Cari amici e amiche,questo è un documento unitario sul tema - TopicsExpress



          

Cari amici e amiche,questo è un documento unitario sul tema “femminicidio e Convenzione di Istanbul” che un gruppo di uomini e donne, a titolo esclusivamente individuale, ha deciso di sottoscrivere. Vi invitiamo a fare altrettanto. Quando avremo raccolto un numero congruo di firme, sia sul web che fuori, lo invieremo alle agenzie di stampa e alle segreterie dei vari partiti in vista di una vera e propria campagna di controinformazione. Si possono inviare le firme con le proprie generalità (è sufficiente il nome e il cognome) al sottoscritto (messaggio privato su face book) oppure alla posta elettronica del sito uominibeta.org ([email protected]) oppure ancora direttamente qui uominibeta.org/articoli/unemergenza-democratica-2/ Vi invito naturalmente a sottoscriverlo, a diffonderlo e ad impegnarvi a raccogliere altre adesioni. Sottolineo che il documento è assolutamente unitario e non sarà firmato da sigle di movimenti o associazioni ma come un gruppo di cittadini/e democratici e democratiche. Di seguito il documento e le firme raccolte fino ad ora: "Ormai da anni è in corso nel nostro Paese una campagna mediatica martellante e sistematica finalizzata ad accreditare la tesi che in Italia sia in atto un genocidio del genere femminile, altrimenti detto “femminicidio”. E’ una tesi di emergenza priva di qualsiasi fondamento. In Italia ogni anno le donne assassinate sono circa 120/130, a fronte del triplo o del quadruplo degli uomini, pari ad una quota di 5 ogni milione. Di queste, solo la metà e anche meno vengono uccise in ambito familiare ed affettivo, le altre perdono la vita in circostanze delittuose quali rapine, sparatorie, ed altri reati comuni in cui peraltro restano vittime, ed in numero assai maggiore, anche gli uomini. E’ ovvio che ogni vita violentemente soppressa, di donna o di uomo, è una tragedia. Considerazione che non deve impedirci di osservare la realtà con lucidità. Questa ci parla dunque di una percentuale minima per un paese di 60.000.000 di abitanti. Nessun analista eleverebbe questi numeri a “fenomeno”, tanto meno da trattare con misure o leggi straordinarie. Secondo l’OMS, il numero delle donne uccise in altri paesi europei è fino a tre (Francia, Germania o Svezia) o anche quattro volte superiore (Finlandia). Altri dati ONU del 2012 confermano che l’Italia è il paese più sicuro per le donne, secondo solo alla Grecia. Si tratta dunque di una vera e propria manipolazione della realtà. Il punto più alto di questa offensiva mediatico-politica è stato toccato nel momento in cui si è arrivati a sostenere che la prima causa di morte per le donne sarebbe la mano omicida degli uomini. Basta il buon senso per capire che un simile dato è assolutamente inverosimile. E’ stato pure sostenuto che “ne uccide più l’amore che il tumore”, ossia che 120 sia un numero più grande di 18.000; slogan coniato dagli “esperti” di comunicazione che trova puntuale eco su tutti i media. La stessa Amnesty International si è vista costretta anni fa a smentire questa “notizia”, diffusa da fonti non ufficiali e non scientificamente verificata. In questo clima, costruito artificiosamente, si arriva alla ratifica della Convenzione di Istanbul, la quale afferma esplicitamente che i maschi violenti sono i sicari dell’intero genere maschile ed esecutori di delitti di cui tutti gli altri uomini beneficiano colpevolmente, compresi quelli che ripudiano e non hanno mai praticato violenza. Convenzione incredibilmente ratificata all’unanimità da entrambe le Camere. Bisogna diffidare delle votazioni unanimi e senza un vero dibattito; quando si vota nello stesso modo dall’estrema destra all’estrema sinistra c’è qualcosa che non va. La democrazia non si fonda sull’unanimità ma sul principio di maggioranza e minoranza, e quando si vota senza neanche un deputato che metta in discussione un qualsiasi aspetto, bisogna preoccuparsi perché significa che la democrazia è in una situazione di grave sofferenza. Anche solo da un punto di vista statistico non è possibile che nessuno/a membro della Camera abbia avuto una minima critica da opporre, sia pur tecnica, nei confronti di quella Convenzione che peraltro (è bene ricordarlo) è stata rigettata da molti Paesi europei, tra cui la Danimarca, paese di solide tradizioni democratiche. Dobbiamo chiederci come e perché sia stato possibile: semplicemente, chiunque avesse osato contraddire la Convenzione sarebbe stato accusato del crimine più orrendo, quello di coprire politicamente chi “uccide le donne in quanto donne”, alla stregua di chi copre o giustifica l’assassinio di un ebreo o un nero in quanto tali. Riteniamo colpevolmente fuorviante condannare la sola violenza maschile verso le donne e non la violenza in tutte le sue forme e manifestazioni, da chiunque venga esercitata. Con l’approvazione di tale Convenzione viene ufficialmente sancito che “la violenza contro le donne è di natura strutturale, in quanto basata sul genere” e che essa “è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”. Viene così sancito che la violenza è esercitata a senso unico dagli uomini sulle donne al fine della loro sottomissione. L’ipotesi contraria (che anche gli uomini subiscano violenza dalle donne) non è nemmeno presa in considerazione né contemplata, in spregio ad ogni dichiarato proclama di condanna del sessismo. Con tale Convenzione viene di conseguenza a cadere anche il falso concetto di “violenza di genere”, una foglia di fico che ne camuffa ipocritamente il contenuto reale; da oggi non ha più senso parlarne perché già derubricata come “violenza maschile”. In questo modo la tesi, o meglio l’architrave ideologico del femminismo più oltranzista, sessista e razzista, diventa legge di Stato. Ciò è lesivo della dignità maschile e discriminatorio. L’approvazione della Convenzione è il lasciapassare per future leggi sessiste, antidemocratiche ed anticostituzionali che verranno approvate a breve, con l’obiettivo, tra gli altri, di sterilizzare il conflitto sociale e di dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica, in particolare dei lavoratori e delle lavoratrici, dalla realtà di una crisi economica che sta producendo sempre più diseguaglianze e ingiustizie sociali dagli effetti devastanti ed intollerabili. Opporsi a questa deriva illiberale e liberticida è dovere di ogni sincero democratico e di ogni sincera democratica. E’ nostra intenzione rivolgerci a tutti/e coloro che hanno a cuore il futuro della nostra democrazia per una mobilitazione comune contro questa deriva politica, culturale e civile, che rischia di far tornare il nostro Paese agli anni più bui della sua storia”. Firmato: Gianluca Marco Adamo Valeriano Agrillo Massimo Alberti Giuseppe Alfonso Lorenzo Altobelli Bruno Arduino Andrea Badiali Pietro Barba Gabriele Bartolucci Adriano Bergamo Pasquale Binelli Stefano Borselli Cesare Brivio Fabio Brotto Gianluca Calà Stefano Camuncoli Stefania Canterini Diego Caprile Giovanni Carducci Raffaele Caruso Marco Casula Roberto Castelli Antonio Cipriani Lucia Civitella Paola Conforti Diana Corsini Luigi Corvaglia Maurizio Dabalà Rino Della Vecchia Diego De Matteis Gianmaria Di Silvestro Raffaele Donizzetti Emanuela Elisei Armando Ermini Domenico Esposto Gianluca Farris Antonella Flati Benedetta Fortini Silvio Franzini Ada Fusco Giorgio Gallino Manuel Giovannelli Alessandro Giuliani Donatella Ghisu Giovanna Glionna Giuseppe Grasso Carlo Iazzolino Giuseppe Iraso Ruggiero La Ferlita Giulio La Torre Gianluca Lo Cirio Luigi Lombardo Daniela Lorusso Pasquale Lorusso Leonardo Lorusso Carlo Manzoni Fabrizio Marchi Maurizio Marchisio Sandro Marroni Vincenzo Mastriani Franco Mauceri Raffaele Mele Roberto Micarelli Danilo Monteduro Fabrizio Napoleoni Fabio Nestola Alessandro Olivieri Oliviero Orsi Antonio Palumbo Matteo Palumbo Giuseppe Pasqui Valentina Pazienza Marco Pensante Pasquale Perrotta Giuseppe Petrozzi Fabrizio Piludu Maurizio Podio Ciro Pollio Luigi Puddu Jan Quarius Renato Rapino Mauro Recher Mirko Recher Francesco Ricci Angela Ritucci Gianluca Ritucci Lucio Ritucci Rosanna Ritucci Vincenzo Ritucci Nicandro Romano Rosanna Romano Massimo Rosini Giacomo Rotoli Valencia Saba Elio Salvadori Antino Sanzone Rosa Savino Doriana Serci Michele Serra Paolo Sgorion Antonio Signioriello Doe Silver Vincenzo Spavone Tommaso Stefano Francesco Toesca Cosimo Tomaselli Venere Trotta Leonardo Vannimartini Rita Vergnano
Posted on: Sun, 14 Jul 2013 10:55:30 +0000

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