Tunisi: professori in sciopero all’Istituto di Lingue Bourguiba - TopicsExpress



          

Tunisi: professori in sciopero all’Istituto di Lingue Bourguiba Mercoledì 2 ottobre 2013 In Tunisia le proteste sono tutt’altro che finite. Le questioni da affrontare sono numerose e a quasi tre anni dalla cacciata di Ben Ali la voglia cambiamento rimane viva. Ormai da tre giorni si protrae lo sciopero indetto dai professori precari dell’Istituto Bourguiba di Tunisi. Grossi i disagi provocati da questa protesta. Oltre centocinquanta studenti provenienti da ogni parte del mondo e arrivati a Tunisi per frequentare i corsi di lingua araba si sono ritrovati in una spiacevole situazione: lunghe ore in attesa degli insegnanti senza che venisse data loro alcuna spiegazione. Rinomato istituto di lingue, il Bourguiba vanta oltre cinquant’anni di storia. Creato con decreto ministeriale all’indomani dell’indipendenza tunisina, questa istituzione universitaria ha rappresentato fin da subito un importante punto di riferimento per chiunque volesse studiare e approfondire la lingua araba. Grazie alla riconosciuta qualità del suo metodo d’insegnamento, l’istituto ha recentemente attivato una convenzione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha inaugurato una nuova sede distaccata a Palermo. Fin’ora nessun media ha parlato dello sciopero in atto, abbiamo quindi deciso di intervistare uno degli insegnanti precari dell’Istituto, Hisham Shamikh, professore di lingua francese, per capire le ragioni che stanno dietro alla protesta. Quali sono le ragioni che vi spingono a protestare? L’obiettivo del nostro movimento di protesta è che i professori dell’Istituto ottengano dei posti di lavoro fissi. Da tre anni ormai, ossia dall’inizio della rivoluzione, portiamo avanti questo movimento. Oggi la novità è che il direttore dell’Istituto ha assunto undici nuovi insegnanti esterni che prenderanno il posto di alcuni nostri colleghi. Sarebbe stato meglio regolarizzare la nostra posizione prima di procedere a nuove assunzioni. Alcuni di noi lavorano qui addirittura da diciassette o diciannove anni senza ricevere lo stipendio se non una volta all’anno. Non abbiamo salario mensile, né copertura sanitaria. Dal suo punto di vista per quale motivo il direttore ha assunto degli insegnanti esterni? Personalmente credo che il direttore non abbia intenzione di assumerci, altrimenti lo avrebbe già fatto o quanto meno lo avrebbe fatto prima di assumere nuovi insegnanti. Crede che questi nuovi insegnanti abbiano usufruito di canali privilegiati, ovvero crede che abbiano relazioni di qualche tipo con il direttore dell’istituto? Sì, potrebbe essere e potrebbe anche essere che abbiano delle relazioni con i coordinatori dei dipartimenti, perché ogni dipartimento di lingua (francese, araba, inglese) ha un suo direttore, quindi è possibile che questi nuovi insegnanti abbiano qualche tipo di relazione con i direttori dei dipartimenti. Oppure ci potrebbe essere chi ha delle conoscenze all’interno dell’esecutivo del Ministro dell’Istruzione Superiore e della Ricerca. Infatti è il Ministero che provvede alla nomina degli insegnanti quando il direttore – che può dare i suoi suggerimenti – fa richiesta di nuovo personale. Sono ormai tre anni che chiedete un miglioramento delle condizioni di lavoro e manifestate per ottenere dei cambiamenti strutturali, può spiegarci brevemente quali sviluppi ci sono stati? Non c’è stato alcun cambiamento. Non avete ottenuto alcun risultato? Assolutamente no, non abbiamo ottenuto alcun risultato ed è per questo che stiamo protestando. Anzi possiamo dire che la situazione è peggiorata, invece che ottenere un posto di lavoro fisso vediamo assumere nuovi insegnanti al nostro posto. Da quanto tempo siete al corrente di questa decisione? Ufficialmente ne siamo al corrente da un paio di settimane, da quanto il Ministero ha fatto le nomine. Ma lo sciopero è iniziato lunedì 30 settembre, in coincidenza con l’inizio dei corsi di lingua araba, mentre quelli delle altre lingue dovrebbero cominciare la settimana prossima. Abbiamo iniziato a protestare e continueremo finché non otterremo ciò che chiediamo. Crede che si raggiungerà un accordo entro breve? Continueremo a protestare finché non otterremo ciò che chiediamo e questo dipende dalle decisioni del Ministero. Se non protestiamo non vedremo soddisfatti i nostri diritti. Di C. Matarazzo e A. M. Negri
Posted on: Wed, 02 Oct 2013 21:06:01 +0000

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