A – LA PREGHIERA NON HA VALORE SE È FATTA MALE; non è gradita - TopicsExpress



          

A – LA PREGHIERA NON HA VALORE SE È FATTA MALE; non è gradita a Dio – afferma S. Agostino – quando "mali, mala, male petimus": mi spiego: 1 – Non si prega bene quando si è cattivi ("mali"), ossia quando si vive in peccato grave. Infatti chi è in peccato grave – afferma la Sacra Scrittura – è "crocifissore di Gesù", "calpesta il Figlio di Dio e lo espone all’ignominia", "disprezza lo Spirito Santo" (3). E allora, se non si pente delle sue colpe e non ha la buona volontà di accostarsi al sacramento della Confessione, come può pretendere che Gesù lo esaudisca? S. Agostino soggiunge: "Come puoi tu esigere che Dio ti ascolti nelle tue preghiere se tu non lo ascolti nei suoi precetti?". La preghiera è colloquio e domanda di figli al Padre, occorre quindi che non ci sia il peccato nell’anima, poiché – dice lo Spirito Santo – "chi commette il peccato, viene dal diavolo. Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo" (4). Mentre quelli "che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio" (5). Chi è in peccato grave, deve pregare moltissimo, ma per chiedere il pentimento, il perdono e una sincera conversione. Si ritorni alla Confessione ben fatta, alla grazia santificante e ci si impegni decisamente a evitare il peccato grave e a non commettere neppure i peccati veniali deliberati. Così ci si pone in ottime condizioni per essere esauditi. E lo Spirito Santo, mediante la preghiera, diventerà, in noi, "acqua viva che zampilla per la vita eterna" (Gv. 4,14). 2 – Non si prega bene quando si chiedono cose cattive ("mala"), vale a dire, grazie che possono essere dannose all’anima o che poco giovano alla salvezza eterna. Moltissime persone domandano soltanto favori terreni e mai chiedono che sia fatta la sapiente volontà di Dio, ma sempre domandano che sia fatta la loro miserabile volontà. Eppure sappiamo con certezza che la volontà del Signore vuole sempre il nostro bene, quello ultraterreno. Per molte persone, la salute, il benessere, le fortune che chiedono mediante la preghiera, sono autentiche disgrazie per la loro vita spirituale, infatti fin che avranno salute e benessere rimarranno lontane da Dio, o, per lo meno, si preoccuperanno poco degl’interessi di Dio e dell’anima che sono eterni. Si preghi pure per ottenere anche grazie di ordine temporale, ma a condizione che siano volute da Dio e quindi utili per l’anima. Il Signore, che ci ama infinitamente, ce le concederà se ci gioveranno per la nostra vita eterna, altrimenti non ce le darà, ma al loro posto ci elargirà delle altre grazie ben più importanti. Perfino Gesù non fu esaudito dal Padre celeste quando, in agonia e sudando sangue nell’orto degli ulivi, prostrato per terra, lo supplicava con tutto il cuore: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice" (6) della imminente passione e morte. Guai a noi se l’avesse esaudito, perchè la Redenzione dell’umanità non sarebbe avvenuta e la porta del Paradiso sarebbe rimasta chiusa per sempre. Ebbene Gesù aggiunse (e anche noi dobbiamo fare altrettanto): "Tuttavia, non la mia, ma la tua volontà sia fatta". 3. – Non si prega bene quando si prega malamente ("male"), vale a dire: quando le preghiere sono recitate con poca fede, senza amore, senza perseveranza, con poca umiltà, senza attenzione. La madre di S. Agostino, per ottenere la conversione del figliolo. perseverò per 15 anni in continue ferventissime preghiere, accompagnate da tanti digiuni e da innumerevoli sacrifici e sofferenze e lacrime. B – LA PREGHIERA È FATTA BENE QUANDO SI PREGA CON LE DOVUTE DISPOSIZIONI ossia: a) In grazia di Dio e in uno stato di crescita spirituale, quindi da cristiani che si sentono veri figli del Padre e da lui tanto amati, da persone che sono innamorate di Gesù, da anime che si abbandonano incondizionatamente al suo influsso santificatore, da fedeli che percepiscono accanto a loro, mano nella mano, la Madre celeste, pronta ad accogliere ogni sospiro e ogni prece per presentarla al Signore. b) Con fede viva, come le folle di ammalati portati a Gesù dalle città e villaggi e campagne della regione di Genèsaret che cercavano di "toccare almeno la frangia della sua veste, e quanti la toccavano guarivano"; come la donna siro–fenicia che, con la certezza di essere esaudita, "andò, si gettò ai suoi piedi e lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia" (7), e ottenne la grazia; come la donna sofferente di emorragia da 12 anni che si accostò a Gesù pensando: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita... E in quell’istante guarì" (8). Gesù ci assicura: "Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, l’otterrete"; potete ottenere perfino di spostare le montagne e gettarle nel mare (9). c) Con umiltà profonda, come il pubblicano del Vangelo che, entrato nel tempio, si sentiva tanto indegno da non osare di alzare gli occhi al cielo, e "si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore!" (10). S. Pietro afferma: "Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili" (11). d) Con piena uniformità alla volontà di Dio, il quale cerca unicamente il nostro miglior bene che è quello eterno. e) Con devota attenzione. Èimpossibile che non ci siano distrazioni durante la preghiera. S. Tommaso asserisce che non siamo capaci di recitare neppure un solo Padre Nostro senza essere distratti da altri pensieri. Ma è necessario e sufficiente evitare le distrazioni volontarie, perchè non abbiamo a meritare il rimprovero di Gesù: "Questa gente mi onora a parole, ma il suo cuore è lontano da me". (12). f) Con fiduciosa perseveranza: Mai perdere la fiducia nella bontà del Signore, il quale prova le sue delizie nell’ascoltare, nell’esaudire le nostre suppliche. Sii perseverante! A volte Gesù tarda a concederci le grazie richieste, ma lo fa sempre per il nostro vantaggio spirituale: o per confermarci nell’umiltà, o per farci sentire il bisogno che abbiamo di Lui, o perchè perseveriamo nella preghiera che è il nostro supremo bisogno. Poi, alla fine, tutto ci concede, anzi, sovente ci dona molto di più di quanto gli avevamo chiesto. La perseveranza sia talmente fiduciosa da spingerci – nel senso biblico – a una dolce lotta con il Signore, come è avvenuto per Abramo che pregava lottando con Dio a favore di Sodoma e di Gomorra ed è riuscito a salvare i pochi innocenti (13); come è avvenuto per Giacobbe che ha combattuto per tutta la notte, corpo a corpo, con Dio, il quale, perchè cessasse di supplicarlo, lo colpì all’articolazione del femore, ma Giacobbe continuava a lottare con Lui, e ripeteva: "Non ti lascerò se non mi avrai benedetto". La Bibbia conclude dicendo: "Hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto" (14). g) Soprattutto si deve pregare con amore, con affettuosità e tenerezza: Certi Sacerdoti e Predicatori insistono perchè dalla preghiera vengano esclusi l’amore, l’affetto, la tenerezza, quasi fossero altrettanti diavoli da allontanare. Costoro recano un enorme danno alla spiritualità dei fedeli. Invece, si deve escludere il sentimentalismo e il fanatismo, ma non il cuore, non l’affetto. Perché davanti a Dio dobbiamo comportarci come fredde e impassibili mummie? o come un pezzo di ghiaccio? È tutto l’uomo che deve esprimersi nella preghiera; ora, nell’uomo, il cuore con i suoi affetti e tenerezze ha una parte fondamentale. Gesù stesso invocava sempre il Padre celeste con l’appellativo il più tenero: Abbà = Papà.
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 07:57:13 +0000

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