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TI PREGO LEGGI QUESTO ARTICOLO...LO SO E’ LUNGO...PUO’ SEMBRARE NON INTERESSARTI...MA VEDI NON SI VIVE DI SOLO PANE...QUINDI DEDICARE OGNI TANTO DEL TEMPO AD ARGOMENTI...UN PO’ PIU’ IMPEGNATIVI...NON E’ DETTO CHE DEBBA ESSERE COMUNQUE UNA PERDITA DI TEMPO ....SPECIALMENTE SE POI CI SI ACCORGE DI ESSERE VOLONTARIAMENTE O INVOLONTARIAMENTE COINVOLTI IN QUALCOSA DI NEGATIVO...CHE DI CONSEGUENZA CI INDURRA’ ALL’AZIONE DELLA PRESA DI POSIZIONE.... SAPPI COMUNQUE CHE MAI TI SI CHIEDERANNO DENARI OPPURE IMPEGNI PATICOLARI...MA SE LEGGENDO L’ARTICOLO IL TUO SDEGNO ARRIVERA’ ALLE STELLE...ALLORA SE VUOI PUOI SOLO DARE IL TUO “MI PIACE” NELL’ALLEGATA SOTTOSTANTE PAGINA....TU MI DIRAI A CHE PRO...SEMPLICE SE IN UN SOCIAL NETWORK IN TANTI MANIFESTANO IL PROPRIO SDEGNO SI FARA’ MOLTO RUMORE...ALLORA POSSONO CAMBIARE MOLTE COSE...ANZI DEVONO CAMBIARE MOLTE COSE.... Ecco perché lotto...nonostante io stesso mi stò trovando in una situazione di forte precarietà....ma non riesco prioritariamente ad occuparmi della mia esistenza ...sapendo peraltro che molti mascalzoni approfittano della sofferenza estrema per nutrire i loro ventri...si è vero anch’io sono un povero ...anch’io ho il frigorifero vuoto ...non ho un euro ...un lavoro...ed ho 61 anni......ma so che se dovessi arrivare agli estremi mi basterebbe uscire per strada dove troverei sicuramente qualcuno capace di sostentarmi...oppure potrei cercare nei cassonetti della spazzatura...insomma ho comunque qualche alternativa...ma le Creature sicuramente innocenti di cui mi stò occupando non hanno queste alternative...neanche quella di confidare in DIO...anche perché nonostante tutto ...sia gli uomini malvagi...che DIO ...in uno stillicidio vergognoso ne fanno morire uno ogni 3 secondi....I BAMBINI INNOCENTI SONO CAVIE DEI MASCALZONI....PER QUESTO DEVONO NASCERE ...SOFFRIRE ...PER POI INESORABILMENTE MORIRE...QUESTO FA’ SOFFRIRE ME...COSI COME DOVREBBE FARE INDIGNARE ANCHE VOI...MA VEDO CHE POCO VI IMPORTA...IO CONTINUO...CONVINTO SI SOSTENERE UNA DIGNITOSA CAUSA....COMUNQUE VI OFFRO UN ARTICOLO ATTRAVERSO LA QUALE LETTURA CAPIRETE....POI COMPORTATEVI SECONDO COSCIENZA....RIPETO PER EVITARE MALINTESI...NON CHIEDO COSI COME NON CHIEDERO’ MAI NE DENARI...NE IMPEGNI PARTICOLARI....MA LA SOLA VOSTRA CONDIVISIONE.....CON IL SEMPLICE MI PIACE SULLA PAGINA...ALLEGATA....RITENGO QUESTO GESTO GIA’ SUFFICIENTE PER URLARE AL MONDO LA NOSTRA INDIGNAZIONE OLTRE CHE PER APRIRE GLI OCCHI....SAPENDO COSI...CHE QUANDO QUALCUNO VI CHIEDE DENARI PER IL SOCCORSO...IL PIU’ DELLE VOLTE QUESTI DENARI FAVORISCONO IL SOLO VENTRE DEI MASCALZONI APPROFITTATORI.... VI PREGO LEGGETE QUESTO ARTICOLO ...PER INDIGNARVI...NON HA SENSO QUELLO CHE STO’ DOCUMENTANDO....CIOE’ MENTRE C’E’ CHI OFFRE CON BUON CUORE...I MASCALZONI CHE RACCOLGONO LE DONAZIONI...SCIALACQUANO...CON I DENARI DESTINATI AL SOFFERENTE...COME SI PUO’ SOPPORTARE TUTTO QUESTO... Appelli e promesse; il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che evoca la cifra di 44 miliardi di dollari l’anno per sconfiggere la fame nel mondo; gli aiuti alle banche, le speculazioni, i consumi e gli sprechi nei Paesi ricchi oggetto del biasimo internazionale e “papale”. Ma a quanto ammonta il budget della Fao e come viene speso? Si parla abbastanza dell’efficacia dell’attuale modello di aiuti, o delle terribili responsabilità di regimi corrotti e criminali, di capi di Stato che affamano i loro popoli e vengono accolti con tutti gli onori ai vertici Fao? Basti per tutti l’esempio di Mugabe, il dittatore dello Zimbabwe che ha trasformato l’ex Rhodesia del Sud, uno dei “granai d’Africa”, in una terra di fame, miseria e malattia. Dal bilancio di previsione per il biennio 2008-2009 risulta che la Fao ha potuto contare su un budget di 929 milioni 800mila dollari (1,8 miliardi complessivi considerando anche le donazioni private). Tuttavia, circa la metà delle sue risorse se ne va in costi di struttura, stimava ottimisticamente nel 2007 una commissione di valutazione esterna incaricata dalla direzione generale, certificando così l’inefficienza dell’organizzazione. Ma si stima che le spese “operative”, quelle effettivamente destinate ad aiutare le popolazioni vittime della fame nel mondo, possano ammontare addirittura a molto meno della metà, forse solo ad un terzo del bilancio. Difficile stabilirlo con certezza. Dei 930 milioni garantiti alla Fao dai 191 stati membri, circa 248 milioni di dollari, il 27 per cento, risultano dedicati ai programmi, alla voce “sistemi sostenibili di alimentazione e agricoltura”. Di questi, tuttavia, 21 milioni vengono spesi nella “gestione” dei programmi (quasi quanto l’intera voce “nutrizione e protezione del consumatore”, cui sono destinati 25 milioni 453 mila dollari), nonostante nel bilancio già compaia una voce a se stante “gestione e supervisione”, la parte amministrativa, per un ammontare di 126 milioni di dollari. Un altro 25 per cento di risorse è destinato ai programmi decentralizzati e alla cooperazione con le Nazioni Unite, ma anche sotto questa seconda voce “operativa” del bilancio, accanto ai 70 milioni dedicati al capitolo “sicurezza alimentare, riduzione della povertà e programmi di cooperazione allo sviluppo” troviamo le immancabili spese di “gestione”. Per la sola “coordinazione dei servizi decentralizzati” 23 milioni di dollari. Per la sua “governance” la Fao spende 21 milioni di dollari, di cui oltre 9 se li “mangia” l’ufficio del direttore generale, mentre tutto ciò che serve ad elaborare i programmi – l’acquisizione e lo scambio di informazioni, studi, analisi e statistiche, la promozione e la comunicazione, fino all’”information technology” – costa 220 milioni di dollari. Per fare qualche esempio, le statistiche sull’agricoltura quasi 13 milioni, la comunicazione 19. Tra gli uffici decentrati, la sede più costosa è quella di Bangkok per l’Asia, quasi 19 milioni di dollari, ma ci sono anche quelle di Santiago, in America Latina, e di Accra, in Africa (12 e 11 milioni). Per non parlare dei costi per il personale e i meeting: oltre 200 milioni. Dei 4 mila funzionari della Fao, la metà sono a Roma a godersi gli stipendi da 8 mila euro al mese esentasse. LA FAO...consiglia di dar da mangiare ai poveri bambini compresi ...che stanno morendo di fame gli INSETTI....ma vi rendete conto? Gli insetti sono «un cibo economico, ecologico, fonte abbondante di proteine e minerali», dice Eva Ursula Muller, direttrice del Dipartimento politiche economiche forestali della Fao e co-autrice di Insetti commestibili: prospettive future per la sicurezza alimentare e per il foraggio animale. «Non stiamo dicendo che le persone dovrebbero da domani cominciare a mangiare insetti, quello che lo studio cerca di dire è che gli insetti sono una delle risorse fornite dalle foreste ancora non sfruttate per il loro potenziale come cibo umano, e soprattutto animale». MA...MENTRE DA UN LATO CONSIGLIANO PER I BAMBINI ALLA FAME UN MENU’ DI VERMI O INSETTI...LORO CHE FANNO CON I SOLDI RACCOLTI CON ACCATTIVANTI OLTRE CHE LACRIMEVOLI SPOOT?...DONATI DAI BUONI DI CUORE.... La Fao spende un milione di dollari al giorno e li spende assai male. Come riporta Imola Oggi, citando precedenti inchieste de Il Giornale e di Libero, una commissione di economisti guidata da Leif Christoffersen e voluta dalla stessa Onu, ha accertato che almeno la metà di questi soldi, cioé un milione di dollari ogni due giorni, è spesa per mantenere la sua struttura burocratica elefantiaca. «In molti uffici i costi amministrativi sono superiori ai costi del programma» dice la commissione. In un altro articolo de Il Giornale, Emanuela Fontana ha spiegato che la parola ‘food/cibo’, compare solo tre volte nel bilancio, per un totale di 90 milioni di euro su 784; 200 milioni di euro se ne vanno solo per le spese necessarie a “riunire” i dipendenti, e 27 milioni di dollari sono spesi ogni giorno per mantenere le strutture. Inoltre nel bilancio delle sue spese compaiono le voci Amministrazione e strutture, Politiche direttive ed Emolumenti, che da sole si mangiano quasi due terzi del budget; alla cooperazione sul campo restano solo le briciole. I fondi anti-povertà si perdono in mille sprechi, sono gli stessi Paesi bisognosi che devono pagare, in una sorta di “tragica redistribuzione di oneri”. La Fao finanzia solo l’avvio del progetto per poi lasciare l’onere ad un altro Paese del terzo mondo meno in crisi di quello su cui si sta intervenendo, ma a sua volta beneficiario delle campagne di donazione. Fra gli Stati “assistiti” figurano anche i 33 membri del Sids, i “Microstati isolani in via di sviluppo”, tra cui, Bahamas, Maldive, Seychelles, Barbados, Mauritius, Fiji, e l’emirato del Bahrein. Peccato che in quei paradisi fiscali ed ambientali, oltre a non esserci la fame non c’è neppure l’agricoltura da dover sviluppare. Peraltro l’agenzia “in prima linea nella lotta contro la fame” non è la Fao, la cui missione è solo quella di informare sui bisogni della popolazione, ma è il Programma alimentare mondiale (o World Food Program), situato sempre nella capitale italiana in via Viola. Esso dispone del doppio dei dipendenti Fao (15000 contro 4000, di cui 1500 solo a Roma), e di un budget annuale di 5 miliardi di dollari, ed alimenta 73 milioni di persone in 78 Paesi. Ma il Wfp non è l’unico clone della burocrazia Onu sul tema alimentare, anche in campo agricolo esiste un’agenzia specializzata dell’Onu, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura (International Fund for Agricultural Development o Ifad), con budget di 435,7 milioni di dollari, che raccoglie fondi per i contadini denutriti ed ha un bilancio pari a un terzo di quello della Fao, e la sua sede è sempre a Roma in via Del Serafico. Il totale del budget dell’Onu impegnato per risolvere il problema della fame nel mondo è di circa 10 miliardi di dollari all’anno, ma come abbiamo riportato tale cifra è teorica, in quanto la maggior parte del denaro viene dirottato in altre spese e in sprechi. Migliaia di funzionari dell’agenzia continuano a condurre una vita da nababbi, coccolati in una babele di sprechi e privilegi a spese dei Paesi donatori e di quello ospitante, cui spetta il conto della logistica: l’Italia. Casse di champagne, capi firmati e profumi costosi si trovano nei sotterranei del quartier generale Fao alle Terme di Caracalla, un mastodontico complesso di epoca fascista ceduto dallo Stato italiano per la cifra simbolica di un dollaro da pagarsi con annualità anticipate. Sono solo una parte dei prodotti offerti a prezzi super-politici ai 400 dirigenti, nel market “Commissary” situato al livello - La “Casa Gazette” è zeppa di annunci merceologici col marchio ‘Diplomat sales’ o ‘Trattamenti speciali Fao’. Lo spaccio Fao, in virtù dell’extraterritorialità giuridica, sarebbe riservato solo ai diplomatici, ma di fatto è usato da molta altra gente, ad esempio i 2500 impiegati possono accedere alla boutique al piano terra (con sconti del -40% ) e perfino fare il pieno di carburante, grazie a un distributore interno con benzina sottocosto priva di accise. Nella sede Fao è presente anche una banca, un presidio medico con ambulanza, e in virtù dei passaporti diplomatici, i dipendenti Fao possono acquistare le auto più prestigiose dai concessionari romani col -40% di sconto e assicurarle per un tozzo di pane. Sono immuni dalle multe e godono di un regime senza IVA anche su arredi e beni di consumo. La Fao detiene anche un altro poco invidiabile record, è infatti prima tra i mancati pagatori della tassa sui rifiuti al Comune di Roma per la somma di 5 milioni e 337 mila euro (al netto delle sanzioni). Grazie all’accordo del 31 ottobre 1950 firmato a Washington e recepito dall’Italia il 9 gennaio del 1951, secondo l’articolo 13, ai funzionari è riconosciuta l’immunità diplomatica, il che equipara l’esenzione fiscale dei funzionari a quella dei diplomatici d’ambasciata in tempi di guerra. Una nota interpretativa dell’allora ministro Giulio Andreotti estese nel 1986 i privilegi pure agli italiani in servizio alla Fao. Tale status diplomatico Fao, ha prodotto situazioni di palese tentata truffa da parte di suoi dipendenti. E’ infatti capitato che un suo funzionario presa in affitto una villa a Castelgandolfo, fu colpito da ingiunzione di pagamento essendo evidentemente in ritardo nel corrispondere l’affitto. A fronte di ciò oppose il suo status di diplomatico, rivendicando l’immunità e quindi la non competenza del giudice italiano a procedere nel giudizio. La Corte di Cassazione, con sentenza del 1 giugno 2006, ha però sentenziato che il non pagare l’affitto di una villa non rientra tra le attività diplomatiche e quindi niente immunità e niente sconto. Nel 1994 l’allora direttore Fao, il senegalese Jacques Diouf, lanciò la “grande riforma” per ridurre i mostruosi costi dei dipendenti. Un esercito di consulenti, collaboratori, personale a contratto ed associato, diviso tra infiniti comitati, sezioni e sottosezioni, con quote fisse riservate senza merito agli originari di culture dalla scarsa produttività. Ciò che non cala mai sono gli stipendi. Un archivista di basso livello (P1) guadagna come il manager di una media azienda. Coordinatori P3 e Senior commodity specialist sopra i 100 mila euro. Nel 2007 Diouf ha rilanciato l’inefficace riforma con le stesse parole di 13 anni prima, creando la paradossale figura del controllore dei controllori. Ai figli dei dipendenti l’agenzia paga collegi per super-ricchi da 12 mila euro l’anno a un passo dal Colosseo. Ad esempio sulle rette di frequenza del collegio St. Stephen’s di via Aventina, la Fao rimborsava il 75% della retta. Il collegio è un campus di tre acri in stile americano, con campi da tennis, spazi per danza e pattinaggio su ghiaccio, art studios e mediacenter. I saggi finali consistono in viaggi pagati al Carnevale di Viareggio. La Fao Coop, inoltre, organizza per i dipendenti più di 50 corsi, dal tango allo yoga, dalla dama al golf, mettendo a disposizione due palestre interne e corsi di teatro insegnanti il metodo Feldenkrais. Per i delegati dei Paesi poveri il World Food Summit nella città eterna è una vacanza pagata in hotel 5 stelle, con tanto di suite reale all’Hotel Parco dei Principi, dove dispongono dello stretto necessario: salone privato da 200 mq, 2 cucine autonome per pranzi luculliani (non certo a base di formiche, farfalle e millepiedi!), idromassaggio e bagno turco computerizzati, tigri in bronzo in scala reale, lampadari d’oro e stoviglie d’argento. I lavori dentro le sedi romane della Fao non finiscono mai. Pareti, pavimenti, mense, negozi, sale conferenza, sistemi elettrici, strumenti informatici e video sono in perenne rifacimento (gli appalti se li aggiudicano le solite aziende amiche), mentre al suo interno esiste un dipartimento per studiare postazioni ergonomiche più comode per i suoi dipendenti. Tra gli ex dipendenti Fao, vi è anche l’attuale Presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale nella sua vita lavorativa, dal 1989 al 1993 si è occupata di curare la comunicazione di tale organizzazione, dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Wfp sempre a Roma, e dal 1998 al 2012 presso l’UNHCR (Alto Commissariato per i Rifugiati), beneficiando potenzialmente, in quanto funzionaria, di molti dei trattamenti, benefit e privilegi riservati. La Fao non è comunque la sola agenzia Onu a disattendere alle sue funzioni sprecando il denaro stanziato per progetti umanitari, il mese scorso il Canada ha lasciato la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione (UNCCD) dopo averla accusata di non utilizzare adeguatamente i fondi inviati, diventando così il primo e unico Paese al di fuori dell’accordo. Stephen Harper, primo ministro conservatore canadese, ha infatti comunicato che «meno del 18-20% dei fondi che inviamo viene effettivamente speso in programmazione, mentre il restante viene destinato a varie misure burocratiche, non è un metodo efficace di spendere il denaro dei contribuenti». Infine non bisogna dimenticare che Kojo Annan, il figlio dell’ex segretario Onu Kofi Annan, era sul libro paga delle società che lui e suo padre avrebbero dovuto controllare nell’ambito del programma iracheno Oil for Food. La famiglia Annan è diventata miliardaria grazie ad una delle più colossali truffe della storia perpetrate tramite il programma Oil for Food di cui dovevano essere i controllori, ma in realtà ne erano gli azionisti occulti. Come l’ex presidente del Senegal Abdoulaye Wade ha correttamente rilevato, la Fao «deve essere abolita». Per il semplice motivo che è uno scandalo, ed è uno degli esempi made in Onu, di come non si deve fare cooperazione. Se la Fao non esistesse, ogni anno 1.188.493 persone eviterebbero la morte per fame. Tanti sono infatti gli individui che potrebbero campare, con almeno 1 dollaro al giorno per 12 mesi, nel caso in cui i 502,8 milioni del budget annuale della Food and Agricolture Organization andassero ai bisognosi, invece che alimentare questo inutile ente mondiale. Moltiplicato per i suoi 68 anni di esistenza, gli individui sulla coscienza della Fao sono 80.817.524. Quindi anche la fame nel mondo è un business per i “funzionari della cooperazione Onu”, i quali ora propongono quale ricetta per risolvere il problema il mangiare insetti; dato che i soldi destinati a sfamare gli affamati evidentemente se li vogliono “mangiare” ancora loro. https://facebook/pages/Vigliacchi-I-Bambini-Non-Si-Toccano/267438800065468?ref=stream
Posted on: Wed, 10 Jul 2013 19:26:02 +0000

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