Sermone su LUCA 17:5+6 15^ Domenica dopo la Trinità, ore 10, - TopicsExpress



          

Sermone su LUCA 17:5+6 15^ Domenica dopo la Trinità, ore 10, culto bilingue con S. Cena Chiesa Cristiana Protestante in Milano Cara comunità, non so se abbiate presente quanto piccolo è un granello di senape. Se ve lo facessi vedere tra due dita, probabilmente non lo vedreste nemmeno se foste seduti tutti nella prima panca qui in chiesa. E’ più piccolo di una monetina da 1 centesimo. Un granello di senape è proprio piccolissimo. E con le cose piccolissime, di solito, non si può combinare gran che. Con le monetine piccole non si può comprare quasi niente. Quando si è piccoli, non si arriva in alto, non si viene notati o considerati. Eppure il granello di senape è diventato famoso nel mondo, almeno nel mondo cristiano, perché Gesù in almeno due occasioni cita proprio questo granello minuscolo. Come nel nostro testo, quando Gesù dice ai suoi discepoli e quindi anche a noi oggi: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: ‘Sràdicati e trapiàntati nel mare’, e vi ubbidirebbe.” (Luca 17:6). Quello che Gesù dice, è assurdo. Non è per niente logico. E’ paradosso. Perché da quando mondo è mondo, le piante non si sradicano da sole, e tanto meno si trapiantano nel mare. Ci vorrebbe una magia fortissima … ma esiste la magia – tipo Mago Merlino o Harry Potter? E poi, premesso ma non concesso che la magia esista: che cosa mai dovrebbe la magia avere a che spartire con la fede, cioè con la fiducia in Dio? Se non vogliamo proprio parlare della “magia” dell’amore o di momenti “magici” poiché indimenticabili per la loro importanza, magie, incantesimi o altro ricordano piuttosto una fiducia in un signore oscuro, in forze occulte, in qualche realtà che proprio sembra essere l’opposto dell’Iddio della vita, del Signore su vita e morte, del Padre di Gesù Cristo. Ma vediamo un po’ in quale contesto Gesù usa il paragone del piccolissimo granello di senape. Gesù risponde a una domanda, anzi a una richiesta che i discepoli gli fanno: “Aumentaci la fede!” Quindi non di magia ma di fiducia in Dio si tratta. E, se andiamo ancora un po’ indietro, proprio all’inizio del capitolo 17 del vangelo di Luca, vediamo anche qual è, almeno per Luca, il motivo di questa richiesta. “Aumentaci la fede” dicono i discepoli perché hanno sperimentato quanto sia difficile affrontare litigi, problemi, forse persino dei piccoli scandali e turbolenze all’interno delle comunità – cioè proprio tra coloro che hanno iniziato a porre la propria fiducia in Dio seguendo Gesù che professano anche il Cristo (= l’Unto), l’Inviato speciale di Dio stesso. Sembra una specie di grido d’aiuto la frase dei discepoli “Aumentaci la fede in Dio / accresci la nostra fiducia in Dio!” Come per dire, per ammettere: non ce la facciamo a perdonare i nostri fratelli e le nostre sorelle quando ci fanno del male e ci chiedono perdono pentendosi; non ce la facciamo a mettere in pratica l’amore per il prossimo che tu, Gesù, ci insegni in nome di tuo Padre; non riusciamo a far capire alle persone troppo forti e anche prepotenti nella comunità che devono rispettare i deboli, i piccoli, i neofiti. Abbiamo bisogno di più fede. Abbiamo bisogno di più energia, di più convinzione, di più … di più … di più. Così come abbiamo cercato di fare finora, non possiamo tirare avanti. Mi vuol sembrare che queste frasi vengano pensate e sentite e dette anche oggi – anche se viviamo in ben altri contesti familiari e sociali e anche comunitari. Oppure, se guardiamocene, forse non è nemmeno cambiato così tanto, anche se ci troviamo in un’epoca supertecnologica, digitale, postmoderna? Quante volte mi viene da pensare o da dire che una certa persona non cambierà mai, “manco pagata”? Quante volte mi viene da pensare o da dire che con una certa persona – in famiglia, nella cerchia degli amici, al posto di lavoro, nel condominio o anche qui nella nostra comunità – non parlerò mai più finché non sarà cambiata radicalmente e mi avrà chiesto scusa in ginocchia per un mucchio di affronti e di onte? Quante volte mi capita di pensare che “non sono mica Gesù” e posso sopportare che mi si calpestino diritti e occasioni (strano, poi, che le stesse cose non le penso così facilmente quanto si tratta dei diritti e delle occasioni di altre persone…) ? Ed ecco che vorrei ripetere a me e a voi la risposta di Gesù all’appello, alla richiesta dei suoi discepoli che potrebbe magari essere anche la nostra, ogni tanto: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: ‘Sràdicati e trapiàntati nel mare’, e vi ubbidirebbe.” E vi ricordo anche la prima strofa del canto che abbiamo cantato poco fa: “Kleines Senfkorn Hoffnung, mir umsonst geschenkt, werde ich dich pflanzen, dass du wachsen wirst, dass du wirst zum Baume, der uns Schatten wirft, Früchte trägt für alle, alle, die in Ängsten sind.“ - TRADUZIONE: “Piccolo granel di senape ‘speranza’ che mi sei stato donato gratuitamente: ti pianterò perché tu cresca e divenga un albero che donerà ombra, che porterà frutti per tutti coloro che si trovano in situazioni di paura.” Gesù è del parere che anche poco, pochissimo può bastare per affrontare le situazioni di problemi, disagi, affronti che viviamo e subiamo nella vita di tutti i giorni: un poco di FIDUCIA in Dio. Questa fiducia può trasformare cuori di pietra. Questa fiducia – che è un dono gratuito da parte di Dio – può abbattere muri. Questa fiducia – che non è magia né incantesimo – può far vacillare parole di giudizio quali “impossibile”, “assurdo”, “impensabile”. Per dirlo con lo strano paragone di Gesù: “potreste dire a questo sicomoro: ‘Sràdicati e trapiàntati nel mare’, e vi ubbidirebbe.” E già: un poco di fede può veramente trasformare e sradicare e donare nuova, profonda speranza, nuova, profonda comunione, nuova, profonda pace. Non come fenomeno di isteria di massa – non come oppio per il popolo che andrebbe anestetizzato e possibilmente persino distolto dalle ferite, dai soprusi, dalle ingiustizie subite. La fede non è un anestetico né è una droga. La fede che Dio dona, rende liberi, fa spezzare catene di ingiustizia e di violenza. Anche per questo la fede liberamente annunciata e vissuta viene temuta da molti governanti e regnanti… E noi, care sorelle e cari fratelli – cos’è di noi? Dov’è la nostra fede – e che forza possiede? Gesù invitava allora i discepoli a riscoprire, a rivalorizzare, a utilizzare finalmente quel dono prezioso che avevano già ricevuto: il dono del grande SI’ di Dio a loro che può e vuole trasformare ogni persona liberandola alla vera speranza che si traduce in segni e azioni di speranza e di amore. E così Gesù invita anche noi oggi, che siamo magari tornati dalle vacanze trovando parecchie cose immutate, incrostate, “vecchie” e apparentemente immutabili, specie nei rapporti con il nostro prossimo. A noi Gesù dice: riscopri la fedeltà e l’amore di Dio nei tuoi confronti; riscopri che questo amore ti può veramente mettere le ali e, quindi, spicca il volo! Non ti abbattere prima del tempo! Non ti rassegnare nemmeno davanti alle proprie sconfitte già subite! Non darla vinta a chi con prepotenza e con ingiustizia vuole rendere succubi e dipendenti il suo prossimo! Scopri le potenzialità di un piccolo granello di senape. O, per dirla con un paragone magari un po’ più moderno: non mirare ad avere una Ferrari per camminare per le strade di Milano – è molto più utile andare in bici o con una macchina di piccolissima taglia per raggiungere i tuoi traguardi; tra l’altro, troverai parcheggio, non devi pagare l’area C, risparmi energia ecc. Non sciupiamo quindi le potenzialità che Dio ci offre instaurando con noi un rapporto in Gesù Cristo – in modo nuovo e sorprendente ogni giorno! Che Dio ci faccia dono del Suo Spirito Santo: così potremo richiedere a Lui ciò di cui veramente abbiamo bisogno; così potremo lottare contro il potere sublime dei pregiudizi e delle pre-esperienze che così spesso ci paralizzano e ci ostacolano; così potremo accogliere ogni giorno un raggio di luce dell’amore di Dio che vuole trasformare e contagiare i nostri cuori proprio là dove c’è bisogno. Così sia – per la grazia di Dio che ci ama e vuole che diventiamo suoi testimoni autentici. AMEN. -- Ulrich Eckert pastore luterano/ lutherischer Pfarrer CHIESA CRISTIANA PROTESTANTE IN MILANO
Posted on: Sun, 08 Sep 2013 15:55:35 +0000

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