Ve li ricordate i Punk? Questa mattina ho preso lautobus per - TopicsExpress



          

Ve li ricordate i Punk? Questa mattina ho preso lautobus per fare un giro in città. Durante il tragitto ho notato, qualche fila sedute davanti a me, due coppiette di studenti delle superiori che facevano le solite cose disgustose che fanno le coppiette di studenti delle superiori: pomiciare, farsi foto col telefonino, parlare ad alta voce dei fatti loro et similia. Le ragazze avevano lo stesso taglio di capelli, vale a dire lunghi e lisci, mentre i maschi un paio di teste rasate con cresta annessa - quando si dice che i ragazzi di oggi sono fatti con lo stampino - in più portavano le stesse identiche paia di scarpe e sfoggiavano gli stessi modelli di cellulare (Smartphone, pardon). Le creste mi hanno lasciato perplesso. Anche se sono nato agli inizi degli anni 90, qualcosa delle vecchie culture sub-giovanili lho visto. Allora le creste erano unaltra cosa. I Punk erano quei pittoreschi giovanotti con aspetto trasandato dalla scarsa igiene personale, con delle capigliature che sfidavano la forza di gravità, i giubbotti di pelle costellati di borchie, gli anfibi e pantaloni attillatissimi con trame a quadretti. I più stilosi ci coordinavano anche un cane, di solito di grossa taglia. Da bambino mi incutevano un certo timore, soprattutto per via di quellaspetto così anticonvenzionale. Li pensavo malviventi, sfaticati, cattive compagnie. Sempre lì, seduti sotto qualche porticato a bivaccare. Quando ti imbattevi in un gruppo di loro cambiavi marciapiede. Però io ero uno ragazzino di provincia, dalla mentalità piuttosto ristretta come qualsiasi altro ragazzino di provincia, e non coglievo il loro romanticismo. I Punk non erano solo vestiti: erano un movimento, corrente artistica, cultura. Nati tra USA e UK a metà degli anni 70, sotto linfluenza di un genere musicale - il Punk Rock appunto - costruivano una loro filosofia di vita e si conferivano unidentità. I loro temi forti erano la ribellione al Sistema, lanticonformismo, la provocazione. « Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana, uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo. » (Johnny Rotten) I Punk incarnavano il rifiuto di un sistema che negli anni si sarebbe evoluto fino allo scempio moderno; piccolo-borghese, consumista, promotore di disuguaglianza sociale oltre che economica ma allo stesso tempo omologante. Ribellarsi a tutto ciò era straordinariamente romantico, e negli anni declinò in correnti di pensiero e lotte sociali tra le più disparate, con esiti alle volte drammatici, ma appunto per questo dotati di un loro fascino. Erano gli anni di Margareth Thatcher e di Richard Nixon, dei Conservatori al potere, del declino della cultura Hippie. Il mondo respirava unaria di precarietà e allo stesso tempo subiva una classe dirigente dal pugno di ferro. Disordini e manganellate erano allordine del giorno. Allora i Punk trasmettevano scandalo ma allo stesso tempo ingolosivano le coscienze dei giovani di buona famiglia; urlavano il recondito desiderio di ribellione che di quando in quando si riaffaccia in ognuno di noi. Cosè rimasto di quel mondo? Come ogni sotto-cultura giovanile, i Punk hanno conosciuto un lento declino. Forse per leccessiva sfrontatezza dei loro consumi, sono riusciti a mantenere intatta la loro cattiva fama e questo è sicuramente un bene per loro, ma ai fasti di quegli anni non ritorneranno in ogni caso. Oggi viviamo assediati da queste non-culture giovanile che cercano di copiare quelle del passato ma solo dal punto di vista estetico, con risultati scadenti e ridicoli. Tutto si fa moda, e la moda è uno spietato meccanismo di standardizzazione. Ragazzini e ragazzine conciati allo stesso modo, insipidi e senza uno straccio di spirito. Poser li chiamano tra loro (che coraggio!), gente che copia lo stile degli altri perché fa figo e niente più, come se loro fossero originali. E i Punk, poveretti, si sentono accerchiati. Sono arrivati i vari Balotelli, El Sarawi, Hamsik e affini, calciatori ricchi sfondati e che per qualche bravata si sono ritagliati la figura di anticonformisti, di ribelli. Ovviamente sono checche scandalose. Balotelli non ce lo vedo proprio a tirare sanpietrini contro la polizia in tenuta anti-sommossa, gli si rovinerebbe lo smalto delle unghie. Di riflesso anche i ragazzini, viziati e spavaldi ma intimamente insignificanti, li copiano e vanno in giro scimmiottando una gloriosa cultura fatta di musica aggressiva, nocche sanguinanti e sovversione. Si fanno la cresta senza conoscerne il significato profondo, la storia che ci sta dietro. Che modo conformista di urlare il proprio anti-conformiso. Paradossale e vomitevole. Ridateci i Punk! (quelli veri)
Posted on: Fri, 18 Oct 2013 20:09:09 +0000

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