non la leggerete mai, però è carina! Il kit di sopravvivenza per - TopicsExpress



          

non la leggerete mai, però è carina! Il kit di sopravvivenza per il primo giorno di scuola di mio figlio: Libri, matite, zaini, barrette al sesamo. E Tachipirina. E poi la nuova misteriosa sigla da tenere a mente: Usb di GIACOMO PORETTI Questa settimana è ricominciata la scuola. Siamo usciti di casa in ritardo come al solito: mio figlio, che fa la seconda elementare, portava uno zaino più pesante di quello di un marine in missione in Afghanistan: dentro c’era un’intera cartoleria, solo il commesso non ci era entrato. In ascensore ci siamo ricordati che mancava la merenda, siamo risaliti e la mamma stazionava fuori dalla porta con una quantità di bottiglie pari a quelle del punto di ristoro di una maratona: mio figlio ha scelto una barretta al sesamo, che poi avrebbe buttato, una merendina al cioccolato e una bevanda isotonica al sapore di pistacchio. Lo zaino così si era ulteriormente appesantito e allora lui ha urlato: “Butta dei bastoncini da camminata”. Mia moglie dopo qualche minuto li ha lanciati dalla finestra: uno gli si è conficcato in un piede, un altro sopra il tettuccio della macchina del vicino. Avrei voluto aiutare mio figlio, ma con le mani reggevo un sacco con tutto il kit necessario per la seconda elementare. Due matite grafite a sezione triangolare, temperini con e senza serbatoio, penne rosse Pentel BK77 Superb (credo la stessa usata da Snowden e da tutte le spie occidentali), due quaderni piccoli di seconda, due quaderni a quadretti, due quadernoni ad anelli monocromo. E poi: pacco di 200 fogli a righe e 200 fogli a quadretti, cartellette rigide formato A3, confezione di cartelle trasparenti formato A4, porta listini con 30 fogli per informatica, porta listini rosso con 40 fogli per musica e porta listini grigio canna di fucile con 50 fogli per matematica, un quadernone a righe di seconda con margine. Credo che Dante non abbia mai utilizzato tanta carta in vita sua. Dimenticavo i 10 pacchetti di fazzoletti di carta e una confezione formato famiglia di carta igienica. Quando sono passato in portineria, mi hanno chiesto se avevo problemi intestinali. Però non siamo riusciti a trovare il porta listino da 30 fogli con la copertina gialla, non lo si trova in nessuna cartoleria di Milano e Lombardia. Grillo ha scritto sul suo blog che la sparizione delle scorte di porta listini è opera di speculazione degli hedge-fund americani. Finalmente siamo riusciti a caricare tutto in auto, ovviamente ho dovuto affittare un Suv, e mio figlio ha approfittato del breve tragitto fino alla scuola per completare i compiti delle vacanze: mancava l’esercizio del corsivo maiuscolo, alcune sottrazioni e l’apprendimento a memoria della filastrocca dei mesi estivi. A 500 metri dalla scuola, i parcheggi cominciavano a farsi selvaggi. A 200 metri dalla meta, qualche papà dalla disperazione aveva abbandonato l’auto in mezzo alla strada. Davanti al portone era impossibile fermarsi: le mamme buttavano i figli direttamente dal finestrino. I vigili urbani stavano appollaiati come avvoltoi a distribuire multe: garantivano la legale circolazione e contemporaneamente sanavano i debiti del comune. Mi chiedo: se le scuole chiudessero, i comuni fallirebbero tutti? Ho parcheggiato in pratica a 100 metri da casa e a 4 chilometri dalla scuola, abbiamo dovuto percorrere 3900 metri di corsa come bersaglieri; siamo arrivati mentre il portone si stava chiudendo, con un rush finale e travolgendo un vigile siamo riusciti a evitare il primo richiamo per ritardo. Il vigile mi ha urlato che mi avrebbe consegnato una contravvenzione per eccesso di velocità sul marciapiedi. Tutti i bambini arrancavano su per le scale come alpini e i papà gemevano sotto il peso dei quaderni, Siamo arrivati in classe esausti. La maestra ha fatto l’appello, i bimbi riuscivano a malapena ad alzare un braccino, e poi ha chiesto il porta listino giallo: solo Fisnalli, quello con il papà che lavora negli hedge-fund, ce lo aveva. A tutti gli altri è stato apposto sul diario un richiamo ufficiale ai genitori. Mia moglie e io abbiamo preso un richiamo in più perché ci siamo dimenticati di mettere l’etichetta con il nome di nostro figlio sulle matite di grafite e sui pastelli. Insomma, il primo giorno di scuola non è iniziato benissimo: ogni genitore aveva collezionato una multa per divieto di sosta o per eccesso di velocità o per lancio di bambino, e un richiamo ufficiale per il porta listini, tranne Fisnalli ovviamente, il quale è titolare di un garage dirimpetto alla scuola. Intanto Grillo e il comitato genitori hanno twittato che c’è in atto un acquisto imponente di garage nei pressi delle aree scolastiche da parte della speculazione internazionale, con l’intenzione di far lievitare i prezzi. Questa teoria però è stata smentita da un’altra, secondo cui ciò sarebbe impossibile poiché tutti i comuni d’Italia stanno spingendo per far approvare un decreto legge che vieti la costruzione di parcheggi e garage nei pressi di aree scolastiche salvaguardando in questo modo i bilanci comunali. Tornando a casa mi sono accorto di aver lasciato la macchina in divieto di sosta (la multa era sotto il tergicristallo), in ascensore sono salito con il signore a cui mia moglie ha sfondato il tettuccio con un bastoncino da passeggio: me la sono cavata con 450 euro in nero, altrimenti sarei avanzato nella scala di demerito dell’assicurazione pagando un premio più alto. Cosa non si fa per l’eccellenza dei nostri figli! A quel punto ho preso una Tachipirina e sono tornato a letto. Quando mi sono svegliato ho telefonato in banca e ho chiesto di accendere un mutuo, l’impiegato mi ha detto: «Cosa se ne fa? Lei la casa ce l’ha già, signor Poretti». «Non è per la casa, è per le multe», ho risposto. E lui mi ha chiuso il telefono in faccia dicendomi che la banca erogava mutui solo per l’acquisto di garage. Ma il momento più duro della giornata doveva ancora venire. Nostro figlio si è presentato a casa alle 13.30 affamato come non mai; a metà della pasta al pesto ha fatto una pausa e poi laconicamente ha detto: «Mancava la chiavetta Usb, domani la devo portare altrimenti mi danno una nota». «Una chiavetta Usb? A sette anni?». Mia moglie e io abbiamo realizzato che la rivoluzione digitale aveva preso il sopravvento sul nostro mondo obsoleto. Mia moglie ha chiesto cosa fosse una chiavetta Usb. Io ho cercato di tossire forte perché mio figlio non sentisse, ma lui con sguardo deluso ci ha guardato e ha detto: «È una memoria di massa portatile di dimensioni molto contenute (qualche centimetro in lunghezza, intorno al centimetro in larghezza) che si collega al computer mediante la comune porta Usb. L’Usb, o Universal Serial Bus, è uno standard di comunicazione seriale che consente di collegare diverse periferiche a un computer. Hai capito mamma? La maestra scrive i compiti su un pc, poi lo copia sulle nostre chiavette, noi veniamo a casa la infiliamo nel personal di papà e così faccio i compiti». Mia moglie allora gli ha chiesto: «E tutta quella carta che abbiamo comprato?». E lui: «Quella serve per i disegni, e per gli areoplanini di carta».
Posted on: Sun, 15 Sep 2013 20:50:45 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015