Si spegne Matteo Bertolazzi, il nostro saluto ad un campione - TopicsExpress



          

Si spegne Matteo Bertolazzi, il nostro saluto ad un campione semplice lunedì, 16 settembre 2013 9:06 Author : La Redazione Print Friendly Oggi inizia la settimana, ci svegliamo, diamo uno sguardo al nostro mondo che riparte, e scopriamo una notizia che avremmo voluto seppellire, non sentire mai, e vedere lontana da noi come un’altra galassia. Non ce l’ha fatta, purtroppo, Matteo Bertolazzi. Stavolta quella palla che sapeva gestire con la maestria di un play navigato, la classe infinita di un giocatore completo, la forza di un uomo e la simpatia un amico per tutti, gli è sfuggita di mano. E stavolta si trattava davvero di una sfera importante: quella della vita che si spegne troppo troppo presto, quella dell’esistenza in un mondo che negli ultimi 12 mesi – esattamente da quel maledetto 27 settembre in cui annunciava il forfait da Omegna per questo tremendo avversario all’orizzonte – si è stretto attorno a lui. E lo ha fatto con semplicità, senza esibizionismi, affetto, vicinanza, amore, testimonianze grandi e piccole: tutto quello che ognuno poteva offrirgli nel suo piccolo di persona, tifoso, collega e addetto ai lavori. Matteo così ci lascia, senza clamori, nella semplicità che ha sempre marcato la sua vita di operaio silenzioso del basket. E se questo può in parte consolarci, lo ha fatto senza rimorsi, dopo aver lottato duramente, con tenacia, e con la terribile, costante consapevolezza di avere di fronte un avversario strisciante, che non puoi vedere, non puoi sentire se non negli effetti che devi rintuzzare sul tuo corpo, sul tuo fisico. Un avversario diverso dai tanti che Gneo ha incontrato e battuto in una carriera esemplare, con tanti piccoli, grandi successi. Del resto il sangue non mentiva: da buon figlio d’arte cominciava a maneggiare la palla a spicchi a 5 anni, papà Gianni è uno storico presidente del basket femminile parmense, mamma Cristina giocava in serie A come oggi la sorella Giulia. Cresce Teo sotto l’insegnamento, di basket e vita, della grande Cynthia Cooper, poi la fase delle giovanili divisa fra Parma e Bologna, sponda Virtus, che gli fa provare sensazioni forti, successivamente ritrovate con Pistoia e Vigevano dove conquista due volte la promozione in Legadue: quella promozione che con Omegna ha soltanto sfiorato, nell’ultima stagione in cui Teo ha potuto continuare Gneo e Bertolazzi, il grande direttore d’orchestra. Sembra il ritratto di un mito, di un eroe epico, ma tutta questa è storia del giorno dopo giorno, del sudore quotidiano, del costruirsi pezzo a pezzo, senza che nessuno ti regali nulla. E’ anche storia, purtroppo, di appena un anno fa: un anno in cui il suo talento non ha potuto più vivere sui campi, ma si è sempre fatto sentire, con la gioia di esserci, con la grandezza di chi sa adattarsi a tutte le situazioni della vita: dalle più belle di un parquet con tanta gente e tanto agonismo, alle più tristi, le più dure. Oggi c’è tanto dolore, tantissimo, ma proviamo anche a seguire il suo esempio, fatto di ottimismo, speranza. Allora lo immaginiamo libero, magari in un mare di cielo, con le leggende che amava, e con una palla sempre sotto il braccio, pronta per essere usata a suo in penetrazioni, scarichi, uno contro uno. Una di sicuro l’avrà con se: quella della dignità, quella di averci provato, creduto, sempre, fino in fondo. Lo immaginiamo con un sorriso, quel suo inconfondibile sorriso, una grande traccia del suo modo di essere. Un modo indimenticabile, unico, di Teo.
Posted on: Mon, 16 Sep 2013 08:29:48 +0000

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