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da geopolitica.-rivista.org 10 settembre, 2013 Meena Singh Roy, Rajeev Agarwal, Prasanta Kumar Pradhan & M. Mahtab Alam Rizvi Asia Meridionale L’Iran di Hassan Rohani: conseguenze per la regione e per l’India La vittoria del religioso moderato Hassan Rohani come Presidente dell’Iran, per molti aspetti rappresenta un chiaro segnale di continuità rispetto ad alcuni cambiamenti della politica estera iraniana. Alla luce dei nuovi sviluppi nella regione, la sfida principale della politica estera di Tehran è quella di migliorare le relazioni con l’Occidente e i suoi vicini, in modo tale da superare il proprio isolamento. Da questo punto di vista, Rohani offre un certo grado di speranza nel possibile mutamento della politica estera iraniana. Ciò è stato ben espresso dal Presidente Rohani anche durante la sua prima conferenza stampa. La presente analisi è divisa in due parti. La prima si concentra sulle dinamiche di politica interna che hanno condotto alla vittoria di Rohani, mentre la seconda parte esamina le implicazioni del cambio di leadership dopo l’amministrazione Ahmadinejad per la regione e per l’India. Si ritiene che la politica estera iraniana subirà probabilmente qualche modifica, ma non si allontanerà sostanzialmente dalla linea tenuta nel passato. Dopo otto anni di governo conservatore, il religioso moderato e candidato riformista Hassan Rohani è stato eletto 11° presidente dell’Iran il 14 giugno 2013. I risultati elettorali hanno rappresentato una sorpresa, non solo per il mondo, ma anche per gli iraniani stessi. Rohani ha ottenuto il 50.7% (18.613.329) dei voti, sconfiggendo il candidato conservatore Mohammad Baqer Qalibaf, che ha preso solamente il 16% dei voti (6.077.292). Gli iraniani aventi diritto di voto erano circa 50 milioni e mezzo, e il Ministero dell’Interno ha annunciato che l’affluenza alle urne è stata del 72,7%1. Alcuni fattori elettorali interni sono risultati favorevoli a Rohani. Innanzitutto il candidato riformista Mohammad Reza Aref ha ritirato la sua candidatura, appoggiando Rohani. In secondo luogo, il sostegno degli ex Presidenti e potenti politici riformisti come Akbar Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami con il loro appello al popolo a favore di Rohani, ha rafforzato la sua posizione. Terzo, i voti per i conservatori sono stati divisi tra i tre candidati Qalibaf, Jalili e Velayati. Nonostante l’appello del potente Ayatollah Khatami, i conservatori non si sono uniti, accordandosi su un solo candidato per evitare la dispersione dei voti. Quarto, più di 1,6 milioni di giovani che hanno votato per la prima volta, con una mentalità moderna e un desiderio di cambiamento nella loro società, hanno scelto di votare per Rohani. Infine, tutti i candidati hanno promesso riforme economiche ma nessuno, eccetto Rohani, ha dichiarato di voler attenuare le tensioni con l’Occidente e concedere maggiori libertà alla stampa, evitando interferenze non necessarie nella vita pubblica delle persone. Inoltre, Rohani ha assunto l’impegno di migliorare le relazioni con i paesi vicini, porre termine alle sanzioni internazionali e, cosa più importante, potenziare la condizione economica. Il valore della moneta iraniana, il rial, è crollato per più del 50% nell’ultimo anno a causa delle sanzioni, mentre il tasso d’inflazione ha superato la quota del 32%2. Rohani è un religioso e politico esperto, che attualmente rappresenta la Guida Suprema, lo Ayatollah Khamenei, nel Supremo consiglio per la sicurezza nazionale ed è membro del Consiglio per il Discernimento e dell’Assemblea degli Esperti. È anche il direttore del Centro per la Ricerca Strategica del Consiglio per il Discernimento. Durante la sua prima conferenza stampa del 17 giugno 2013, Rohani ha parlato di un’“interazione costruttiva†con il mondo, attraverso una politica moderata e il suo governo di “Prudenza e Speranza†a servizio degli obiettivi nazionali. Ha dichiarato, inoltre, che la sua amministrazione si adopererà per attenuare le “brutali sanzioni internazionali imposte all’Iran per il suo programma nucleare…â€3. Rohani era a capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale e dei negoziati per il programma nucleare iraniano tra il 2003 e il 2005, durante la Presidenza di Mohammad Khatami. Proprio durante questo periodo il programma nucleare fu scoperto (2003), mentre i negoziati seguenti portarono alla famosa “Dichiarazione di Tehranâ€4, firmata dall’Iran e dagli E-3 (Gran Bretagna, Francia e Germania), in base alla quale l’Iran congelava il proprio programma di arricchimento nucleare e offriva protocolli addizionali all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Rohani ne è stato l’architetto da parte iraniana. Attualmente il problema nucleare e la sua soluzione costituiscono la chiave per risolvere la questione più pressante per l’Iran: la crisi economica. Le sanzioni opprimenti hanno avuto un effetto negativo sull’economia, che sta lentamente emergendo come un serio problema di malcontento popolare. La Guida Suprema e il Presidente sperano che nuovi colloqui sotto gli auspici di una nuova leadership possano assicurare dei progressi a proposito della questione nucleare, attenuando alcune pressioni economiche sull’Iran. Rohani, nella sua prima apparizione televisiva del 17 giugno 2013, ha dichiarato: “Le sanzioni sono ingiuste, il popolo iraniano sta soffrendo, e le nostre attività (nucleari) sono legali. Queste sanzioni sono illegali e portano benefici solamente ad Israeleâ€, aggiungendo che il periodo degli appelli internazionali per porre fine all’arricchimento nucleare è terminato e che l’idea ora è quella di impegnarsi in negoziati più attivi con i 5+1, dal momento che la questione nucleare non può essere risolta senza trattative5. Rohani, mediante la sua esperienza e la passata soluzione del problema nucleare, offre una speranza di flessibilità. Quindi, è molto probabile che venga rinnovato l’impegno per i colloqui sul nucleare nel prossimo futuro. Una simile prospettiva, malgrado possa non comportare la chiusura del programma nucleare iraniano, garantirebbe delle concessioni addizionali da parte dell’Iran, in cambio di un allentamento delle sanzioni economiche da parte dell’Occidente – una situazione che preserva la reputazione e la credibilità di tutti. Costituzionalmente, il Presidente iraniano non ha l’autorità per impostare una linea politica rilevante, come quella concernente la direzione del programma nucleare o quella riguardante le relazioni dell’Iran con l’Occidente. Decisioni in tal senso sono prese dalla Guida Suprema. Secondo il sistema costituzionale attuale, il Presidente può al massimo utilizzare il suo ufficio e la sua vicinanza a Khamenei, Rafsanjani e Khatami per influenzare le diverse linee politiche. Rohani sarà il maggior rappresentante internazionale dell’Iran e probabilmente utilizzerà dei toni diversi rispetto al suo predecessore, Mahmoud Ahmadinejad. Rohani può prendere ispirazione dal Presidente riformista Khatami, il quale, nonostante alcuni dissapori con Khamenei, cerca ancora di portare avanti la sua linea politica, soprattutto nei confronti dell’Arabia Saudita e dei paesi europei. L’unico ambito politico attraverso il quale Khatami non poteva impressionare positivamente Khamenei era la sua strategia nei confronti degli Stati Uniti. Khamenei è rimasto inflessibile e cinico riguardo eventuali relazioni diplomatiche con Washington, ma comprendeva che gli interessi nazionali iraniani richiedono la promozione di relazioni, sia con i vicini che con i partner commerciali europei. Tuttavia, l’Iran durante quel periodo supportò indirettamente gli Stati Uniti, aiutandoli in Afghanistan subito dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Rohani può prendere spunto dal passato e seguire la politica riformista del 1997/2005. Le elezioni presidenziali del 2013 in Iran si sono tenute in un momento di particolare sconvolgimento nella regione dell’Asia Occidentale. Le sollevazioni nel mondo arabo, nel biennio passato, hanno creato un diffuso disordine politico. Sebbene l’Iran non sia stato direttamente interessato dalle proteste, ha dovuto affrontare pesanti sanzioni economiche, che stavano paralizzando la sua economia e creando segni di malcontento interno. Inoltre c’è la crisi siriana, nella quale l’Iran si è ritrovato ad intraprendere una battaglia solitaria, nel tentativo di mantenere in vita il regime di Assad. Ovviamente Russia e Cina assicurano il fatto che al Consiglio di Sicurezza dell’ONU non passerà alcuna risoluzione contro il governo siriano. In un tale scenario, le elezioni presidenziali iraniane hanno riscontrato una grande attenzione, in particolare nel modo in cui l’Iran potrebbe indirizzare le proprie relazioni con le potenze regionali. Nel contesto regionale, i maggiori attori le cui politiche comportano maggiori effetti nei confronti dell’Iran sono i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), la Turchia, Israele, l’Egitto e ovviamente la Siria. Mentre i paesi del CCG guidati dall’Arabia Saudita sono avversari tradizionali e ideologici, sono altri i paesi che avranno maggiore impatto sull’Iran e Rohani ha già puntato verso una nuova tipologia di relazione con la regione, che potrebbe offrire un barlume di speranza e ottimismo. Come in tutte le precedenti elezioni iraniane, le monarchie arabe del Golfo hanno osservato attentamente il susseguirsi degli eventi in Iran e sono speranzose che con la Presidenza Rohani le relazioni migliorino sostanzialmente. I rapporti dei paesi del Golfo con l’Iran sono stati caratterizzati da continue tensioni durante la presidenza di Ahmadinejad, soprattutto dall’inizio della Primavera araba. L’approccio di Rohani nei confronti delle preoccupazioni dei paesi del CCG a riguardo del programma nucleare iraniano, potrebbe costituire un importante parametro per ripristinare i legami con gli Stati del Golfo. Ahmadinejad seguiva rigorosamente l’agenda nucleare e non ha mai dato una risposta credibile all’ansia dei paesi del Golfo sul programma nucleare iraniano. In passato, Rohani ha condotto la squadra dei negoziati nucleari e finora non è certo in che modo la sua strategia divergerà evidentemente da quella del suo predecessore. In gran parte, la relazione iraniana con l’Arabia Saudita definisce gli obiettivi dell’Iran nella regione. Rohani ha già espresso la sua intenzione di ristabilire le relazioni con l’Arabia Saudita, che devono essere caratterizzate da “comune rispetto e intese reciprocamente favorevoliâ€6. Mostrando ulteriormente ottimismo, ha affermato anche che “l’Iran e l’Arabia Saudita possono assumersi assieme un compito positivo nell’affrontare questioni regionali rilevanti, come la sicurezza nel Golfo Persicoâ€7. Se Rohani concretizzerà l’intenzione espressa, ossia di rinforzare i legami con l’Arabia Saudita, allora si assisterebbe a un punto di svolta nella regione. Va detto che le relazioni Iran-Arabia Saudita hanno toccato un nuovo punto minimo nel periodo successivo all’inizio delle proteste nel mondo arabo, durante le quali l’Iran ha supportato i manifestanti scesi in piazza contro i governanti, mentre l’Arabia Saudita ha chiesto all’Iran di non intromettersi negli affari arabi. Entrambi sono attualmente coinvolti nelle battaglie politiche interne di paesi come Iraq, Yemen e Siria. Tutto ciò costituisce una sfida per Rohani. Da parte sua, l’Arabia Saudita ha espresso la speranza che le relazioni tra i due paesi si rafforzino durante l’amministrazione di Rohani. Per i paesi del CCG, l’ambizione iraniana di diffondere la propria influenza e dominare la regione è allarmante. L’Iran, consciamente o meno, ha dato l’impressione di voler essere la potenza regionale del Golfo. Le preoccupazioni dei paesi del CCG si sono ulteriormente aggravate, a causa della connessione dell’Iran con la popolazione sciita in altri Stati e specialmente con Hezbollah. Gli sviluppi nell’ampia regione dell’Asia Occidentale, come la crisi siriana, il conflitto in Yemen, l’insicurezza in Iraq, l’emergere di forze politiche islamiste, come i Fratelli Musulmani e Ennahda, sono alcune delle sfide che Rohani dovrà affrontare immediatamente. È interessante notare che i paesi del CCG hanno importanti interessi in tutte le questioni citate. Una situazione politica e di sicurezza di tale complessità richiede maggiore cooperazione tra l’Iran e gli altri paesi vicini della regione. I prossimi mesi testeranno il buon senso di Rohani nel trattare con i vicini arabi del Golfo. L’ottimismo espresso da Rohani non potrà far credere ai leader del CCG che Rohani tratterà con intenti pacifici, ma certamente aiuterà a far sì che i paesi del CCG possano guardare all’Iran in maniera più positiva. Ma accanto all’interesse e all’ottimismo di Rohani, c’è la dura realtà. I problemi tra il CCG e l’Iran sono complessi, controversi e non semplici da risolvere. Ogni soluzione richiederà modifiche sostanziali degli obiettivi della politica estera regionale dell’Iran, cosa che è improbabile. Questioni come la controversia nucleare, i legami dell’Iran con la popolazione sciita nei paesi del CCG, la disputa sulle tre isole di AbuMusa, Piccola e Grande Tunb con gli Emirati Arabi Uniti e gli obiettivi strategici e politici più estesi nella regione, richiedono una maggiore dose di fiducia nelle relazioni con i paesi del CCG, oltre ai soliti sforzi politici e diplomatici. Rohani avrà il suo bel da fare.
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 07:46:19 +0000

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