Instabilità dei tendini peronieri I tendini peronieri possono - TopicsExpress



          

Instabilità dei tendini peronieri I tendini peronieri possono essere colpiti da un’infiammazione acuta o da una degenerazione cronica (che può causarne anche la rottura) ma in alcuni pazienti è possibile riconoscere una forma di instabilità. L’instabilità dei tendini peronieri interessa generalmente persone giovani, attive e gli atleti e può essere una fonte di notevole limitazione nella pratica sportiva. Anatomia Dal punto di vista anatomico, il tendine è la parte terminale del muscolo, quella cioè che si inserisce su un osso. I tendini peronieri sono due strutture distinte ma che decorrono vicine tra loro lungo la faccia esterna della gamba (la gamba è la parte di arto inferiore posta sotto il ginocchio). Dal punto di vista anatomico riconosciamo il tendine peroniero breve e il tendine peroniero lungo (quest’ultimo si trova appena dietro al peroniero breve). Il tendine peroniero breve si inserisce alla base del quinto osso metatarsale, mentre il tendine peroniero lungo percorre il piede dall’esterno al’interno per inserirsi alla base del primo osso metatarsale (è un osso che si trova vicino all’alluce), dopo avere curvato il suo decorso a livello dell’osso cuboideo. Prima di attaccarsi in zone differenti del piede, essi passano dietro al malleolo laterale (è la parte finale del perone, una delle due ossa della gamba e forma la parte esterna della caviglia, facilmente palpabile sotto la pelle). I due tendini peronieri sono mantenuti stabilmente nella loro sede grazie ad alcune fasci di tessuto fibroso chiamati retinacolo dei peronieri. Esistono due retinacoli dei peronieri: Retinacolo inferiore: generalmente non implicato nell’instabilità Retinacolo superiore: si trova lungo la faccia esterna e leggermente posteriore della caviglia e ha un ruolo chiave nella genesi dell’instabilità dei tendini peronieri. Cause Nel 90% dei casi di instabilità dei tendini peronieri, il trauma avviene durante l’attività sportiva con una distorsione della caviglia contemporanea ad una violenta contrazione dei muscoli peronieri (gli sport a rischio sono lo sci, calcio, pattinaggio su ghiaccio). Il risultato finale è un distacco parziale del retinacolo superiore dall’osso su cui si inserisce e quindi una instabilià dei tendini (in particolare il tendine peroniero lungo) che tendono a lussarsi o sub lussarsi (cioè una lussazione incompleta) rispetto al loro normale percorso lungo la parte posteriore del perone. Alcune persone sono maggiormente a rischio di sviluppare una instabilità dei tendini peronieri a causa della forma particolarmente appiattita (e quindi poco contenitiva) del tunnel osseo presente nella parte posteriore del perone. Sintomi Dolore lungo la faccia esterna della caviglia, che peggiora durante gli sforzi sportivi e migliora con il riposo. Gonfiore occasionale lungo la faccia esterna della caviglia: si nota più facilmente nei pazienti magri. Senso di instabilità quando si cammina su terreni accidentati, si salgono delle scale o si pratica l’attività sportiva Diagnosi Il medico deve potervi visitare per capire quando e con quali movimenti nasce il dolore. Fate presente al medico se avete avuto dei traumi alla caviglia come una distorsione particolarmente importante. Durante la visita sul lettino il medico valuterà il grado di stabilità dei tendini peronieri chiedendovi di tenere il piede piegato verso l’alto e verso l’esterno mentre lui applicherà una forza esattamente opposta. In caso di instabilità, uno od entrambi i tendini peronieri mostreranno la tendenza ad uscire dalla loro sede anatomica a livello del perone. Ulteriori informazioni possono essere fornite da esami come una semplice radiografia, la risonanza magnetica nucleare, la T.A.C. oppure un’ecografia muscolo scheletrica. Trattamento Il primo approccio terapeutico è generalmente non chirurgico, con lo scopo di permettere una cicatrizzazione del tessuto lesionato a livello del retinacolo dei peronieri. Sono quindi utilizzati un gesso o un tutore (in entrambi i casi il ginocchio è libero di muoversi) per sei settimane. Nel 50% dei casi il trattamento ha successo ma esiste un rischio aumentato di recidiva (cioè la possibilità di un nuovo episodio di instabilità). Per questo motivo, nei pazienti giovani e sportivi, é spesso proposto il trattamento chirurgico. Qual è lo scopo dell’intervento chirurgico? Lo scopo dell’intervento chirurgico, indipendentemente dal tipo di tecnica usata, è la stabilizzazione dei tendini peronieri per evitare che persista la tendenza alla loro lussabilità. Esiste infatti la possibilità che episodi ripetuti di fuoriuscita dei tendini dalla loro sede, possa causarne delle rotture parziali che, anche se di piccole dimensioni, possono essere fonte di dolore persistente e di ridotta funzionalità. Come ci si prepara all’intervento chirurgico? Una volta accettato l’intervento proposto dal medico, il nome del paziente è inserito nella lista di attesa che varia da ospedale a spedale. Fate presente se avete delle allergie a farmaci o metalli. Il paziente deve essere informato dei rischi e delle complicanze possibili legate all’intervento e per questo motivo deve firmare un consenso per l’operazione. Quando ritenuto opportuno, il paziente esegue degli esami del sangue e radiografici o eventuali visite specialistiche per far si che si giunga con il massimo della sicurezza in sala operatoria, al fine di evitare complicanze durante e dopo l’operazione. Tutta la preparazione all’intervento é eseguita in ospedale senza ricovero (tranne in casi particolari), con gli appuntamenti che verranno fissati dal personale ospedaliero. Il ricovero in reparto avviene generalmente il giorno prima o lo stesso giorno dall’operazione. Programmare degli interventi chirurgici non é cosi semplice come si può pensare: talvolta un ricovero può essere rimandato per motivi che non dipendono dalla nostra volontà (mancanza di posti letto, altre urgenze non rimandabili..). Nel caso in cui notasse febbre, bruciore a urinare, tosse con catarro o qualunque nuova problematica di salute potrebbe essere meglio rimandare l’intervento chirurgico di qualche giorno. Per alcune settimane potreste avere bisogno delle calze elastiche anti-tromboemboliche con lo scopo di evitare che il sangue ristagni nelle vene della gamba. Questa condizione può causare la formazione di un trombo, cioè una piccola massa di sangue coagulato che si deposita nel sistema venoso delle gambe e che, se libero di circolare nel flusso sanguigno principale, può raggiungere i polmoni e causare un’embolia polmonare I rischi dell’intervento chirurgico 1.Infezione 2.Ematoma (cioè una raccolta di sangue sotto la pelle) 3.Problemi di cicatrizzazione della pelle 4.Cicatrice non estetica o dolorosa 5.Lesione di vasi sanguigni o nervi 6.Dolore persistente 7.Ridotta capacità di camminare o correre 8.Zoppia persistente 9.Rigidità di caviglia 10.Persistente instabilità tendinea 11.Recidiva dell’instabilità 12.Mancata guarigione ossea (nel caso in cui sia utilizzata una tecnica chirurgica tipo “bone-block”) 13.Impossibilità a riprendere l’attività sportiva allo stesso livello antecedente alla lesione 14.Reazione allergiche durante o subito dopo l’operazione 15.Necessità di essere rioperati 16.Improvviso scompenso delle condizioni di salute 17.Trombosi venosa profonda e conseguente embolia polmonare Che tipo di anestesia è utlizzata? Sarà il medico anestesista a deciderlo e a comunicarvelo. Le due opzioni sono quelle di essere addormentati durante il corso di tutto l’intervento chirurgico e di risvegliarsi solo quando questo sarà finito. L’altra possibilità e di essere svegli e ben lucidi durante l’intervento ma di avere solo la gamba addormentata mediante una puntura nella schiena (ha il grande vantaggio di permettere una copertura sul dolore che dura diverse ore dopo che l’intervento è finito). In cosa consiste l’intervento chirurgico? Una volta portati in sala operatoria, si procede ad eseguire l’anestesia sul letto operatorio, poi si la disinfetta la pelle e si prepara il campo operatorio sterile Per ridurre il sanguinamento e avere una migliore visuale durante l’operazione, si usa un bracciale pneumatico (molto simile a quello usato al braccio per misurare la pressione arteriosa del sangue) che comprime i vasi sanguigni della coscia. La pelle è incisa lungo il bordo esterno della caviglia per avere una visione diretta delle strutture anatomiche da riparare. L’intervento chirurgico può prevedere: Sutura diretta del retinacolo dei peronieri in caso di diagnosi precoce (cioè pochi giorni dopo il trauma, eventualità peraltro molto poco frequente) Bone-block procedure: in questo caso si devono eseguire dei tagli di un osso chiamato perone (dietro cui decorrono i tendini peronieri). I tagli sono eseguiti con una mini-sega ed hanno lo scopo di spostare un piccolo cuneo osseo che funga da freno e impedisca ai tendini di lussarsi ancora. Trasferimento di tessuti molli: il retinacolo dei peronieri é ricostruito usando del tessuto prelevato nelle immediate vicinanze, ad esempio dal tendine di Achille. Incrementare la profondità del solco osseo del perone lungo cui scorrono i due tendini peronieri. Al termine, dopo avere verificato la stabilità dei tendini peronieri, si chiude la pelle con un filo di sutura (in nylon o riassorbibile) oppure con delle graffette metalliche. Dopo la medicazione sterile si applica un gesso o un tutore (da sotto il ginocchio alla punta del piede). Dopo l’intervento chirurgico Dopo l’intervento chirurgico sarete portati di nuovo in reparto. Per ridurre o quantomeno prevenire al massimo il gonfiore post-operatorio, cercate di mantenere l’arto inferiore elevato mediante due o tre cuscini sotto il tallone. Cominciate subito a muovere le dita del piede e allenare i muscoli dell’arto inferiore come il quadricipite (alzate tutto l’arto inferiore con il ginocchio ben allungato o provate a schiacciare il ginocchio contro il materasso). Se non ci saranno controindicazioni alla dimissione, potete tornare a casa il giorno stesso o la mattina seguente con la prescrizione delle medicine da prendere e l’appuntamento per la visita successiva in ambulatorio. La rimozione dei punti di sutura o delle graffette metalliche avviene dopo circa due settimane ma talvolta sono usati dei fili di sutura riassorbibili (che quindi scompaiono da soli). Dovrete usare due stampelle per 4-6 settimane dopo l’operazione, senza potere appoggiare il piede a terra. La caviglia sarà protetta da un gesso o da un tutore per tutto questo periodo al termine del quale inizierete la fisioterapia per evitare di avere una caviglia rigida. La fisioterapia si basa essenzialmente su: Riduzione del gonfiore e del dolore Recupero dell’articolarità della caviglia (stretching passivo, esercizi con bende elastiche) Recupero della forza muscolare: (elettrostimolazione, contrazione volontaria) Un pieno recupero può richiedere da tre a sei mesi dall’intervento chirurgico.
Posted on: Sun, 08 Sep 2013 18:23:48 +0000

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