Un trapianto di flora batterica per sconfiggere diarrea e - TopicsExpress



          

Un trapianto di flora batterica per sconfiggere diarrea e colite Tecnicamente si chiama trapianto di microbiota intestinale, o trapianto fecale, ed è stato utilizzato - ancora pochi i casi in Italia e qualche centinaio nel mondo - nei pazienti con gravi infezioni intestinali recidivanti e diarrea da Clostridium difficile, resistente alle cure antibiotiche. Mentre, infatti, quando ci si infetta la prima volta, le percentuali di guarigione con la terapia antibiotica sono tra l’80 e il 90 per cento, in caso di recidive (tra il 10 e il 30 per cento dei guariti) gli antibiotici funzionano peggio, fermandosi a poco più del 30 per cento e consegnando i malati a coliti infettive, diarree anche gravi fino ad esiti mortali nei pazienti più debilitati. «A giugno scorso abbiamo effettuato il primo trapianto, con il consenso del Comitato etico - racconta Antonio Gasbarrini - e adesso siamo a quota tre ma è in corso un trial che prevede il trattamento di una cinquantina di pazienti. Quelli già trattati, dopo tre mesi stanno benissimo e la flora batterica impiantata lavora esattamente come nel donatore». Ma come funziona? «Anzitutto bisogna identificare il donatore - premette Giovanni Cammarota, gastroenterologo e membro dell’équipe che ha effettuato l’intervento - che in genere è un parente, per una maggiore accettazione da parte del malato. Poi lo si sottopone ad esami di laboratorio su sangue e feci per escludere patologie infettive, secondo un protocollo molto dettagliato. Infine si tratta il materiale fecale che viene filtrato, centrifugato e diluito in ambiente sterile, e inserito nella parte destra del colon per mezzo di una classica colonscopia, anche se in altri paesi hanno effettuato la procedura, con successo, con un sondino naso-duodenale. Gli effetti collaterali sono scarsi, qualche scarica post procedura o un po’ di mal di pancia. Ma la novità è che questo metodo ha, nei pazienti con diarrea da Clostridium recidivante, percentuali di successo straordinarie: 81 93 per cento contro il 20-30 della terapia antibiotica». Il trapianto di microbiota apre la strada in futuro ad altre possibilità terapeutiche, diabete 2 e obesità in primis. «Ormai molti studi, ultimo quello su Science racconta Gasbarrini - hanno dimostrato come, trapiantando microbioma di topi grassi in topi di dimensioni normali ma privi di flora intestinale perché cresciuti in ambienti sterili, li si faceva diventare grassi, mentre trapiantando microbioma di topi magri negli stessi topolini senza flora, questi restavano magri. Siamo agli inizi ma il futuro è molto promettente e l’ampliamento di applicazioni di questa tecnica avrebbe certamente importanti influenze sull’attività clinica ». Anche perché le tecniche sempre più sofisticate di indagine consentono di identificare non più famiglie generiche di batteri ma singoli ceppi e dunque, in futuro, si potrebbe trapiantare soltanto la tipologia di batteri che occorre e si è dimostrata funzionare in una determinata patologia. Non a caso la Fda statunitense ha comunicato che regolerà il trapianto fecale come un farmaco biologico.
Posted on: Tue, 24 Sep 2013 11:44:27 +0000

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