Sono ormai trascorse tre settimane dall’inizio delle - TopicsExpress



          

Sono ormai trascorse tre settimane dall’inizio delle manifestazioni in Turchia, represse dal governo a costo di migliaia di feriti ma, più il tempo passa, più la protesta sembra inarrestabile. Anche ieri i turchi si sono fatti sentire, anche se hanno cambiato tattica adottando quella non violenta battezzata “Uomo in piedi”. Migliaia di persone hanno sostato pacificamente per ore in piazze e strade in tutto il paese e le opposizioni sembrano non voler recedere dalle proprie posizioni Ma più la protesta monta, più il premier Erdogan si prepara a continuare la repressione. Gli ordinativi per 100.000 lacrimogeni, decine di idranti e di blindati antisommossa non lasciano molte speranze su come il governo intenda procedere per il controllo della piazza. E se la polizia interviene in maniera pesante per le strade della Turchia si prepara a fare ancora di peggio sul versante della libertà di espressione. E’ notizia di oggi che 105 siti e 262 account di Twitter sono oggetto di indagine. La massa di messaggi potenzialmente controllati potrebbe arrivare a cinque milioni e rischia di trasformarsi in una vera e propria caccia alle streghe. La misura così draconiana non deve stupire più di tanto visto che proprio Erdogan, nei giorni scorsi, ha definito il social network una “minaccia” per la società. Se non bastasse la repressione a far sorgere dei dubbi su un paese che vorrebbe entrare a far parte della UE, Erdogan e il suo vicepremier si sono lasciti andare a dichiarazioni a dir poco imbarazzanti, che però hanno il pregio di manifestare chiaramente quale sia il loro pensiero. Il vicepremier, riferendosi al controllo delle manifestazioni, ha tranquillamente affermato “Adesso c’è la polizia, se non basta c’è la gendarmeria (polizia militare) e se non basta ancora ci sono le forze armate” minacciando in pratica di far intervenire l’esercito, anche se la cosa potrebbe risultare fatale al governo che, nonostante anni di purghe nei vertici militari, non necessariamente gode della lealtà di coloro che sono pur sempre gli eredi di Ataturk. Il premier, evidentemente non soddisfatto dall’aver detto di non riconoscere il parlamento europeo, peraltro l’unica fra tutte le istituzioni della UE eletta in maniera democratica dai cittadini, ha rincarato la dose pronunciando una frase a dir poco preoccupante. Secondo quanto riportato ieri dall’Ansa Erdogan ha accusato l’UE di “non rispettare la democrazia” e di avere “una definizione della libertà diversa” da quella turca. Non sappiamo bene su cosa si basi la definizione di libertà “alla turca” ma, come europei, ci permettiamo di consigliargli la lettura di qualche documento storico, fra cui la Magna Charta del 1215, la dichiarazione di indipendenza americana del 1776, la dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadino del 1789 e la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Forse così potrà capire cosa si intende per libertà dalle nostre parti.
Posted on: Sat, 22 Jun 2013 20:14:32 +0000

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