hanno distrutto ciò che gli italiani avevano costruito. In Gran Bretagna la riabilitazione dell’impero risale ai primi anni Novanta, allorché le guerre tribali in Somalia e in quasi tutto il continente africano, regredito alla miseria e alla schiavitù delle origini, suggerirono a intellettuali e politici liberali l’idea di stabilire in Africa nuove colonie sotto amministrazione ONU. Altri invece avrebbero preferito affidarne il mandato alle vecchia potenze coloniali. Già nel 1950 l’Italia ebbe il mandato fiduciario della Somalia fino al 1960. Quando se ne andò,il paese precipitò nella dittatura di Siad Barre fino alla guerra civile permanente d’oggi. Sono stato con una troupe RAI in Somalia e in Eritrea. Mi sorprese la simpatia con cui venivamo accolti. Scorsi un sincero rimpianto per i lontani anni della presenza italiana. In Etiopia, dove poi passammo, i vecchi nel loro italiano ci accoglievano al grido “Mangerìa, mangerìa”. A maggior ragione si impone una rilettura del colonialismo italiano, perché a rivalutarlo non sono i nostalgici dell’impero fascista ma gli africani medesimi. E’ difficile pensare che l’Etiopia, l’Eritrea, la Somalia e la Libia fossero in peggiori condizioni d’oggi e che lo stesso fascismo fosse più disumano e tirannico dei regimi vigenti laggiù. Ne sappiamo abbastanza per affermare, senza sbagliare, che Graziani non fu peggiore di Hailè Selassiè, sotto il cui regno feudale vigeva la schiavitù, la tortura e la discriminazione razziale e religiosa, o di Menghistu che introdusse una feroce dittatura comunista; e di certo Italo Balbo, governatore della Libia, fu più liberale di Gheddafi. La Somalia non aveva nemmeno un nome e una lingua scritta quando gli italiani nel 1905 la riscattarono dal sultano di Zanzibar. Era nota come “terra dei somali”. Nessuno la voleva. I somali erano un’accozzaglia di tribù bellicose in lotta tra loro. Dopo l’indipendenza è tornata ad essere campo di battaglia dei “signori della guerra”. Gli eritrei, dopo l’indipendenza dall’Italia e poi dall’Etiopia, che aveva annesso il paese militarmente per avere accesso al mare, emigrano in Europa e chiedono un trattamento di favore all’Italia in qualità di ex sudditi italiani, qualifica rivendicata con vanto. I morti di Lampedusa erano eritrei e somali. Contro l’evidenza dei fatti la vulgata cattocomunista continua a sostenere la menzogna dottrinaria di scuola sovietista che “l’uomo bianco” occupò le terre d’Africa e derubò gli abitanti delle loro ricchezze. Quali? Quando la colonizzazione europea ebbe inizio l’Africa nera era immersa nelle tenebre dell’ignoranza e dalla superstizione. Le risorse del continente sarebbero rimaste improduttive se non le avessero messe a frutto gli europei che abolirono la schiavitù, misero fine alle lotte tribali, portarono governi civili, leggi moderne, scuole, amministrazioni efficienti e sistemi di lavoro allora sconosciuti:tutte cose che permisero alle colonie di crescere e prosperare in pace. L’indipendenza e la decolonizzazione hanno riportato l’Africa ai tribalismi, alle guerre e alla miseria del passato. Del resto i popoli afro-asiatici che cercano scampo in Europa non dovevano trovare il dominio europeo così insopportabile se mezzo secolo dopo l’indipendenza preferiscono di gran lunga gli antichi dominatori ai loro feroci tiranni sanguinari. In Africa morto un Gheddafi se ne fa un altro. Oggi l’Africa sopravvive con gli aiuti e la pietà dell’Occidente e con le rimesse degli emigranti. Ma quello che l’Europa invia per alleviare le miserie della popolazione finisce in gran parte nelle mani dei despoti che se ne servono per finanziare le loro guerre personali; e il popolo rimane a bocca asciutta. Bel risultato!
Posted on: Sat, 05 Oct 2013 19:03:46 +0000

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