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Classe Littorio Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Classe Littorio La Littorio con tutto lequipaggio schierato La Littorio con tutto lequipaggio schierato Descrizione generale Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg Tipo nave da battaglia Numero unità 3 Proprietario/a Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg Regia Marina Caratteristiche generali Dislocamento a vuoto: Littorio: 41 377 t, Vittorio Veneto: 43 624 t, Roma: 41 650 t a pieno carico: Littorio: 45 963 t, Vittorio Veneto 45 752 t, Roma: 46 215 t Lunghezza 237,8 m Larghezza 32,9 m Pescaggio 9,6-10,5 m Velocità 30 nodi (55,5 km/h) Autonomia 3 920 mn a 20 nodi (7 300 km a 37 km/h) Armamento Armamento cannoni 9 cannoni da 381/50 Mod. 1934 (3 installazioni trinate) 12 cannoni da 152/55 Mod. 1936 (4 installazioni trinate) 4 cannoni da 120/40 Mod. 1891 per tiro illuminante (4 installazioni singole) 12 cannoni AA da 90/50 Mod. 1939 (12 installazioni singole) 20 cannoni (a tiro rapido) AA da 37/54mm (8 installazioni binate Mod. 1938, 4 singole Mod. 1939) 28 mitragliere AA da 20/65 Mod. 1935 (14 installazioni Mod. 35 binate)) c.a 5 mitragliere AA da 13,2/75 Mod. 1931 (installazioni singole) Corazzatura 350 mm (verticale) 207 mm (orizzontale) 350 mm (artiglierie) 260 mm (torre di comando) Mezzi aerei catapulta con 2-3 aerei (IMAM Ro.43 e Reggiane Re.2000) dati tratti da [1] voci di classi di navi da battaglia presenti su Wikipedia La classe Littorio fu lultima e più perfezionata tra le navi da battaglia (corazzate) della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale. Dopo larresto di Mussolini, dopo il 25 luglio 1943 la classe venne ribattezzata Italia. Talvolta questa classe di navi da battaglia è anche indicata come classe Vittorio Veneto, dal nome della seconda nave di questa classe. Indice [nascondi] 1 Il progetto 1.1 Corazzate da 35 000 tonnellate 1.2 Corazzatura 1.3 Potenza di fuoco 1.4 Allestimento e varo 2 Storia 2.1 Impiego operativo 2.2 Epilogo 3 Le navi della classe 4 Note 5 Bibliografia 6 Voci correlate 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Il progetto[modifica | modifica sorgente] Corazzate da 35 000 tonnellate[modifica | modifica sorgente] La progettazione della nuova classe iniziò nel 1934,[2] dopo labbandono dei progetti per una classe di incrociatori da battaglia da 26.500t in seguito allimpostazione da parte della Marina Francese della Dunkerque (1932) e la Strasbourg (1934).[3] Allinizio del 1934 erano già state selezionati alcuni progetti di carena che portarono alla costruzione di un modello da 37.000t su cui vennero condotti dei test presso le vasche di prova dellarsenale di La Spezia.[2] Le caratteristiche finali furono approvate dal Comitato dei progetti delle navi della Marina militare, presieduto da Umberto Pugliese il 12 luglio del 1935, lo stesso ottobre la Littorio e la Vittorio Veneto vennero ordinate ufficialmente.[2] Le corazzate della cosiddetta classe Littorio furono lapice del programma messo in campo dallammiraglio Cavagnari capo di stato maggiore della Regia Marina tra il 1933 ed il 1940. Venne prevista una classe di quattro unità, nominalmente da 35 000 tonnellate (secondo i parametri del trattato navale di Washington), ma che in realtà superarono abbondantemente le 40 000 t. Per queste quattro unità vennero previsti i nomi di Littorio, Vittorio Veneto, Roma e Impero. La loro progettazione, iniziata quantomeno nel 1934, venne curata per cercare la massima velocità e potenza di fuoco. Entrambe vennero sicuramente raggiunte, ma non senza prezzo. La dotazione di carburante era di circa 4 000 tonnellate: apparentemente molte, in realtà permettevano unautonomia di circa 4 000 miglia nautiche (circa 7 000 chilometri) navigando alla velocità di 20 nodi, troppo poco persino per navigare con sicurezza attraverso lAtlantico. La propulsione era a vapore con 4 gruppi turboriduttori alimentati dal vapore di 8 caldaie tipo Yarrow/Regia Marina alimentate a nafta in cui lacqua fluiva attraverso tubi riscaldati esternamente dai gas di combustione, sfruttando così il calore sprigionato dai bruciatori, quello dalle pareti della caldaia e quello dei gas di scarico. Nel XX secolo questo tipo di caldaia diventò il modello standard per tutte le caldaie di grosse dimensioni, grazie anche allimpiego di acciai speciali in grado di sopportare temperature elevate e allo sviluppo di moderne tecniche di saldatura. Lapparato motore era protetto da cilindri corazzati singoli per ogni caldaia e per ogni ventilatore, mediante coperture corazzate a distanza sul ponte superiore e da diaframmi corazzati alla base; il sistema di protezione era coordinato alla corazzatura di murata sovrastante e alle strutture sottostanti del triplo fondo. Lapparato motore forniva una potenza massima di 130 000 CV e consentiva alla nave di raggiungere la velocità massima di 31 nodi, con unautonomia che ad una velocità media 20 nodi era di 3 920 miglia. La modesta autonomia, se comparata con unità analoghe di altre marine militari rendeva queste unità idonee solo allimpiego nel Mediterraneo. Le quattro turbine erano collegate a quattro assi dotati di eliche tripale, due centrali e due laterali, mentre il sistema di governo era costituito da un timone principale poppiero, posizionato nel flusso delle eliche poppiere centrali, e da due timoni ausiliari laterali, ampiamente proporzionati e distanziati dal primo, situati nel flusso delle due eliche laterali, che costituivano il governo di emergenza della nave. Navigando alla massima velocità (30 nodi, 56 km/h) lautonomia scendeva ad appena 3 000 km, pari a 2 giorni di navigazione, sufficienti per attraversare tutto il mar Mediterraneo da un estremo allaltro. La differenza con le corazzate classe Bismarck era notevole in quanto, nonostante i problemi riscontrati nellefficienza delle turbine tedesche (strano ma vero, i tedeschi ebbero continui problemi di ordine meccanico con le loro turbine navali), grazie a ben 7 700 tonnellate di combustibile, queste avevano unautonomia tale da attraversare lAtlantico e poi tornare in madrepatria. Questo significa che le Littorio, pur possedendo potenza di fuoco, protezione e velocità comparabili o superiori alle Bismarck, avevano limpossibilità pratica di essere impiegate in contesti (come quelli corsari) che prevedevano un lungo tempo di navigazione in ambiente oceanico. Le 3 700 tonnellate di combustibile in meno erano quindi un preciso handicap per le operazioni fuori dal Mediterraneo, e quindi le Littorio non erano in effetti pensate per compiti globali, ma per confrontarsi con la Marina Francese in brevi e veloci azioni di combattimento, grazie alla potenza di 140 000 hp garantita da turbine a vapore su 4 assi, che fece raggiungere nelle prove circa 30,5 nodi (presumibilmente a pesi ridotti) come era costume della Regia Marina allepoca. Nella situazione reale di combattimento della battaglia di Gaudo gli incrociatori inglesi da 32 nodi distanziarono in pochi minuti la Vittorio Veneto. Corazzatura[modifica | modifica sorgente] Le Littorio avevano una protezione subacquea super-resistente, con la cintura costituita da due strati di piastre inclinate, con quella principale che era di 350 mm, seguita da una secondaria di 36 mm. La Littorio in navigazione durante le prove in mare nel 1937, in una foto degli archivi federali tedeschi La compartimentazione e il bilanciamento interno assicuravano buona stabilità e galleggiabilità anche nel caso le navi fossero state colpite da siluri, cosa che venne dimostrata dalle vicende belliche, quando le corazzate di questa classe, ripetutamente colpite, riuscirono a rientrare alle loro basi. La protezione, caratteristica così sviluppata nelle navi da battaglia, era qui molto curata, con una progettazione che contemplava il ricorso a ben 14.000 tonnellate di acciaio, il quale, strano a dirsi per una nazione che costruiva carri armati con acciaio al silicio, era dotato almeno nominalmente di ottime caratteristiche. Ma questo denota anche il prestigio che godeva tra le forze armate la Regia Marina e lattenzione particolare che venne data al suo potenziamento. La cintura principale aveva uno spessore adeguato per affrontare le unità moderne nemiche a distanze superiori ai 20 000 metri, ma contro i cannoni inglesi di vecchio tipo aveva unefficacia presumibilmente tale da fermare le munizioni fino a circa 12.000 metri. La corazza del ponte era parimenti assai spessa, con vari livelli dotati di ponti corazzati secondari in aggiunta. Le torri e barbette, invece, non erano molto protette, anche se i dati sono assai divergenti sul loro spessore. Erano decisamente spesse le protezioni delle torrette secondarie da 152 mm, concepite per resistere a munizioni di pari calibro. Anche il torrione era corazzato, ovviamente, ma lo spessore anche qui non sembra che sia stato particolarmente rilevante. Per rendere lo scafo più resistente agli attacchi subacquei, venne adottato il sistema dei Cilindri Pugliese, ideati dallo stesso progettista. I Cilindri Pugliese consistevano in contenitori di 3,80 m di diametro e 120 m di lunghezza, collocati allinterno di una intercapedine tra lo scafo interno e la murata esterna e riempiti con acqua o nafta. In caso di esplosione di mina o siluro, la potenza durto sarebbe stata distribuita in tutte le direzioni, diminuendo i relativi danni. La curvatura della paratia interna, che si trovava dietro il compartimento antiesplosione, dava la possibilità di accumulare londa durto scorrendo lungo il cilindro metallico deformabile, causando potenziali cedimenti della stessa. Il sistema inoltre, per quanto ingegnoso, necessitava di ampio spazio per essere efficace, e il controllo danni era presumibilmente difficile se non impossibile.[4] Inoltre questo sistema era veramente ottimo, o quantomeno paragonabile alle più avanzate controcarene in servizio presso le altre quattro grandi marine, nella parte centrale dello scafo, dove i cilindri potevano essere molto ampi, ma diventava molto meno conveniente dove lo scafo era più stretto, ed in particolar modo a prua. Potenza di fuoco[modifica | modifica sorgente] Il profilo delle navi della classe Littorio Profilo allorizzonte Le Littorio ebbero uno dei complessi di armamento più potenti mai installati su di una corazzata. I cannoni da 381 mm/50 Modello 1934 nonostante la modesta elevazione di soli 35° erano, sia pure per poche decine di metri, le armi a più lunga gittata mai possedute da una nave da battaglia della seconda guerra mondiale, e oltre a questo la loro alta velocità iniziale e la pesantezza della munizione (oltre 880 kg) consentivano una capacità perforante eccellente, confrontabile con i migliori cannoni da 406 e 460 mm e sensibilmente superiore a quanto i moderni cannoni tedeschi e francesi calibro 380 mm erano in grado di offrire. Se una corazza da 350 mm era perforabile ad oltre 25 km, a breve distanza la perforazione possibile ammontava a circa 80 centimetri. Resa 3D della corazzata Roma, vista di poppa Il rovescio della medaglia era che i cannoni italiani avevano una cadenza di tiro assai ridotta nonché una elevata dispersione di tiro. Se nessun colpo pare sia mai andato a segno nelle numerose battaglie sostenute, non si può certo affermare che la colpa fosse dovuta solamente alla mancanza di radar, che tra laltro ad un certo punto della guerra venne installato. I cannoni avevano anche una ridotta riserva di munizioni e la vita utile dellanima del cannone era relativamente breve, con un totale stimato di circa 140 colpi sparabili senza degrado inaccettabile delle qualità balistiche, allincirca la metà dei contemporanei cannoni stranieri. A parte questo, la perforazione delle corazze verticali era assai elevata a causa della traiettoria molto veloce dei proiettili, ma questa era anche molto tesa data la ridotta elevazione: non cè da stupirsi se la perforazione di armature orizzontali, essenziale nel tiro curvo da lunga distanza, fosse tuttaltro che impressionante, decisamente inferiore a quella dei cannoni da 381 inglesi (anchessi elevabili a 30 gradi) e appena migliore di quelli tedeschi. I cannoni secondari erano armi da 152 mm dellultimo modello, installati anche su incrociatori leggeri dellultima generazione (come il Giuseppe Garibaldi), sistemati in torri trinate assai robuste (fino ad oltre 100 mm di corazzatura) che erano anchesse derivate direttamente da quelle delle navi minori. La loro gittata arrivava ad oltre 24 km ed essi avevano delle elevate qualità balistiche, ma la cadenza di tiro era bassa: inoltre, il fatto che le armi secondarie fossero dedicate solo alla difesa antinave limitava lo sbarramento antiaereo ai medi e piccoli calibri. Le corazzate più moderne di altri paesi adottavano spesso armi a doppio ruolo, in modo da risparmiare peso ed ottenere una migliore difesa dalle minacce aeree. I cannoni da 90 mm erano unottima arma, dotati di affusti totalmente chiusi e leggermente corazzati, e avevano anche un sistema di stabilizzazione che peraltro si rivelò troppo sofisticato per lepoca. Le armi erano sistemate in torri singole, per cui erano necessarie ben 12 di queste, 6 per lato. Il volume di fuoco era insufficiente per una corazzata. Le mitragliere contraeree erano sia binate da 20 che da 37 mm, il meglio che lItalia potesse sviluppare autonomamente ed abbastanza efficaci nel loro ruolo di difesa ravvicinata. Il loro numero però (36) non era elevatissimo. Non erano previsti invece siluri, ma larmamento accessorio era completato da 3 idrovolanti a poppa, dove era presente una catapulta. Tra le macchine impiegate, in genere Ro.43, era possibile trovare anche i Re.2000 catapultabili, aerei da caccia lanciabili senza però possibilità di recupero, estremo tentativo di rimediare ad una carenza - lassenza di portaerei - che sarà il maggiore rincrescimento della Regia Marina durante tutto il conflitto. Allestimento e varo[modifica | modifica sorgente] Varate tra la fine degli anni trenta (Littorio e Vittorio Veneto) e i primi anni anni quaranta del XX secolo tre di esse entrarono in servizio attivo. La Impero non venne mai completata. Storia[modifica | modifica sorgente] Impiego operativo[modifica | modifica sorgente] Queste navi, di notevole qualità e prestigio tecnico, ebbero un impiego assai modesto durante il secondo conflitto mondiale, per leccessiva prudenza con cui i comandi le utilizzarono. È indicativo il fatto che, stando ai dati conosciuti, nessun colpo di grosso calibro sparato da queste navi sia mai andato a segno in combattimento. La Littorio e la Vittorio Veneto, non ancora operative il 10 giugno 1940, entrarono in servizio attivo durante lestate dello stesso anno inquadrate nella IX Divisione. La Littorio venne gravemente danneggiata con 3 siluri dagli aerosiluranti Fairey Swordfish durante la notte di Taranto l11 novembre del 1940, e rientrò in servizio oltre sei mesi più tardi. Dettaglio dei cannoni prodieri della corazzata Roma Nel 1941 la Vittorio Veneto fu la nave di bandiera dellammiraglio di squadra Angelo Iachino durante lo scontro navale a largo di capo Matapan, dove la stessa sparò 94 colpi senza esito e poi incassò un siluro aerolanciato senza conseguenze irrimediabili, ma con notevole entrata dacqua e perdita di velocità, alla base del successivo disastro di Matapàn. Entrambe le unità vennero impiegate in missioni di scorta indiretta ai convogli per la Libia, ma non ebbero modo di scontrarsi direttamente con unità di superficie britanniche. La Royal Navy temeva molto le Littorio, tanto quanto le tedesche Bismarck e Tirpitz in Atlantico. Dettaglio dei cannoni poppieri della corazzata Roma Nel 1942 la Littorio fu presente alla cosiddetta seconda battaglia della Sirte, ed entrambe le unità parteciparono alla battaglia aeronavale di Mezzo giugno, in occasione della quale la Littorio venne colpita a prua da un siluro e ricevette una bomba daereo su una delle torri principali, senza particolari conseguenze. Limpiego delle due potenti navi nella successiva battaglia di Mezzo agosto, che si sarebbe potuto rivelare determinante, fu impossibilitato dalla scarsità di nafta. La Roma divenne operativa nellautunno del 1942, come nave di bandiera del nuovo comandante superiore in mare, ammiraglio di squadra Carlo Bergamini. La squadra da battaglia composta dalle tre Littorio, assieme al grosso della flotta, si rifugiò alla Spezia per tutto linverno 1942-43 e rimase in porto per buona parte del nuovo anno, nel tentativo di sfuggire ai sempre più violenti attacchi aerei alleati. Un eventuale impiego per contrastare gli sbarchi alleati in Sicilia venne (forse giustamente) scartato. Nella notte tra il 18 e il 19 aprile del 1943 la Littorio venne leggermente danneggiata da un bombardamento aereo su La Spezia. Nel corso dellincursione venne affondato il cacciatorpediniere Alpino. Il successivo bombardamento sulla base di La Spezia del 5 giugno, in cui vennero danneggiate le corazzate Roma e Vittorio Veneto, ridusse la squadra da battaglia alla sola Littorio. Mente la Vittorio Veneto poté essere riparata in arsenale, rientrando in squadra in poco più di un mese, per la corazzata Roma, colpita nuovamente in un bombardamento nella notte del 24 giugno fu necessario lentrata in bacino e il trasferimento a Genova, rientrando in squadra solamente il 13 agosto. Al sopraggiungere della notizia dellarmistizio con gli Alleati la sera dell8 settembre, la squadra al comando di Bergamini salpò dalla Spezia prima alla volta della Sardegna, e quindi diresse verso Malta, in ottemperanza agli accordi con gli alleati. Le navi italiane vennero individuate ed attaccate nel pomeriggio del 9 settembre da bombardieri tedeschi, che con un nuovo tipo di bomba teleguidata, la Ruhrstahl SD 1400 ribattezzata dagli alleati Fritz-X, riuscirono a centrare in pieno con due colpi la Roma, che fu subito scossa da esplosioni violentissime (tanto che la torre sopraelevata prodiera venne scaraventata in mare) e affondò in poco tempo, spezzata in due tronconi. Da segnalare la curiosa polemica che sostanzialmente vede vari scrittori e addirittura protagonisti diretti della tragedia, in cui morirono oltre 1500 persone, sul fatto che non di esplosione si trattò, ma di deflagrazione, citando spesso con un certo disprezzo la fine di navi inglesi come lo Hood e accreditando il fatto alla migliore qualità delle proprie polveri. Largomento è sostanzialmente di lana caprina, poiché di fatto la deflagrazione spaccò lo scafo di una nave da battaglia moderna di oltre 40.000 tonnellate, fuse il torrione comando con gli sventurati allinterno che fecero una fine orrenda, e scagliò in mare una torre pesante 1.500 tonnellate, come un battaglione di 30 carri armati Tigre. Anche la Littorio (che dopo il 25 luglio era stata ribattezzata Italia) venne colpita, ma poté proseguire la navigazione in assetto. Epilogo[modifica | modifica sorgente] Le Littorio non vennero impiegate in nessuna missione per conto degli Alleati, anche se Churchill avrebbe voluto impiegarle in estremo oriente, valutando lalternativa di lasciarle o meno sotto bandiera italiana. Internate ai Laghi Amari, rientrarono in patria solo dopo la guerra. Le autorità italiane riuscirono a evitare la consegna a Regno Unito e Stati Uniti (anche lUnione Sovietica ne reclamò una) delle ancora moderne unità, ma non ne evitarono lingiunzione Alleata di demolirle, cosa che venne ritardata con ogni mezzo, senza successo anche se inizialmente ci si dovette limitare al taglio dei cannoni dellarmamento principale. Gli ultimi rottami delle corazzate divennero presto 80.000 tonnellate di acciaio per le fonderie di unItalia che cercava di riprendersi dalle conseguenze della guerra. Le navi della classe[modifica | modifica sorgente] Nome Cantiere Impostazione Varo Completamento Destino finale Littorio Ansaldo - Genova 28 ottobre 1934 22 agosto 1937 6 maggio 1940 Demolita a seguito delle condizioni imposte allItalia dal Trattato di pace, tra il 1948 ed il 1955 Vittorio Veneto San Marco - Trieste 28 ottobre 1934 25 luglio 1937 28 aprile 1940 Demolita a seguito delle condizioni imposte allItalia dal Trattato di pace, tra il 1948 ed il 1955 Roma San Marco - Trieste 18 settembre 1938 9 giugno 1940 14 giugno 1942 Affondata il 9 settembre 1943 da bombardieri tedeschi Impero Ansaldo - Genova 14 maggio 1938 15 novembre 1939 non completata Scafo affondato durante un bombardamento nel 1945, poi recuperato e smantellato a Venezia (1947-50) Note[modifica | modifica sorgente]
Posted on: Fri, 22 Nov 2013 17:52:09 +0000

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