Ecco come lo stato Italiota si preoccupa della salute dei - TopicsExpress



          

Ecco come lo stato Italiota si preoccupa della salute dei cittadini, licenziando e bloccando lattività di chi cerca di fare il suo lavoro di garante della salute pubblica. Cosa vi aspettate che accada quando un libero cittadino rende pubblici i risultati delle analisi chimiche su un bacino idrico che serve migliaia di famiglie, denunciandone la pericolosità? Indagini, accertamenti ed eventualmente provvedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili? Nella vicenda che raccontiamo di seguito i provvedimenti giudiziari sono, in effetti, arrivati. Non a carico di chi dovrebbe garantire la sicurezza delle acque però. Ad essere punito è stato il cittadino che sè preso la briga di denunciare. E il cittadino in questione è Giuseppe Di Bello, tenente della polizia provinciale di Potenza, che a causa del suo impegno a tutela dellambiente e della salute pubblica è stato assurdamente delegittimato. Fino alla revoca della sua qualifica di ufficiale di pubblica sicurezza. Tutto ha inizio nel gennaio 2010, quando Giuseppe Di Bello decide di andare ad effettuare, contando solo sullappoggio di alcune associazioni e sulla collaborazione di una chimica delluniversità di Siena, il prelievo di alcuni campioni dacqua presso il lago del Pertusillo. Si tratta di un invaso da 155 milioni di metri cubi dacqua principalmente ad uso civile, collegato attraverso un mega-condotto allaltro importante invaso di Senise (noto come Montecotugno). Questultimo ha una capacità di 550 milioni di metri cubi dacqua, sempre destinata alluso civile. Dalle analisi commissionate ad un laboratorio fuori regione, le acque del Pertusillo risultano soggette ad inquinamento sia di natura microbiologica (con la presenza di pericolosi batteri) che di alte concentrazioni di metalli pesanti (in particolare, ferro e manganese). Maurizio Bolognetti, esponente dei Radicali per la Basilicata, che sera incaricato di reperire i fondi per effettuare le analisi, ne rende pubblici i risultati. Cosa che scatena limmediata reazione di Vincenzo Santochirico, allora Assessore Regionale allAmbiente della Basilicata, il quale denuncia Di Bello e Bolognetti alla Procura della Repubblica di Potenza per procurato allarme. A suo dire, le acque del Pertusillo sono sicure. Ulteriori fatti, come morie di pesci e la colorazione rossa delle acque per la presenza della cosiddetta alga cornuta, confermano tuttavia lipotesi che un serio problema dinquinamento esista. Ma lunico provvedimento che ne consegue è a carico del tenente Di Bello: sospensione dai pubblici uffici ed interruzione dello stipendio per il reato di rivelazione di segreti dufficio. Scontata la sospensione, a Di Bello viene assegnato un incarico presso il museo e la pinacoteca provinciale. Nel frattempo però arrivano i risultati di ulteriori analisi effettuate sulle acque ed i sedimenti del Pertusillo. I campioni prelevati nel maggio 2011 confermano il pericoloso tasso dinquinamento e inducono alcune associazioni ambientaliste, come il nucleo di Potenza dellOIPA (Organizzazione Internazionale Protezione animali) e EPHA (Associazione per la Tutela dellAmbiente e della Salute), a scrivere, tra gli altri, al Ministero dellAmbiente e dellInterno per invocare lapertura dello stato demergenza. Qualche mese più tardi, il Ministero dellAmbiente risponde sollecitando le amministrazioni locali (tra cui Provincia di Potenza e Regione Basilicata) a fornire un quadro aggiornato della situazione. DiBello Non si registrano tuttavia significativi sviluppi nella vicenda. Ad andare avanti è soltanto il procedimento giudiziario che vede il tenente Di Bello nella veste dimputato. E il 6 giugno 2012 arriva la sentenza di primo grado, che riconosce Di Bello colpevole e lo condanna a due mesi e venti giorni di reclusione. Trattandosi di un incensurato, la condanna non diventa effettiva. Di Bello in ogni caso non ci sta. Impugna la sentenza e il 1 ottobre 2012 fa ricorso in appello. Senza nel frattempo mettere da parte il suo impegno civile. E sempre Giuseppe Di Bello, infatti, a scoperchiare un altro caso scottante. Si tratta dellarea industriale di Tito, comune della provincia di Potenza dove sorgeva lex Liquichimica. Lazienda, in cui si producevano detergenti e fertilizzanti, chiude i battenti nel 1981. Da allora il terreno, circa 59 mila metri quadri, è divenuto una discarica abusiva. Nessuno se ne occupa, fino al 2001 quando lo stesso tenente Di Bello è tra gli agenti che operano il sequestro dellarea, su ordinanza del PM Henry John Woodcock. Vengono stanziati fondi per procedere ad analisi di accertamento del grado di inquinamento dellarea, in ottica di uneventuale bonifica. Si accerta anche la presenza di rifiuti di provenienza extra-regionale, elemento che lascia supporre la convergenza di interessi mafiosi sul sito. Nel 2006 addirittura lazienda Daramic srl, produttrice di separatori per batteria, si autodenuncia per la contaminazione del terreno e della falda acquifera della zona. Si parla di tricoloroetilene, tricloroetano, dicloroetilene, bromodiclorometano, cloroformio, bromoformio, cloruro di vinile monomero, esaclorobutadene, tetracloroetilene e idrocarburi totali. Tutte sostanze persistenti e di sospetta o accertata tossicità, con particolare riferimento a potenzialità cancerogene, rilevate in concentrazioni un milione di volte superiori rispetto ai limiti consentiti. Ma nonostante un riacceso interesse a partire dal 2009, quando viene presentata uninterrogazione parlamentare sulla situazione di Tito Scalo (frazione del comune di Tito, dove sorge larea ex Liquichimica), le analisi operate nellottobre scorso da Di Bello evidenziano quanto il terreno sia ancora pregno di sostanze radioattive, come il radio. Lunico caso in cui si manifesta tuttavia una chiara volontà ad andare fino in fondo nellindividuare un responsabile, un colpevole da additare, è proprio quello che ha Di Bello per protagonista. Il 13 dicembre scorso, infatti, la prefettura di Potenza gli notifica la revoca della qualifica di agente di pubblica sicurezza. Nelle motivazioni del provvedimento si parla di reiterato comportamento e di condotta di particolare gravità, tale da essere incompatibile con le delicate funzioni affidategli nella veste di agente di pubblica sicurezza. In realtà, dopo la denuncia relativa ai fatti del 2010 e la conseguente sospensione, la condotta di Di Bello come dipendente della provincia non ha ricevuto più alcuna contestazione. Non si capisce dunque quali siano i reiterati comportamenti di cui si sarebbe macchiato in veste di agente. Né, allo stesso modo, si capisce a cosa si riferisca la contestazione di condotta di particolare gravità, dal momento che da allora è rimasto sempre in servizio presso il museo provinciale, dove il suo operato ha incontrato la piena soddisfazione dei diretti responsabili, come testimonia il premio produzione percepito dallo stesso Di Bello nellottobre scorso. Non solo. Questo provvedimento va contro il principio di presunzione dinnocenza, che nel nostro paese vige fino al terzo grado di giudizio – dice Di Bello. Qui si sta applicando una sanzione disciplinare nei miei confronti quando cè ancora un processo giudiziario in corso. Una vicenda che ha del paradossale. Un agente di pubblica sicurezza viene delegittimato e privato della sua carica per aver portato alla luce dei casi che riguardano la salute dei cittadini e dellambiente in cui vivono. Con la solita tacita accusa di deturpare limmagine di una regione, di un territorio. Ma davvero tenere i cittadini alloscuro di un problema, facendo finta che non esista, è tutelare limmagine di un territorio? O forse siamo alle prese con quella macchina del fango così ben descritta da Roberto Saviano, che scatta ogni qualvolta vengono portate a galla verità scomode? Un perverso meccanismo che cerca di isolare e mettere in cattiva luce chi denuncia qualcosa che non va, invece di occuparsi di ciò che viene denunciato. Sapere che in giro per le strade e i territori del nostro paese ci sono persone serie e inappuntabili, con a cuore la salute e il bene pubblico, è quanto di meglio un cittadino può auspicare da un agente di pubblica sicurezza. Limpegno di Giuseppe Di Bello è sempre stato in questa direzione. Un impegno che sa ispirare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Che ci fa sentire protetti, tutelati. Proprio lesatto contrario di quanto fa chi, invece, ripudia e condanna questo genere dimpegno. Articolo di: Roberto Caravaggi Fonte: salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/01/la-macchina-del-fango-colpisce-il-tenente-di-bello/ FONTI E LINK CORRELATI: La sentenza della Prefettura di Potenza (formato pdf, 625 kb) > olambientalista.it/pertusillo-ehpa-conferma-presenza-di-metalli-pesanti-e-idrocarburi/ associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/i-veleni-di-tito-scalo Fonte: coscienzeinrete.net/politica/item/1652-la-%E2%80%9Cmacchina-del-fango%E2%80%9D-colpisce-il-tenente-di-bello,-colpevole-di-aver-agito-per-la-tutela-dell%E2%80%99ambiente-e-dei-cittadini informatitalia.blogspot.it/2013/11/voleva-tutelare-ambiente-e-cittadini.html
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 16:19:36 +0000

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