ASSOLUZIONE DI ANDREOTTI IN 2° GRADO A PALERMO Ovvero TEORIA - TopicsExpress



          

ASSOLUZIONE DI ANDREOTTI IN 2° GRADO A PALERMO Ovvero TEORIA DELLA INFLUENZA DEI CAMBIAMENTI DEI FLUSSI DI DENARO SPORCO SUI CAMBIAMENTI DELLE COMPAGINI DI GOVERNO QUALI NUOVE REFERENTI POLITICHE DELLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI Il Senatore Giulio Andreotti è stato processato dalla Magistratura di Palermo per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, previsto e punito dall’articolo 416 bis del codice penale. Alcuni dei fatti contestatigli sarebbero stati commessi, pare, entro l’anno 1980, altri successivamente. A dire della stampa nazionale, la recentissima sentenza della locale Corte di Appello lo ha mandato assolto per i reati attribuitigli successivamente al 1980, perché il Senatore avrebbe dato prova di essersi allontanato da quegli ambienti promuovendo, sia nei governi da lui presieduti sia in quelli di cui ha fatto parte, le opportune iniziative legislative per fronteggiare adeguatamente il fenomeno mafioso,. Per quanto riguarda i fatti precedenti a tale data, i mass media riferiscono che il Collegio Giudicante di 2° grado avrebbe premesso che risulterebbe accertato il suo coinvolgimento, ma per tali reati avrebbe dichiarato il non doversi procedere perché è intercorso il termine di prescrizione. Se effettivamente questo fosse il tenore delle motivazioni e il dispositivo della summenzionata sentenza, devo osservare che essa, preso atto che i fatti oggetto dei capi di imputazione sono prescritti, non potrebbe, da un lato, dichiarare il non doversi procedere per intervenuta prescrizione e, dall’altro, entrare invece nel merito affermando comunque la responsabilità penale dell’imputato in ordine agli stessi. Vogliamo, però, una volta e per tutte, smettere di essere comodamente ipocriti e prendere in considerazione che, al momento dell’avvicendamento nella carica di capo di governo, quello uscente presumibilmente passerebbe le consegne, mutuando la terminologia dal linguaggio militare, a quello subentrante. Affiderebbe, cioè, “ai suoi occhi soltanto”, quelli del subentrante, i dossier e le verità coperte dal segreto di Stato, così come sembra, che ogni novello Papa venga, di volta in volta, reso edotto riservatamente sui contenuti dei segreti di Fatima. Nell’occasione, si deve ricordare che le Forze di Polizia istituzionalmente riferiscono e devono riferire alla Magistratura le risultanze delle loro attività investigative, mentre quelle dei nostri Servizi di intelligence devono per legge confluire al Capo di Governo, al quale soltanto essi rispondono e riferiscono. Tutti ricordano che lo sbarco degli Inglesi e degli Americani in Sicilia avvenne a luglio del 1943. Pochi ricordano che, per spianare la strada allo sbarco, è sempre circolata voce che gli Americani si sarebbero fatti precedere da alcuni picciotti siculo-americani che avrebbero preso contatto in Sicilia con i capi-bastone dei loro paesi di origine. Tutti però preferiscono dimenticare che gli ipotizzati contatti e accordi con i mafiosi locali, secondo i miti metropolitani, avrebbero avuto un prezzo. Tale prezzo sarebbe ravvisabile in un certo qual impegno, assunto da un’emanazione della Potenza d’oltre Atlantico, di imporre, grazie al suo ascendente economico e militare (si pensi agli allora futuribili “Piano Marshall”, “NATO” e ”Opzione doppio zero”), ad una entità, individuabile probabilmente in un gruppo di esponenti politici italiani, la tolleranza di un territorio di nessuno, una zona franca dalla normale presenza statuale: la Sicilia, appunto. Sul suo suolo, infatti, si dice che si sarebbe dovuto presumibilmente realizzare un vuoto di potere dello Stato Italiano, cioè l’assenza o l’insufficiente presenza dello Stato Italiano. Ciò avrebbe consentito alla Mafia di gestire quasi a man salva i suoi traffici in Sicilia, proponendosi come contropotere di fatto. Si pensi al passaggio dalla vecchia mafia provinciale, dedita alle protezioni e alle guardianìe nelle campagne, a quella con ramificazioni nazionali e internazionali, dedita alla droga, e ai conseguenti contrasti tra i vari Nick “tre dita” e i vari Luciano Liggio; si pensi all’omicidio del giornalista Mauro De Mauro. E, in effetti, lo Statuto Straordinario, che riconosceva e disciplinava il regime di particolare autonomia istaurato nell’Isola, sembrerebbe prestarsi, per chi voglia abusarne, come strumento giuridico idoneo a mantenere l’ipotizzato impegno. Si pensi che i competenti organi regionali, tra l’altro, possono emanare, autonomamente dal Governo Nazionale, provvedimenti di sanatoria delle violazioni edilizie. Si pensi, quindi, alle “pressioni ambientali” che verosimilmente anche i politici integerrimi subiscono giornalmente e alla ineludibile contiguità tra gli onesti, ignari e in buonafede, e i disonesti, che strumentalizzano innocenti legami di conoscenza, amicizia, parentela. Ipotesi per ipotesi, prefigurare “pressioni ambientali endemiche” è operazione analoga a quella consistita nel prefigurare, da certa parte della magistratura milanese, la cosiddetta “dazione ambientale”. A chi in Sicilia non è mai capitato di sentire qualcuno, nei discorsi, indicare il noto senatore, ora con affetto e stima ora con sarcasmo, con l’appellativo “Zu Giulio” (Zio Giulio)? Ritenendo, il sottoscritto, innocente il Senatore sia prima del 1980 sia dopo, direi che mai come in questo caso torni utile, per ricostruire e valutare i cennati prodromi della situazione siciliana post-guerra, proprio il suggerimento del controverso “Zu Giulio”: . Non starò a dire che sarebbe in piccolo lo stesso fenomeno della spartizione del mondo tra l’influenza degli Stati Uniti e quella dell’Unione Sovietica, conseguente agli accordi di Yalta. Non starò a dire che in Italia la sinistra era foraggiata dai rubli sovietici e la democrazia cristiana e i suoi alleati dai dollari americani. Non starò a dire che alle cellule del partito comunista organizzate paramilitarmente si opponevano i gladiatori di “Stay-behind” con i “nasco” (nascondigli), i loro depositi di armi presso le caserme dei Carabinieri. Non starò a dire che, avendo la mafia il controllo capillare del territorio, non si può verosimilmente credere che una qualsiasi entità statuale possa sfuggire all’occhio della mafia medesima, e insediarsi e allocarsi “discretamente” a Palermo per svolgere indisturbata indagini riservate: si verificherebbe il muro contro muro o i muri contigui? Non starò a dire che si fa un gran parlare in certi ambienti secondo i quali le varie famiglie mafiose imporrebbero alle grosse aziende (non mi riferisco ad alcuna in particolare), che hanno partecipato e vinto le gare di appalto in Sicilia, a conferire loro lucrosi subappalti, né starò a dire che addirittura sarebbero “le famiglie” a prendere l’iniziativa di presentarsi alle grosse aziende nazionali per imporre loro di partecipare alle gare di appalto per poi conferire i subappalti. Ma mi limiterò a ricordare, ad esempio, che da più parti si è pubblicamente detto che sembra che l’Italia sia stata tenuta indenne dal fenomeno terroristico islamico grazie ad un ventilato patto segreto, tra alcune emanazioni statuali e i capi di alcune reti islamiche clandestine, in virtù del quale Craxi avrebbe fatto puntare ai carabinieri le armi contro i marines americani, nostri alleati NATO, che erano atterrati a Sigonella dopo aver catturato Abu Nidal e i terroristi dell’Achille Lauro che avevano ucciso l’invalido, ebreo-americano, Klinghoffer buttandolo in mare con il carrozzino. Craxi, dopo aver costretto i marines a rilasciare i terroristi, li rimandò liberi in patria. Non si può pertanto escludere che alcuni, tra chi ha alte responsabilità di direzione statuale, spesso possano ereditare l’onere di perpetuare certi accordi “strategici” ufficiosi, realizzando una doppia morale: quella ufficiale, pubblica, e quella pragmatica, la cui riservatezza consentirebbe all’opinione pubblica di sentirsi a posto. Un po’ come accade con le iniziative pubbliche delle forze di polizia e certe iniziative riservate di una parte dei nostri servizi. Non a caso la Legge n. 801 del 24 ottobre 1977, riformando i nostri servizi di informazione e sicurezza, ha ritenuto di dover pubblicamente dismettere l’Ufficio K (killer) che tutti i Paesi hanno. Insomma, chi si prende gli onori si prenderebbe anche gli oneri, certi oneri: quelli di continuare a levare le castagne dal fuoco. Per cui si spiegherebbe perché di tanto in tanto i vari Cossiga si leverebbero i sassolini dalle scarpe e i vari Andreotti, per lo stesso motivo, tirerebbero fuori la storia di “Gladio” (Stay-behind) e dei Gladiatori (Patrioti). Soltanto che, nel caso di specie, qualcuno a dispetto avrebbe tentato di fare ingiustamente apparire il Senatore Andreotti come rimasto col cerino acceso in mano. Non può, infatti, disconoscersi che di fatto non si potrebbe impedire che, senza alcun previo accordo o contatto con i politici, la Mafia decida di fare autonomamente confluire i suoi voti alla forza politica egemone e che poi, a cose fatte, le mandi suoi emissari tentando di farle pagare il conto, senza voler sentire ragioni e accettare osservazioni del tipo: “Ma chi ve lo aveva chiesto di votarci?”. Ricordate come risposero alla introduzione dell’articolo 41 bis, che prevede il cosiddetto carcere duro per i mafiosi? Con le bombe a Milano, a Firenze e a Roma (incluso l’attentato a Maurizio Costanzo). Così come, molti anni prima, dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella e la conseguente svolta attribuita in sentenza ad Andreotti, la mafia rispose con l’omicidio di Rocco Chinnici, del Questore Boris Giuliano, del prefetto Dalla Chiesa e di sua moglie, del noto Capitano dei CC Basile (che fonti bene informate ricondurrebbero ad una sua missione: l’interrogatorio, senza sudditanza psicologica, di Luciano Liggio, nel carcere di Bologna, poco prima della sua uccisione), del Procuratore della Repubblica Dr. Costa e di Salvo Lima, del giudice Saitta e del figlio; per finire con i più recenti e clamorosi attentati mortali a Falcone e Borsellino. La colpa di Andreotti, se fossero vere le accuse di cui alle motivazioni della suddetta sentenza, sarebbe stata quella di aver avuto alcuni contatti diretti (nonostante la vigilanza ininterrotta e a vista dei Carabinieri della sua scorta) con Provenzano e Bontate per cercare di arginare in qualche modo il fenomeno mafioso e scongiurare l’omicidio di Piersanti Mattarella. Essendo stato vano ogni tentativo, a dire della riferita sentenza, avrebbe fatto approvare le prime finalmente serie leggi contro la mafia, estendendo ai pentiti di mafia la legislazione premiale emanata inizialmente solo per sconfiggere il terrorismo politico. Il primo grosso collaboratore sembra essere stato Tommaso Buscetta che, pochi lo ricordano, nel 1957 venne arrestato per la prima volta proprio a San Vito-Taranto, dall’allora giovane Sostituto Procuratore Dr. Nicola Cacciapaglia, per aver diretto uno sbarco di sigarette di contrabbando proprio in quella zona. E, per la verità, non sembra abbia mai raggiunto una elevata posizione in seno al consorzio malavitoso siciliano né una grande credibilità. Ma, ai puritani a senso unico, ricorderei la facilità e la rapidità con cui si è messo a tacere il dossier Mitrokhin, buttandola in burletta, perché attingeva esponenti della sinistra. Sospendo, invece, ogni giudizio sull’affaire Telekom-Serbia. Ricorderei, infine, come da studi riservati, denominati “analisi dei flussi di denaro”, risulterebbe che la gran massa di denaro sporco, riveniente dai traffici internazionali di armi e da quelli di droga del Cartello di Medellin e delle Triadi, non solo supererebbe l’importo del “p.i.l.” (prodotto interno lordo) di vari Paesi, ma necessiterebbe di essere riciclata, probabilmente in grandi aziende ignare, e spesso finirebbe per finanziare in modo occulto le campagne presidenziali degli ignari candidati di alcuni paesi d’oltreoceano, che poi, una volta eletti, verrebbero lavorati ai fianchi di alcuni lobbysti. Costoro consentirebbero una facciata di legalità alle pressioni ambientali e di lasciare occulti i finanziatori. Sicchè, a ben vedere, seguendo ed analizzando i cosiddetti flussi di denaro (*1), si può constatare che ad ogni cambiamento ad ogni avvicendamento nel predominio, oltre Atlantico, di questa o quella organizzazione criminosa, corrisponde cronologicamente un cambiamento di referente politico o, meglio, un cambio di governo. Né vi è chi non veda quanta influenza e quale effetto di trascinamento certi governi del continente americano abbiano avuto nelle vicende delle compagini di governo di alcuni paesi in Europa (infatti, si vocifera, esagerando, di sovranità limitata). Sino agli anni ’70, la droga, che quelle organizzazioni inviavano in Europa, veniva affidata ai clan dei marsigliesi per la raffinazione e la distribuzione. Poi, negli anni ’80, si sono scoperte le raffinerie in Sicilia e si è evidenziato che ai marsigliesi erano subentrati i mafiosi siciliani. Negli anni ’90, le organizzazioni criminali produttrici della droga grezza si accorsero che i siciliani pretendevano troppo e non erano affidabili. Hanno conseguentemente estromesso la mafia e si sono rivolti, per la sola distribuzione, alla “ndrangheta calabrese”, più affidabile, riservandosi esse stesse di provvedere anche al più lucroso business della raffinazione. Se ci pensate, vi renderete conto che, a fine anni ’70, a fine anni ’80, e negli anni ’90, in concomitanza e parallelamente ai suddetti avvicendamenti ai vertici del potere tra le varie organizzazioni criminose dedite alla droga, nel continente nord-americano si siano avvicendati tra di loro il Partito Repubblicano e quello Democratico e come, nelle stesse epoche, di riflesso si evidenziano, senza però poter stabilire con certezza un rapporto, un nesso causale, alcune consequenziali svolte epocali sulle vicende politiche da questa parte dell’Atlantico (ad esempio, in Italia, la disgregazione dalla sera al mattino, per via giudiziaria, della DC, apparentemente diventata inaffidabile per i Governi Americani, e la scissione, quasi per volere di un deus ex machina, del PCI in PRC e in PdS - poi D.S. - e l’ascesa al governo di quest’ultima formazione politica, previa sua abiura al marxismo e conversione in partito socialista di massa, contrapposto al PSI, che lo era d’elite; negli Stati Uniti era, infatti, subentrata a quella del Partito Repubblicano la presidenza del Partito Democratico dei liberal di Clinton, ritenuto da taluno vicino alle posizioni dei socialisti di Blair in Inghilterra). Sicchè, semplificando, non sarebbe illogico arguire che l’America dei democratici di Clinton (vicini alla sinestra europea) si sia voluta sbarazzare dell’ormai ingombrante e inaffidabile Democrazia Cristiana - tutti ricordano l’antica avversione di Henry Kissinger per Aldo Moro (*2) - spalancando le porte del governo ai comunisti italiani a condizione che, come già detto, avessero abiurato al marxismo - atteso che, dissoltasi l’Unione Sovietica, non aveva per loro più ragione d’essere il filosovietismo -, e avessero aizzato i magistrati di sinistra contro gli epigoni della D.C. (con l’operazione “mani pulite”, che avrebbero voluto esportare nel mondo). E, manco a dirlo, i magistrati milanesi dissolsero la D.C. giudiziariamente, non appena il PCI, abiurato al marxismo, diventò il nuovo PdS, poi Democratici della Sinistra, ritornando ad essere un gran partito socialista. Per concludere l’esame della vicenda umana di Andreotti, alla luce della citata sentenza, ribadendo la mia convinzione sulla sua integrità e innocenza, ricorderei le parole di fuoco di Jack Nicholson quando, nel film “Codice d’onore”, impersonava il generale dei marines di stanza a Guantanamo (Cuba). Quando i giovani ufficiali accusatori, Tom Cruise e Demy Moore, lo fanno cadere in contraddizione, facendogli ammettere la sua colpa, esplode dicendo:”Voi vi potete permettere di dormire sonni tranquilli e, oggi, di processarmi, perché ci sono persone come me, sul muro, a fare la guardia contro i cattivi al di là”. Sicuramente non solo Macchiavelli avrebbe applaudito, ma anche tutte le persone non ipocrite. Le stesse che, come me, si rifiutano di applicare alle Cooperative rosse romagnole(*3), che opererebbero indisturbate a Palermo, e che hanno tutta la mia stima, il fazioso teorema (di sinistra?) che, parafrasando quello più noto, recita:”A Palermo non muove foglia che la Mafia non voglia”. Ovviamente le suestese considerazioni sono tutte mere illazioni e si propongono solo come spunti di riflessione. Aurelio La Rosa – [email protected] P.S. *1 – A proposito dei flussi o movimenti di denaro, nel 2006-2007, salirà agli onori della cronaca la notizia che all’interno della TELECOM, di Tronchetti Provera, sarebbe stato costituito un servizio segreto privato ad opera di Tavaroli, con il concorso di Marco Mancini, vice capo dei servizi segreti italiani, e dell’agenzia di investigazioni Cipriani, che grazie a collaborazioni con agenti e spie o ex agenti di servizi segreti di altre nazioni, controllano i movimenti di denaro per ricattare o condizionare le grosse imprese, gli affidamenti degli appalti e le scalate alle aziende quotate in borsa. Sono questi i nuovi interessi dei vari servizi segreti, caduto il Muro di Berlino nell’89? *2 - Chi non ricorda che i servizi segreti italiani in collaborazione con gli onnipotenti e onnipresenti servizi segreti americani riuscirono a non trovare Aldo Moro, rapito dalle B.R., mentre in pochi giorni rintracciarono il generale statunitense Dozier, ugualmente sequestrato dalle B.R.? *3 - Poi avremo la bancarotta delle medesime Cooperative rosse per migliaia di miliardi, passata sotto silenzio in virtù di uno strano generale silenzio stampa, e la bancarotta della Parmalat, anch’essa graziata dalla disattenzione dei mass media. Avv. Aurelio La Rosa
Posted on: Mon, 19 Aug 2013 09:21:41 +0000

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