Una volta credevo al vero amore, ora non più, ora credo nelle - TopicsExpress



          

Una volta credevo al vero amore, ora non più, ora credo nelle persone che si sopportano a stento, che trovano mille motivi per insultarsi ma alla sera vanno a letto abbracciati, a quelli che si mandano sempre al diavolo, all’inferno, a quel paese… ma che vanno a riprendersi, a quelli che non si baciano in pubblico per paura di viversi ma si sfiorano dolcemente e intensamente in privato. Io non sono mai abbastanza dolce, non credo al “forevah” di Twitter ma all’ “Always” di Lily e Piton, non credo ai baci da film o alle favole dei video musicali, credo a un ‘noi’ irrealistico, sciocco e dannatamente imperfetto. Credo a noi che potremmo fare tutto e non facciamo niente. Credo alla vita che si vive, alle persone che si vivono, alle canzoni che si vivono, ai libri che si vivono, al nostro futuro inesistente che continuo ad amare, a voler vivere… perché io, con te, due mila cose o tre le farei. Litigare sotto la pioggia di novembre, quella fredda e spigolosa, e poi tornare a casa tremanti e fare la doccia abbracciati. Piantare una tenda al di là della duna più alta, sulla spiaggia vuota e piangerci dentro tutte le gioie. Correre di sera nei parchi del centro di Roma per sentire come profuma l’estate di cui parla Jovanotti. Mangiare per tre ore di fila in un solitario fast food, fino alla nausea, fino al conato, fino a reggerci vicendevolmente le teste mentre vomitiamo. Scostarci i capelli e baciarci così, con lo schifo ancora in bocca perché tanto sarà sempre meraviglia averle labbra contro. Inseguire le nuvole, solo quelle scure, per non sentirci i soli dall’umore perennemente nero. Ubriacarci di quella Vodka che tutti bevete ma che a me proprio piace, e ballare canzoni stupide ma ritmate fino alle cinque del mattino in un locale semivuoto della periferia di Detroit. Sfogliare nel bosco i nostri quaderni d’appunti e sorridere perché sappiamo scrivere sempre e solo delle stesse cose. Guardare un cartone animato sotto le coperte tanto per non dimenticarci comera essere puri. Iniziare qualcosa nello stesso momento in cui lo inizi tu: un libro, una serie tv, una collezione, uno sbaglio. Prendere un aereo per Parigi e ritrovarci a Mosca, riderne. Sudare per prendere una metro, perderla, e asciugarci il sudore con i sorrisi esausti. Dirti ma che dici? ogni volta che sostieni che io sia bella, e sentirti rispondere che lo sapevi che avrei risposto così, che ormai sono un libro aperto, un temibile libro aperto. Andare in Giappone. Ad Atene. A Londra. A Parigi. In California. In Egitto. Al mare. Comprare zucchero filato per pranzo, nei baracchini dietro al parlamento londinese. Perderci in un labirinto di mercatini e bancarelle a Viareggio, durante il carnevale, mentre Anna ci dice che è finalmente felice. Vedere il cielo che abbraccia il mare in una Sicilia senza tempo, da una finestra, da un balcone o da un tetto, mentre Laura ci dice che è ancora felice. Scovare in soffitte abbandonate polaroid, vinili e macchine da scrivere. Scovarci la vita vera. Ballare scoordinati tra le onde di un mare verde che culla, colpisce e poi scappa. Preparare un dolce senza latte o farina perché ce li siamo lanciati addosso. Guardare le stelle cadere e lasciare i desideri agli altri perché stiamo insieme e basta questo. Scriverti con le dita cose irripetibili sulla schiena sporca di crema solare. Bere cioccolata calda davanti a un camino che fuma. Dirti che sei bello soprattutto quando non lo sei, quando sei stanco e sporco di fango, che tanto non sarai mai sporco di fango perché tu non ti sporchi, tu sei uno di quelli che sceglie le scarpe coordinandole ai jeans e alla maglietta, che si pettina i capelli cinque volte prima essere soddisfatto. Raccogliere conchiglie, fiori, foglie, lacrime, parole, pezzi di cuore in campagne scompigliate dal soffio del vento. Respirare forte nel fiato dell’altro per non impazzire ai concerti a cui non vorrai mai andare perché cè troppa gente, cè sempre troppa gente per te, anche nelle stanze vuote. Invecchiare con le lacrime agli occhi e i sorrisi sulle labbra. Urlarci che siamo solo errori ma che se lo siamo davvero, siamo i migliori. E sbaglieremmo con una sicurezza migliore se sapessimo che tutti gli errori saranno così perfetti. E non importano gli anniversari, i matrimoni, le promesse, i ricordi, e non importa che tu mi risolva i problemi che creo o che salvi le piante che non so curare o i cibi che non so cucinare e non importa che tu sia sempre follemente innamorato o bello da morire. Io ti voglio vivere.
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 18:30:32 +0000

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