Il Grande Gioco sul Gas della Siria Gulshan Dietl IDSA 9 - TopicsExpress



          

Il Grande Gioco sul Gas della Siria Gulshan Dietl IDSA 9 settembre 2013 Anche se molto è stato scritto sugli attori regionali e globali che perseguono i loro spietati obiettivi in Siria, un sotto-complotto nel dramma è rimasto relativamente inesplorato. Si tratta del gas e delle sue rotte, dalla produzione al mercato. Gli ultimi cinque anni hanno visto la scoperta di immensi giacimenti energetici nel Mediterraneo orientale; nel bacino del Levante lungo le rive di Siria, Libano, Israele, Gaza e Cipro e il bacino del Nilo, nel nord dell’Egitto. Secondo le indagini geologiche preliminari, il Levante contiene 3.500 miliardi di metri cubi (tcm) di gas e 1,7 miliardi di barili (bb) di petrolio. Il bacino del Nilo contiene 6 tcm di gas e 1,8 bb di petrolio. La miniera d’oro energetica ha prevedibilmente istigato l’assalto della competizione per le risorse e il loro trasporto verso i clienti favoriti. Dopo tutto, il controllo e l’accesso alle risorse naturali sono fattori fondamentali di gran parte della geopolitica. Strade, ferrovie, porti come anche oleodotti e gasdotti, sono gli ambiti oggetti dei potenti. Il petrolio e il gas hanno meriti di tre tipi: come bene interno, come possessori e come trasportatori di quel bene. Solo la Siria avrebbe scoperto giacimenti di gas accertati per 284 miliardi di metri cubi, di petrolio per 2,5 bb e di scisto per 50 miliardi di tonnellate, con la possibilità di altre scoperte. I livelli di produzione sono, tuttavia, drasticamente in calo. Il livello pre-insurrezionale di estrazione del petrolio era di 380.000 barili al giorno (bd), scesi a solo 20.000 bd, con un calo di circa il 95%. Secondo alcune stime, la produzione di gas naturale s’è dimezzata, arrivando a 15 milioni di metri cubi (mcm). Molto gas viene utilizzato per la reiniezione nei campi petroliferi, per migliorarne il recupero. La rivolta ha sconvolto non solo la produzione, ma ha anche provocato il ritiro di produttori e finanziatori stranieri. Quasi tutto il petrolio siriano veniva esportato verso l’Unione europea (UE). Le vendite sono giunte a un punto morto dopo che l’Unione Europea (UE) ha imposto l’embargo sul petrolio siriano nel dicembre 2011. Infatti, nell’aprile di quest’anno, l’UE ha consentito le importazioni dalle zone controllate dai ribelli, purché fossero approvate dalla Coalizione nazionale siriana. Nel Paese non vi è stato alcun investimento in raffinerie, oleodotti o altre infrastrutture. Inoltre, vi è la costante paura dei sabotaggi da parte dei ribelli. Dato che il gasolio nel Paese è sovvenzionato a un prezzo inferiore a quello regionale, c’è sempre stato il contrabbando di petrolio, i cui livelli aumentano in modo allarmante. Il 25 giugno 2011, un memorandum d’intesa è stato firmato nella città iraniana di Bushehr, per costruire un gasdotto dal giacimento di gas iraniano di Assaluyeh che, attraverso l’Iraq, arriva in Siria. Sarà costruito ad un costo di 10 miliardi di dollari, e la sua capacità prevista di 110 milioni di metri cubi al giorno è stata provvisoriamente allocata tra Iraq, Siria e Libano. E’ stato proposto di estenderlo alla Grecia attraverso una linea sottomarina e, da lì, ai mercati europei. Chiamata “Pipeline islamica”, doveva essere completata per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) dai porti siriani sul Mediterraneo. Latakia e Tartus sono due grandi porti siriani. La Russia ha affittato Tartus e vi ha costruito una base navale. In termini più realistici, il progetto non è ancora nato. Anche se il percorso siriano ha senso in una situazione normale, le circostanze politiche sono totalmente sfavorevoli al momento. Siria e Iran sono sotto sanzioni, che eliminano la possibilità di finanziamenti esterni. La guerra civile in Siria esclude la costruzione della pipeline per un lungo tratto e per molti anni. Il Qatar ha il terzo più grande giacimento di gas dopo Russia e Iran. Ne avrebbe 25 tcm, la maggior parte delle sue esportazioni di gas avviene sotto forma di GNL. La produzione di gas di scisto negli Stati Uniti avrà un impatto sulla vendita di GNL del Qatar, pertanto il Qatar cerca di assicurarsi contratti a lungo termine sui gasdotti per i Paesi europei. L’UE si è assicurata le importazioni di energia fino al 2030, ed è alla ricerca di investimenti infrastrutturali sicuri per il futuro. Il progetto del gasdotto Nabucco, dalla Turchia orientale all’Austria, è in fase di stallo a causa della scarsità di gas disponibile. E’ in questo contesto che è stato proposto un nuovo gasdotto dal Qatar. Nel 2009, durante la visita dell’emiro del Qatar sheikh Hamad bin al-Thani in Turchia, si era deciso di costruire un oleodotto e collegarlo con il Nabucco in Turchia. Partirebbe dal Qatar e attraverso l’Arabia Saudita, la Giordania e la Siria, raggiungerebbe la Turchia. I mercati europei avrebbero condiviso la risorsa con una Turchia insaziabile. La Siria è uno snodo fondamentale in entrambi i rivali progetti di gasdotto, quello dall’Iran e quello dal Qatar. Se il regime di Assad sopravvive o subisce un cambiamento di regime, determinerebbe ampiamente il sistema mondiale del gas. Il Qatar non sarà l’unico beneficiario del gasdotto. Ci sono tre distinti calcoli sul trasporto di gas del Qatar. Sarebbe la leva con cui la Turchia scioglierebbe la sua dipendenza dalle forniture iraniane, ridurrebbe grandemente il quasi monopolio russo come fornitore di gas per l’Europa e faciliterebbe l’esportazione di gas da Israele all’Europa. Vi sono molte teorie del complotto interessanti su questo gasdotto. Vi si vede una chiara connessione nella tempistica tra la firma del memorandum sul gasdotto Iran-Iraq-Siria e l’inizio della violenta rivolta in Siria. Le altre coincidenze sono tra i luoghi in Siria dei più feroci combattimenti e l’itinerario sul suo territorio del proposto gasdotto del Qatar. Ancora, spiega anche il sostegno del Qatar ai Fratelli musulmani, tra i ribelli siriani e non solo nella regione, in questo contesto. Dopo tutto, il Qatar ha gettato tre miliardi di dollari nella guerra civile siriana. Una piccola somma per la ricchezza del Qatar, ma grande in confronto alle spese occidentali per i ribelli. Un’ulteriore considerazione potrebbe essere che il Qatar condivide il suo giacimento di gas, che si chiama Cupola del Nord, con l’Iran, che lo chiama South Pars. È il più grande giacimento di gas al mondo. Le controversie del passato possono divampare in futuro sui confini e i diritti di estrazione nel giacimento di gas. La Russia ha puntato molto sugli sviluppi siriani. La sua presenza nel porto di Tartus è uno delle più importanti. Il suo monito alle potenze occidentali contro qualsiasi intervento militare in Siria, e l’imminente arrivo della portaerei russa Admiral Kuznetsov a Tartus, testimonia l’impegno della Russia a garantirsi l’attuale presenza militare e il futuro punto di transito del gas. Anche l’occidente vi ha puntato un’alta posta e non solo per contenere la Russia. L’Europa lotta per liberarsi dal quasi monopolio russo sulle sue forniture di gas. L’Azerbaigian è emerso come partner di riferimento nell’ambizioso “corridoio energetico meridionale”, che avrebbe dovuto trasportare dieci miliardi di metri cubi di gas dai giacimenti di gas azero, recentemente avviati, all’Europa attraverso la Turchia. I giacimenti di gas azero sono limitati. La redditività commerciale del corridoio dipenderà dell’alimentazione con gas aggiuntivo nella rete dei rifornimenti. Il gas del Qatar è una componente indispensabile per il successo dell’iniziativa, il gas che dovrebbe però attraversare Qatar-Arabia Saudita-Giordania-Siria e Turchia. Il principe Bandar dell’Arabia Saudita è stato l’ambasciatore del Paese negli Stati Uniti 1983-2005. Dal luglio 2012, è il direttore generale dell’agenzia d’intelligence saudita. Il 31 luglio di quest’anno, il principe Bandar ha fatto una veloce visita al Cremlino. Avrebbe perorato la sua iniziativa per il cambio di regime in Siria ed offerto alcuni incentivi a Putin, come 15 miliardi di dollari in contratti per armamenti, la garanzia contro attacchi terroristici ceceni, finanziati dai sauditi, durante i giochi olimpici invernali del prossimo anno, da svolgersi a Sochi, e altro ancora. Avrebbe anche offerto la garanzia che, qualsiasi sia il regime successivo ad Assad, i sauditi non avrebbero firmato alcun contratto che danneggiasse gli interessi russi, permettendo ai Paesi del Golfo di trasportare il loro gas attraverso la Siria in Europa. Un’altra teoria del complotto? Chi lo sa. Le opinioni espresse sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni dell’IDSA o del Governo dell’India. Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Posted on: Sat, 14 Sep 2013 10:50:09 +0000

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