BALLET MÉCANIQUE (1924) di Fernand Léger; musica di George - TopicsExpress



          

BALLET MÉCANIQUE (1924) di Fernand Léger; musica di George Antheil. La prima proiezione del film avvenne al di fuori dei clamori parigini, essendosi svolta nel contesto dell’Internationale Ausstellung neuer Theatertechnik di Vienna nell’autunno del 1924. Unitamente alla visione del film, che ha una durata di 15’ circa, l’autopresentazione pubblicata dallo stesso regista nel “Katalog” non è forse sufficiente per comprendere l’approccio deterministico – ottico, ritmico, dinamico – che presiede alla sua realizzazione, ma è possibile riferirsi ulteriormente allo studio più accurato, prodotto nel 1975 da Standish D. Lawder, il quale, prendendo le mosse da quattro schizzi preliminari dell’autore e attraverso l’esame dell’autopresentazione pubblicata nel Catalogo viennese, giunge a un’analisi di “Ballet mécanique” fotogramma per fotogramma (metodo encomiabile ma anche indispensabile in un film del genere). Infine, sempre secondo Lawder, le principali caratteristiche del film possono essere così sintetizzate: 1. “Non-Narrative form”; 2. “Speed, Movement, Rhytm”; 3. “The Close-Up”; 4- “Contrast”; 5. “Modern, Urban, Life”, con la conclusione che «”Ballet mécanique” is not a work of dramatic film art but a visual experience [...] Like Analytical Cubism, the film is a mataphor of vision, it racalls process of vision itself rather than thing seen». Venendo ora agli aspetti filmico-musicali non è dato sapere con esattezza da chi partisse l’iniziativa. Secondo Antheil – notoriamente accentratore e poco attendibile – egli per primo avrebbe comunicato alla stampa l’idea di un pezzo dal titolo “Ballet mécanique”, suscitando l’interesse di Murphy e Pound, i quali a loro volto avrebbero coinvolto Léger. Di diverso avviso è Man Ray che non menziona Antheil, attribuendo l’iniziativa a Murphy in veste di collaboratore di Léger. Resta il fatto che nel catalogo della manifestazione viennese è specificato nel sottotitolo: «Synchronisme musical de George Antheil». Ma la prima avvenne in assenza della musica, molto probabilmente a causa di un difetto del sistema di sincronizzazione ideato da Pierre Delacomme. La verifica condotta su una versione delle più attendibili, sebbene non immune da alcuni processi molto riduttivi, rimanda alla registrazione video realizzata dalla RTSI di Lugano, in cui Jurg Wittenbach dirige un ensemble formato da 4 pianoforti e 8 percussionim oltre a un motorino munito di elica bipala – che avrebbe dovuto sostituire “A small airplane propeller sound e “A large airplane propeller sound” indicati in partitura – e una coppia di campanelli elettrici. La partitura mostra caratteri comuni a molti esperimenti delle avanguardie – collagismi (nel citazionismo più o meno scoperto), arcaismi (nelle condotte modali), esotismi (nel ricorso a scale pentatoniche), ostinati affidati a cellule senza sviluppo (come rifiuto della melodia e del tematismo) – mentre nell’insolito organico esclusivamente percussivo corteggia “the barbaric and mystic splendor of modern civilization” con qualche debito nei confronti dei futuristi. Però l’impressione finale è che Antheil abbia risposto al determinismo legériano, radicale e ben poco incline alla “boutade”, con un atteggiamento eclatante, scandalistico, sostanzialmente superficiale nonostante le dichiarate ambizioni, componendo un pezzo indubbiamente suggestivo, di grande impatto acustico, ma in acritica competizione con film più che al suo servizio.
Posted on: Sun, 15 Sep 2013 09:08:58 +0000

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