Storia militare dItalia durante la seconda guerra mondiale Da - TopicsExpress



          

Storia militare dItalia durante la seconda guerra mondiale Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Territori dellarea Mediterranea occupati dagli italiani tra il 1940 e il 1942 (racchiusi tra le linee verdi). La «Grande Italia» includeva molti di questi territori. Mappa che mostra tutti i territori occupati, in tempi diversi tra il 1940 e il 1943, dal Regio Esercito, in Europa e in Africa nel corso della seconda guerra mondiale. Loccupazione dei territori jugoslavi, greci, tunisini ed egiziani avvenne in cooperazione con le forze tedesche della Wehrmacht che ebbero parte predominante nelle operazioni. Il Regno dItalia tra il 1941 ed il 1943, con le province di Spalato, di Cattaro e di Lubiana Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) il Regno dItalia ebbe una storia tumultuosa e del tutto particolare come conseguenza dellimprovvisazione con cui il paese venne coinvolto nella guerra, dellimperizia delle gerarchie politiche e militari, e della debolezza della struttura economica e sociale della nazione. Le ambizioni imperiali del regime fascista, che mirava a far rivivere i fasti dellImpero Romano nel Mediterraneo (Mare Nostrum), crollarono ben presto per limpreparazione dimostrata dalle regie forze armate e per la cattiva pianificazione politica e militare del conflitto che portarono alle sconfitte in Grecia e in Africa. LItalia divenne in breve tempo un alleato minore della Germania nazista, dipendente militarmente dal sostegno tedesco, finché nel 1943 il dittatore Benito Mussolini fu deposto e arrestato per ordine del Re Vittorio Emanuele III. Dopo lArmistizio dell8 settembre lo stato italiano crollò: la parte settentrionale del paese venne occupata dai tedeschi che vi crearono uno stato collaborazionista dei nazisti; mentre il sud venne governato dalle forze monarchiche e liberali, che organizzarono un Esercito Cobelligerante Italiano che combatté accanto agli eserciti alleati. NellItalia settentrionale e centrale le forze della Resistenza, formate da circa 350.000[1] partigiani, prevalentemente appartenenti alle Brigate Garibaldi e alle Brigate Giustizia e Libertà, operarono in autonomia unefficace azione di guerriglia contro le truppe tedesche occupanti e le forze fasciste della Repubblica Sociale Italiana. Indice [nascondi] 1 Dalla non belligeranza allintervento 1.1 Linvasione tedesca della Polonia e lo scoppio della guerra 1.2 Non belligeranza italiana 1.3 I successi nazisti 1.4 Lintervento italiano 2 La guerra parallela 2.1 La battaglia delle Alpi 2.2 Limpero in guerra 2.3 La campagna di Grecia 2.4 La notte di Taranto 2.5 Disastro in Africa settentrionale 3 La guerra subalterna 3.1 Scende in campo lAfrika Korps 3.2 La battaglia di Capo Matapan 3.3 Blitz nei Balcani 3.4 La fine dellImpero 3.5 Gli italiani in Russia 3.6 I mezzi dassalto e gli aerosiluranti 3.7 La controffensiva britannica in Africa settentrionale 3.8 LAmerica in guerra 3.9 La guerra sporca di Mussolini 3.10 La nuova offensiva di Rommel e la battaglia di El Alamein 3.11 La disfatta in Russia 3.12 La fine in Africa 4 Verso la guerra civile 4.1 Operazione Husky 4.2 Bombe su Roma 4.3 Il crollo del regime fascista 4.4 Lannuncio dellarmistizio 4.5 I tedeschi occupano lItalia 4.6 La liberazione del Duce 4.7 Lo sbarco di Salerno 4.8 Il massacro di Cefalonia 5 La guerra di liberazione 5.1 Le quattro giornate di Napoli 5.2 La Repubblica Sociale Italiana 5.3 La linea Gustav 5.4 Rappresaglia a Roma 5.5 La liberazione di Roma 5.6 Lo sfondamento della Gotica 5.7 Linsurrezione nel Nord 5.8 LItalia dopo il 25 aprile 1945 6 Voci correlate 7 Note Dalla non belligeranza allintervento[modifica | modifica sorgente] Linvasione tedesca della Polonia e lo scoppio della guerra[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Campagna di Polonia. Alle ore 4.45 del 1º settembre 1939 le forze armate tedesche varcarono il confine polacco, offrendo al mondo una dimostrazione pratica del Blitzkrieg, la guerra-lampo, basata sulla stretta collaborazione delle forze corazzate e dellaviazione. Alla sera del primo giorno di guerra, laviazione polacca era stata pressoché distrutta a terra dalla Luftwaffe. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, ma i polacchi vennero lasciati soli a combattere contro un avversario più forte e la loro resistenza venne sopraffatta in poche settimane senza che si fosse verificata la sperata offensiva alleata sul fronte occidentale. Alla dichiarazione di guerra Francia e Gran Bretagna non fecero seguire alcuna azione concreta che alleggerisse subito la pressione delle forze armate tedesche sulla Polonia: le 110 divisioni francesi schierate lungo la linea Maginot neppure tentarono di attaccare le 23 divisioni tedesche rimaste a difendere il confine occidentale della Germania, consentendo ai tedeschi di concentrare il grosso delle proprie forze sul fronte orientale. Il 7 settembre la IV armata tedesca proveniente dalla Pomerania si riunì con la III giunta dalla Prussia orientale tagliando il corridoio di Danzica e lasciando la Polonia senza sbocco al mare. Il 17 settembre Varsavia venne accerchiata e capitolò dopo dieci giorni di incessanti bombardamenti. Il 17 settembre anche lArmata Rossa, da est, varcò il confine polacco occupando i territori orientali. Non belligeranza italiana[modifica | modifica sorgente] Nel frattempo lItalia, nonostante la firma del Patto dAcciaio, si era dichiarata potenza non belligerante: la firma del patto era avvenuta con lassicurazione verbale data dal ministro degli esteri tedesco von Ribbentrop al suo collega italiano, Galeazzo Ciano, che la Germania non avrebbe iniziato la guerra prima di tre anni; inoltre, la mancata consultazione dellItalia prima dellinvasione della Polonia e della firma patto Ribbentrop-Molotov, poteva essere considerata una violazione dellobbligo di consultazione fra i due paesi contenuto nel patto. LItalia poté così dichiarare la propria non belligeranza senza venir meno ai patti sottoscritti. Nel periodo della non belligeranza, Hitler colse limportanza strategica di avere lItalia dalla propria parte: uneventuale passaggio dellItalia nel campo avversario, come nella prima guerra mondiale, avrebbe significato il ritorno allo schieramento del 14-18 e al blocco marittimo che, da solo, aveva piegato la Germania del Kaiser Guglielmo II. Perciò Hitler decise di cedere definitivamente sulla questione del Sud-Tirolo: alla fine del 39 i sudtirolesi furono chiamati a optare per luna o per laltra nazione: sui 229.000 abitanti della provincia di Bolzano, 166.488 scelsero la Germania impegnandosi a lasciare lItalia entro due anni; 22.712 optarono per lItalia e 32.000 non si pronunciarono e restarono nello stato di allogeni. I successi nazisti[modifica | modifica sorgente] Nellaprile 1940 i tedeschi, per procurarsi delle basi sul Mare del Nord e per assicurarsi le vie di rifornimento del ferro svedese, invasero la Danimarca e la Norvegia: il 9 aprile iniziò linvasione della Danimarca che, del tutto impreparata a un conflitto, si arrese e venne occupata in un solo giorno; in Norvegia, fallito un tentativo anglo-francese di contrastare la conquista tedesca, fu insediato il governo fantoccio del nazista norvegese Vidkun Quisling. Il 10 maggio 1940, alle ore 5.35, Hitler scatenò lattacco contro la Francia sul fronte occidentale penetrando nei Paesi Bassi, in Lussemburgo e in Belgio. Aggirate le fortificazioni francesi della linea Maginot, allincirca con una manovra simile a quella attuata durante la prima guerra mondiale, i tedeschi costrinsero gli alleati franco-britannici ad entrare in Belgio dove furono travolti dallimpeto delle divisioni corazzate naziste massicciamente appoggiate dal Luftwaffe: lOlanda fu costretta alla resa il 14 maggio e il Belgio dodici giorni dopo. Dopo aver stretto nella sacca di Dunkerque il corpo di spedizione britannico e parte dellesercito francese insieme ai resti di quello belga, i tedeschi passarono la Somme spezzando la Linea Weygand e si diressero verso Parigi e il sud. Lintervento italiano[modifica | modifica sorgente] « Combattenti di terra, di mare, e dellaria! Camicie Nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne dItalia, dellImpero e del Regno di Albania. Ascoltate! Unora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. Lora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia [...] La parola dordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi allOceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia allItalia, allEuropa, al mondo. » (Dallannuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940) Di fronte agli straordinari ed inaspettati successi della Germania nazista tra laprile e il maggio del 1940, Mussolini ritenne che gli esiti della guerra fossero oramai decisi e, pensando di poter approfittare dei successi nazisti per ottenere immediati vantaggi territoriali, il 10 giugno dichiarò guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna. Alla contrarietà e alle rimostranze di alcuni importanti collaboratori e militari (fra cui Pietro Badoglio, Dino Grandi, Galeazzo Ciano e il generale Enrico Caviglia), Mussolini avrebbe risposto: « Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative.[2] » Con riserve di munizioni sufficienti per appena due mesi[3], con sole 19 divisioni in grado di combattere e nella speranza di ottenere facilmente una vittoria militare contro un paese ormai esausto, il Duce fece ammassare le truppe italiane sul fronte occidentale per attaccare la Francia. Con azioni puramente dimostrative, l11 giugno laviazione italiana bombardò Port Sudan, Aden e la base navale inglese di Malta.[4] La guerra parallela[modifica | modifica sorgente] I vertici del fascismo si illusero che la guerra sarebbe stata breve e che lItalia sarebbe stata in grado di condurre una guerra parallela a quella della Germania in piena autonomia dallalleato. La battaglia delle Alpi[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia delle Alpi Occidentali. Battaglione alpini Val Dora sul colle della Pelouse giugno 1940 La frontiera italo-francese era stata fortificata da entrambe le parti tra la fine dellOttocento e i primi del Novecento e poi negli anni Trenta. Per gli alti comandi italiani unoffensiva francese su Torino era la minaccia più temuta; non pareva invece possibile unoffensiva italiana perché dopo le fortificazioni francesi bisognava attraversare altri rilievi montuosi prima di arrivare alla pianura e a obiettivi importanti, perciò i piani dellesercito italiano, dallOttocento al 1940, prevedevano una guerra difensiva sulle Alpi. Gli italiani concentrarono alla frontiera 22 divisioni, 300.000 uomini e 3.000 cannoni, con grosse forze di riserva nella pianura padana. Nella notte fra il 12 e il 13 giugno i bombardieri italiani si diressero su Francia meridionale, Tunisia e Corsica e colpirono Saint-Raphaël, Hyères, Biserta, Calvi, Bastia e la base navale di Tolone. Il 14 giugno le truppe tedesche entrarono a Parigi e il 17 il maresciallo Pètain chiese la resa. Mussolini si era illuso di ottenere guadagni grandiosi (loccupazione del territorio francese fino al Rodano, la Corsica, la Tunisia, Gibuti, addirittura la cessione della flotta, degli aerei, degli armamenti pesanti[5]) senza sparare un colpo, poi si rese conto che avrebbe ottenuto soltanto il terreno occupato dalle sue truppe e soltanto allora diede lordine di attaccare: dieci giorni dopo la dichiarazione di guerra. Loffensiva italiana, condotta fra 21-24 giugno, non diede i risultati previsti e lunica località di un certo rilievo ad essere occupata dalle truppe italiane fu Mentone sulla costa mediterranea. Il 23 giugno cominciarono le trattative a Roma per larmistizio italo-francese, condotte separatamente da quelle della Germania. Le condizioni imposte furono: il territorio francese raggiunto dalle truppe italiane doveva essere smilitarizzato per tutta la durata dellarmistizio; le forze armate di terra, aria e mare francesi dovevano essere disarmate, fatta eccezione per quelle necessarie a mantenere lordine pubblico. Alle 19:15 del 24 giugno il generale Charles Huntziger e il maresciallo Badoglio, con la firma dellarmistizio di Villa Incisa, posero fine al conflitto diretto con la Francia. Larmistizio previde loccupazione da parte italiana di alcuni territori francesi di confine, la smilitarizzazione del confine franco-italiano e libico-tunisino per una profondità di 50 chilometri, nonché la smilitarizzazione della Somalia francese (odierno Gibuti), e la possibilità da parte italiana di usufruire del porto di Gibuti e della ferrovia Addis Abeba-Gibuti. Le ostilità sulle Alpi cessarono alle 0:35 del 25 giugno. Durante la battaglia delle Alpi occidentali, gli italiani ebbero 631 morti (59 ufficiali e 572 soldati), 616 dispersi e 2.631 tra feriti e congelati; i francesi catturarono 1.141 prigionieri che restituirono immediatamente dopo larmistizio di Villa Incisa.[6] I francesi ebbero 40 morti, 84 feriti e 150 dispersi.[7] Limpero in guerra[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Campagna del Nord Africa e Campagna dellAfrica Orientale Italiana (1940-1942). Semovente 75/18 durante la Campagna del Nord Africa. Lentrata in scena dellItalia nel secondo conflitto mondiale portò la guerra anche in Africa nelle colonie italiane della Libia e dellAfrica Orientale Italiana. Allinizio delle ostilità il comando supremo delle truppe italiane in Libia era affidato al governatore generale Italo Balbo. In Libia si trovavano due armate: la Quinta, comandata dal generale Italo Gariboldi, al confine con la Tunisia, composta da 8 divisioni, 500 cannoni, 2.200 autocarri e 90 carri leggeri da 3 tonnellate; al confine egiziano cera la 10ª armata del generale Berti, con 5 divisioni, 1.600 pezzi dartiglieria, 1.000 autocarri e 184 carri leggeri. In totale 220.000 uomini[8]. La 5ª squadra aerea, agli ordini del generale Porro, era costituita da 315 aerei da guerra. I francesi avevano 4 divisioni al confine tunisino, subito tolte dalla lotta dalluscita di scena della Francia; le forze inglesi in Egitto ammontavano a circa 36.000/42.000 uomini[9]. A Balbo, abbattuto dalla contraerea italiana il 20 giugno, appena dieci giorni dopo lentrata in guerra dellItalia, succedette il maresciallo Rodolfo Graziani. Per qualche tempo in Africa settentrionale non vi furono battaglie, ma solo scaramucce e incursioni di mezzi blindati e camionette inglesi. Questa fase terminò il 13 settembre 1940, quando Graziani attraversò il confine con lEgitto con le forze della 10ª armata giungendo il 16 settembre a Sidi el Barrani, circa 95 km oltre il confine, e lì si fermò a lungo per preparare una nuova offensiva. Non ci fu vera battaglia: gli inglesi, che si erano ritirati senza quasi opporre resistenza, persero 50 uomini; gli italiani 120.[10][11] In Africa Orientale, nella prima metà di luglio, gli italiani attaccarono verso il Sudan, respingendo un attacco inglese contro la cittadina eritrea di Metemma[12] ed occupando Cassala (a 20 km dalla frontiera con lEritrea e difesa dalla Sudan Defence Force), il piccolo forte britannico di Gallabat (circa 320 km (200 miglia) a sud di Cassala), e i villaggi di Ghezzan, Kurmuk e Dumbode sul Nilo Azzurro[13]. Dopo i successi nel Sudan, le truppe italiane passarono alloffensiva sulla frontiera col Kenia per eliminare il saliente di Dolo, che si incuneava fra Etiopia e Somalia, riuscendo ad occupare Fort Harrington, Moyale e Mandera, spingendosi verso linterno per oltre 100 chilometri[14]. Alla fine di luglio le forze italiane raggiunsero Debel e Buna. Questultima località, a un centinaio di chilometri dal confine, segnò la punta massima della penetrazione italiana in Kenia. A oriente, il 3 agosto, iniziò la conquista della Somalia britannica; le forze italiane, comandate dal generale Guglielmo Nasi, portarono a compimento la campagna con loccupazione di Berbera, la città principale, il 19 agosto. La campagna di Grecia[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Campagna italiana di Grecia. I soldati italiani durante linverno in Albania. Nella spartizione delle zone di influenza concordata tra Berlino e Roma, lItalia cercò una vittoria di prestigio e optò per la strategia della guerra separata. Mussolini attaccò pertanto il solo alleato rimasto alla Gran Bretagna sul continente europeo: la Grecia. Laggressione alla Grecia[15] fu condotta con improvvisazione e poggiò sullillusione di una rapida vittoria. Il 28 ottobre 1940, diciottesimo anniversario della marcia su Roma, le truppe italiane dislocate in Albania varcarono il confine puntando sulla Macedonia e sullEpiro. Tre divisioni del XXV Corpo dArmata Ciamuria (51ª Divisione fanteria Siena, 23ª Divisione fanteria Ferrara e 131ª Divisione corazzata Centauro), avevano il compito di condurre loffensiva principale il cui scopo era la conquista dellEpiro, mentre la 3ª Divisione alpina Julia e il Raggruppamento del litorale dovevano condurre manovre avvolgenti rispettivamente da nord, in direzione di Métzovon, e da sud verso Prévedza e Arta. Lavanzata fu lenta per le pessime strade e linclemenza del tempo e si arenò dopo pochi giorni senza raggiungere gli obiettivi prefissati. Tre giorni dopo linizio delloffensiva italiana, il 1º novembre, scattò la controffensiva greca che costrinse rapidamente gli italiani ad arretrare con gravi perdite e a ripiegare a fatica in territorio albanese. Gli italiani si attestarono lungo una linea difensiva da trenta a sessanta kilometri allinterno della frontiera greco-albanese che, malgrado i continui attacchi greci, riuscirono a tenere fino allintervento tedesco nei Balcani.[16] La notte di Taranto[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Notte di Taranto. La sera dell11 novembre 1940, 21 aerosiluranti Swordfish, parte armati di siluri e parte di bombe e ordigni illuminanti, decollati in due ondate successive dalla portaerei Illustrious, attaccarono nel porto di Taranto la flotta italiana riuscendo ad affondare in rada la corazzata Cavour e a danneggiare gravemente la Duilio e la nuovissima Littorio (tre delle cinque corazzate in servizio), insieme allincrociatore pesante Trento e al cacciatorpediniere Libeccio. Fu una clamorosa dimostrazione di inefficienza della marina italiana: la flotta inglese poté avvicinarsi senza essere contrastata; la forte difesa contraerea di Taranto (un centinaio di cannoni, duecento mitragliere, oltre cento palloni frenati), riuscì ad abbattere solo due degli aerei inglesi. Il danno fu limitato dai bassi fondali del porto che impedirono linabissamento delle corazzate, ma solo la Littorio e la Duilio poterono essere recuperate prima della fine della guerra dopo molti mesi di lavoro.[17][18] Disastro in Africa settentrionale[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Operazione Compass. In Nord Africa, l8 dicembre 1940, prevenendo di cinque giorni la nuova offensiva italiana prevista per il 13 di quel mese, scattò la controffensiva inglese iniziata come ricognizione in forze ma rapidamente trasformatisi in una grande offensiva. Con appena 35.000 uomini e 275 carri armati (contro i 150.000 uomini e 600 carri armati italiani[senza fonte]), ma con unabile strategia basata sulla guerra di movimento, il generale Richard OConnor aggirò la linee italiane attaccandole alle spalle e proseguì lavanzata fino al 9 febbraio 1941 costringendo gli italiani a ritirarsi di 400 chilometri e portando a termine loccupazione della Cirenaica. Due sole divisioni britanniche annientarono 10 divisioni italiane facendo circa 130.000 prigionieri. Fra il 30 novembre 1940 e l11 febbraio 1941, gli inglesi ebbero soltanto 438 morti, 1.200 feriti e 87 dispersi. Le perdite umane (morti, feriti e dispersi), subite dallesercito italiano sono incerte, mentre quelle materiali furono di 1.100 cannoni e 390 carri armati.[19] La guerra subalterna[modifica | modifica sorgente] La guerra parallela, su cui Mussolini aveva impostato lintervento italiano, aveva due presupposti: la vicina vittoria tedesca sulla Gran Bretagna e la capacità delle forze italiane di conseguire successi parziali su teatri diversi come base per la rivendicazione di una serie di annessioni al tavolo della pace. Entrambi i presupposti vennero presto meno: la Gran Bretagna non fu conquistata e la guerra parallela italiana finì con tre sconfitte (il fallimento dellaggressione alla Grecia, laffondamento delle corazzate a Taranto e il disastro in Africa settentrionale). Lintervento tedesco nei Balcani e soprattutto nel Mediterraneo e in Africa settentrionale permise la continuazione della guerra italiana. Sebbene fosse logico, in una guerra di coalizione, che lalleato più forte venisse in aiuto di quello più debole, lalleanza italo-tedesca fu sempre disuguale: Hitler e i suoi generali prendevano le loro decisioni senza consultare lalleato italiano, le forze tedesche nel Mediterraneo aumentavano o diminuivano secondo le esigenze della guerra tedesca. Si parla di guerra subalterna nel 1941-1943[20] perché totalmente dipendente dalle decisioni tedesche. Scende in campo lAfrika Korps[modifica | modifica sorgente] Rommel, la volpe del deserto, incontra il generale italiano Italo Gariboldi a Tripoli nel febbraio 1941. A seguito della sconfitta in Libia fra la fine del 1940 e linizio del 1941, il Maresciallo Graziani venne sostituito il 12 febbraio con il generale Italo Gariboldi. Il 14 febbraio sbarcarono in Libia le prime unità del corpo di spedizione tedesco noto come Afrika Korps, al comando del generale Erwin Rommel, inviato in Africa da Adolf Hitler, preoccupato della situazione che si stava creando su quel fronte.[21] Il generale Rommel era formalmente un subordinato del comandante in capo del fronte del Nord Africa, il generale italiano Italo Gariboldi, ma con il diritto di appellarsi direttamente ad Hitler in caso di disaccordo; tale situazione continuò fino al 1943 per due ragioni: le truppe dellAsse erano composte in massima parte da italiani ed egli non ebbe mai al suo comando più di cinque divisioni tedesche; inoltre i rifornimenti via mare erano trasportati da mercantili italiani. Rommel tuttavia, per reputazione e personalità, di fatto riuscì sempre ad imporre il suo punto di vista allalleato ed, in caso di richieste o istruzioni, si rivolse sempre al Führer o allOberkommando der Wehrmacht.[22] Lo sbarco in Libia delle divisioni tedesche dellAfrika korps determinò un capovolgimento degli equilibri in campo tra le forze dellAsse e i britannici. Il 24 marzo 1941 Rommel con le divisioni italiane e lAfrika Korps partì alloffensiva e nel giro di tre settimane, con unavanzata di quasi 1.000 chilometri, riconquistò la Cirenaica. Il 13 aprile gli italo-tedeschi raggiunsero Sollum, sul confine con lEgitto, dove Rommel si fermò per riorganizzare le sue forze. Nella veloce avanzata gli italo-tedeschi avevano lasciato indietro Tobruch, con le cui difese esterne erano venuti in contatto il 10 aprile e che fu assediata su un perimetro di 35 kilometri.[19] Intanto lAfrica Orientale Italiana aveva cessato di esistere e le forze che in tal modo si erano rese disponibili vennero rapidamente dirottate dai britannici in Egitto. Il 14 maggio i britannici lanciarono una prima offensiva nel tentativo di sbloccare Tobruch, ma vennero respinti da un contrattacco tedesco che tuttavia lasciò in mani britanniche il Passo Halfaya.[19] Allinizio di giugno, rinforzati dallarrivo dei primi aiuti americani, i britannici lanciarono una nuova offensiva, lOperazione Battleaxe, che partì il mattino del 15 giugno. La battaglia durò tre giorni lasciando sostanzialmente la situazione immutata. Dopo il fallimento di Battleaxe, Churchill esonerò il generale Archibald Wavell e lo sostituì con il generale Claude Auchinleck. Dopo di ciò, le operazioni nel deserto libico conobbero un lungo periodo di stasi durato da luglio a novembre, in parte determinato dallattacco tedesco allUnione Sovietica che assorbì una grande quantità di uomini e mezzi. Il periodo di stasi fu utilizzato dagli opposti schieramenti per rinforzarsi; i britannici molto più degli italo-tedeschi: sostenuti dagli Stati Uniti grazie alla legge Affitti e prestiti, approvata dal Congresso l11 marzo 1941, riuscirono ad ammassare per linizio di novembre forze più che doppie di quelle avversarie.[19] La battaglia di Capo Matapan[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia di Capo Matapan. Bordata della Vittorio Veneto contro gli incrociatori inglesi della Forza B durante lo scontro di Gaudo (battaglia di Capo Matapan). Il decisivo intervento tedesco a favore dellItalia modificò i rapporti tra i due alleati: Hitler pretendeva di far pesare le sue decisioni anche sui comandi italiani. Lamentando linattività delle forze navali italiane e la facilità con la quale i britannici operavano il traffico marittimo fra lAfrica settentrionale e la Grecia, dove la Wehrmacht si accingeva a intervenire, i tedeschi incominciarono a premere sui comandi italiani per indurre la marina italiana ad assumere una tattica più offensiva rifiutando le scuse avanzate da Supermarina, come la penuria di nafta, e insinuando il dubbio che la marina italiana non osasse affrontare il nemico. Fu decisa quindi unazione offensiva nel Mediterraneo orientale in caccia del traffico Alleato; lintera operazione era affidata al fattore sorpresa, ma lintercettazione e la decrittazione di alcune comunicazioni radio italiane misero i britannici in condizione di prevenire le mosse italiane, sospendere il traffico mercantile e predisporre luscita della squadra navale da Alessandria e di una seconda squadra dal Pireo. La squadra navale italiana, al comando dellammiraglio Angelo Iachino e composta dalla corazzata Vittorio Veneto, da 6 incrociatori pesanti, 2 incrociatori leggeri e 14 cacciatorpediniere, prese il mare la sera del 26 marzo. La squadra britannica di Alessandria, al comando dellammiraglio Andrew Cunningham, con tre corazzate, una portaerei e 9 cacciatorpediniere salpò la sera del 27 marzo contemporaneamente alla squadra del Pireo, forte di 4 incrociatori leggeri e 4 cacciatorpediniere e al comando dellammiraglio Henry Pridham-Wippell. La partenza delle navi britanniche sfuggì alla ricognizione italiana a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Quella stessa notte fu portata a termine una coraggiosa azione dei mezzi dassalto della marina italiana nella baia di Suda, a Creta, dove sei uomini, comandati dal tenente di vascello Faggioni, a bordo di barchini esplosivi penetrarono nella baia e riuscirono ad affondare lincrociatore pesante York e una petroliera. Il giorno seguente, 27 marzo, la squadra navale italiana fu individuata da un ricognitore britannico togliendo allammiraglio Iachino, la speranza di cogliere il nemico di sorpresa. Secondo le disposizioni di Cunningham, le due formazioni britanniche avrebbero dovuto incontrarsi allalba del 28 a sud-est di Gaudo, ossia più o meno nello stesso luogo dove, secondo gli ordini di Supermarina, doveva trovarsi a quellora la squadra italiana. Alle 8:00 del mattino i tre incrociatori pesanti (Trieste, Bolzano e Trento) dellammiraglio Luigi Sansonetti si scontrarono con i quattro incrociatori leggeri di Pridham-Wippel. Sia Sansonetti che Pridham-Wippell avevano ricevuto gli stessi ordini: in caso di ingaggio, dovevano ritirarsi facendo in modo che il nemico li inseguisse, in modo da portarlo più vicino possibile alle navi da battaglia. Gli inglesi furono i primi a invertire la rotta inseguiti da quelli italiani finché alle 8:30 Iachino ordinò a Sansonetti di interrompere lazione e rientrare; appena gli italiani interruppero linseguimento, gli incrociatori inglesi invertirono la rotta e presero a seguirli. Lammiraglio Iachino riuscì a stringere con la Vittorio Veneto le distanze sugli incrociatori leggeri britannici e alle 10:56 aprì il fuoco senza colpire gli avversari. Cunningham, troppo lontano dalla zona dello scontro per intervenire direttamente, fece alzare dalla portaerei Formidable un gruppo di sei aerosiluranti Fairey Albacore per attaccare la corazzata italiana; gli aerosiluranti giunsero sulle navi italiane alle 11:15 ma non riuscirono a mettere a segno neppure un colpo. Le navi di Pridham-Wippell ne approfittarono per portarsi fuori tiro. Preoccupato dalla presenza degli aerei imbarcati britannici e con i caccia a corto di carburante, alle 11:40 Iachino diede ordine alla squadra italiana di sospendere lazione, invertire la rotta e rientrare verso la base. Mentre la squadra di Iachino si dirigeva a tutta forza verso le basi italiane inseguita dalle navi britanniche, gli aerosiluranti della Formidable attaccarono nuovamente la squadra italiana colpendo la Vittorio Veneto, che potette continuare la navigazione, sia pure a velocità ridotta. Gli attacchi aerei continuarono fino al crepuscolo e, nellultimo attacco, un siluro colpì lincrociatore Pola, immobilizzandolo. Lammiraglio Iachino ordinò agli incrociatori Fiume e Zara, con la scorta dei cacciatorpediniere Alfieri, Gioberti, Oriani e Carducci, di tornare indietro verso il Pola per soccorrerlo proprio mentre la squadra britannica si stava avvicinando. Le navi italiane finirono nella trappola: le navi britanniche equipaggiate per il combattimento notturno e dotate su alcune unità di apparecchiature radar, aprirono il fuoco alle 22:27: sugli incrociatori italiani si abbatterono le salve da 381 mm delle corazzate Warspite, Valiant e Barham: i due incrociatori vennero affondati insieme ai cacciatorpediniere Alfieri e Carducci, mentre lOriani e il Gioberti riuscirono a fuggire. Verso le 3:00 del mattino il cacciatorpediniere Jervis si avvicinò al Pola con lintento di silurarlo, ma visto che dal Pola non giungevano segni di ostilità, il comandante britannico decise di affiancarlo per trarre in salvo lequipaggio prima di affondarlo. Alle 3:40, dopo aver preso a bordo lintero equipaggio, il Jervis si scostò dal Pola e gli indirizzò contro un siluro facendolo colare a picco. Alle 8:00 del mattino del 29 marzo, oltre ai 258 uomini del Pola, i britannici avevano già tratto in salvo 905 naufraghi, ma larrivo di una formazione di aerei tedeschi li costrinse a interrompere loperazione di salvataggio. Blitz nei Balcani[modifica | modifica sorgente] Bersaglieri italiani in Jugoslavia nel 1941. Agli inizi del 1941, ottenuto lappoggio di Romania, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Jugoslavia, Hitler si preparava a portare lattacco contro lURSS avendo il controllo completo del fianco meridionale delle sue armate dirette ad est, ma la situazione delle truppe italiane in Albania e il colpo di stato in Jugoslavia del 27 marzo 1941, che rovesciò il governo collaborazionista del principe reggente Pavle proclamando maggiorenne il giovane re Pietro II e stringendo un patto dalleanza con lURSS, costrinsero il Fürehr a rimandare lattacco per soccorrere gli italiani, occupare la Grecia e regolare la situazione in Jugoslavia. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Invasione della Jugoslavia. Zone di occupazione italo-tedesche della Jugoslavia. Lattacco contro la Jugoslavia, scattato allalba del 6 aprile, venne affidato alla XII armata del feldmaresciallo Wilhelm List, che partendo dalla Bulgaria si diresse verso Belgrado, mentre la II armata di Weichs varcava il confine jugoslavo da nord. DallUngheria intervenne la III armata ungherese, e la II armata italiana del generale Vittorio Ambrosio, schierata alla frontiera giuliana, si diresse verso Lubiana e lungo la costa dalmata. Le truppe italiane occuparono la Slovenia, la Dalmazia e il Montenegro e si ricongiunsero con i reparti provenienti dallAlbania. In sole due settimane la resistenza jugoslava venne annientata e il paese venne smembrato dai vincitori: la Germania (colore blu) si annesse la Stiria (abitata da una popolazione mista, austriaca e slovena) e occupò militarmente il Banato (regione abitata da una minoranza di tedeschi o Volksdeutschen), mentre la Serbia venne sottoposta a protettorato tedesco; lItalia (colore verde) che era già presente a Zara, si annesse la Carniola (Provincia italiana di Lubiana), nonché parte della Dalmazia e le Bocche di Cattaro (Governatorato di Dalmazia); lUngheria (colore marrone) invece occupò il settore occidentale della Voivodina (Bačka), il Prekmurje sloveno più alcuni territori minori in Croazia che aveva perso alla fine della Prima guerra mondiale (Medjimurje, Baranja). La Croazia (colore rosso), che comprendeva la maggior parte dei territori delle attuali Croazia e Bosnia ed Erzegovina, venne dichiarata regno indipendente ed affidata, nominalmente, al principe Aimone di Savoia Aosta, ma di fatto venne retta da un governo filo-nazista del capo degli ustascia Ante Pavelić. Anche in Serbia venne creato uno stato fantoccio sotto la guida del Generale Milan Nedić. Gli italiani ottennero anche il protettorato sul Montenegro, paese natale della Regina Elena, mentre lAlbania (occupata dallItalia sin dal 1939) acquisì buona parte del Kossovo, la parte occidentale della Macedonia jugoslava (Dibrano) e, a spese del Montenegro, estese le sue frontiere a nord, nella regione della Metohija. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Operazione Marita. Le diverse zone della Grecia occupate dai paesi dellAsse Contemporaneamente allattacco contro la Jugoslavia, i tedeschi penetrarono in Grecia dalla Bulgaria e in breve tempo raggiunsero Salonicco, tagliando fuori il contingente greco di stanza in Tracia. Avanzando verso la costa occidentale della Grecia la Wehrmacht tagliò fuori le divisioni greche in Albania e, travolte con rapide manovre di aggiramento le linee difensive britanniche, i tedeschi ottennero rapidamente il crollo di ogni resistenza. Con la firma della resa e la successiva conquista dellisola di Creta, il paese ellenico venne suddiviso tra le forze italiane, tedesche e bulgare. Come mostra la cartina qui a fianco: la Germania (colore rosso) occupò militarmente la Macedonia centrale e orientale con limportante porto di Salonicco, la capitale Atene, le isole dellEgeo Settentrionale e parte dellisola di Creta. la Bulgaria (colore verde) ottenne la Tracia. lItalia, che era già presente nellEgeo con i possedimenti del Dodecanneso italiano (colore blu scuro), ottenne il controllo della quasi totalità della Grecia continentale, oltre alle isole di Corfù, Zante e Cefalonia e alla parte orientale di Creta (colore blu chiaro). Ad Atene venne instaurato un governo militare greco, sottoposto al controllo della Germania nazista e dellItalia fascista, guidato dal Generale Georgios Tsolakoglu. La fine dellImpero[modifica | modifica sorgente] Intanto, in Africa Orientale, lItalia subì la controffensiva britannica. Nel gennaio 1941 le forze italiane erano ancora in superiorità numerica, nonostante fossero isolate dalla madrepatria, e grazie al reclutamento di cittadini italiani ed etiopici potevano contare su circa 340.000 uomini; mentre le forze britanniche disponevano di 250.000 uomini e sulle forze della guerriglia etiopica. Sul fronte settentrionale, la pressione britannica indusse gli italiani ad evacuare la città di Cassala in Sudan, conquistata pochi mesi prima, e a ripiegare in Eritrea sulle posizioni fortificate prima di Agordat (Battaglia di Agordat), poi di Cheren (Battaglia di Cheren), dove resistettero fino al 27 marzo.[23] A sud, conquistata la Somalia nel marzo 1941, le truppe britanniche respinsero quelle italiane verso il centro dellEtiopia, sino a giungere alla resa, con lonore delle armi, di Amedeo duca dAosta, viceré dEtiopia, sulle alture dellAmba Alagi (Seconda battaglia dellAmba Alagi). Il 6 aprile Haile Selassie entrò a Debra Marcos, mentre le avanguardie di Alan Gordon Cunningham erano giunte alle porte della capitale dellimpero. A Combolcià, pochi chilometri a sud di Dessiè, si trovavano postazioni difensive italiane; il raggruppamento di brigata sudafricano del generale Dan Pienaar impegnò lartiglieria italiana con i suoi cannoni, mentre la fanteria raggiunse le alture a quota 1.800 metri. I sudafricani impiegarono tre giorni per raggiungere gli obiettivi e, dopo che un gruppo di guerriglieri etiopici si era unito a loro, presero dassalto e conquistarono le postazioni italiane (22 aprile). I sudafricani ebbero 9 morti e 30 feriti e fecero 8.000 prigionieri[24]. Ad Addis Abeba, dove vivevano ben 40.000 civili italiani, i britannici affidarono lamministrazione pubblica ai reparti della PAI (Polizia dellAfrica Italiana), che provocarono diversi incidenti: spararono sui prigionieri etiopici non ancora liberati uccidendone 64, mentre un gruppo di ausiliari reclutati tra i civili uccise altri 7 etiopi durante una rissa[25]. Allora i britannici disarmarono i soldati italiani e affidarono lordine pubblico allappena ricostituita polizia etiope. La vittoria finale dellEtiopia e la sua liberazione dipesero molto anche dallopposizione continua degli etiopi alla dominazione italiana, con una guerra (e guerriglia) che effettivamente non si fermò per tutti cinque anni di occupazione italiana fino alla totale liberazione. Il 5 maggio 1941, il Negus Haile Selassie entrò ad Addis Abeba su unAlfa Romeo scoperta, preceduto dal colonnello Wingate su un cavallo bianco. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Battaglia di Gondar. Anche dopo la conquista alleata di Addis Abeba e lepisodio dellAmba Alagi, resistette ancora per diversi mesi la guarnigione italiana di Gondar, forte di circa 40.000 uomini[26] e comandata dal generale Guglielmo Nasi. Il generale amministrò egregiamente il suo avamposto e fino a ottobre, la situazione dei soldati italiani fu relativamente buona, ma dopo la caduta del presidio di Uolchefit e di quello di passo Culqualber, il 27 novembre, nella battaglia di Gondar, gli italiani furono sconfitti e costretti ad arrendersi. Gli italiani in Russia[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Operazione Barbarossa. Con lOperazione Barbarossa, scatenata da Hitler il 22 giugno 1941, il conflitto registrò una svolta destinata ad avere conseguenze decisive sulla storia del mondo. Lattacco cominciò allalba su tutta la linea del fronte, dal mare del Nord al Mar Nero; le forze tedesche comprendevano 3.200.000 uomini (suddivisi in 153 divisioni, di cui 19 corazzate e 15 motorizzate), 3.400 carri armati, 250 semoventi, 7.150 cannoni, 600.000 automezzi, 625.000 cavalli e 3.900 aerei. Alle forze tedesche si affiancavano circa 690.000 soldati dei paesi alleati: finlandesi, romeni, ungheresi, slovacchi e volontari spagnoli e francesi[27]. Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Reparti italiani al fronte orientale. Soldati dellARMIR in URSS nel 1942 Mussolini, impressionato dai primi clamorosi successi nazisti, si precipitò ad offrire ad Hitler laiuto di un consistente corpo di spedizione italiano, nonostante Hitler lo avesse tenuto alloscuro fino allultimo dellinizio dellinvasione e avesse inizialmente tentato di respingere lofferta di aiuto: L’aiuto decisivo, Duce, lo potrete però sempre fornire con il rafforzare le Vostre forze nell’Africa Settentrionale... nonché intensificando la guerra aerea e, dove sia possibile, quella dei sottomarini nel Mediterraneo.[28] Linvio nellestate 1941 del CSIR (Corpo di spedizione italiano in Russia) agli ordini del generale Giovanni Messe (tre divisioni, 62.000 uomini, 5.500 automezzi, 4.600 quadrupedi, 220 pezzi di artiglieria, 83 aerei), ebbe un valore prettamente politico: non influì, se non minimamente, sui rapporti di forza nella campagna; rappresentò, invece, la volontà di Mussolini di difendere il suo ruolo di primo fra gli alleati di Hitler in quella che si prospettava come la trionfale e decisiva vittoria. Le divisioni dello CSIR giunsero in ferrovia la frontiera russa, poi avanzarono in Ucraina parte a piedi e parte in autocarro. Furono inserite nel gruppo corazzato Von Kleist (poi I armata corazzata), e impiegate in autunno nella regione dei fiumi Dnepr e Donec per leliminazione delle sacche di resistenza che la progressione delle forze motocorazzate tedesche si era lasciate alle spalle. Successivamente furono schierate sul fronte con compiti di difesa statica e a fine dicembre e poi in gennaio riuscirono a respingere alcuni attacchi della fanteria russa. I mesi successivi videro soltanto combattimenti minori. Le perdite fino al 30 luglio 1942 furono di 1.792 morti e dispersi e 7.878 tra feriti e congelati. Lanno seguente, il corpo di spedizione italiano venne rafforzato da altre sei divisioni e trasformato nellVIII armata, conosciuta come ARMIR (Armata italiana in Russia) e posta al comando del generale Gariboldi, che nellautunno 1942 contava 230.000 uomini, 16.700 automezzi, 1.150 trattori di artiglieria, 4.500 motoveicoli, 25.000 quadrupedi, 940 cannoni e 64 aerei. Le nuove divisioni italiane giunsero nellestate 1942 in ferrovia fino alla zona di Karkov per poi percorrere da 500 a 1.000 km fino alla linea del fronte con i propri mezzi: a piedi o in autocarro.
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 19:27:24 +0000

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