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Eracle Da Wikipedia, lenciclopedia libera. bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Eracle (disambigua) o Heracles (disambigua). Se riscontri problemi nella visualizzazione dei caratteri, clicca qui. Statua delleroe Eracle, detta Eracle Farnese per la sua lunga permanenza nel cortile di Palazzo Farnese. Rinvenuta nel 1546 presso le Terme di Caracalla in Roma, la statua è oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Corrisponde a una copia del II secolo d.C. delloriginale in bronzo di Lisippo (IV secolo a.C.). Da notare, sulla roccia sotto la clava, la firma del copista, Glicone scultore ateniese del II secolo d.C. Qui Eracle è rappresentato dopo la sua ultima fatica, la mano destra dietro la schiena tiene i pomi doro rubati nel giardino delle Esperidi. Dopo la fatica Eracle si riposa appoggiandosi ad una roccia dove ha posato la sua clava e la leonté (questultima, la pelle del Leone Nemeo, frutto della sua prima fatica). Ercole e lidra (dipinto di Antonio Pollaiolo) Eracle (dal greco antico Ἡρακλῆς, Heraklès, composto da Ἥρα, Era, e κλέος, gloria, gloria di Era), Èracle secondo la pronuncia latina mentre è Eràcle secondo quella greca, è un eroe della mitologia greca, corrispondente alla figura della mitologia romana Ercole. Figlio di Alcmena e di Zeus, egli nacque a Tebe ed era dotato di una forza sovrumana. Il patronimico poetico che lo definisce è Alcide, derivante da Alceo, suo nonno paterno putativo. La vicenda di questo eroe non è raccontata in una sola opera, ma ne sono state scritte molte che lo vedono protagonista, marginalmente o particolarmente. Celebri le sue incredibili imprese, quali ad esempio le dodici fatiche che lo vedono affrontare serpenti dalle molteplici teste, leoni dalla pelle impossibile da scalfire, uccelli in grado di sparare piume affilate come lame e molti altri mostri che leroe, sia per coraggio che per astuzia, riuscì sempre a sconfiggere. Rimase imbattuto sino alla propria fine terrena, che avvenne dopo che egli si diede fuoco presso un rogo, dilaniato dal dolore che Deianira, sua moglie, ignara del tradimento del centauro Nesso, aveva causato intingendo la sua tunica in un veleno mortale. NellAde andò solo la sua ombra: egli salì nellOlimpo dove sposò Ebe, la coppiera degli dei e divenne il dio guardiano, ricongiungendosi perfino con Era, sua eterna nemica. Maggiore eroe greco, divinità olimpica dopo la morte, Eracle fu venerato come simbolo di coraggio e forza, ma anche di umanità e generosità, anche presso i Romani. Era ritenuto protettore degli sport e delle palestre[1]. Fu onorato in numerosi santuari sparsi in tutta la Grecia e le sue tante imprese, espressione dellaltruismo e della forza fisica, lo fecero credere il fondatore dei Giochi olimpici. In alcuni casi, mettendo in luce la generosità con la quale affrontava avversari temibili, si rese delleroe unimmagine dallintensa forza morale, oltre che puramente fisica. La sua complessa personalità, lambientazione di certe sue imprese e il fatto che la maggior parte di esse sia legata ad animali, assimilano talvolta limmagine di Eracle agli antichi sciamani, dotati di poteri soprannaturali, e una certa comunanza di aspetti si rintraccia anche in eroi fenici come Melqart. Le dodici fatiche, poi, possono avere qualche correlazione con i segni dello zodiaco, molti dei quali sono appunto rappresentati da animali. Nel mondo romano Ercole presiedeva alle palestre e a tutti i luoghi in cui si faceva attività fisica; considerato anche una divinità propizia, gli si rivolgevano invocazioni in caso di disgrazie, chiamandolo Hercules Defensor o Salutaris. È inoltre da ricordare che fin quasi alletà moderna lo Stretto di Gibilterra era noto come Colonne dErcole, con espressione chiaramente evocativa: un ricordo dei viaggi e degli spostamenti delleroe che, nel corso delle sue imprese, toccò paesi dellAsia Minore e del Caucaso e raggiunse lEstremo Oriente e il Grande Oceano, che delimitava le terre dei vivi. La leggenda era dorigine fenicia: il dio tirio Melqart (identificato poi dai Romani con Ercole e detto Hercules Gaditanus, per il famoso tempio di Gades a lui dedicato) avrebbe posto ai lati dello Stretto due colonne, che furono poi considerate lestremo limite raggiunto da Ercole e, soprattutto nel Medioevo, il confine posto dal dio affinché gli uomini non si spingessero nellOceano Atlantico. Indice [nascondi] 1 Il mito 1.1 Nascita 1.2 La gioventù 1.3 Prime imprese di Eracle 1.4 Eracle argonauta 1.5 Matrimonio con Megara 1.6 Le dodici fatiche presso Euristeo 1.6.1 Il Leone di Nemea 1.6.2 LIdra di Lerna 1.6.3 La cerva di Cerinea 1.6.4 Il cinghiale dErimanto 1.6.4.1 Lo scontro con i centauri 1.6.5 Gli uccelli della palude di Stinfalo 1.6.6 Le stalle del re Augia 1.6.7 Le cavalle di Diomede 1.6.7.1 La resurrezione di Alcesti 1.6.8 Il Toro di Creta 1.6.9 Il cinto di Ippolita 1.6.10 I buoi di Gerione 1.6.11 I pomi delle Esperidi 1.6.12 La cattura di Cerbero 2 Le ultime imprese 2.1 Eurito e la figlia Iole 2.2 La schiavitù presso Onfale 2.3 La vendetta contro i trasgressori 3 La fine terrena di Eracle 3.1 Deianira e il centauro Nesso 3.2 La tunica fatale 4 Eracle nella tradizione letteraria 4.1 I poemi omerici 4.2 I testi di Esiodo 4.3 Le tragedie 5 Amanti e figli di Eracle 5.1 Figli avuti da Eracle con donne mortali e con dee 5.2 Uomini amati da Eracle 5.3 Familiari, compagni e amici 5.4 Nemici 6 Eracle (Ercole) nellarte 6.1 Pittura 6.2 Scultura 6.3 Cinema 7 Note 8 Bibliografia 9 Voci correlate 10 Altri progetti 11 Collegamenti esterni Il mito[modifica | modifica sorgente] Nascita[modifica | modifica sorgente] Elettrione, re di Micene, discendente di Perseo[2], aveva una figlia, chiamata Alcmena, di straordinaria bellezza. Anfitrione, giovane re di Tirinto, si invaghì di lei e decise di prenderla in sposa. Elettrione decise di dare il proprio consenso a patto che il pretendente sconfiggesse in guerra la popolazione dei Tafii che, alcuni anni prima, avevano sterminato i figli del re. Anfitrione accettò la sfida ma, durante una battaglia, uccise a causa di un incidente lo stesso Elettrione. Sconfitto da Stenelo, fratello del defunto re, Anfitrione fu costretto a trovare rifugio presso Tebe dove il re locale, Creonte, gli diede in dono un magnifico palazzo, degno di un ospite tanto nobile. Anfitrione riprese, dopo qualche tempo, la guerra contro i Tafii, riuscendo così a compiere la vendetta promessa. Durante la sua assenza Zeus, invaghitosi di Alcmena, prese le forme del marito e si unì a lei, facendo persino in modo che la notte durasse ben tre volte di più. Frutto di questa relazione fu appunto Eracle, il futuro eroe greco. Hermes, che aveva accompagnato il padre presso il palazzo di Tebe, rimase fuori, facendo in modo che nessuno potesse mai disturbare i due amanti. Anfitrione, tornato dalla guerra proprio in quel momento, mandò il proprio servitore, Sosia, ad avvertire la moglie del suo ritorno. Questi però si trovò davanti Hermes, sotto le sembianze dello stesso Sosia, che, tra un pugno e laltro, lo convinse di non essere in realtà quello che lui credeva[3]. Questa serie di equivoci fu fonte dispirazione per Plauto, che scrisse appunto una commedia chiamata Anfitrione. Anfitrione, rientrato nelle proprie stanze, ignaro di tutto, si unisce alla propria sposa. Da questo incontro sarebbe nato Ificlo, futuro guerriero e compagno del fratello in molte avventure. Poco prima che Eracle nascesse, Zeus si vantò di questo suo imminente figlio che avrebbe regnato sulla casa di Tirinto. Era, gelosa, ritardò allora il parto di Alcmena e accelerò quello di Nicippe, moglie di Stenelo, zio di Alcmena. Il figlio di questultimi, Euristeo, nacque perciò unora prima di Eracle e ottenne così la primogenitura. Eracle nacque dunque insieme ad Ificlo e Anfitrione, ancora ignaro della relazione segreta, così come ignara era anche Alcmena, credeva di aver generato due gemelli. Fu Tiresia, il grande indovino, a rivelare alla donna la straordinaria origine del figlio. Alcmena capì dunque che il piccolo sarebbe stato perseguitato dai famigerati furori della regina dei cieli, e non osando allevarlo con le sue sole forze lo portò allaperto, in un campo, confidando che Zeus non avrebbe negato al frutto del suo seme la divina protezione. Il padre degli dei ordinò dunque al fedele Hermes di attuare un astuto stratagemma. Mentre Era dormiva il celere messaggero divino, portando in braccio il bambino lo avvicinò al seno della dea, facendogli così succhiare un po del suo latte che, essendo divino, rendeva il fortunato un invincibile eroe. Era però, svegliatasi a causa di un morso del bambino, ebbe un moto di terrore. Quel repentino movimento fece cadere, dal seno della dea, una piccola parte del suo latte che fu dunque origine della Via Lattea, denominata così proprio in ricordo di tale evento. La gioventù[modifica | modifica sorgente] Eracle bambino strozza i due serpenti, marmo bianco di manifattura romana, II secolo a.C. Roma, Musei Capitolini Era non accettò un simile affronto e covò contro il piccolo, frutto del tradimento del marito, propositi omicidi: qualche mese più tardi mise due serpenti velenosi nella camera dove dormivano Eracle ed Ificlo. Quando Ificlo si svegliò, con il pianto fece sopraggiungere i suoi genitori, che giunsero in tempo per vedere il piccolo Eracle strangolare i serpenti, uno per mano. Secondo unaltra versione del mito, i serpenti non erano velenosi, ma furono messi nella camera dei gemelli da Anfitrione, che voleva sapere quale dei due fosse suo figlio, poiché aveva saputo anche lui dallindovino Tiresia che uno dei due gemelli non era figlio suo. Anfitrione non risparmiò comunque nessuna cura nellallevare quello straordinario figlio adottivo. Egli stesso insegnò al bambino a domare i cavalli e a guidare il cocchio. Da ogni angolo della Grecia vennero convocati i più rinomati maestri: Chirone, primo fra tutti, gli insegnò larte della medicina e della chirurgia, Eurito fu maestro di tiro con larco, Castore lo allenò nellutilizzo della spada e delle armi, Autolico nello sforzo fisico e nel pugilato, materia che il giovane Eracle apprezzò grandemente. Non ebbero la stessa sorte però arti quali ad esempio la musica. Lino, discendente del divino Apollo, era suo maestro di musica. Il giovane allievo, rude nei movimenti, non era in grado di trattenere la propria forza fisica, distruggendo, letteralmente, la lira che avrebbe dovuto suonare. Lino, un giorno, non riuscendo a sopportare lincredibile insensibilità musicale dellallievo, lo rimproverò aspramente e lo costrinse a un severo castigo. Eracle, di carattere piuttosto focoso, sebbene inconsapevolmente, non riuscendo a trattenere la propria forza, colpì con la lira il maestro, che cadde morto a causa dellurto. A causa di ciò Anfitrione fu costretto a mandarlo a vivere fra i guardiani dei suoi greggi, in montagna: qui Eracle si riconciliò col maestro Chirone e imparò dal saggio mentore non solo leggi scientifiche ma anche, e soprattutto, leggi morali. Cresciuto forte e bello, rimase presso le greggi del monte Citerone fino alletà di diciotto anni. Prima di ritirarsi da questa vita faticosa ma felice, durante una meditazione, Eracle incontrò sulla via due donne affascinanti, ognuna delle quali lo invitava a raggiungerla sul proprio cammino. La prima, di aspetto florido e stupendamente vestita, rappresentava il piacere e mostrava al giovane un sentiero erboso e idilliaco. La seconda donna, in abiti solenni, era invece il Dovere, che avrebbe condotto leroe presso un sentiero sassoso e terribile. Eracle, benché affascinato dalle proposte del Piacere, preferì seguire il Dovere, segnando tutta la sua vita al servizio dei più deboli. Simbolo di virilità, Eracle diede esempio di grande prestanza fisica durante questo periodo di ritiro. Il re Tespio aveva cinquanta figlie e, desiderando che avessero un figlio da Eracle, mentre questi era ospite presso il suo palazzo, ne inviò una ogni notte dalleroe a iniziare dalla primogenita Procri e facendo credere alleroe che fosse sempre la stessa. Secondi alcuni una sola, desiderando restare vergine, rifiutò. Eracle si unì alle altre figlie di Tespio: in tutto loro ebbero cinquanta figli, poiché la primogenita partorì due gemelli. Secondo alcuni autori raggiunse la statura di 4 cubiti e 1 piede (2,33 m), ma viene raffigurato dagli artisti come un uomo di statura normale. Prime imprese di Eracle[modifica | modifica sorgente] Eracle al bivio, sedotto dal Vizio e dalla Virtù, olio su tela di Annibale Carracci, 1597 ca., Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte In seguito alla scelta del Dovere, Eracle cominciò a prodigarsi per il bene altrui, sconfiggendo banditi e ladruncoli che imperversavano nelle pianure. Eracle si vantava di non aver mai iniziato un litigio, ma di aver sempre trattato i suoi aggressori così come essi volevano trattare lui. Un certo Termero usava uccidere i viandanti sfidandoli a battersi con lui a testate; il cranio di Eracle si dimostrò il più solido ed egli spaccò la testa di Termero come se fosse un uovo. Eracle, tuttavia, era cortese per natura, e fu il primo mortale che spontaneamente restituì ai nemici le spoglie dei loro morti perché le seppellissero. Sul monte Citerone misurò la sua forza sconfiggendo un terribile leone che faceva stragi di pecore. Durante la sua ricerca egli si fermò presso il re Tespio e, come detto prima, si unì alle sue figlie. Al ritorno incontrò per strada i messi del re di Orcomeno, Ergino, che si recavano a Tebe per riscuotere il tributo di cento buoi che la città gli doveva. Durante una festa infatti un tebano, tale Periere, uccise il padre del re, Climeno, scatenando così una guerra fra i Mini di Orcomeno e gli abitanti della città di Tebe. Questi ultimi persero e furono dunque costretti a pagare tributo ai vincitori. Gli araldi, mandati in città, trattavano però con brutale superiorità gli sconfitti. Questo accese il furore del giovane Eracle che, di carattere piuttosto impetuoso, li assalì e tagliò loro naso e orecchie. Gli araldi, orribilmente mutilati, tornarono presso il loro re chiedendo vendetta. Ergino, accesosi dira, preparò il proprio esercito e marciò verso Tebe. I tebani, fra i quali figuravano Anfitrione, Ificlo e lo stesso Eracle, non erano però disposti a cedere. Nello scontro che ne seguì leroe, dotato di invincibili armi, dono degli dei (frecce da Apollo, una spada da Hermes, uno scudo da Efesto), e soprattutto dalla protezione della dea Atena, dimostrò tutto il proprio coraggio e la propria tenacia, uccidendo con le proprie mani linvasore Ergino. Tebe riuscì dunque a vincere la guerra ma gravi furono le perdite. Fra i caduti vi era anche Anfitrione, il padre adottivo di Eracle, che si era dimostrato tanto affettuoso nei suoi confronti. Creonte re di Tebe diede dunque ad Eracle come segno di riconoscenza sua figlia Megara in sposa. Eracle argonauta[modifica | modifica sorgente] Eracle partecipò alla spedizione degli Argonauti portandosi dietro il giovane e bellissimo scudiero Ila. Durante il viaggio gli Argonauti fecero sosta a Cizico, dove furono ospitati dal sovrano omonimo, che era il giovanissimo figlio di un amico defunto di Eracle. Ripresero quindi la navigazione, ma una tempesta li ricacciò nella terra di Cizico in una notte senza luna. Cizico li scambiò per pirati, gli Argonauti da parte loro non lo riconobbero, e si arrivò a uno scontro armato che vide cadere il re giovinetto e dodici suoi uomini, due dei quali vennero uccisi da Eracle. Allalba gli Argonauti capirono cosa era successo e in preda allo strazio seppellirono le loro vittime in una grande tomba. La nave arrivò quindi in Misia e qui Ila scese a terra in perlustrazione, venendo rapito dalle Naiadi del luogo. Non vedendolo tornare Eracle si mosse alla sua ricerca; i Boreadi, che nutrivano una profonda antipatia per Eracle, convinsero i compagni a ripartire senza di lui. Così Eracle, che non era riuscito a ritrovare il compagno, restò solo e decise di trattenersi per qualche tempo a Cizico, per allevare i figlioletti del re accidentalmente ucciso dagli Argonauti. Secondo alcuni autori, Eracle simbarcò prima di compiere le dodici fatiche per Euristeo, secondo altri dopo una di esse. Matrimonio con Megara[modifica | modifica sorgente] Ritornato in Grecia, Eracle visse alcuni anni felici con la moglie Megara, dalla cui unione nacquero ben otto figli. Durante unassenza delleroe, però, Lico, figlio di Poseidone e marito di Dirce, decise di prendere in pugno la città di Tebe. Questi uccise il vecchio re Creonte e divenne un sovrano dispotico e arrogante. Lico inoltre, affascinato dalleccezionale bellezza di Megara, volle stuprarla. Eracle, tornato in tempo per fermare questo oltraggio, aggredì lusurpatore e lo uccise, dando giusta vendetta al suocero. Era non intendeva tuttavia concludere le persecuzioni contro il figliastro. In combutta con Lissa, la Rabbia, fece sconvolgere la mente delleroe e questi, in preda al furore, uccise di propria mano moglie e figli. Tornato in sé e resosi conto dellaccaduto, leroe decise di suicidarsi per porre fine alle proprie sofferenze. Fu Teseo, il giovane ateniese, a farlo desistere dal suo gesto disperato, mentre il re Tespio, che celebrò un minimo rito di purificazione, gli consigliò invece di recarsi a Delfi per chiedere al celebre oracolo un modo per cancellare dal proprio animo tutto quel sangue versato. Questa storia diede spunto per la trama della celebre tragedia Eracle di Euripide. Le dodici fatiche presso Euristeo[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Dodici fatiche di Eracle. La risposta delloracolo lo costrinse a mettersi al servizio del re di Argo, Micene e Tirinto, Euristeo. Questi gli ordinò di affrontare dodici incredibili fatiche, simbolo della lotta fra luomo e la natura nella sua forma più selvaggia e terribile. Il Leone di Nemea[modifica | modifica sorgente] Eracle affronta il leone di Nemea Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Leone di Nemea. Prima fatica fu luccisione di un terribile leone, figlio di Tifone e di Echidna, che terrorizzava la zona fra Micene e Nemea. Nella sua ricerca, giunto a Cleone, tra Corinto e Argo, Eracle alloggiò nella casa di un contadino o pastore chiamato Molorco, il cui figlio era stato ucciso dal leone. Molorco già si preparava a offrire un capro a Era come sacrificio propiziatorio, ma Eracle lo trattenne dicendogli di aspettare il suo ritorno, così avrebbero sacrificato il capro a Zeus Salvatore. Il leone viveva in una grotta nei pressi della zona di Nemea. Non appena Eracle vide comparirsi dinanzi la belva mostruosa tentò di colpirla con il proprio arco ma questi, dotato di una pelle invulnerabile, non venne nemmeno scalfito. Deciso a non arrendersi, leroe sradicò un enorme ulivo usandolo come clava contro lanimalesco avversario. Anche questo tentativo fu però inutile. Le sue stesse braccia sarebbero divenute armi invincibili. Leroe riuscì infatti a soffocare il terribile mostro utilizzando semplicemente le proprie mani. Il cadavere della belva venne condotto festosamente alla presenza di Euristeo che, stupefatto, decise di affidargli una seconda prova ben più difficile della prima. Con la pelle invulnerabile del leone nemeo, Eracle si fece un mantello che lavrebbe dunque protetto dalle armi degli altri uomini. LIdra di Lerna[modifica | modifica sorgente] Eracle combatte lIdra di Lerna Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Idra di Lerna. Viveva in una palude a Lerna, in Argolide, un serpente enorme, figlio anche lui, come il leone nemeo, di Tifone ed Echidna. Questo mostro era immortale e aveva sette (o nove) teste, di cui una immortale, mentre le altre rinascevano appena recise. Divorava chiunque capitasse, impestava laria e isteriliva le terre con il suo fiato pestilenziale. Eracle, giunto presso la tana del mostro con il proprio carro, guidato dal nipote Iolao, cominciò a colpire lentrata della caverna con le proprie frecce, al fine di far uscire dal suo covo la terribile idra. Non appena vide apparirsi dinanzi il mostro, Eracle cominciò a decapitare le sue molteplici teste con la sua spada, ma queste ricrescevano in numero doppio non appena tagliate. Leroe ebbe però una geniale intuizione e, grazie allaiuto di Iolao, riuscì a bruciare i tronconi prima che le teste potessero riformarsi, impedendone così la ricrescita. Lultima testa, immortale, venne schiacciata sotto un gigantesco masso. Per rendere nulla la vittoria di Eracle, Era mandò contro di lui un granchio gigante, che leroe riuscì comunque a sconfiggere schiacciandogli il guscio. La regina degli dei fece in modo che il granchio sconfitto divenisse una costellazione, quella che gli antichi denominarono Cancro. Vincitore anche in questa seconda fatica, leroe intinse le proprie frecce nel sangue dellidra, rendendo le ferite causate da esse inguaribili. A causa del veleno di queste frecce sarebbero morti in seguito Chirone e Paride, figlio del re di Troia Priamo. La cerva di Cerinea[modifica | modifica sorgente] Eracle e la cerva di Cerinea Euristeo, ancor più stupito per leccezionale efficacia di Eracle, decise di affidargli una terza impresa. Nei pressi della regione di Cerinea viveva una splendida cerva, sacra ad Artemide, dalle corna doro e dagli zoccoli di bronzo (o di argento,secondo una variante) che fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo così in un paese dal quale non avrebbe più fatto ritorno. Eracle non poteva assolutamente ucciderla, poiché essa era una cerva sacra, e quindi leroe si limitò a inseguirla. La frenetica corsa durò circa un anno, sconfitto in ogni tentativo di raggiungerla, non gli rimase altra scelta che ferire leggermente lagile cerva con un dardo, e caricarsela sulle spalle per riportarla in patria. Lungo la strada del ritorno incappò in Artemide, infuriata con lui per aver ferito una bestia a lei sacra: ma leroe riuscì a placare le sue ire, ed ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Dopodiché al leggiadro animale venne permesso di tornare a correre libero nelle foreste. Il cinghiale dErimanto[modifica | modifica sorgente] La quarta fatica fu quella di catturare un feroce cinghiale selvatico che devastava le alture di Erimanto, fra lAttica e lElide. Riuscì a stanarlo fuori dalla foresta fino alla nuda cima del monte, dove lo sfinì con serrati inseguimenti nei profondi cumuli di neve, fino a che fu in grado di legarlo con delle corde robuste e portarlo vivo al suo signore Euristeo che, per la paura, si rinchiuse dentro una botte. Lo scontro con i centauri[modifica | modifica sorgente] Il centauro Chirone Lungo la strada che lavrebbe portato a Erimanto, Eracle incontrò un suo amico centauro, Folo, che decise di imbandire un banchetto in suo onore. Il pasto non poteva però essere coronato con del vino, poiché lunico disponibile era quello donato dal dio Dioniso alla comunità dei centauri che non poteva essere utilizzato senza il permesso dei compagni di Folo. Eracle riuscì a convincere il suo ospite a trasgredire il patto: ma non appena il fortissimo aroma del vino raggiunse i boschi vicini, unorda di centauri, armati con sassi e rami dabete, saltò fuori da ogni cespuglio. Rabbiosi per la perdita del prezioso liquido, essi assalirono leroe, il quale prese a difendersi scagliando contro di loro le sue frecce mortali,costringendoli a rifugiarsi nella grotta di Chirone, suo antico precettore. Nella mischia che ne seguì il saggio e anziano centauro venne colpito da una freccia vagante: il sangue velenoso dellIdra nel quale era stata intrisa da Eracle condusse Chirone ad una lenta agonia, senza che le sue arti di guaritore potessero arrestare il fatale processo. Anche Folo, lospite gentile, messosi al fianco dellamico, morì nello scontro. Gli uccelli della palude di Stinfalo[modifica | modifica sorgente] Eracle contro gli uccelli di Stinfalo Quinta (o sesta secondo alcuni) prova per Eracle, fu quella di eliminare i mostruosi uccelli che devastavano la zona adiacente alla palude di Stinfalo, in Arcadia. Questi micidiali volatili avevano penne, ali, artigli e becco di bronzo, uccidevano lanciando le loro penne come frecce e si nutrivano di carne umana. Erano allevati da Ares ed erano così numerosi che quando prendevano il volo oscuravano il cielo. La palude da loro abitata inoltre emanava un odore nauseabondo a causa dei cadaveri di coloro che avevano tentato di eliminare questi feroci avversari. Atena consegnò ad Eracle, prima di cominciare lo scontro, delle nacchere di bronzo, dono di Efesto, che avrebbero spaventato gli uccelli facendoli volare via e rendendoli quindi facilmente raggiungibili dalle frecce delleroe. Questultimo fece quanto gli aveva consigliato la dea e, non appena suonò le nacchere, i mostruosi volatili si librarono nellaria spaventati, diventando così suo facile bersaglio. Alcuni di loro vennero uccisi, altri riuscirono a fuggire nellisola di Aretias, vicino alla Colchide. Le stalle del re Augia[modifica | modifica sorgente] Le immense stalle del re dellElide, Augia, non erano mai state ripulite dal letame ed erano circa trentanni che vi si accumulavano escrementi al suo interno. Euristeo ordinò dunque ad Eracle di recarsi nellElide e ripulire in un solo giorno le stalle del re Augia. Leroe, recatosi presso il sovrano, ricevette da questi una solenne proposta: se fosse riuscito a compiere una fatica simile avrebbe ricevuto in cambio metà delle sue ricchezze. Eracle, che di certo era molto furbo oltre che forte, deviò le acque dei fiumi Alfeo e Penteo, riversandole allinterno delle stalle che, in un baleno, furono totalmente ripulite. Fiero della propria impresa leroe tornò da Augia che non volle però rispettare i patti accusandolo di aver agito con lastuzia e non compiendo una fatica vera e propria. A parer di ciò, intentò un processo contro Eracle prendendo quali testimoni i principi dElide suoi figli. Tutti testimoniarono a favore del padre, solo Fileo, uno di essi, osò difendere leroe, causando così lira di Augia, che lo cacciò dal suo regno insieme alleroe. Questultimo, prima di andarsene, giurò che si sarebbe presto vendicato sul re e sui suoi figli. Durante il viaggio di ritorno difese la giovane Desamene dalle grinfie di un brutale centauro che venne prontamente sconfitto dalleroe. Questi tornato da Euristeo ricevette una terribile risposta: dato che avrebbe ricevuto metà delle ricchezze di Augia, se questi avesse rispettato i patti, la fatica non avrebbe avuto più valore. Le cavalle di Diomede[modifica | modifica sorgente] Eracle cattura le cavalle di Diomede Diomede, figlio di Ares, era re dei Bistoni, popolo di guerrieri, provenienti dalla Tracia. Questo sanguinario sovrano allevava con cura quattro cavalle, che nutrì, dapprima, con la carne di soldati caduti in battaglia, in seguito con la carne degli ospiti che egli invitava periodicamente nel proprio palazzo. Euristeo ordinò ad Eracle di portare a Micene queste mitiche giumente, non rivelandogli però le loro terribili abitudini alimentari, sicuro che leroe sarebbe caduto nel tranello. In compagnia di un gruppo di giovani compagni, fra i quali figurava Abdero, Eracle affrontò il terribile Diomede e, mentre teneva occupato questultimo, ordinò ai suoi di catturare le cavalle. Abdero, che tentò per primo di catturarle, venne divorato dalle mostruose giumente. Furente, Eracle sconfisse Diomede e lo costrinse a condividere il destino delle sue vittime: anche lui divenne pasto delle sue belve. In onore del defunto amico Abdero, egli fondò, nel luogo della sua morte una città. Tornato da Euristeo gli presentò le mitiche cavalle e il sovrano, spaventato da tali animali, ordinò che venissero portati via. Secondo la leggenda, Bucefalo, cavallo di Alessandro Magno, era discendente da tali giumente. La resurrezione di Alcesti[modifica | modifica sorgente] Benché fosse impegnato nelle fatiche impostegli da Euristeo, Eracle non era però deciso a smettere di aiutare il prossimo e a seguire il sentiero del Dovere, così come aveva scelto in gioventù. Durante un viaggio leroe trovò rifugio nel palazzo del re di Fere, Admeto, che lo accolse con tutti gli onori. Questi però nascondeva al nobile ospite un triste segreto: Apollo gli aveva infatti detto che, se qualcuno della sua famiglia si fosse sacrificato per lui, sarebbe vissuto più a lungo. Né il padre né la madre del re, benché anziani, avevano accolto questa richiesta, solo Alcesti, la moglie, era pronta a sacrificarsi pur di rendere felice il marito e, a tale scopo, era scesa agli Inferi poco prima dellarrivo di Eracle. Leroe ignaro dellaccaduto, cominciò a gozzovigliare mentre gli abitanti della casa piangevano nelle proprie stanze[4]. Un servo, furioso per un simile comportamento, rimproverò lospite per la propria maleducazione, raccontandogli tutto laccaduto. Vergognatosi per il proprio atteggiamento, Eracle decise allora di ripagare la gentilezza dellospite. Sceso ancora una volta negli inferi, narrò ad Ade e a Persefone la struggente storia di Alcesti. I due sovrani, commossi, concessero alleroe di ricondurre la donna nel mondo dei vivi. E così avvenne. Il Toro di Creta[modifica | modifica sorgente] Eracle affronta il toro di Creta Euristeo ordinò ad Eracle di catturare un terribile toro, che in quel tempo devastava i domini di Minosse, sovrano di Creta. Poseidone aveva infatti mandato al re un toro possente perché lo offrisse a lui in sacrificio. Poiché Minosse non lo fece, il dio del mare rese furiosa la bestia che prese così a devastare tutta lisola di Creta. Secondo alcune interpretazioni fu proprio questo il toro con cui si unì Pasifae, moglie di Minosse, che generò il Minotauro, per una maledizione dello stesso Poseidone. Eracle catturò la belva, richiudendola in una rete, e la riportò presso Euristeo che ordinò di liberarla. Il toro finì i suoi giorni presso la piana di Maratona. Il cinto di Ippolita[modifica | modifica sorgente]
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 21:41:27 +0000

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