Vaticano: casa di Santa Marta. Alla messa delle 7, è Papa - TopicsExpress



          

Vaticano: casa di Santa Marta. Alla messa delle 7, è Papa Francesco a celebrare. Con una semplicità assoluta – meno paramenti che nella parrocchietta sotto casa – dialoga con i presenti e saluta tutti dopo la funzione. Il suo segretario presenta gli ospiti a un Pontefice cha appare, da vicino, molto più giovane e magro che in tv. Sembra di averlo sempre conosciuto, ti viene di dargli del tu. Non richiede inchini, appare davvero a disposizione: a parte il viaggio in Brasile e l’omaggio del prossimo ottobre al poverello di Assisi di cui porta il nome, non si muoverà da Roma, nel 2013. Verranno tutti da lui, a milioni. Nella casa di Santa Marta abitano una cinquantina di prelati, insieme a ospiti stranieri di passaggio. Si mangia tutti insieme, in mensa, il Santo Padre come uno dei tanti. Si sussurra, fra i cortili monumentali, che siano improvvisamente sparite le auto di grossa cilindrata dai parcheggi. Cardinali e funzionari sono stati indotti a una sobrietà assoluta. Uscendo, fa impressione – nella zona di Borgo Pio – il commercio dei santini. Tutto gestito da cinesi, si mescolano la maglia di Totti e i piattini con i due papi. Alberto Asor Rosa, che vive in zona, si scandalizza. Da ateo convinto, vorrebbe tuttavia “che madonnine e gesù bambini fossero maneggiati con un po’ di rispetto”. Gli artigiani indigeni hanno lasciato le botteghe a causa degli affitti troppo alti. Sono subentrati empori orribili e disordinati, si mangia ovunque per strada, sapori etnici e pizza. E’ l’estate dei due papi, dei marziani a Roma, del sindaco nuovo che tutti scrutano e nessuno conosce, della silenziosa rivoluzione cittadina. E’ come se la rottamazione – invocata per il paese – qui da noi abbia travolto senza fare rumore tutte le autorità, divine e terrene. Nelle altre regioni, sono già tornati al potere i soliti volti. Qui, nella capitale, tutto è cambiato. In dialetto, si potrebbe dire che i cittadini si sono “dati una calmata” prima degli italiani. Colpa della crisi economica, che però infierisce su una città che non è mai stata ricca e neppure povera. Sempre a mezza strada, senza industrie e senza capitali, la metropoli si adatta, si appoggia, si spalma sulle panchine e aspetta che passi. Nelle piazze si manifesta, ci si scontra, a volte sembra di essere nei Settanta. Tanti posti di blocco, tante rapine. Chi potrà partirà, chi non potrà si arrangerà. Si sta bene anche sui prati, anche in piscina, anche di notte verso l’Eur. Dopo la strepitosa notte firmata da Giorgio Armani, sulle colline attorno al monumento che Mussolini volle dedicarsi – le nove arcate per lato sono le lettere del suo cognome – domani aprirà per tre mesi il Gay Village. Segno inequivocabile che il cuore della chiesa può convivere con la festa della trasgressione e viceversa. E’ una Roma più discreta e ombrosa, quella che sta per affrontare l’afa, i bagni nelle fontane e le notti magiche sotto la luna. La politica si è infrattata e quasi nascosta, si ritrova nei vicoli più che in trattoria. Non sa ancora bene prendere le misure alla nuova realtà.
Posted on: Mon, 24 Jun 2013 05:31:09 +0000

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