Il movente di molte delle nostre azioni è quello che chiamo - TopicsExpress



          

Il movente di molte delle nostre azioni è quello che chiamo “Disagio esistenziale”. In breve, intendo il fatto di avere una sola vita a disposizione, un solo destino. Quante esperienze ci sono precluse! Ogni scelta che facciamo restringe il campo della nostra vita… eppure fin dall’infanzia siamo sommersi dalle esperienze, dalle vite di altri. Il cinema, i libri, i racconti, tutto contribuisce a creare sogni ed aspettative. Questa misera e breve vita appare essere poca cosa rispetto al nostro desiderio immenso di vivere, i modi in cui riusciamo a reagire alla delusione e alla frustrazione sono appunto il sogno, l’aderire in qualche modo a esperienze altrui e impossessarsene, anche un fumetto oppure i sogni notturni vanno in quella direzione. Credo che anche un rapporto di profonda amicizia, un amore, possano estendere i confini della nostra vita alle emozioni, alle sensazioni di un’altra persona. Come si vede, un desiderio inappagabile di eternità muove le nostre esistenze… Scrivere. Un altro modo di cercare la soddisfazione dello stesso desiderio. Anzi, il modo per sentirsi Dio: che cosa ci può essere di più grandioso del creare un mondo immaginario, donare la vita a dei personaggi, deciderne la sorte, farli vincere, soccombere, amare, odiare, soffrire e gioire? Noi piangiamo con i nostri personaggi e ne condividiamo ogni momento, “in effetti siamo” i nostri eroi, scrivere è quindi un’attività meravigliosa, indipendentemente da quanto grande o piccolo sia il nostro genio… significa provare emozioni, vivere intensamente avventure incredibili, visitare luoghi lontani e irraggiungibili. Nel caso di “Uomini da Preda” lo spunto per iniziare a scrivere mi fu offerto dall’esperienza di dirigere il più grande consorzio di vini Italiano. Avevo davanti agli occhi grandi opportunità, la possibilità per tutti i consorziati di costruire un bene comune, un futuro migliore. Avevamo le risorse, avevo dimostrato che la strategia era giusta, i risultati erano ottimi. Eppure le divisioni, gli odi e le gelosie tra i consorziati rendevano tutto difficile, talvolta impossibile. Trovandomi ad Asti, mi sovvenne il ricordo delle lotte tra i Guelfi Solaro e i Ghibellini Guttuari e andai a rileggermi qualche testo in merito Mi accorsi che Asti nel 1200 era stata una delle città più ricche d’Europa, i mercanti astigiani prestavano quattrini ai Re di Francia e Inghilterra, avevano creato filiali, inventato la lettera di credito, si trattava di un libero Comune che muoveva guerra a Re e principi e sceglieva le sue leggi. L’odio tra le famiglie più importanti le portò a chiamare in soccorso Duchi, Papi e Imperatori. Il risultato fu che tutti persero la libertà e dovettero assoggettarsi ad un signore. E’ un processo avvenuto nella maggior parte delle città italiane. I signori iniziarono ad arruolare milizie mercenarie per non dipendere dai cittadini: che continuassero a lavorare e soprattutto a pagare le tasse! I mercenari portarono altri problemi: uno stato continuo di guerra, tradimenti, cambi di fronte, razzie, uno stato di incertezza continuo. Non ho cercato di scrivere un libro oggettivo, non credo neppure che possa esistere una vera oggettività in questi casi. Mi sono schierato apertamente secondo il mio modo di pensare e le mie convinzioni, senza mai travisare i fatti o storpiarli, semplicemente li ho osservati con i miei occhi, anzi con gli occhi del protagonista e ho sognato con lui un mondo migliore. Credo però che il tornare agli avvenimenti di tanti secoli fa sia comunque istruttivo, che permetta di capire meglio l’Italia di oggi, le sue divisioni, il prevalere di interessi particolari su di un bene superiore. In fondo nella mia storia come nella vita reale alla fine tutti perdono il bene più prezioso, la libertà, per non aver saputo rinunciare a qualcosa. Ambientare il Romanzo per molte pagine tra Asti e i comuni limitrofi ha significato anche ritornare sui luoghi dell’infanzia, dove sono nato e vissuto momenti meravigliosi, ho speculato su quella sensazione di aver vissuto in ere anteriori che provavo già all’età di dieci anni… Mi sono appassionato talmente a questo romanzo che quando l’ho terminato ho provato un senso di vuoto insopportabile. Ho sentito il bisogno di riprendere la storia e così ne ho scritti altri due. La mia storia è diventata una trilogia, forse il secondo e il terzo sono perfino migliori, ho imparato molto nel processo di dare vita a questa storia, mi piacerebbe vederli pubblicati come un’unica opera…
Posted on: Sat, 29 Jun 2013 06:31:24 +0000

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