@Gli scambi impossibili del Cav. Che l’Italia sia costretta da - TopicsExpress



          

@Gli scambi impossibili del Cav. Che l’Italia sia costretta da venti giorni a girare attorno alle disavventure personali di un solo uomo è il sintomo evidente della malattia del sistema. E che questo accada in un momento tra i più delicati, sia dal punto di vista economico che da quello politico-istituzionale, non fa che rendere ancora più preoccupante la percezione di un Paese che sembra avvitato su se stesso. La vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi è una zavorra pesante, proprio quando ci sarebbe bisogno invece di una energica spinta verso la responsabilità nazionale. Certo, non è una sorpresa: il Cavaliere ha sempre anteposto i propri interessi personali a quelli del Paese. Ma che lo faccia anche oggi è la conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della visione egocentrica e totalitaria che guida il partito proprietario del centrodestra e ne fa un’eccezione nel panorama europeo. Nonostante i toni bellicosi e le frasi roboanti l’impressione, però, è che Berlusconi e il Pdl si trovino a un punto di non ritorno. Siamo alla partita finale, quella più difficile. Le prove di forza di questi giorni sembrano più i colpi di coda di un leader in un vicolo cieco piuttosto che i tasselli di una strategia. Nella confusione fiorisce di tutto, persino l’ipotesi stravagante del ritiro dei ministri e dell’appoggio esterno al governo che dimostra quanto siano spuntate le armi del Cavaliere. Lo stesso Alfano, durante il duro confronto con Letta a Palazzo Chigi, ha mostrato qualche disagio nel gestire una fase sul filo della rottura. Il punto è che non si può giocare con i fondamenti della democrazia. Sappiamo bene che la politica, spesso, è anche l’arte del compromesso e la storia ci offre innumerevoli casi. Ma questo, sul quale il Pdl tenta di inchiodare il governo, è un tema su cui non c’è compromesso possibile. Non è ammissibile alcuno scambio tra la sopravvivenza di un governo (qualunque esso sia) e la violazione del principio di legalità. Non sono ammissibili salvacondotti personali né improbabili quarti gradi di giudizio parlamentari che annullino una sentenza definitiva. La legge, secondo la Costituzione, è uguale per tutti. Non c’è altro da aggiungere. Perché al contrario si sancirebbe, in modo violento e con effetti pericolosi, la fine dello Stato di diritto e si porterebbe la già fragile democrazia italiana verso la sua dissoluzione. È del tutto inutile quindi che il Cavaliere e i suoi fedelissimi insistano su questa linea. Nessuno ha la disponibilità - per fortuna, altrimenti saremmo nella logica di una dittatura - di prevaricare la decisione di un potere autonomo dello Stato, perché sarebbe distrutta l’idea stessa di Stato. Ha fatto bene Letta a dirlo in modo chiaro. Quel «non accetto ultimatum» è un confine, oltre il quale non si può e non si deve andare. Quando si tratterà di decidere sulla decadenza da senatore di Berlusconi andrà, senza alcun dubbio, applicata la legge Severino, approvata anche con i voti del Pdl e già operativa in altri casi. Quindi, non c’è niente su cui trattare. Il governo di servizio guidato da Letta è nato per altri scopi che sicuramente stanno molto a cuore agli italiani e che riguardano la loro vita e il futuro dei loro figli. Lo scasso minacciato da Berlusconi rischia di scaricare sul Paese un peso insostenibile e può infliggergli un colpo definitivo. Fuori dalle eleganti stanze di Arcore c’è infatti chi aspetta risposte concrete: ci sono i precari a ottocento euro, i pensionati al minimo, le aziende che chiudono perché non ricevono i pagamenti dalla pubblica amministrazione, gli esodati, gli studenti e i ricercatori, gli imprenditori che vogliono fare e non ce la fanno. C’è un’Italia che vuole uscire dal pantano e ritrovare la propria strada. Allo stesso modo, come ha più volte ripetuto il presidente Napolitano, il sistema politico e istituzionale ha bisogno di essere riformato e reso più forte: dal superamento del bicameralismo alla riduzione del numero dei parlamentari, dalla legge elettorale al riassetto dei poteri locali, l’Italia ha bisogno di diventare più efficiente e meno farraginosa. Dobbiamo crescere e farlo tutti insieme. Non c’è vicenda personale che possa sopravanzare il dovere di dare una prospettiva a un Paese in declino. Anche su questi temi nessuno scambio è possibile. Bisogna agire, e bisogna farlo presto. Se Berlusconi dovesse decidere di spezzare la «stranissima maggioranza» che guida il governo se ne assumerà la pesante responsabilità. Non funziona per niente il giochino di scaricare sul Pd problemi che sono tutti dentro un partito che è ormai davanti al suo ultimo bivio. Se ci sarà la crisi, non c’è un’unica strada da percorrere. In quel caso Letta dovrà fare di tutto per andare avanti, garantire l’approvazione dei provvedimenti più urgenti (compresa una nuova legge elettorale che cancelli il Porcellum) e dimostrare al Paese da che parte sta il senso di responsabilità nazionale e da che parte la cura privata degli interessi personali. Una cosa è certa: andare alle elezioni con la vecchia legge sarebbe un disastro e porterebbe il sistema al collasso. Non a caso Grillo, che non ha mai fatto conoscere le sue idee in materia, ora quasi inneggia al Porcellum e si dice convinto di vincere e di governare da solo. È la conferma che la strategia del leader a Cinque Stelle è sempre la stessa: navigare nella confusione, capitalizzare la rabbia e il risentimento, non sporcarsi mai le mani. Sono tutti elementi che definiscono il passaggio delicato in cui siamo: non è in gioco il destino di un governo, di un premier o di una legislatura. Oggi è in gioco l’idea stessa di Paese, il suo spirito di nazione e di comunità, i suoi legami sociali e politici. Se l’Italia si rompe, poi sarà molto difficile rimettere insieme ogni sua parte. unita.it/italia/gli-scambi-impossibili-del-cav-1.517379
Posted on: Tue, 27 Aug 2013 23:43:18 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015